Vincenzo Rutigliano, Autore presso Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/author/vincenzo-rutigliano/ Le notizie sotto un'altra luce Thu, 30 Nov 2023 16:25:24 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Vincenzo Rutigliano, Autore presso Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/author/vincenzo-rutigliano/ 32 32 L’Unapol di Tommaso Loiodice firma intesa sull’olio extravergine di oliva con Confagricoltura nazionale https://ilquartopotere.it/news/economia/lunapol-di-tommaso-loiodice-firma-intesa-sullolio-extravergine-di-oliva-con-confagricoltura-nazionale/ https://ilquartopotere.it/news/economia/lunapol-di-tommaso-loiodice-firma-intesa-sullolio-extravergine-di-oliva-con-confagricoltura-nazionale/#respond Thu, 30 Nov 2023 16:20:25 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=29056 ROMA-Confagricoltura e Unapol (Unione nazionale associazioni produttori olivicoli) hanno siglato un accordo per aumentare la produzione oleicola italiana e la commercializzazione del prodotto di origine nazionale e dell’olio extravergine 100% made in Italy, migliorando la redditività delle imprese in un periodo molto difficile per il comparto. A chiusura della campagna olivicola 2023, l’Italia, secondo produttore […]

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ROMA-Confagricoltura e Unapol (Unione nazionale associazioni produttori olivicoli) hanno siglato un accordo per aumentare la produzione oleicola italiana e la commercializzazione del prodotto di origine nazionale e dell’olio extravergine 100% made in Italy, migliorando la redditività delle imprese in un periodo molto difficile per il comparto. A chiusura della campagna olivicola 2023, l’Italia, secondo produttore mondiale di olio, conferma la necessità di un cambio di passo per il settore, ancora troppo frammentato e con realtà disomogenee per livello di innovazione e competitività, soprattutto a fronte dei cambiamenti climatici che incidono sempre di più sui livelli produttivi.

L’intesa Confagricoltura-Unapol, siglata presso la sede dell’organizzazione agricola a Roma dai rispettivi presidenti, Massimiliano Giansanti e Tommaso Loiodice , impegna le parti a collaborare anche per favorire accordi commerciali con player del settore, lavorare su specifiche tematiche ai tavoli di confronto e diffondere conoscenze tecniche.

Questo accordo vuole dare maggiore forza e aprire scenari di crescita, miglioramento e sviluppo delle politiche innovative per il settore – ha sottolineato  Loiodice —. Bisogna fare squadra, proteggere prodotto e valore senza cadere nel tranello di tornare, da qui a breve, a un sotto-riconoscimento del valore stesso dell’extravergine di oliva, considerando anche i costi di produzione aumentati e le nuove sfide sul piano climatico, che impongono maggiori dispendi. Per fortuna —ha concluso — il mercato oggi inizia a comprendere le tre direttrici fondamentali che sono la sostenibilità ambientale, sociale ed economica per le imprese olivicole, così anche, poco per volta, il giusto valore del prodotto finale».

L’Italia è il secondo produttore al mondo di olio di oliva dopo la Spagna, il primo consumatore, il primo importatore e il secondo esportatore con un ruolo da leadership a livello internazionale. La produzione italiana copre mediamente il 15% di quella mondiale, la Spagna il 45%.

 

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Il “giorno dopo” il convegno sul Pnrr del 4 febbraio, chiediamo al Presidente della Fondazione Cannillo, Franco Cannillo, di valutarne i risultati https://ilquartopotere.it/news/economia/il-giorno-dopo-il-convegno-sul-pnrr-del-4-febbraio-chiediamo-al-presidente-della-fondazione-cannillo-franco-cannillo-di-valutarne-i-risultati/ https://ilquartopotere.it/news/economia/il-giorno-dopo-il-convegno-sul-pnrr-del-4-febbraio-chiediamo-al-presidente-della-fondazione-cannillo-franco-cannillo-di-valutarne-i-risultati/#respond Thu, 10 Feb 2022 12:56:23 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=16217 Presidente Cannillo  che bilancio si può trarre dal convegno voluto dalla Sua fondazione, dall’AIC e dall’Amministrazione comunale? Ha raggiunto i risultati sperati? Il livello delle relazioni ha aiutato la comunità a comprendere i contenuti del piano, le possibilità di sviluppo per questa città in termini di sviluppo  per i prossimi anni? L’obiettivo  del convegno era […]

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Presidente Cannillo  che bilancio si può trarre dal convegno voluto dalla Sua fondazione, dall’AIC e dall’Amministrazione comunale? Ha raggiunto i risultati sperati? Il livello delle relazioni ha aiutato la comunità a comprendere i contenuti del piano, le possibilità di sviluppo per questa città in termini di sviluppo  per i prossimi anni?
L’obiettivo  del convegno era di mettere a fuoco un tema di importanza strategica per la nostra città, sia per la sfera pubblica che per le imprese, Crediamo che i contributi dei relatori abbiano definitivamente chiarito il mondo delle opportunità che abbiamo il dovere di cogliere. Noi come Fondazione Cannillo ribadiamo quanto espresso nella famosa lettera aperta dello scorso agosto:  siamo disponibili a fornire il nostro sostegno economico e intellettuale per realizzare concretamente i progetti  che l’Amministrazione vorrà presentare. Abbiamo appreso del progetto sull’extramurale, speriamo che sia uno dei tanti adesso attendiamo con ansia che l’Amministrazione presenti i suoi progetti.
C’è rispetto a questa speranza la necessità di formalizzare una richiesta all’Amministrazione comunale perché si apra  un tavolo  di confronto, può essere uno strumento utile?
Ci auguriamo che lo faccia di propria iniziativa. E’  chiaro che se passeranno i mesi e non ci accorgeremo dei passi avanti torneremo sull’argomento. Io mi auguro che il Comune crei una task force dedicata a questa opportunità di finanziamenti e cerchi almeno di arrivare allo stesso stadio degli altri comuni viciniori visto che tutti quanti si sono messi in moto e hanno preso finanziamenti proficui, quasi 1000 € per ogni abitante. Quindi noi già  abbiamo un ritardo di 50 milioni di euro di opportunità che probabilmente non li abbiamo ancora colti. Questo è il momento di organizzarsi per presentare i progetti ai vari bandi che lo Stato sta facendo in maniera continua.

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Anche Maiora di Corato in “Forum” Milano, nuova supercentrale di acquisto di Gdo https://ilquartopotere.it/news/economia/anche-maiora-di-corato-in-forum-milano-nuova-supercentrale-di-acquisto-di-gdo/ https://ilquartopotere.it/news/economia/anche-maiora-di-corato-in-forum-milano-nuova-supercentrale-di-acquisto-di-gdo/#respond Thu, 05 Nov 2020 16:08:42 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=8554 Al via Forum nuova supercentrale acquisti – A Milano l’annuncio dell’operazione di aggregazione da 5 miliardi di fatturato Una nuova centrale di acquisto per la distribuzione organizzata del peso di 5 miliardi di euro. Nasce oggi, a Milano, “Forum”, una supercentrale di acquisto dal raggruppamento di 4 strutture di peso nel panorama della DO italiana: […]

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Al via Forum nuova supercentrale acquisti – A Milano l’annuncio dell’operazione di aggregazione da 5 miliardi di fatturato

Una nuova centrale di acquisto per la distribuzione organizzata del peso di 5 miliardi di euro. Nasce oggi, a Milano, “Forum”, una supercentrale di acquisto dal raggruppamento di 4 strutture di peso nel panorama della DO italiana: Crai Secom, C3, Despar Servizi e D.It-Distribuzione Italiana. Il nuovo polo punta ad incrementare sia la quota di mercato espressa oggi dalle 4 strutture,e pari al 9%, dunque tra le prime in Italia, che l’attuale concentrato all’acquisto che sfiora i 5 miliardi di euro ed una presenza capillare sul territorio, con 5 mila negozi serviti e presenti in tutti i canali in cui operano le strutture territoriali.

Ad annunciare la nascita di Forum oggi a Milano i numeri uno delle 4 strutture: Piero Boccalatte, presidente di Crai Secom, Pippo Cannillo, presidente di Despar Servizi, Maggiorino Maiorana, presidente di C3 e Donatella Prampolini, presidente di D.It. Nei piani di Forum c’è dunque la scelta di porsi come interlocutore qualificato verso l’industria di marca e far emergere il valore delle proprie reti di punti vendita sul territorio. Forum punta dunque a riunificare la Distribuzione organizzata facendo sintesi dei valori che la contraddistinguono, del know-how delle strutture dei 4 gruppi fondatori e della vision degli imprenditori che le caratterizzano.

Alla supercentrale ogni insegna porta in dote la presenza sul mercato vecchia di decenni. Così Crai, nata nel 1973 come “Commissionarie Riunite Alimentaristi Italiani”, che è cresciuta nel tempo, su base nazionale, con un target specifico di negozio di prossimità, caratterizzato da superfici di vendita medio-piccole, ed una rete che oggi vede l’insegna presente in quasi tutte le regioni ed in circa 1000 comuni.

In Forum anche Maggiorino Maiorana, fondatore e ceo di Maiorana Maggiorino spa e presidente del consorzio C3. Maiorana conta su una rete di 300 punti vendita a marchio Vivo,di cui 50 nel centro Italia. Pippo Cannillo, dell’omonimo gruppo di Corato, nel barese, porta in Forum la Despar Servizi, società consortile che guida da ottobre 2015, e che è formata da 6 società aderenti a Despar Italia, ovvero Centro 3A, L’Alco, Maiora, Ergon, Fiorino e SCS e infine Maiora. Di questa srl Cannillo è presidente e ad.

La rete conta su 938 supermercati Despar, 16 cash&carry a marchio Altasfera e ha raggiunto un fatturato alle casse di 1,8 miliardi di euro. Infine D.IT – Distribuzione Italiana, gruppo multinsegna e multibrand che coinvolge Sigma, Sisa e Coal, guidato da Donatella Prampolini. Ad agosto scorso il gruppo comunicava di essersi piazzato – nel progressivo anno a giugno 2020- al secondo posto assoluto per trend di crescita, con un +19,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

di Vincenzo Rutigliano tratto da Il Sole 24 Ore del 5.11.2020

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Confessione di un pluripregiudicato calabrese: “Così ho aggiustato un processo a Roma”- E spunta l’ex Pm Nardi https://ilquartopotere.it/sistema-trani/confessione-di-un-pluripregiudicato-calabrese-cosi-ho-aggiustato-un-processo-a-roma-e-spunta-lex-pm-nardi/ https://ilquartopotere.it/sistema-trani/confessione-di-un-pluripregiudicato-calabrese-cosi-ho-aggiustato-un-processo-a-roma-e-spunta-lex-pm-nardi/#respond Wed, 17 Jun 2020 16:21:54 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=5993 Intercettazione dei Carabinieri del Ros tra un pluripregiudicato ed un avvocato penalista : “Il pubblico ministero mi ha difeso per un’ora e mezza”.La rivelazione negli atti della indagine del procuratore antimafia Gratteri “Rinascita-Scott”. “Talea”, “Rinascita-Scott”, “Giustizia Svenduta”. C’è un filo rosso, apparentemente inspiegabile, che legherebbe tra di loro queste tre maxi inchieste. Ed il filo […]

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Intercettazione dei Carabinieri del Ros tra un pluripregiudicato ed un avvocato penalista : “Il pubblico ministero mi ha difeso per un’ora e mezza”.La rivelazione negli atti della indagine del procuratore antimafia Gratteri “Rinascita-Scott”.

“Talea”, “Rinascita-Scott”, “Giustizia Svenduta”. C’è un filo rosso, apparentemente inspiegabile, che legherebbe tra di loro queste tre maxi inchieste.

Ed il filo rosso sarebbe il nome di Michele Nardi, il magistrato in servizio alla Procura di Roma, arrestato a gennaio 2019, e tuttora in carcere a Matera, in seguito all’ordinanza firmata dal Gip del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo, per fatti legati al suo precedente ruolo di Gip a Trani.

La tela di ragno che le lega è interessante e va spiegata per intero. “Talea” è il nome di un’indagine della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) romana, con il coordinamento di due pubblici ministeri, uno dei quali era Luca Palamara – al centro, da oltre un anno, di un vero tifone, per una serie di traffici di influenze per pilotare carriere e nomine alla guida delle procure italiane più importanti, un tifone che ha intaccato, ulteriormente, l’autorevolezza del corpo giudiziario, per quanto si tratti di eccezioni rispetto alla grandissima maggioranza – e l’altro era Maria Cristina Palaia, oggi alla Direzione nazionale Antimafia.

Dall’inchiesta era nato un processo che per Saverio Razionale, pluripregiudicato calabrese di San Gregorio di Ippona poi sbarcato a Roma, si concluse, già dall’udienza preliminare, con 9 assoluzioni ed 1 non luogo a precedere.

Saverio Razionale, accusato per la presunta intestazione fittizia dei suoi beni, era il principale imputato dell’inchiesta “Talea” ed il verdetto dell’11 maggio 2018 arrivò al termine di una requisitoria nella quale il Pm chiedeva – esclusa l’aggravante mafiosa, che avrebbe accorciato così i termini di prescrizione – il non doversi procedere per gran parte dei capi di reato e, per uno solo,  l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Conclusione diremmo asimmetrica, per quanto legittima, visto che inizialmente era stata proprio la Procura romana a chiedere il rinvio a giudizio degli imputati. Tempo dopo Razionale è a colloquio con un noto avvocato penalista calabrese, Giancarlo Pittelli, il cui telefono, intercettato dai Carabinieri del Ros, è di fatto una microspia perennemente accesa.

Viene così registrato questo colloquio di Razionale che, il 13 giugno 2018, un mese dopo il verdetto del Gup di Roma, dice: “Ho vinto il processo a Roma e l’ho vinto… “Talea”. Alla domanda “Chi ti ha difeso?”, Razionale risponde: “ Eh… Mi ha difeso Stilo… E basta…  Ma lì l’ho manovrato il processo, era chiaro…”. Pittelli mormora e il boss abbassa la voce: “Ma lì l’ho manovrato il processo, perché ho trovato il pubblico ministero… Il pubblico ministero mi ha difeso per un’ora e venti…”. Pittelli: “ Chi era il pubblico ministero?”. Razionale: “Uno di Roma…”. E Pittelli chiede: “ Nardi?”. Razionale, non dice “sì”, neppure “no” ma ripete: “ Un’ora e venti mi ha difeso…”. Ecco il link tra Talea e Giustizia Svenduta, l’inchiesta su Trani da  mesi approdata nel processo in corso a Lecce. La domanda di Pittelli non sembrerebbe casuale. Farebbe riferimento a Nardi che, a giugno 2018, era in servizio al Tribunale di Roma e che poi, qualche mese dopo, è stato accusato dalla Procura salentina di far parte di una presunta associazione a delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari che sarebbero stati commessi durante il suo precedente ruolo di Gip al Tribunale di Trani.

Nardi, che ha ripetuto ancora nei giorni scorsi, durante il processo salentino, che “A Trani non contavo niente”,”Se appartenessi alla corrente giusta non starei in carcere e forse nemmeno siederei sul banco degli imputati”, ha sempre negato di aver avuto soldi o regali dal super accusatore dei giudici di Trani, Flavio D’Introno, anche se l’istruttoria avrebbe fin qui confermato che fu quest’ultimo a pagare i lavori nella villa e in un’abitazione romana dell’ex Gip. L’ordinanza del Gip di Lecce, insieme a tutto il fascicolo processuale di “Talea” è oggi agli atti, e qui il secondo link, dell’inchiesta “Rinascita Scott”, condotta dal procuratore capo di Catanzaro e della Distrettuale antimafia, Nicola Gratteri.

E’ una indagine enorme che ha visto 300 arresti,475 indagati di cui si attende la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini in questi giorni, decine di migliaia di pagine tra misure restrittive e richieste cautelari. “E’ nella inchiesta Rinascita-Scott, spiega Pietro Comito, il giornalista de ilvibonese.it che si è occupato del caso, che emerge il nome dell’ex Pm Nardi che così salda, tra di loro, le tre inchieste. E su questo caso starebbe indagando anche la procura di Perugia che ha competenza su tutto quello che riguarda i magistrati applicati al distretto giudiziario di Roma”. Saranno ovviamente gli sviluppi dell’inchiesta “Rinascita Scott ” ad accertare l’esatta natura delle dichiarazioni di Razionale ed il grado di coinvolgimento, se coinvolgimento c’è stato, dell’ex Pm Nardi.

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CARCERE PER I GIORNALISTI: iL 9 GIUGNO LA decisione della CORTE COSTITUZIONALE  https://ilquartopotere.it/liberta-di-stampa/carcere-per-i-giornalisti-il-9-giugno-la-decisione-della-corte-costituzionale/ https://ilquartopotere.it/liberta-di-stampa/carcere-per-i-giornalisti-il-9-giugno-la-decisione-della-corte-costituzionale/#respond Thu, 21 May 2020 09:49:33 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=5689 Un caso che riguarda tutti i giornalisti: il 9 giugno prossimo la Corte Costituzionale deciderà sulla legittimità, o meno, del carcere per i giornalisti condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Lo farà in udienza pubblica, che potrà essere seguita anche in tv,  pronunciandosi sulle ordinanze emesse un anno fa da due […]

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Un caso che riguarda tutti i giornalisti: il 9 giugno prossimo la Corte Costituzionale deciderà sulla legittimità, o meno, del carcere per i giornalisti condannati in via definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa.

Lo farà in udienza pubblica, che potrà essere seguita anche in tv,  pronunciandosi sulle ordinanze emesse un anno fa da due tribunali, uno dei quali vicinissimo a noi, quello di Bari-sezione di Modugno, oltre a quella del tribunale di Salerno.

In quella sede si conoscerà, ufficialmente, anche la posizione del Presidente del Consiglio al quale il Consiglio d’Europa  ha chiesto chiarimenti in risposta ad una sollecitazione del 5 maggio dell’AEJ, l’Association of European Journalist, compulsata sul punto dall’Associazione Ossigeno per l’informazione.

Così il 9 giugno, dopo i rinvii, causa Covid,  delle udienze del 21 e 22 aprile, la presidente dell’Alta Corte, professoressa Marta Cartabia, avvierà, per la prima volta, l’esame della eccezione di costituzionalità su un punto che è di  “fondamentale importanza per la libertà di stampa nel nostro Paese” – come sottolinea  il presidente dei Cronisti Romani, Pierluigi Franz.

La questione è vecchia e mai risolta dal Parlamento, nonostante i disegni di legge presentati alla Camera e al Senato in questi decenni e mai diventati legge,perchè insabbiati o interrotti dalla conclusione anticipata della legislatura. Il punto è dunque la legittimità o meno del carcere per i giornalisti in caso di condanna penale definitiva per diffamazione aggravata a mezzo stampa, legittimità fortemente contestata dalla Association of European Journalist che ha allertato la Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti con richiesta al Governo Conte di chiarire la propria posizione, giacchè la Presidenza del Consiglio si é formalmente costituita davanti alla Suprema Corte chiedendo che vengano respinte tutte le eccezioni sollevate dai due tribunali.

Nell’udienza avrà un ruolo centrale anche il giudizio della Suprema Corte sugli effetti, in Italia, delle numerose sentenze con le quali la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (Cedu), immediatamente applicabili nel nostro Paese, ha affermato che tranne casi assolutamente circoscritti, i giudici italiani, in caso di condanna di un giornalista per diffamazione a mezzo stampa, non dovrebbero più infliggere più il carcere, ma eventualmente solo multe. All’udienza, insieme agli altri legali, ci sarà  l’avvocato Giuseppe Vitiello a difendere il presidente del CNOG, Carlo Verna, nell’interesse dell’intera categoria.

Quanto al Premier Conte, la posizione dell’Avvocatura dello Stato farà capire se il Governo é o no favorevole al mantenimento del carcere. Appuntamento dunque al 9 giugno.   

20.5.2020         

Vincenzo Rutigliano – Assostampa Puglia 

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Anche Capristo nel “verminaio” della Procura di Trani. Agli arresti l’ex Procuratore Capo, era già toccato a Savasta e Nardi https://ilquartopotere.it/sistema-trani/anche-capristo-nel-verminaio-della-procura-di-trani-agli-arresti-anche-lex-procuratore-capo-capristo-era-gia-toccato-a-savasta-e-nardi/ https://ilquartopotere.it/sistema-trani/anche-capristo-nel-verminaio-della-procura-di-trani-agli-arresti-anche-lex-procuratore-capo-capristo-era-gia-toccato-a-savasta-e-nardi/#respond Tue, 19 May 2020 12:21:30 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=5673 TARANTO – E’ sempre Trani, ed il sospetto che quel Palazzo di Giustizia fosse diventato, per molti anni, una sorta di verminaio, ad alimentare la cronaca. Oggi la notizia è l’arresto dell’ex-procuratore capo della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, intanto diventato procuratore della Repubblica di  Taranto. Il magistrato è agli arresti domiciliari su ordine […]

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TARANTO – E’ sempre Trani, ed il sospetto che quel Palazzo di Giustizia fosse diventato, per molti anni, una sorta di verminaio, ad alimentare la cronaca. Oggi la notizia è l’arresto dell’ex-procuratore capo della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, intanto diventato procuratore della Repubblica di  Taranto.
Il magistrato è agli arresti domiciliari su ordine della procura di Potenza, frutto di una inchiesta nata sempre a Trani e provocata da un fascicolo aperto quando Capristo si era già trasferito a Taranto.
All’origine dell’ inchiesta c’è il tentativo di Capristo, a qualche anno dal suo passaggio a Taranto, di indurre il pm di Trani, Silvia Curione, a perseguire ingiustamente una persona per usura facendole temere ritorsioni sul marito, il pm Lanfranco Marazia, suo sostituto alla Procura di Taranto. Curione denunciò: “Capristo mi chiamava ‘bambina mia”.
Insieme a  Capristo agli arresti domiciliari ci sono l’ispettore Michele Scivittaro, in servizio presso la Procura di Taranto, e gli imprenditori pugliesi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo.
Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero  compiuto “atti idonei in modo non equivoco” a indurre la Curione a perseguire penalmente una persona che gli imprenditori, considerati i mandanti, avevano denunciato per usura, con l’obiettivo recondito di puntare poi ad ottenere i benefici di legge per le vittime di usura. Il Pm però si oppose e ha denunciato i fatti che hanno provocato l’indagine che ha poi escluso  l’esistenza dei presupposti  di fatto, e   di diritto, per la denuncia dei tre Mancazzo. Per Capristo e Scivittaro, inoltre, vi sarebbero “gravi indizi di truffa ai danni dello Stato e falso” con l’ispettore che risultava presente in ufficio e percepiva gli straordinari, ma in realtà stava a casa e svolgeva “incombenze” per conto del procuratore. Questo è un particolare curioso che ricollega il caso Capristo al caso Savasta.
Anche nella inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex Pm della procura di Trani vi è un ispettore di Polizia che aveva compiti non del tutto chiari ed è tuttora in carcere a Matera, insieme a Nardi, l’altro magistrato tranese coinvolto nell’inchiesta originata dalla denuncia dell’imprenditore coratino, Flavio D’Introno, e a processo da mesi a Lecce (la prossima udienza è prevista per il 25 maggio). 
Per Capristo – indagato 1 anno fa per abuso d’ufficio per altra inchiesta sul presunto falso complotto Eni , vicenda complessa per la quale un ex pm di Siracusa ha patteggiato 5 anni di reclusione – erano nell’aria da tempo voci sul suo coinvolgimento “pesante” in alcuni episodi, tutti da chiarire, nella gestione della procura di Trani che ha guidato per lungo tempo e questi arresti gettano un’ombra lunghissima su tutto quello che è avvenuto in quegli anni, visto il coinvolgimento dei magistrati un tempo attivi in quel Palazzo di Giustizia: Savasta, Scimè, Nardi.
Ora Capristo e dunque la procura di Trani -viene spontaneo chiedersi – cosa è stata per anni e anni? Come è stata gestita? Chi aveva il dovere di vigilare, a cominciare da ispezioni ministeriali e dintorni, dov’era? Che sviluppi potrà determinare il caso Mancazzo-Capristo sul processo in corso a Lecce sul Sistema Trani? C’è culpa in vigilando per i vertici degli uffici giudiziari che dovevano vigilare e non l’hanno fatto sulla procura tranese? Il Ministero di Grazie Giustizia che fa? E’ urgente rispondere a questi interrogativi per salvare la credibilità di una procura che è ovviamente composta, per tutto il resto, da magistrati seri e competenti, come dimostra la reazione del Pm Curione che non ha subito le pressioni.
Serve chiarezza tanto  più che stamane sono state eseguite perquisizioni anche a  carico di altre persone e di un altro magistrato. 
Insomma una sorta di verminaio che, con tutti i distinguo del caso, getta una luce nerissima sulla magistratura, sulla sua capacità di fare ordine al suo interno e che conferma, in proporzione, la vecchia e mai cambiata opinione degli italiani che, dopo i politici, mettono in seconda fila per percezione di corruzione, proprio i magistrati. Vecchi problemi, vecchi abissi etici confermati dall’indice di Percezione della Corruzione 2019 che vede l’Italia salita al 51° posto nel mondo.
19.5.2020             
Vincenzo Rutigliano – giornalista – Assostampa Puglia

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Piccarreta (DG Casillo Partecipazioni) tra gli ex-Dirigenti coinvolti nel crack di Veneto Banca https://ilquartopotere.it/news/economia/piccarreta-dg-casillo-partecipazioni-tra-gli-ex-dirigenti-coinvolti-nel-crack-di-veneto-banca/ https://ilquartopotere.it/news/economia/piccarreta-dg-casillo-partecipazioni-tra-gli-ex-dirigenti-coinvolti-nel-crack-di-veneto-banca/#respond Sat, 18 Jan 2020 13:13:57 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=3757 CORATO – Solo una coincidenza. Ma prima di diventare Direttore generale, a settembre 2018, della Casillo Partecipazioni srl, la holding di controllo del gruppo Casillo di Corato, Cataldo (Dino) Piccarreta ha avuto un lungo cursus honorum nel mondo bancario, con esperienza di primissimo piano nel gruppo Veneto Banca, la cui mala gestione, da tempo all’esame […]

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CORATO – Solo una coincidenza. Ma prima di diventare Direttore generale, a settembre 2018, della Casillo Partecipazioni srl, la holding di controllo del gruppo Casillo di Corato, Cataldo (Dino) Piccarreta ha avuto un lungo cursus honorum nel mondo bancario, con esperienza di primissimo piano nel gruppo Veneto Banca, la cui mala gestione, da tempo all’esame della magistratura, è stata poi all’origine del crack dell’istituto di credito di Montebelluna, crack che ha provocato la perdita di almeno un centinaio di milioni di risparmi delle famiglie. E’ sul suo ruolo di dirigente del gruppo con ruoli di primo piano che  la magistratura ha indagato. Per questo il  sito dagospia.com ha scritto nei giorni scorsi che “NON È STATO IL SOLO AMMINISTRATORE VINCENZO CONSOLI A ORCHESTRARE LA GESTIONE CHE HA PORTATO AL CRACK DELL’ISTITUTO DI CREDITO. AD OPERARE ALTRI 5 MANAGER, TRA I QUALI SPUNTA ANCHE CATALDO PICCARRETA (ORA AD DEL GRUPPO CASILLO…).

Di seguito riportiamo integralmente la notizia pubblicata sul sito dagospia.com

Vincenzo ConsoliVENETO BANCA – NON È STATO IL SOLO AMMINISTRATORE VINCENZO CONSOLI A ORCHESTRARE LA GESTIONE CHE HA PORTATO AL CRACK DELL’ISTITUTO DI CREDITO E ALLA PERDITA DI ALMENO UN CENTINAIO DI MILIONI DI RISPARMI DELLE FAMIGLIE. AD OPERARE ALTRI 5 MANAGER, TRA I QUALI SPUNTA ANCHE CATALDO PICCARRETA (ORA AD DEL GRUPPO CASILLO…)

16.01.2020

Contrordine. Non è stato il solo amministratore Vincenzo Consoli a orchestrare la gestione di Veneto Banca che ha portato al crack dell’istituto di credito e alla perdita di almeno un centinaio di milioni di risparmi delle famiglie. Ad operare è stata, secondo l’accusa, una vera e propria associazione per delinquere in doppiopetto, composta, oltre che dallo stesso Consoli, anche da alcuni dei manager di Montebelluna che erano usciti, un paio di mesi fa, da quello che veniva considerato il filone principale dell’inchiesta che Treviso ha ereditato due anni fa dalla Procura di Roma. In realtà si trattava di un filone complementare, riguardante i reati di aggiotaggio, in cui l’unico imputato è rimasto Consoli.

E’ arrivato ora all’epilogo un filone rimasto sottotraccia, ma che ridà speranza agli acquirenti di azioni della banca, il cui valore è poi miseramente crollato, di rivalersi in un giudizio penale. I pubblici ministeri trevigiani Massimo De Bortoli e Gabriella Cama hanno notificato il deposito degli atti a sei persone perché tra il 2012 e il 2015 “promuovevano, costituivano, organizzavano e partecipavano a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di truffa aggravata concernenti la vendita, a condizioni inique, di titoli azionari e obbligazionari”.

Esisteva quindi, ai piani alti di Veneto Banca, una struttura che conosceva lo stato effettivo dei bilanci e tuttavia aveva agito per far rastrellare le azioni, spesso con il sistema delle “baciate”, ovvero concessione di mutui in cambio dell’acquisto delle azioni (per un valore complessivo di 400 milioni di euro).

Al vertice, secondo l’accusa, c’era l’amministratore delegato Consoli, poi diventato nel 2014 direttore generale. Ma non si trattò di un declassamento, visto che non fu nominato un altro ad e così il suo potere rimase intatto. Assieme a lui anche Mosè Fagiani (69 anni, di Bergamo, ex condirettore generale e responsabile dell’area commerciale dal 2010 al 2014), Renato Merlo (66 anni, di Montebelluna, ex responsabile della Direzione centrale Pianificazione e Controllo),

Stefano Bertolo (59 anni, di Montebelluna, responsabile della Direzione centrale amministrativa dal 2008 al 2014, poi dirigente incaricato della redazione dei libri contabili societari), Massimo Lembo (67 anni, di Treviso, responsabile della Direzione Centrale Compliance) e Cataldo Piccarreta (58 anni, di Bari, ex direttore dell’Area Mercato Italia). Nell’inchiesta per aggiotaggio erano stati indagati, ma poi prosciolti, Fagiani, Merlo, Bertolo e Lembo. Il nome nuovo è quello di Piccarreta. Ma potrebbero spuntarne anche altri, visto che l’inchiesta non è finita.

Nella conclusione dell’inchiesta, questo gruppetto viene dipinto come una specie di consorteria finanziaria. Consoli viene indicato come “il promotore e capo dell’associazione a delinquere che utilizzò la struttura organizzativa di Veneto Banca per asservirla alle finalità illecite del sodalizio criminoso”. Ma la banca non è un istituto privo di controlli, perché è dotato di un consiglio di amministrazioni, di sindaci e di revisori.

Secondo i pm, Consoli e gli altri avrebbero tenuto sia il cda che i soci all’oscuro della situazione. In che modo? “Presentavano pianificazioni aziendali non disciplinate da alcuna regolamentazione interna e completamente accentrate nelle strutture di vertice, assieme a dati di bilancio e previsionali non aderenti alla realtà, eccessivamente ottimistici, irragionevoli e inattendibili, costringendoli a mantenere elevato il prezzo unitario delle azioni”. Il riferimento è sia alle sedute dei consigli, che alle assemblee dei soci.

Eppure sulla banca si era accentrato anche l’interesse degli ispettori della Banca d’Italia che avevano effettuato un accesso ai bilanci il 15 aprile e 9 agosto 2013, evidenziando come il valore delle azioni fosse “incoerente con la situazione finanziaria della società e con il contesto economico”. Consoli e i manager avrebbero “approfittato dell’insufficiente attività di controllo svolta dal Collegio dei Sindaci e dalla società incaricata della revisione dei bilanci, la PricewaterhouseCoopers”.

I vertici, consapevoli di questa situazione, che ha portato danni ai sottoscrittori per oltre 107 milioni di euro, avrebbero indotto in errore le direzioni territoriali (e quindi anche funzionari e impiegati di banca) a cui spettava il compito della collocazione delle azioni. In questo modo non entrano neppure nel processo i direttori di banca che in molti casi contattavano i clienti proponendo acquisti, la cui sicurezza veniva garantita a parole.

Nelle riunioni con i responsabili territoriali, secondo i pm, i manager “fornivano reiteratamente e pubblicamente false rassicurazioni circa il valore e la solidità finanziaria dei titoli emessi, tacendo sul fatto che il valore dell’azione era ampiamente sopravvalutato almeno del 40 per cento”. Per questo i dipendenti erano “lo strumento inconsapevole per mettere in atto i piani illeciti”.

Inoltre i clienti erano “persone non in grado, per livello di istruzione, età avanzata, tipologia di professione… di valutare correttamente il rischio dell’investimento effettuato”. Un’altra categoria era costituita da clienti che avevano bisogno di mutui e quindi erano in qualche modo costretti ad accettare l’acquisto delle azioni. In ogni caso, gli impiegati al momento della sottoscrizione usavano un software che impediva la tracciatura del percorso di verifica di adeguatezza e appropriatezza.

Con queste contestazioni dovrebbe essere stato posto un argine alla prescrizione, perché la truffa contrattuale si sarebbe consumata nel momento di danno massimo, ovvero nel giugno 2017, quando vi fu la dichiarazione dello stato di insolvenza. E si apre anche la porta a migliaia di potenziali vittime che potrebbero costituirsi nel processo, aggiungendosi alle circa 3.500 denunce già presentate.

 

I ruoli di Piccarreta nel mondo bancario
In Veneto Banca Piccarreta è entrato il primo settembre 2012,  è stato Direttore Centrale Mercato Italia e ha guidato Banca Intermobiliare di Investimenti e Gestioni S.p.A., con sede a Torino, come Direttore Generale dal primo dicembre 2014.  La sua carriera nel mondo del credito è iniziata nel 1982 in Banca del Salento, poi nel ’92 il passaggio alla Popolare di Bari, “scalata” fino a diventare, nel 2001, responsabile del Coordinamento Commerciale, poi nel 2003 la Direzione Generale di Nuova Banca Mediterranea e il ruolo di Vice Direttore Generale della Popolare di Bari. Dal febbraio 2011 all’agosto 2012 la Direzione Generale di bancApulia S.p.A. (gruppo Veneto banca).

(V. Rut.)

L'articolo Piccarreta (DG Casillo Partecipazioni) tra gli ex-Dirigenti coinvolti nel crack di Veneto Banca proviene da Il Quarto Potere.

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Corato, auto in fiamme del direttore editoriale de Il Quarto Potere. Indagano le forze dell’Ordine. Solidarietà dalla società civile https://ilquartopotere.it/news/cronaca/corato-auto-in-fiamme-del-direttore-editoriale-de-il-quarto-potere-indagano-le-forze-dellordine-solidarieta-dalla-societa-civile/ https://ilquartopotere.it/news/cronaca/corato-auto-in-fiamme-del-direttore-editoriale-de-il-quarto-potere-indagano-le-forze-dellordine-solidarieta-dalla-societa-civile/#comments Thu, 09 May 2019 10:51:12 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=1352 CORATO – Potrebbe esserci un atto intimidatorio per comprimere e tentare di paralizzare l’attività informativa svolta da Il Quarto Potere dietro l’attentato incendiario che questa notte ha distrutto, a Corato, l’autovettura di proprietà di Michele Varesano, Direttore Editoriale della testata giornalistica che edita sia il sito on line che la pubblicazione periodica cartacea. Le fiamme sono divampate […]

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CORATO – Potrebbe esserci un atto intimidatorio per comprimere e tentare di paralizzare l’attività informativa svolta da Il Quarto Potere dietro l’attentato incendiario che questa notte ha distrutto, a Corato, l’autovettura di proprietà di Michele Varesano,

Direttore Editoriale della testata giornalistica che edita sia il sito on line che la pubblicazione periodica cartacea.

Le fiamme sono divampate poco dopo la mezzanotte all’angolo tra via Trani e via Giacometti, e a dare l’allarme – secondo una prima ricostruzione è stato un automobilista di passaggio che ha anche avvertito i Vigili del Fuoco.

Il loro intervento ha consentito di spegnere il rogo dell’autovettura, una Opel Zafira.

Ora Polizia e Carabinieri stanno vagliando tutte le piste: atto vandalico ovvero intimidazione riconducibile alle attività informative e giornalistiche svolte in questi mesi da Il Quarto Potere, a cominciare da quelli sull’inchiesta della procura di Lecce, a firma di Vincenzo Rutigliano (uno dei quali pubbicato proprio ieri sera), inchiesta che ha riguardato e riguarda pezzi della magistratura tranese, imprenditori coratini e colletti bianchi.

Carabinieri e Polizia di Stato indagano dunque per capirne di più.

Intanto sono subito arrivate a Michele Varesano le attestazioni di solidarietà della società civile coratina e di esponenti politici.

Se l’attentato ha natura intimidatoria rispetto alle attività giornalistiche de Il Quarto Potere il fatto è gravissimo e l’invito alle forze dell’ Ordine è indagare con velocità per individuarne i responsabili.

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Giustizia svenduta – il 13 maggio i protagonisti della vicenda incroceranno le loro dichiarazioni https://ilquartopotere.it/news/cronaca/giustizia-svenduta-il-13-maggio-i-protagonisti-della-vicenda-incroceranno-le-loro-dichiarazioni/ https://ilquartopotere.it/news/cronaca/giustizia-svenduta-il-13-maggio-i-protagonisti-della-vicenda-incroceranno-le-loro-dichiarazioni/#respond Wed, 08 May 2019 20:58:05 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=1350 Di Vincenzo Rutigliano La prova del nove è per il 13 maggio, per lunedì 13 maggio quando i personaggi chiave dell’inchiesta sulla giustizia svenduta – l’ex Pm della procura di Trani, Antonio Savasta, l’imprenditore coratino Flavio D’Introno, l’ex-Gip, Michele Nardi, l’altro ex-Pm di Trani, Luigi Scimè  e il poliziotto Vincenzo Di Chiaro – incroceranno le […]

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Di Vincenzo Rutigliano

La prova del nove è per il 13 maggio, per lunedì 13 maggio quando i personaggi chiave dell’inchiesta sulla giustizia svenduta – l’ex Pm della procura di Trani, Antonio Savasta, l’imprenditore coratino Flavio D’Introno, l’ex-Gip, Michele Nardi, l’altro ex-Pm di Trani, Luigi Scimè  e il poliziotto Vincenzo Di Chiaro – incroceranno le loro dichiarazioni dinanzi al Gip di Lecce , Giovanni Gallo.

Dopo i primi arresti di gennaio l’inchiesta ha fatto un solo passo avanti con il coinvolgimento ufficiale di un altro ex Pm della procura di Trani, Luigi Scimè, oggi in servizio come giudice di corte di Appello a Salerno, accusato di corruzione.

L’incidente probatorio del 13 maggio servirà a far luce tra le mille versioni emerse: Savasta ha infatti raccontato di aver dato 10.000 euro a Scimè; lui invece ne ha presi in tutto 120.000, conti che però non tornano perchè D’Introno dice di aver dato 100.000 euro a Scimè.

La Procura di Lecce invece dice che Savasta ha preso in tutto 300.000 euro.

In questa contabilità del malaffare, in questo tira e molla di cifre “carta vince carta perde”, ognuno cerca di precisare la propria posizione: così Scimè dice che “non è vero niente”, la sorella di Savasta dice che “io non c’entro con l’indagine”, D’Introno dice “no Scimè lo pagai io a Milano” e poi per la  “Vicenda Tarantini 60.000 euro, 30-40.000 euro per  la ristrutturazione della palestra del cognato di Savasta“.

Insomma un fiume di soldi nel quale ci sarebbero pure  “i 200 eccetera per Nardi“, l’altro magistrato tuttora in galera a Lecce, mentre Savasta è ai domiciliari a Barletta. Cosa dire?

Un verminaio infinito come lo abbiamo definito qualche settimana fa, quando sembrava non dovesse conoscere confini e travolgere un mare di colletti bianchi ed altri imprenditori. Il 13 maggio l’inchiesta potrà fare un autentico salto in avanti e chiarire meglio i ruoli.

Operazione più che necessaria perchè la responsabilità di alcuni non può essere la responsabilità di tutti.

La procura di Trani conta infatti decine di magistrati e soltanto alcuni, da almeno 10 anni, sono sempre stati più o meno chiacchierati tra insinuazioni, mezze voci, nulla di provato però.

Poi il D’Introno decide di parlare e ricostruisce un periodo di corruzione a go go di quasi 5 anni, tra il 2014 ed il 2018 ed il banco salta, per così dire.

Si ricostruiscono vecchi episodi, tornano alla memoria vecchie inchieste come quella dei Casillo e dei Ferri, molto vecchie nel tempo, conclusesi diversamente  (per i Ferri con assoluzioni in Cassazione per prescrizione dei reati) e nelle quali si poteva pure decidere di sottrarsi al ricatto corruttivo e assumere il ruolo di concussi.

Resta da chiarire anche il perimetro temporale nel quale si muovono le ammissioni di Savasta che, in termini di strategia difensiva, potrebbe aver riempito i 3 verbali di confessioni rese dinanzi alla procura di Lecce, ricostruendo il tutto con un occhio alle date dei fatti ed un altro al conto delle prescrizioni, delle  pene e degli sconti previsti per i reati contestati.

Tutte supposizioni,ovviamente, che il 13 maggio dovranno trovare qualche conferma o smentita.

Tutto allora aggiornato al 13 maggio in quella stessa procura  salentina che pure a dicembre scorso aveva fatto pulizia con l’arresto di un suo magistrato, senza che questo potesse far parlare di un sistema Lecce, come invece è avvenuto per Trani per il gran numero delle persone coinvolte.

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Giornata mondiale della libertà di stampa: passi indietro in Italia tra tagli e bavagli https://ilquartopotere.it/editoriale/giornata-mondiale-della-liberta-di-stampa-passi-indietro-in-italia-tra-tagli-e-bavagli/ https://ilquartopotere.it/editoriale/giornata-mondiale-della-liberta-di-stampa-passi-indietro-in-italia-tra-tagli-e-bavagli/#respond Mon, 06 May 2019 06:16:42 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=1318 di Vincenzo Rutigliano Nel  2018, in tutto il mondo, 88 giornalisti sono stati uccisi, 250 imprigionati di cui 130 in Turchia e 61 sono stati sottoposti a sparizione forzata. Sono questi i numeri che documentano l’urgenza di combattere i tagli ed i bavagli che si vogliono porre alla libertà di informazione anche in Europa e […]

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di Vincenzo Rutigliano

Nel  2018, in tutto il mondo, 88 giornalisti sono stati uccisi, 250 imprigionati di cui 130 in Turchia e 61 sono stati sottoposti a sparizione forzata.

Sono questi i numeri che documentano l’urgenza di combattere i tagli ed i bavagli che si vogliono porre alla libertà di informazione anche in Europa e in Italia.

“Quando si tagliano le voci delle differenze, penso a Radio Radicale e alle emittenti locali, all’Avvenire e al Manifesto, si prende – ha detto il Presidente  nazionale del sindacato  dei giornalisti italiani, Giuseppe Giulietti, durante il sit-in organizzato in piazza Santi Apostoli a Roma in occasione, il 3 maggio,  della XXVI Giornata mondiale della libertà di stampa –  una strada al termine della quale sono messe in discussione le libertà di tutti i cittadini».

«Nel mondo i giornalisti continuano a morire per onorare il diritto-dovere di informare.

I cronisti vengono aggrediti, minacciati, intimiditi e ogni minaccia, ogni atto ostile nei confronti di un giornalista è un attacco al diritto dei cittadini ad essere informati», ha ricordato Giulietti. «Sul fronte della libertà dei giornalisti l’Italia sta facendo tanti passi indietro.

Non è un bel vedere la classifica internazionale sulla libertà di stampa e nemmeno la relazione del Consiglio d’Europa, diffusa ieri, nella quale la situazione italiana viene ‘attenzionata’ come quella dell’Ungheria e della Russia.

Paesi nei quali viene negata la libertà di informazione.

Noi in Italia non ci rassegniamo a questo destino e cercheremo di contrastare tutti coloro che ritengono che in questo Paese si possano introdurre tagli all’informazione a colpi di provvedimenti», ha aggiunto il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. «Noi non ci rassegniamo a coloro che a parole dicono di contrastare i tanti bavagli che esistono in questo Paese, ma di fatto non fanno nulla in Parlamento.

Non è successo niente nella passata legislatura e non sta succedendo niente in questa.

Non rinunceremo a portare le nostre proposte al tavolo aperto con il governo e lo faremo anche con l’iniziativa pubblica del 14 maggio al teatro Adriano, dove si riuniranno il Consiglio nazionale della Fnsi, la conferenza nazionale del Cdr e tutti coloro che hanno a cuore la libertà di informazione, senza la quale non c’è democrazia», ha ribadito Lorusso.

Al sit in hanno partecipato anche giornalisti stranieri, fra cui lo slovacco Jan Krempasky, il maltese Manuel Delia, l’italo-siriana Asmae Dachan, la ricercatrice turca dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Fazila Mat, e di alcune testate italiane a rischio. «È importante dare voce ai colleghi della Siria che non hanno la possibilità di esprimersi. In Siria – ha detto Asmae Dachan – manca la libertà di stampa, sono 50 anni che conviviamo con un regime.

Oltre 600 colleghi morti negli ultimi 8 anni di guerra, di cui 50 deceduti in stato di detenzione sotto tortura». «Nel mio Paese – ha raccontato Fazila Mat – ci sono quotidiane difficoltà per i giornalisti.

Nove reti televisive su 10 sono in mano al governo e i giornali ancora indipendenti portano avanti il loro lavoro con molta difficoltà.

Ogni giorno molti colleghi vengono accusati di aver violato una legge, due sono stati condannati all’ergastolo.

Sappiamo benissimo che tutto questo ha il solo scopo di mettere a tacere le voci dell’opposizione, ma ci sono ancora giornalisti coraggiosi che continuano a fare il loro dovere».

Jan Krempasky ha ricordato Jan Kuciak e ha parlato del progetto di giornalismo investigativo che ha ripreso e rilanciato le sue inchieste dopo l’omicidio del reporter slovacco e della sua fidanzata.

Manuel Delia ha tratteggiato la situazione della libertà di stampa a Malta dopo la morte di Daphne Caruana Galizia. Daniel Caceres è intervenuto sulla situazione in Venezuela.

Assostampa Puglia-Circolo della Stampa della Bat “San Francesco di Sales”

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