Francesco Stolfa, Autore presso Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/author/francesco-stolfa/ Le notizie sotto un'altra luce Wed, 04 Jan 2023 06:32:23 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Francesco Stolfa, Autore presso Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/author/francesco-stolfa/ 32 32 Cosa c’è dietro il conflitto in corso fra la CAP e il PD? https://ilquartopotere.it/news/politica/cosa-ce-dietro-il-conflitto-in-corso-fra-la-cap-e-il-pd/ https://ilquartopotere.it/news/politica/cosa-ce-dietro-il-conflitto-in-corso-fra-la-cap-e-il-pd/#comments Wed, 04 Jan 2023 06:32:23 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=23022 Storia completa e analisi politica del confronto/scontro che ha acceso tutti gli ultimi consigli comunali In tutti gli ultimi consigli comunali i coratini stanno assistendo a un confronto molto aspro che contrappone la maggioranza, o quel che ne rimane, e la capogruppo del partito democratico, avv. Nadia D’Introno, che pure – almeno formalmente – non […]

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Storia completa e analisi politica del confronto/scontro che ha acceso tutti gli ultimi consigli comunali

In tutti gli ultimi consigli comunali i coratini stanno assistendo a un confronto molto aspro che contrappone la maggioranza, o quel che ne rimane, e la capogruppo del partito democratico, avv. Nadia D’Introno, che pure – almeno formalmente – non ha ancora ritirato il proprio appoggio a De Benedittis. Anche a causa di questo confronto, che spesso assume i toni del vero e proprio scontro, le sedute consiliari stanno prendendo tempi biblici; echi delle relative polemiche emergono, poi, dopo ogni riunione, anche sui social, protraendosi per giorni, conditi talvolta da scambi di duri comunicati. Impallidisce, rispetto a tutto ciò, anche la normale dialettica con le minoranze, il cui ruolo appare ormai meno incisivo di quello della D’Introno, che peraltro si presenta a tutti i consigli molto preparata e combattiva.
Che cosa sta succedendo, quindi, fra il Pd e la maggioranza che governa la città? Da dove nasce questo contrasto e come mai non sfocia ancora in un definitivo ritiro dell’appoggio politico amministrativo da parte del partito più importante della coalizione?

Gli antecedenti: a) la campagna elettorale
Per dare una risposta a questi interrogativi, la storia bisogna però raccontarla dall’inizio, partendo da quello che è successo durante l’ultima campagna elettorale. Si ricorderà che allora il PD rimase a lungo incerto fra i candidati Bovino e De Benedittis: fu infatti l’ultimo partito ad aderire alla CAP 70033, come si chiama la coalizione di Corrado e che poi risultò vincente. Ebbene, gli osservatori più attenti ricorderanno che -stranamente – l’attuale sindaco non fece quasi nulla per ottenere quell’appoggio. Fu soprattutto il piccolo gruppo di Italia Viva che si adoperò in tal senso, incontrando direttamente e di sua sola iniziativa la delegazione PD; in quell’incontro, che si svolse nella sede dei renziani subito prima che scattasse il lockdown, Corrado non era neanche presente. Quell’appoggio Corrado, dunque, non lo ha mai veramente ed esplicitamente richiesto e fu Italia Viva ad insistere, consapevole dell’importanza politica che avrebbe assunto l’appoggio del maggior partito di centrosinistra; anche nella speranza, poi risultata vana, che ciò potesse ricompattare l’intero schieramento alternativo alla destra (con la desistenza di Bovino). Di fatto l’appoggio del PD ha reso vincente la proposta politica di Corrado che, prima, era sostenuto solo da una piccola coalizione di liste civiche che nel 2019 aveva ottenuto circa 4000 senza neanche arrivare al ballottaggio e che, quindi, anche nel 2020, avrebbe avuto poche speranze di vittoria; perché era evidente che i coratini non si “fidavano” di quei due gruppetti di candidati inediti e inesperti. L’ingresso del PD nella coalizione le conferiva indubbiamente credibilità, caratterizzandola chiaramente sul piano politico e rendendola affidabile sul piano amministrativo. Insomma, nella seconda tornata elettorale del 2020 l’appoggio del Pd, col suo patrimonio di esperienza amministrativa, unitamente ai gruppi di qualificati professionisti legati a Italia in Comune e a Italia Viva, conferivano alla coalizione la necessaria affidabilità che le era mancata nel 2019.
E i coratini si sono, infatti, fidati e affidati non certo al “cerchio magico” iniziale, bensì a questa nuova coalizione. Nel ballottaggio, poi, l’apporto leale e massiccio di Bovino è stato determinante per ottenere una vittoria che sembrava storica.
Il PD ha dato un apporto importante e decisivo a questa vittoria, anche dal punto di vista quantitativo, ottenendo ben 4 seggi in consiglio comunale (il gruppo più consistente a parimerito), e risultando quindi – in quanto partito di livello nazionale ben collegato alla Regione e alla Città Metropolitana – come il vero perno politico della coalizione .
È proprio questo che il neo-sindaco non ha mai accettato.

b) la vittoria, la formazione della giunta e l’avvio dell’attività di governo
Le prime avvisaglie di questa diffidenza/ostilità di Corrado & C verso il PD erano già emerse chiaramente nelle ultime fasi della campagna elettorale nella cui gestione il cerchio magico del candidato sindaco non ha mai ammesso interferenze (si pensi al programma elettorale deciso solo da loro). Infine, l’episodio più significativo, si verificò in occasione del comizio di chiusura. Il segretario del PD era riuscito ad ottenere un comizio “spettacolare” con la presenza, nientemeno, del Segretario nazionale Zingaretti, del Governatore Emiliano e di due ministri (Boccia e Provenzano). Ma, quando annunciò trionfante questo “colpo”, viene gelato dai maggiorenti della CAP che non volevano a Corato tutto quel parterre. Era apparentemente una follia, perché in una competizione elettorale così incerta, un comizio finale scoppiettante poteva risultare determinante. Il sottoscritto, nel corso di una riunione infuocata svoltasi nell’ex cinema Elia, dovette alzare la voce e battere i pugni sul tavolo e alla fine il comizio si fece (e fu effettivamente determinante sul risultato). Ma, ciò che più conta ai nostri fini, è la motivazione che, sia pure a mezza bocca, in quell’occasione fu data per tentare di impedire il comizio: si voleva evitare di caratterizzare eccessivamente la CAP in senso “partitico”; in altre parole, non si voleva riconoscere centralità politica al PD; si volevano i suoi voti, la sua copertura politica ed esperienziale, ma non gli si voleva riconoscere alcuna reale influenza né sulla linea né sulla caratterizzazione politica della coalizione.
L’atteggiamento di Corrado, appena eletto, confermò ulteriormente questa sua tendenza: la scelta di escludere totalmente, anzi umiliare, l’alleato Bovino fu decisa in solitaria dal sindaco pur sapendo che ciò avrebbe messo in difficoltà il PD; la nomina della giunta fu fatta senza ascoltare minimamente quel partito, sostanzialmente imponendogli anche i due assessori che formalmente erano in sua quota; le riunioni di maggioranza si limitavano a ratificare decisioni già dettagliatamente adottate altrove e, guarda caso, erano quasi sempre convocate di mercoledì, quando si sapeva che il segretario PD era di turno in ospedale; la scelta del segretario comunale e tutte le prime decisioni e nomine organizzative furono fatte senza che quel partito (né gli altri diversi dalle liste civiche, alias cerchio magico) avesse alcuna voce in capitolo.
Insomma, da quel momento si pose in essere una sistematica esclusione dalle decisioni di chiunque non facesse parte dello stretto entourage del sindaco: anche la giunta si è sempre, sostanzialmente limitata a ratificare.
Il culmine, però, si è raggiunto dopo circa un anno, quando l’assessora Bucci, in quota PD, è stata sconfessata dal suo partito; ma il sindaco ha fatto orecchio da mercante mantenendola in carica, rinnovandole pubblicamente la sua fiducia e umiliando, così, clamorosamente quello che sulla carta era il partner più importante della sua colazione.

La demolizione del gruppo consiliare PD.
Nel frattempo, si avviava anche una vera e propria “campagna acquisti” nei confronti dei consiglieri PD che, uno ad uno, sono stati indotti a rendersi indipendenti passando al gruppo misto. Che in questa operazione trasformistica ci fosse lo zampino del sindaco è evidente considerando due elementi: 1) i consiglieri ex PD, una volta passati al gruppo misto, non solo hanno continuato a sostenere la coazione di maggioranza ma sono divenuti destinatari di incarichi, deleghe e piedistalli, acquisendo una spiccata visibilità e rilevanza che prima non avevano; 2) nessuno di loro, quando ha lasciato il gruppo PD per passare al misto, è riuscito a dare uno straccio di motivazione politica evidenziando, ove ve ne fosse stato bisogno, che non si trattava di dissenso rispetto alla linea di partito.
Neanche il distacco del consigliere Addario dalla linea della sua capogruppo, manifestatosi nell’ultimo consiglio, è stato minimamente motivato politicamente se non con un generico “me lo chiede una parte del partito”. Nel suo caso, però, il palese, clamoroso conflitto di interessi che lo ha coinvolto sin dall’inizio della consigliatura (essendo padre di uno degli assessori in quota PD, di fatto scelto però solo dal sindaco) spiega molto del suo gesto.

Il senso dello scontro PD-CAP e la debacle annunciata.
Il PD, quindi, sin dall’inizio della consigliatura, anzi sin dalla campagna elettorale, si è trovato nella spiacevole situazione di chi viene coinvolto in una coalizione (dopo una dolorosa rottura con il “fratello” Bovino) ma siede a un tavolo da invitato minore che non decide, di fatto, mai niente. Anzi viene fatto oggetto di azioni ostili e demolitorie.
Il segretario di quel partito ha sempre sentito forte la responsabilità politica di essere il maggior garante politico della coalizione: un partito con responsabilità e struttura nazionali non rompe una coalizione di governo senza prima averle tentate tutte. Di qui la sua lentezza e prudenza nel formalizzare la rottura e l’invio a Corrado, tramite la brillante e combattiva capogruppo, di “messaggi” sempre più netti di dissenso, evidentemente nella speranza di un suo cambio di rotta. Una prudenza cui si è risposto, però, oltre che con la descritta operazione di ostilità e demolizione, anche con una serie di interferenze nelle dinamiche democratiche interne di quel partito.
Proprio per questo, intelligentemente, il segretario Di Girolamo ha voluto rimettere non al Direttivo ma al Congresso di circolo una decisione così importante, a costo di pagare prezzi politici molto alti perché l’elettorato del PD e la pubblica opinione si stanno chiedendo da tempo che senso abbia ancora rimanere in maggioranza.
Nella partita in corso fra il PD e la CAP sono, quindi, in ballo questioni politiche importanti. Coloro che guidano la nostra Città sono portatori di una concezione della politica legata a un civismo senza precisa collocazione e matrice, quindi privo di chiari riferimenti politici. Un civismo che, facendosi forte degli enormi poteri che il TUEL, attribuisce al Sindaco, si sente svincolato da tutto e da tutti e vuole muoversi disinvoltamente senza dover dar conto a nessuno: a un parlamentare, a una direzione provinciale o nazionale. Un civismo che, ad esempio, disattende clamorosamente il programma su cui ha ricevuto il mandato elettorale (si pensi agli impegni in materia di trasparenza e partecipazione). Un civismo che, proprio perché troppo libero e troppo solo, non riesce a mettere in campo energie e competenze adeguate ad affrontare i problemi della Città e che si sta allontanando sempre più dalla gente e dai suoi problemi.
Ma – questo è il punto – la Città aveva dato il mandato amministrativo non al ristretto cerchio magico del Sindaco (rappresentato dalle due liste civiche Demos e Rimettiamo in moto la Città) che era stato invece clamorosamente bocciato nel 2019, bensì a una coalizione ampia e rappresentativa nell’ambito della quale, in particolare, il PD doveva svolgere un ruolo di garante.
Quel civismo sta dimostrando tutti i suoi limiti culturali e politici e sembra destinato a un clamoroso fallimento. Rispetto al quale, le forze politiche di Centrosinistra (tutte) sono chiamate a prendere le distanze per non essere coinvolte in una debacle sempre più probabile che, però, a questo punto, è giusto riguardi solo coloro che hanno effettivamente assunto tutte le decisioni e che dovranno assumersi le relative responsabilità.

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PD e Amministrazione comunale di Corato: il vero problema politico https://ilquartopotere.it/news/politica/pd-e-amministrazione-comunale-di-corato-il-vero-problema-politico/ https://ilquartopotere.it/news/politica/pd-e-amministrazione-comunale-di-corato-il-vero-problema-politico/#respond Tue, 26 Apr 2022 04:16:13 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=18016 I problemi sollevati da Nadia D’introno nell’ultimo consiglio comunale evidenziano il principale nodo irrisolto di questa maggioranza: il suo civismo estremo ed autoreferenziale, chiuso a qualsiasi contributo esterno. I recenti contrasti emersi nell’ultimo consiglio comunale fra il gruppo consiliare del PD e la maggioranza che sostiene il Sindaco De Benedittis non sono certo uno “scontro […]

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I problemi sollevati da Nadia D’introno nell’ultimo consiglio comunale evidenziano il principale nodo irrisolto di questa maggioranza: il suo civismo estremo ed autoreferenziale, chiuso a qualsiasi contributo esterno.

I recenti contrasti emersi nell’ultimo consiglio comunale fra il gruppo consiliare del PD e la maggioranza che sostiene il Sindaco De Benedittis non sono certo uno “scontro fra donne del pd” come, superficialmente e con un pizzico di maschilismo, qualcuno ha sostenuto, ma un fondamentale nodo politico di questa maggioranza che sta venendo al pettine.
Come è noto, l’attuale Giunta comunale di Corato è sostenuta da alcuni partiti nazionali aggiuntisi a sostegno di De Benedittis solo nella tornata del 2020 (PD, Italia in Comune e Italia Viva) ma il suo “nocciolo duro” è rappresentato dalle liste civiche che lo avevano lanciato sin dal 2019 (raccogliendo però, come si ricorderà, un magro risultato elettorale). Il rapporto fra il nocciolo duro originario e i partiti aggregatisi “in corsa” è sempre stato problematico perché palesemente vissuto con disagio proprio all’interno del “cerchio magico” che per primo aveva lanciato e sostenuto la candidatura di Corrado. La CAP, la cosiddetta Convergenza, è stata costituita nel corso della campagna elettorale 2020, visto l’insuccesso del 2019, ma il “cerchio magico” non ha mai tollerato interferenze né nella redazione del programma elettorale né nella impostazione dell’immagine del candidato e neanche nelle uscite pubbliche (comizi ecc.) nelle quali lo spazio riservato ai partiti “ospiti” è sempre stato limitatissimo, quasi nullo. Un segnale evidentissimo di questa contraddizione emerse proprio alla conclusione della campagna elettorale, in occasione del comizio finale con Zingaretti, Emiliano e Boccia quando qualcuno dovette battere i pugni sul tavolo per evitare che il segretario nazionale del Pd, il governatore regionale e il ministro venissero respinti al mittente.
Ancor più evidente – e ormai inequivocabile – il segnale dato con la composizione della Giunta quando il sindaco finì per scegliere da solo tutti gli assessori, pure quelli formalmente in quota PD (unico partito cui si concesse una rappresentanza nell’esecutivo) e i due prescelti furono comunque persone di stretta osservanza corradiana. Le indicazioni di Italia Viva e di Italia in Comune vennero invece semplicemente ignorate anche se le persone messe a disposizioni erano di provata esperienza e competenza tecnica. Ne è emersa una giunta di basso profilo composta da persone inesperte, collocate in ambiti per loro inediti nonché da due tecnici poco conosciuti e che nulla sapevano del comune di Corato. Persino la scelta del Segretario Generale è stata operata in solitaria dal Sindaco, senza consultarsi né ascoltare nessuno. Segretario che poi non ha chiesto neanche il passaggio di consegne al suo precedessore. Per cui l’intera compagine di governo si è messa allegramente a governare una Città di 50 mila abitanti senza sapere dove mettere le mani né dove stavano le carte
Quello che ne è seguito, in questi primi diciotto mesi di governo, sostanzialmente inconcludenti, è stata una diretta conseguenza di quelle improvvide scelte iniziali.
Intendiamoci, il civismo non scandalizza più nessuno, è una connotazione di diverse amministrazioni locali; ma pensare di poter governare uno dei comuni più importanti della Puglia in totale isolamento, con un rapporto puramente formale col PD e, quindi, senza collegamenti reali con la Regione o con il Governo nazionale, pensando di poter fare a meno dei consigli di chiunque, con una squadra inesperta e improvvisata, relegando personaggi del calibro di Grazia Tarantini e di Renato Bucci, rispettivamente, alla SIXT e all’ASIPU, praticamente così chiudendosi a riccio contro qualsiasi interferenza … era ed è pura follia.
Qualcuno si meravigliò quando il sottoscritto, appena il Sindaco impose queste sue scelte iniziali, espresse subito il suo netto dissenso, ma l’esperienza mi aveva già fatto presagire quanto quelle scelte sarebbero state deleterie e avrebbero finito per tradire, sostanzialmente, le principali promesse elettorali: nel passaggio dalla tornata elettorale del 2119 a quella del 2020 la cosa più nuova e importante che avevamo promesso all’elettorato era stato che, al gruppo iniziale di De Benedittis (ribadisco, bocciato dall’elettorato), si sarebbe aggiunta una squadra di persone serie, affidabili ed esperte. E, invece, appena incassata la straordinaria vittoria, il Sindaco neoeletto ha fatto marameo a tutti: marameo innanzitutto al gruppo di Bovino che era stato così importante nel ballottaggio, marameo ai partiti e marameo a tutti i professionisti che lo avevano circondato e supportato nella campagna elettorale, sostanzialmente garantendo per lui. Ed è tornato bellamente a circondarsi del solito cerchietto magico, cioè delle uniche persone delle quali si fida davvero, perché sono le uniche disposte ad osannarlo senza mai avanzare alcuna critica.
Ora tutti questi nodi sembrano venuti al pettine, grazie soprattutto all’iniziativa del PD e della sua capogruppo. Finora, il Sindaco aveva, in realtà, approfittato dell’inesperienza del nuovo gruppo dirigente del Circolo locale e dell’entusiasmo sollevato dalla vittoria elettorale. Ma vedersi pubblicamente attaccare – dal proprio assessore di riferimento – per aver semplicemente chiesto di mettere all’ordine del giorno un problema vitale per il bilancio comunale è cosa che ha superato i limiti. Ancor più grave è stato vedere un Sindaco che mantiene in Giunta un assessore formalmente sfiduciato dal partito di appartenenza. In pratica il PD è stato … preso a schiaffi. Ma, ripeto, il problema non riguarda solo il PD bensì, più in generale, il rapporto fra questa amministrazione e tutti i partiti.
A questo punto, solo degli sprovveduti possono pensare che il problema si possa risolvere “mettendolo a tacere”. È fin troppo evidente, infatti, che senza il PD questa amministrazione non va da nessuna parte: non ha nè lo spessore politico nè le capacità gestionali nè i collegamenti per inventarsi di sana pianta una politica di governo. Ma, d’altro canto, è altrettanto evidente che un rapporto con il PD e con gli altri partiti lo si recupera solo rispettandone la dignità politica. Insomma è arrivato il momento di ridefinire su basi nuove il patto politico su cui questa Giunta si regge, rivedendo profondamente la composizione della Giunta (che, del resto è monca da circa sei mesi, in barba alle disposizioni statutarie) ma anche facendo una leale e chiara apertura al gruppo di Bovino ed, infine, attuando le promesse fatte agli elettori (soprattutto in termini di trasparenza amministrativa ) e ridefinendo il programma di governo della Città, concentrandolo su alcuni punti programmatici essenziali strettamente coordinati con il PNRR e corredati da una precisa road map.
Insomma quello sollevato dalla capogruppo del PD è il nodo politico, il gap fondamentale di questa amministrazione. E De Benedittis ha forse l’ultima occasione per affrontarlo e risolverlo seriamente ricostruendo un rapporto di leale collaborazione con tutti i partiti che lo sostengono.
Diversamente il declino sarà inevitabile e si finirà in breve tempo per regalare ancora una volta la Città al Centrodestra (o a chissà quale avventuriero) per altri vent’anni.

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I riti della Settimana Santa fra vecchi e nuovi protagonismi, processioni ed una resurrezione che ha diviso i fedeli https://ilquartopotere.it/societa/i-riti-della-settimana-santa-fra-vecchi-e-nuovi-protagonismi-processioni-ed-una-resurrezione-che-ha-diviso-i-fedeli/ https://ilquartopotere.it/societa/i-riti-della-settimana-santa-fra-vecchi-e-nuovi-protagonismi-processioni-ed-una-resurrezione-che-ha-diviso-i-fedeli/#respond Tue, 19 Apr 2022 08:25:59 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=17844 Dopo la lunga sospensione a causa della pandemia, quest’anno finalmente la Pasqua è tornata con i suoi riti, le sue processioni e le sue … ipocrisie. Sulla stampa locale, in particolare, si è dato ampio risalto al notevole phatos con cui sarebbero state realizzate dal clero e seguite dal popolo di Dio le “funzioni” religiose […]

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Dopo la lunga sospensione a causa della pandemia, quest’anno finalmente la Pasqua è tornata con i suoi riti, le sue processioni e le sue … ipocrisie. Sulla stampa locale, in particolare, si è dato ampio risalto al notevole phatos con cui sarebbero state realizzate dal clero e seguite dal popolo di Dio le “funzioni” religiose di prammatica.

In realtà, sappiamo bene che le processioni hanno svolto, storicamente, una funzione culturale che ora ormai si va trasformando. Un tempo esse servivano a raccontare e coinvolgere emotivamente sulle vicende della passione di Cristo le masse di fedeli analfabeti che non erano in grado di leggerle sui testi sacri e alle quali esse andavano dunque rappresentate scenicamente. Con l’alfabetizzazione della popolazione e – specie dopo il Concilio – con la diffusione della Bibbia, le processioni hanno assunto una valenza prevalentemente folcloristica. Gli altri riti della settimana santa mantengono una maggior valenza spirituale ma bisogna pur dire che talvolta vengono preparati ed eseguiti in modo poco “creativo”, con scarsa capacità di adeguamento ai tempi e alla sensibilità delle fasce più giovani. Ci sono, per il vero, alcune parrocchie che hanno fatto in tal senso alcuni sforzi, alcuni passi avanti, ma la maggior parte delle parrocchie e delle confraternite ricalcano ancora, più o meno stancamente, la tradizione. Ebbene, quest’anno ecco che, proprio uno dei parroci più anziani e tradizionalisti, si è inventato qualcosa di nuovo e di eclatante: i fuochi d’artificio in chiesa e il Cristo semovente che sorge sorprendentemente dalla tomba al momento della risurrezione. Ovviamente l’evento è stato immancabilmente filmato da uno dei fedeli presenti, evidentemente non particolarmente preso dal raccoglimento spirituale che il momento richiedeva ma con il telefonino acceso e pronto all’uso, divenendo poi, immediatamente, virale sulla rete. Ma non sono certo queste le novità che possono riavvicinare la gente alla Chiesa e ai suoi riti. Corato vive da tempo il fenomeno delle aule liturgiche vuote mentre, contemporaneamente si moltiplicano i gruppi e movimenti laicali (Focolari, Rinnovamento nello Spirito ecc.) che raccolgono crescenti adesioni. Un fenomeno sul quale il nostro clero dovrebbe davvero riflettere.
Quest’anno c’era anche la curiosità di vedere come si sarebbe comportata la nuova classe dirigente insediatasi a palazzo San Cataldo che, in passato, aveva tanto criticato l’eccessivo coinvolgimento delle istituzioni pubbliche nelle manifestazioni religiose. Ci si domandava come si sarebbero comportati i nuovi amministratori alcuni dei quali, in passato, avevano ostentato la loro laicità estrema se non vero e proprio ateismo. Ebbene, anche da questo punto di vista, niente di nuovo sotto il sole, anzi! I nuovi amministratori sembrano essersi convertiti un po’ tutti sulla via di Damasco, hanno partecipato in massa persino alla processione dell’Addolorata che, come noto, prende le mosse in orari antelucani, e hanno anche inondato di selfie e di foto i social. Il sindaco ha persino trovato il modo di distrarsi un momento dal raccoglimento (lui è notoriamente cattolico praticante) per rilasciare una incredibile intervista “in itinere” a una testata giornalistica, mentre seguiva la processione, dimostrando così di essere un vero primo cittadino multitasking ma anche di non saper rinunciare, neanche in certi momenti, alla sua proverbiale mania di protagonismo mediatico.

 

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Avast a sciucuà: rimboccatevi le maniche e cominciate a fare sul serio https://ilquartopotere.it/news/politica/avast-a-sciucua-rimboccatevi-le-maniche-e-cominciate-a-fare-sul-serio/ https://ilquartopotere.it/news/politica/avast-a-sciucua-rimboccatevi-le-maniche-e-cominciate-a-fare-sul-serio/#comments Mon, 28 Mar 2022 05:10:23 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=17325 Con la sfiducia del PD all’assessora Bucci si apre la prima crisi dell’amministrazione De Benedittis. Una crisi, invero, che viene da lontano e i cui prodromi erano apparsi sin dal momento dell’insediamento della nuova Giunta: con le polemiche riguardanti il suo scarso peso politico e tecnico, la presenza in giunta di un assessore figlio di […]

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Con la sfiducia del PD all’assessora Bucci si apre la prima crisi dell’amministrazione De Benedittis. Una crisi, invero, che viene da lontano e i cui prodromi erano apparsi sin dal momento dell’insediamento della nuova Giunta: con le polemiche riguardanti il suo scarso peso politico e tecnico, la presenza in giunta di un assessore figlio di un consigliere comunale, l’assessorato all’urbanistica assegnato a una professionista del settore operante da lungo tempo in città ecc. ecc.. E poi sono venuti i troppi cambi di casacca che hanno infoltito il gruppo misto, le dimissioni dell’assessora Buonsante mai sostituita e quelle poco chiare della consigliera comunale Carminetti. E poi i problemi dell’Asipu, ormai sull’orlo del fallimento, e quelli della Sixt che tanti disagi hanno creato ai cittadini. Dulcis in fundo il repentino trasferimento (la fuga?) del Segretario Generale mai sostituito. Insomma sin dal suo insediamento questa amministrazione ha vissuto una vita grama aggravata dalle tante gaffe e dai tanti errori che ne hanno evidenziato l’inadeguatezza agli occhi della cittadinanza. Nei giorni scorsi il Sindaco (lui personalmente, non la coalizione che lo sostiene) aveva avviato delle strane e mai ufficializzate “consultazioni” di alcune (non tutte) forze politiche di opposizione i cui esiti non sono stati pubblicizzati ma di cui ufficiosamente si sa che sono state un buco nell’acqua. Poi è scoppiato improvvisamente, anche in questo caso in modo del tutto anomalo, il caso PD. Quello che dovrebbe essere il partito politicamente più significativo della coalizione ha chiesto di discutere in commissione la questione ASIPU ma si è visto inopinatamente “rimproverare” non dal sindaco o dai segretari della CAP ma da uno dei suoi stessi assessori in giunta, appunto l’avv. Concetta Bucci. Qualcuno deve averle improvvidamente suggerito di dare quella risposta senza rendersi conto (o rendendosene conto benissimo) che in quel modo la esponeva a un’evidente frattura col suo partito e quindi alla sua delegittimazione politica, con conseguente apertura della crisi. Come si fa a gestire in modo così improvvido le cose della politica è un vero mistero.

Sta di fatto che ora il Pd ha sfiduciato la sua assessora aprendo la strada a un inevitabile “rimpasto” vista anche la vacanza di un posto in Giunta da diversi mesi (e il Prefetto muto).
Un osservatore superficiale potrebbe anche pensare che al PD possa anche essere sottratto quel posto in giunta perché ormai la sua rappresentanza consiliare si è dimezzata a causa delle defezioni di Mascoli e Palmieri che ormai fanno parte del gruppo misto e quindi che la Bucci potrebbe rimanere assessora anche senza la fiducia del suo (ex?) partito. Ma la cosa è politicamente improponibile perché la Bucci sta lì proprio in quanto designata dal PD (almeno formalmente) e la sua conferma, una volta sfiduciata, sarebbe uno schiaffo intollerabile per quel partito. In secondo luogo, occorre considerare che la vicenda Bucci e il frutto di un vecchio nodo politico venuto ora al pettine ma sorto sin dal momento della formazione della Giunta (o addirittura prima). In quel momento, infatti, il neo Sindaco operò nei confronti del Pd una vera e propria forzatura, forse approfittando degli entusiasmi del momento e della ingenuità del giovane gruppo dirigente di quel partito. Di fatto, i due assessori del PD non li scelse il PD ma li “impose” lo stesso Sindaco. Tutti i piddini ricorderanno l’assemblea in cui il nome di Felice Addario lo fece addirittura lo stesso De Benedittis anticipando le decisioni del partito. E anche per la Bucci il Sindaco finì per imporsi riuscendo ad ottenere dal Pd non un nome secco ma una rosa troppo ampia nell’ambito della quale egli poté poi scegliere chi gli era più vicino. Di fatto, il PD si trovò rappresentato in giunta da un assessore figlio di uno dei consiglieri (il padre in quell’occasione pare dichiarò di volersi dimettere “ma non subito”: e infatti…) e da un’altra assessora dotata di poco seguito. Il malcontento del PD è stato palpabile sin dall’inizio e non è emerso esplicitamente solo per il timore di frustrare gli entusiasmi della vittoria elettorale. Ma col passare del tempo è venuto fuori progressivamente anche perché l’assessora Bucci, oggettivamente, si è sempre rapportata poco al suo partito e non ha brillato per iniziative in un settore vitale per la Città di Corato come quello dello Sviluppo Economico (chissà mai perché da sempre separato dall’Agricoltura, delega che il Sindaco ha invece trattenuto per se’ con risultati comunque analoghi).
Ora pare che questo assurdo inizio dell’amministrazione De Benedittis sia arrivato a un punto di svolta. Il nodo decisivo da affrontare resta però quello del rapporti del nuovo gruppo dirigente insediatosi a Palazzo San Cataldo con i partiti “tradizionali”, quelli che che hanno stabili riferimenti regionali e nazionali. In particolare con il Pd, vista l’inconsistenza degli altri partiti di centrosinistra o presunti tali. De Benedittis intende proseguire nella sua operazione di delegittimazione (per certi versi di “demolizione”) dei partiti in omaggio all’indistinto “civismo” che ha sempre caratterizzato la sua amministrazione? Se è così, apparirà sempre più evidente il suo totale isolamento sia a livello regionale che a livello nazionale in un momento peraltro in cui il flusso degli enormi finanziamenti connessi al PNRR deriva proprio dalla Regione e dai Ministeri; e la Città ne rimarrà sempre più ai margini, più o meno come accaduto fino a questo momento, condannando Corato a una stagione di declino che la penalizzerà per gli anni futuri, tarpandole le ali dello sviluppo.
Al contrario, questa crisi potrebbe essere finalmente l’occasione di una salutare resipiscenza di De Benedittis che, resosi conto finalmente da un lato dell’inadeguatezza della sua squadra e dall’altro della necessità di valorizzare i canali di visibilità che gli possono assicurare solo i partiti nazionali, decida di operare un salutare e profondo rimpasto chiamando in giunta personalità di alto profilo (più o meno quello che si era promesso in campagna elettorale), magari anche tecnici, magari forestieri, scelti con il consenso dei partiti di coalizione, che lo affianchino in questo delicato secondo scorcio di consigliatura nell’affrontare compiti delicatissimi, impegnativi e complessi, decisivi per futuro della nostra Città.
Insomma la speranza è che, per il bene della Città, la si smetta di sciucuà e si comincino a fare le cose sul serio. Come Corato merita.

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Cronaca di un consiglio comunale deprimente https://ilquartopotere.it/news/politica/cronaca-di-un-consiglio-comunale-deprimente/ https://ilquartopotere.it/news/politica/cronaca-di-un-consiglio-comunale-deprimente/#respond Mon, 28 Feb 2022 06:35:09 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=16719 Venerdì 25 febbraio si è svolto il Consiglio comunale. I punti all’ordine del giorno erano numerosi e apparentemente interessanti. Gli interminabili preliminari La prima cosa che abbiamo dovuto constatare è la solita pessima abitudine di protrarre eccessivamente i preliminari. Si tratta di una prassi inveterata che viola apertamente lo Statuto comunale e il Regolamento del […]

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Venerdì 25 febbraio si è svolto il Consiglio comunale. I punti all’ordine del giorno erano numerosi e apparentemente interessanti.

Gli interminabili preliminari

La prima cosa che abbiamo dovuto constatare è la solita pessima abitudine di protrarre eccessivamente i preliminari. Si tratta di una prassi inveterata che viola apertamente lo Statuto comunale e il Regolamento del Consiglio che non li prevedono e stabiliscono, anzi, che si debba seguire l’ordine del giorno, nell’ambito del quale il Sindaco può inserire proprie dichiarazioni e i singoli consiglieri possono presentare proposte, interrogazioni e mozioni. L’art. 46 del Regolamento prevede solo che i consiglieri, in apertura di seduta, possano formulare semplici dichiarazioni per “richiamare l’attenzione su problemi di interesse generale e locale o di particolare rilevanza nazionale ed internazionale”. Si intende che tali brevi dichiarazioni debbano riguardare fatti accaduti nell’imminenza della seduta che si sia potuto quindi inserire all’ordine del giorno. L’inserimento dell’argomento all’ordine del giorno non è un inutile orpello ma un fondamentale elemento di garanzia in quanto consente agli amministratori e agli altri consiglieri di prepararsi e documentarsi sull’argomento da trattare.
Purtroppo, invece, questi “preliminari” da sempre si protraggono eccessivamente e soprattutto non riguardano argomenti urgenti. Questo per il semplice motivo che i consiglieri … non sanno fare i consiglieri e non usano gli strumenti giuridici messi a loro disposizione. È, ripeto, un vizio atavico che la Presidenza farebbe bene ad arginare non concedendo la parola se non nei limiti del Regolamento. Ma venerdì scorso si è andati oltre i limiti della decenza perché i preliminari hanno occupato oltre il 50% del tempo dell’intero consiglio, protraendosi per oltre due ore e mezza.
Ha cominciato il Sindaco con delle sue dichiarazioni. E se quella riguardante la guerra in Ucraina poteva giustificarsi, non altrettanto può dirsi per quella concernente la situazione della SIXT, l’azienda comunale per la riscossione. Un argomento molto delicato che avrebbe richiesto necessariamente l’iscrizione all’o.d.g. e il deposito dei documenti essenziali a disposizione dei consiglieri. Ma dalle minoranze non è giunta alcuna doglianza in tal senso e la discussione si è protratta a lungo pur senza la conoscenza del documenti essenziali. Il dubbio principale che rimane a chi ha ascoltato, riguarda il contenuto del famoso parere legale il cui oggetto e soprattuto le cui conclusioni sono rimasti oscuri. Come sanno molti, il Comune nella persona della dirigente del settore, ha dapprima risolto il contratto con il nuovo socio d’opera (la Soget) lamentando gravi inadempienze. Poi la Giunta ha inteso chiedere il parere legale (pervenuto a tempo di record). Quindi si è deciso di ripristinare il contratto applicando alla Soget una semplice penale. È rimasta priva di risposta la domanda sul perché il parere non sia stato richiesto prima di intimare la risoluzione né, si ripete, si sa cosa abbia consigliato il legale. Una cosa pare certa: nel passaggio di consegne fra vecchio e nuovo socio d’opera qualcosa non ha funzionato e sul punto è mancata una adeguata vigilanza da parte dell’amministrazione, vigilanza che competeva certamente alla dirigente ma rispetto alla quale neanche l’Assessore può dirsi del tutto incompetente. In Consiglio si è assistito più che altro a una scambio di accuse fra minoranze e maggioranza che in certi momenti ha raggiunto toni accesi. Il consigliere D’Imperio, nel suo intervento, è sembrato esprimere una velata critica all’operato della dirigente, quando ha affermato che “forse la diffida era meglio della risoluzione contrattuale”, ma ha poi concluso che la decisione della stessa è stata “coraggiosa”.
Sempre nei preliminari è intervenuta la Consigliera UDC Valente lamentando la lentezza del lavoro delle Commissioni consiliari che avrebbe comportato danni ad alcune imprese del territorio. In replica è intervenuto con veemenza il consigliere Arsale, presidente della Commissioni Urbanistica, che ha accusato la Valente di non conoscere i fatti. Sono seguite una serie di interventi dei consiglieri di maggioranza che hanno espresso solidarietà ad Arsale.
Sempre nei preliminari il Consigliere Mastrodonato ha formalizzato il suo passaggio al partito di Azione e la sua iscrizione al Gruppo Misto. Ha tenuto a precisare che il suo percorso politico (pur passando dal Centrodestra al Centrosinistra) rimane coerente e ha affermato che in questo delicato momento politico occorre maggiore “collaborazione”: un segnale implicito di sostegno alla maggioranza? Non è dato saperlo. Misteri gloriosi della politica coratina.

La surroga della consigliera Carminetti con il consigliere Sciscioli.

Terminati finalmente i preliminari, si è passati all’ordine del giorno anticipando al primo punto l’ingresso in Consiglio del dott. Sciscioli al posto della prof. Carminetti. Il nuovo consigliere, dopo i saluti rituali, ha sorpreso tutti dichiarando la sua uscita dal partito Italia in Comune, nelle cui liste si era candidato, e la sua iscrizione al gruppo misto. I motivi di questo passaggio non sono stati espressi e nessuno li ha chiesti.
Il neo Consigliere ha precisato che mantiene il sostegno alla Giunta. Ormai il Gruppo misto è il più numeroso (ex aequo) del Consiglio. A Corato la politica va così.
Subito dopo sono state ricostituite le Commissioni consiliari permanenti a seguito di questi nuovi ingressi e cambi di casacca.

Le Consulte Comunali permanenti

Si è passati poi alla elezione dei Cittadini che candidati, quali Esperti, nelle Consulte Comunali Permanenti. In premessa l’Assessora Bucci ha fornito una importante precisazione: il termine fissato a dicembre per le Consulte riguardava solo le candidature dei Cittadini. Le associazioni, gli ordini professionali e le Scuole possono ancora designare i loro rappresentanti (fino a quando?). Ha voluto rimarcare l’Assesssora che alla procedura di costituzione della Consulte si è data la massima pubblicità.
Si è passati quindi alla elezione dei componenti, una cosa piuttosto triste perché è emerso che le candidature dei cittadini erano scarsissime, in taluni casi insufficienti a coprire tutti i posti mentre per alcune Consulte mancavano addirittura del tutto le candidature. Nessuna informativa è stata fornita in ordine alla designazione dei rappresentanti di ordini, scuole e associazioni. Un vero successo per l’Amministrazione queste Consulte! Naturalmente poi si dirà che la colpa è dei cittadini che sono poco sensibili. Io mi permetto di segnalare, per l’ennesima volta, che forse la procedura richiedeva qualche azione di sensibilizzazione della cittadinanza mente ci si è limitati a pubblicare l’avviso sull’albo pretorio e su qualche sito locale. Nessuna riunione pubblica preparatoria, neanche nelle scuole, nessuna convocazione delle associazioni potenzialmente interessate. Nulla di nulla, esattamente come facevano le giunte di Centrodestra. E i risultati sono gli stessi. In realtà questa Giunta alla partecipazione non ha mai creduto se non nelle forme goliardiche e irrituali di un assemblearismo compiacente quanto irrilevante. Al riguardo il cambiamento non si vede, semplicemente perché non c’è.

 

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Campanelli d’allarme. Memorie di un militante di sinistra coratino più volte deluso da una sinistra fallimentare https://ilquartopotere.it/news/politica/campanelli-dallarme-memorie-di-un-militante-di-sinistra-coratino-piu-volte-deluso-da-una-sinistra-fallimentare/ https://ilquartopotere.it/news/politica/campanelli-dallarme-memorie-di-un-militante-di-sinistra-coratino-piu-volte-deluso-da-una-sinistra-fallimentare/#respond Sun, 21 Nov 2021 23:15:31 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=14517 Qualcuno (sempre meno gente, per la verità ) pensa che io abbia criticato troppo, e troppo presto l’amministrazione De Benedittis. Ebbene vi chiedo di perdere cinque minuti del vostro tempo per comprendere fino in fondo il mio stato d’animo. Scusate se la prendo “da dietro dietro”, ma la storia viene da lontano. La mia militanza […]

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Qualcuno (sempre meno gente, per la verità ) pensa che io abbia criticato troppo, e troppo presto l’amministrazione De Benedittis. Ebbene vi chiedo di perdere cinque minuti del vostro tempo per comprendere fino in fondo il mio stato d’animo. Scusate se la prendo “da dietro dietro”, ma la storia viene da lontano.

La mia militanza politica giovanile.
Sono “un ragazzo degli anni settanta” che, come tanti suoi coetanei (non tutti), aveva fatto dell’impegno politico la sua principale passione giovanile. Noi ci divertivamo alla grande beneficiando delle conquiste sessantottine in tanti campi (sport, musica, rivoluzione sessuale ecc.) ma soprattutto facevamo politica. La mia estrazione familiare era piccolo borghese (madre professoressa e padre funzionario statale) ma alcuni eclatanti fatti di cronaca del mio tempo (strage di piazza Fontana e altri atti di terrorismo nero) nonché alcuni maestri carismatici (Aldo Mosca e Felice Tarantini, su tutti) mi hanno ben presto orientato a sinistra; con grave scandalo/spavento di diversi miei familiari (allora le cose andavano così) alcuni dei quali erano anche esposti politicamente in ambito democristiano. A sedici anni leggevo avidamente Lotta Continua, ero iscritto alla combattiva ARCI di Corato (attivissima anche su temi politici, con circa 140 iscritti) e al circolo liceale che quell’anno avevamo ribattezzato “Circolo Gramsci”. Davamo talmente fastidio che un giorno sfiorammo lo scontro con una squadraccia fascista venuta da Bari per darci una lezione. Ci salvarono 40 braccianti prontamente accorsi dalla Camera del Lavoro che si schierarono a nostra difesa scoraggiando i fasci, che se la filarono. Al Liceo era anche costituta ed attiva una Cellula Comunista alla quale aderii, e fu il mio primo contatto con il PCI. Quando i braccianti o i netturbini proclamavano degli scioperi, noi studenti scioperavamo per solidarietà e partecipavano alle manifestazioni. Abbiamo organizzato tre occupazioni del liceo, due delle quali sgomberate bruscamente dalla polizia (dopo 15-20 gg di occupazione). All’Università aderii all’attivissimo Collettivo di Giurisprudenza e Scienze Politiche e vissi la difficile stagione degli anni di piombo culminati negli omicidi di Moro, a Roma, e di Benedetto Petrone, a Bari. A 22 anni mi iscrissi formalmente al PCI e seguii da allora con impegno anche la vita amministrativa cittadina. Nel 1986 ero avvocato/militante della CGIL e seguivo tre importanti Camere del Lavoro fra le quali quella di Corato. L’anno successivo, sull’onda della popolarità che me ne era derivata e in “abbinamento” con una travolgente Maria Bovino (8 e 35 i nostri numeri sulla lista) venni eletto, insieme a lei, consigliere comunale del PCI. Ne nacque una stagione esaltante in cui il partito seppe svolgere una vigorosa azione di contrasto alla giunta in carica (DC, PSI, PSDI, PRI) nel consiglio comunale, unitamente a una forte mobilitazione nella società coratina. Emblematica fu la manifestazione a “tutela” del progetto di villa comunale alla zona 167 che in quel momento era minacciato da inconfessati ma chiari intenti speculativi, manifestazione che culminò nell’installazione (abusiva) di una serie di giostrine per bambini (per prendere possesso dell’area) e dell’enorme cippo in pietra recante la nostra “firma” che credo sia ancora lì, il tutto finanziato anche dalle opere donate da tutti gli artisti coratini.

La svolta.
Fino a quel momento eravamo rimasti sempre all’opposizione. L’azione di quella prima parte della consigliatura stava dando i suoi frutti: aveva messo in crisi il rapporto fra i socialisti (che intanto si erano riunificati: il PSDI era confluito nel PSI) e la DC. Anche nel PCI, però, era successo qualcosa: Pasquale Lops era sempre più impegnato in Parlamento dove era stato eletto, prima come deputato e poi come senatore. Ciò aveva fatto emergere un nuovo gruppo dirigente dalla forte connotazione antisocialista. Si saldarono quindi in quel momento l’esigenza della DC e quella del PCI di ridimensionare un PSI locale ormai troppo forte. Fu, da parte nostra, un grave errore politico che probabilmente è alla base di tanti guai successivi occorsi alla sinistra coratina. Personalmente mi opposi strenuamente all’operazione: ritenevo assurda e suicida una alleanza con la DC coratina, nettamente lattanziana (destra DC) senza neanche avere la copertura politica del PSI. Solo pochi altri compagni mi seguirono in questa posizione critica: purtroppo l’antisocialismo è sempre stato il vero limite del comunismo italiano, a Corato come altrove. In quella giunta mi rifiutai di entrare, rimasi in consiglio a fare il capogruppo ma con difficoltà crescenti che poi esplosero quando la maggioranza tentò di adottare una delibera chiaramente illegittima che riguardava peraltro la Commissione incaricata della redazione del primo Statuto comunale, che io avevo presieduto. Era il 1992, la delibera fu ritirata dopo due giorni di battaglia in consiglio, ma il clima nel PCI, per me, era ormai invivibile: lasciai quindi un partito che ormai si chiamava PDS e che aveva avviato (dopo la svolta della Bolognina) il suo percorso di trasformazione in una sorta di improbabile formazione radicale di massa; aderii così al PSI, anche nella convinzione che dovessi dare il mio contributo per salvare il partito storico del socialismo italiano che, nel frattempo, veniva ormai travolto da Tangentopoli. In realtà, il PSI, poco dopo, decise di suicidarsi: non aveva le energie per autoriformarsi e per reagire al disastro, come io chiedevo. Nel frattempo, l’anomala giunta DC-PDS naufragò malissimo, decretando la fine dell’impegno politico pubblico dei principali dirigenti del PDS locale che l’avevano fortemente voluta.

La seconda Repubblica
Cominciò così la stagione della seconda repubblica, determinata anche dalla nuova legge elettorale dei Comuni che a Corato fu caratterizzata dalla elezione di Luigi Di Gennaro, il sindaco galantuomo, espresso solo dal Movimento Sociale, senza alleati. Nel momento in cui erano andati in crisi i partiti di governo, a Corato, il PDS non aveva potuto rappresentare una alternativa credibile proprio a causa dell’alleanza sbagliata con la DC, appena conclusa. Passammo, dunque, qui a Corato, dalla egemonia della destra DC a quella dei neofascisti. Davvero un ottimo risultato. Delusione enorme e sinistra coratina in frigorifero per diversi anni.
Il risveglio avvenne qualche anno dopo, nel 2000, attorno alla figura di Ruggiero Fiore che approfittando anche della divisione del centrodestra e grazie a una campagna elettorale magistralmente organizzata da quello che sembrava l’enfant prodige della politica locale (Aldo Patruno), alla guida di un centrosinistra compatto, compì il miracolo e venne eletto sindaco. La cosa suscitò un entusiasmo enorme in tutti noi: di fatto era prima volta nel dopoguerra che l’amministrazione della città passava saldamente nelle mani del centrosinistra. Il primo errore che commise il nuovo sindaco fu quello di dimenticarsi di quell’enfant prodige che lo aveva così ben sostenuto e che poteva e doveva diventare il cardine della nuova giunta. Dopo questo errore, la maggioranza ne commise molti altri, finendo per logorarsi giorno dopo giorno. Il programma elettorale fu presto dimenticato e la giunta si avvitò progressivamente su una serie di problemi amministrativi rispetto ai quali non si rivelò all’altezza. Emersero poi fratture e divisioni che nel giro di due anni la fecero cadere. Ruggero Fiore, nella successiva tornata elettorale, si candidò come consigliere comunale ma non fu eletto. Anche lui abbandonò così la vita politica attiva. La delusione, il contraccolpo emotivo per tutta la sinistra fu enorme, come altissime erano state le aspettative suscitate e poi disattese.
Ne seguì la lunga egemonia personale di Gino Perrone: la città, delusissima, aveva finito per arrendersi a lui che rappresentava l’usato sicuro. Il centrosinistra precipitò ai minimi storici e molti attivisti mollarono la politica attiva. Ne seguì un lunghissimo dominio del centrodestra interrotto solo dalla brevissima parentesi dell’anatra zoppa di Renato Bucci. Anche nel suo caso, grandissimi entusiasmi iniziali poi frustrati pesantemente da una sconfitta dovuta, certo, alle difficoltà oggettive di una giunta senza maggioranza ma anche a gravi errori di una amministrazione forse troppo eterogenea che, nei fatti, non riuscì mai a decollare, a volare alto.

Corrado De Benedittis
Premessa tutta questa storia, fatta di tante lotte, tante illusioni, tanti entusiasmi sempre frustrati da altrettante delusioni, un militante di sinistra, che ha speso la sua vita nel tentativo di contribuire a cambiare la storia e il volto di questa città, non poteva non essere colto da rinnovato entusiasmo quando, nell’autunno dello scorso anno, ha visto il centrosinistra ottenere una vittoria piena e convincente, con una maggioranza potenziale solidissima di 18 consiglieri su 24, ottenuta da una coalizione (rectius: convergenza, come si amava dire per rimarcarne la piena comunione di intenti) che annoverava molte persone competenti e capaci, che consentiva di prevedere un governo qualificato della città; mentre il centrodestra aveva accusato pesantemente la sconfitta e sembrava un pugile suonato. Questa volta – abbiamo pensato tutti – le cose andranno bene perché le condizioni ci sono tutte.
E invece, il giorno dopo la vittoria, proprio subito dopo, ecco i primi, soliti campanelli d’allarme. Il neo eletto sindaco, probabilmente per l’incapacità di metabolizzare politicamente e soprattutto psicologicamente quasi due anni di competizione con l’altro pezzo di centrosinistra guidato da Vito Bovino (non so vedere altre spiegazioni), liquida con un calcio nel sedere il gruppo a questi legato perdendo così di colpo tre consiglieri. E contemporaneamente si rivedono in De Benedittis gli stessi atteggiamenti errati, autoreferenziali, narcisisti di Fiore, di Bucci ecc., anzi con tratti ancor più marcati ed evidenti. Insomma, ancora una volta, il neo eletto, commette gli stessi errori iniziali. Egli avrebbe dovuto sentirsi tremare i polsi dinanzi all’immane compito di governare una città di 50 mila abitanti, così importante dal punto di vista economico, in un momento peraltro delicatissimo sul piano sanitario, con un apparato amministrativo gravato da evidenti carenze di personale. In una situazione del genere, qualsiasi persona ragionevole che farebbe? Chiederebbe il contributo di tutti coloro che lo avevano lealmente sostenuto durante la campagna elettorale (senza chiedergli mai nulla, senza pretendere accordi scritti o contropartite di alcun genere, come si sarebbe fatto secondo i canoni della vecchia politica). E invece, niente di tutto questo. Egli decide di fare tutto da solo: nomina una giunta composta di persone assolutamente inesperte, non si fa consigliare da nessuno neanche nella scelta del (nuovo) segretario generale e si lancia in questa avventura con una leggerezza, una disinvoltura, una impreparazione davvero irresponsabili. A ciò si aggiunga una bella dose di arroganza che si esprime soprattutto negli attacchi violentissimi sui social verso chiunque osi esprimere il minimo dissenso, attacchi condotti da squadre di aficionados disposti a tutto pur di mettersi in bella evidenza con il nuovo padrone del vapore.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: a oltre un anno dall’insediamento De Benedittis è rimasto solo, circondato dalla suo stretto “cerchio magico”, quasi tutte le persone di spessore che lo avevano sostenuto si sono defilate; e nulla di importante è stato fatto, soprattutto nulla del programma innovativo, di cambiamento che era stato promesso è stato realizzato. Che fine ha fatto la promessa trasparenza amministrativa? L’impegno a fare del Comune una casa di vetro? Ad attivare tutti gli strumenti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale? Si naviga a vista, fra mille difficoltà, si fa fatica a far girare la macchina amministrativa, si fa fatica a riprendere i dossier aperti dalle precedenti amministrazioni. E lo credo bene! Partendo da zero, senza alcuna esperienza, senza alcuna preparazione, senza personale. E intanto incombono gli impegni pesantissimi legati al PNRR. Da antico militante di sinistra, mi chiedo perché questo centrosinistra coratino debba continuare a commettere gli stessi errori e a regalarci le stesse delusioni?
Qualcuno dice: hai cominciato a criticare troppo presto, dagli tempo. È quello che abbiamo fatto le altre volte ed è finita sempre allo stesso modo. Questa volta l’esperienza deve insegnarci qualcosa: i sintomi della solita malattia sono evidenti e dovremmo aver imparato che se quella malattia la si trascura, se la si fa progredire, il risultato sarà ancora il disastro.
Un disastro che questa volta potrebbe determinare danni gravissimi alla città. Perché, se De Benedittis cade, neanche il centrodestra sembra in grado di riprendere il controllo della situazione.
E allora che potrebbe accadere? Beh non dimentichiamo che Corato non si trova in Padania, noi viviamo in una zona ad altro rischio di infiltrazione malavitosa e le organizzazioni criminali sono maestre nel colmare il vuoto della politica: hanno le risorse e gli agganci per poterlo fare, come dimostra il caso di molti comuni pugliesi, anche molto vicini a noi. E preoccupanti avvisaglie si stanno manifestando proprio in questi giorni: in città i fenomeni malavitosi sembrano aver compiuto un netto salto di qualità.
Per il bene di tutti, quindi, De Benedittis, deve rinsavire e rinsavire in fretta; il che vuol dire ricompattare il centrosinistra (aprendo al gruppo di Bovino), rinnovare profondamente la compagine di governo, magari sostituendola con una giunta tecnica di altissimo profilo (sul tipo di quella che ha risanato le finanze e la politica ruvesi) e ripartire dal programma elettorale ma anche dalla elaborazione di progetti qualificati per accedere al fondi del PNRR. Anche quello è un appuntamento che non aspetta (e che non possiamo mancare). Non abbiamo personale sufficiente? Allora sopperiamo, appunto, con assessori preparatissimi che su questa occasione si giochino una partita importante anche sul piano personale.
De Benedittis può ancora passare alla storia della città come il sindaco del cambiamento e della rinascita. Ma deve farsi un gran bel bagno di umiltà e dare una svolta radicale alla sua amministrazione. Il tempo che gli rimane, che ci rimane, è davvero poco. La città non tollererà altri quattro anni di selfie e di annunci privi di sostanza.

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I gravi errori di De Benedittis, come evitare il fallimento https://ilquartopotere.it/news/politica/i-gravi-errori-di-de-benedittis-come-evitare-il-fallimento/ https://ilquartopotere.it/news/politica/i-gravi-errori-di-de-benedittis-come-evitare-il-fallimento/#respond Sat, 21 Aug 2021 07:05:02 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=12938 Quello che il Sindaco dovrebbe fare per evitare il fallimento. È arrivato il momento di chiarire le ragioni per cui da alcuni mesi sto sottoponendo la nuova amministrazione che governa la Città a un serrato vaglio critico, esponendomi – purtroppo – anche ad attacchi, insulti e insinuazioni da parte della solita squadra di aficionados che […]

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Quello che il Sindaco dovrebbe fare per evitare il fallimento.

È arrivato il momento di chiarire le ragioni per cui da alcuni mesi sto sottoponendo la nuova amministrazione che governa la Città a un serrato vaglio critico, esponendomi – purtroppo – anche ad attacchi, insulti e insinuazioni da parte della solita squadra di aficionados che si è sempre distinta, sin dalla campagna elettorale, in aggressioni coordinate sui social nei confronti di chiunque osasse sollevare qualche critica.

Lasciamo perdere e veniamo al dunque.
De Benedittis ha inanellato, da subito, una serie di gravi errori politici che ne hanno indebolito sin dall’inizio l’azione di governo e che rischiano, se non corretti, di portarlo a un vero e proprio disastro. Premetto subito – lo dico pubblicamente per rimanervi impegnato (e chi mi conosce sa che ho una parola sola) – che così come non ho avanzato mai una mia candidatura ad alcuna “poltrona” (sfido chiunque a sostenere il contrario) così non accetterò alcun incarico, di nessun tipo, nella nuova amministrazione anche se dovesse correggere la rotta, per tutta la corrente consigliatura. Lo dico per sgombrare il campo dalle insinuazioni di cui sopra.

Corrado stravince ma scarica Bovino.
Il nuovo Sindaco, all’indomani del ballottaggio, si era trovato in una situazione politica idilliaca: una maggioranza consiliare potenziale di 18 seggi su 24, l’opposizione frastornata e disorientata, un vasto, entusiastico consenso popolare che comprendeva anche la parte più qualificata dei ceti professionali, imprenditoriali e culturali della città. Gli sarebbe bastato muoversi con semplicità e linearità per avviare un lungo, se non lunghissimo, periodo di governo indisturbato della Città.
E invece il nuovo Sindaco ha pensato che tutti quelli che lo avevano sostenuto avessero terminato il loro ruolo e potessero essere messi da parte, mentre l’azione amministrativa doveva essere riservata al suo cerchietto magico comprendente solo persone a lui vicinissime e rientranti nel suo gruppo politico iniziale, quello, per intenderci, che l’elettorato aveva bocciato nella tornata elettorale del 2019, escludendolo persino dal ballottaggio. E così siamo partiti subito male, buttando a mare la potenziale alleanza con Bovino che, pur avendo lealmente contribuito alla vittoria, è stato brutalmente e, lasciatemelo dire, scorrettamente messo da parte. Il Sindaco non ha mai dato, al riguardo, uno straccio di motivazione e i suoi hanno farfugliato le solite insinuazioni dette a mezza bocca. Ma le chiacchiere stanno a zero: i fatti dicono che il gruppo Bovino non è mai stato neanche invitato a una sola riunione di maggioranza e che nel primo consiglio comunale i suoi consiglieri sono stati gentilmente invitati a sedersi all’opposizione. Punto. In questo modo, la maggioranza ha perso subito 3 consiglieri. Si tratta di una decisione politicamente assurda quanto ingenerosa che, a mia memoria, non trova precedenti: mai un sindaco eletto ha dato un simile, inspiegabile calcio nel sedere a chi lo aveva sostenuto al ballottaggio. Inspiegabile anche perché il gruppo Bovino, sul piano politico è contiguo alla maggioranza e soprattutto al PD che addirittura lo aveva sostenuto come candidato Sindaco nel 2019. Ma neanche il PD ha alzato un dito in sua difesa né ha avvertito la necessità di dare uno straccio di motivazione politica a questa assurda decisione. In questa occasione il PD ha dimostrato tutta la sua debolezza, direi anzi irrilevanza politica. L’esclusione di Bovino ha indebolito il Sindaco non solo verso l’opposizione ma anche verso i suoi stessi consiglieri di maggioranza, ognuno dei quali, da quel momento, risulta determinate per la sopravvivenza dell’amministrazione.

La Giunta del cambiamento.
Poi è arrivata la nomina della Giunta e lì gli errori si sono moltiplicati. Si è optato per una inedita composizione mista, un po’ tecnica è un po’ politica. Nella parte politica, però, oltre ai due partiti del Sindaco, è rappresentato solo il PD con due assessori. Ma anche in questo caso è emersa la debolezza della leadership locale di questo partito che ha finito per rimettere sostanzialmente al Sindaco la scelta anche dei suoi due assessori. In pratica, ha scelto tutto De Benedittis, così come del resto prevede la legge. Solo che le sue scelte hanno assunto carattere personalistico finendo per privilegiare non le persone più adatte ai singoli ruoli bensì quelle legate a doppio filo alla sua persona. E così ci ritroviamo come assessore all’urbanistica una architetta molto legata a De Benedittis e soprattutto avente Studio professionale nel territorio comunale. Naturalmente si è detto che questa professionista lo Studio lo ha chiuso e ha deciso di vivere (rectius: sopravvivere) solo con i 1.000 euro di appannaggio assessorile. E magari sarà anche vero (non lo so) ma non è chi non veda quanto una simile scelta appaia inopportuna: se l’avesse fatta (e, nel recente passato, non l’ha fatta) il Centrodestra avremmo sollevato dubbi e insinuazioni di ogni genere. E ci ritroviamo anche assessore ai Servizi Sociali un giovanissimo sociologo privo di esperienze amministrative, figlio di un consigliere comunale in carica (cosa legale ma inopportuna, perché il Consiglio Comunale è l’organo che vigila sull’operato della Giunta) e figlio, per parte di madre, di una assistente sociale che per molti anni ha operato in quell’ufficio e che ora rischia di essere considerata – anche suo malgrado – come l’assessora-ombra. E alle politiche giovanili e ai rapporti con le Università ci ritroviamo un’assessora ancora più giovane e inesperta che finora ha brillato solo per i suoi silenzi e, ultimamente, per i suoi lamenti; più o meno quanto accaduto anche alla valente avvocata preposta al delicatissimo e importantissimo settore dello sviluppo economico. Infine, ed è probabilmente la nomina più significativa, come vice sindaco (su questo nulla da dire) ma anche come assessore alla cultura e alle istituzioni scolastiche ci ritroviamo un simpatico ragioniere che però nel suo telegrafico curriculum (depositato a fini elettorali) non ha potuto indicare alcun requisito né alcuna esperienza anche solo lontanamente inerente quei settori. È lui stesso quindi che (nel curriculum) confessa la propria inadeguatezza a quel delicato ruolo, che infatti, nell’azione amministrativa quotidiana sta mergendo a più riprese (come, ad esempio, hanno ripetutamente lamentano diversi dirigenti scolastici).
Si dirà che gli assessori non devono necessariamente avere competenze tecniche. La cosa non è del tutto vera, perché l’assessore deve orientare l’azione amministrativa e quindi sapere di cosa parla politicamente; ma, soprattutto, in un Comune già penalizzato da gravi carenze di personale, privo di dirigenti, con un nuovo segretario generale, sarebbe stato davvero indispensabile nominare assessori esperti e di alto profilo. E invece sono prevalse altre logiche. In più, il nuovo Sindaco, dal giorno dopo la sua elezione, ha anche vistosamente tagliato i ponti con qualsiasi persona esperta o autorevole fra le tante che lo avevano appoggiato durante la campagna elettorale, mettendoci la faccia e facendo in modo che l’elettorato superasse la diffusa diffidenza verso il gruppo originario di De Benedittis. Molti di questi autorevoli sostenitori hanno espresso apertamente e pubblicamente la loro delusione; e in molti casi si tratta di Coratini conosciuti e stimati a livello nazionale in campo artistico, culturale, professionale.
Questa dunque la Giunta del cambiamento, una allegra armata brancaleone – arricchita da due tecnici sconosciuti ai più – che ha cominciato a inanellare errori e ingenuità di ogni genere che sono sotto gli occhi di tutti e sono stati via via evidenziati e criticati soprattutto sui social (ricordo solo che la prima delibera di giunta è stata subito annullata in autotutela).

I due limiti più preoccupanti
Ciò che però preoccupa di più sono due carenze precise dell’azione amministrativa in cui si evidenziano i maggiori limiti ontologici della nuova Amministrazione.
Innanzitutto risulta finora completamente tradita la promessa di trasparenza amministrativa sbandierata nel corso della campagna elettorale quando si era parlato di fare del Comune una casa di vetro. Il sito del Comune è rimasto immutato e continua a evidenziare non pochi problemi di consultazione. Il bilancio comunale è stato approvato alla chetichella senza alcuna consultazione della città e delle formazioni sociali che vi operano (come invece prevede lo stesso regolamento comunale) e senza neanche un adeguato coinvolgimento delle opposizioni. Altro che il promesso bilancio partecipato! Gli strumenti di partecipazione previsti come obbligatori dallo Statuto comunale (in primis le Consulte permanenti) non sono mai state neanche nominate dai nuovi amministratori. In questo, c’è stato in effetti un vero cambiamento essendosi passati dall’applicazione meramente formale e di facciata del Centrodestra alla disapplicazione totale e sfacciata di questa nuova Giunta. Ciò che preoccupa e francamente scandalizza è il silenzio assordante delle forze politiche di maggioranza sul punto: questo povero Statuto comunale coratino, così bello e così elogiato (dai forestieri), non se lo è letto quasi nessuno.
L’altro aspetto che preoccupa molto è la mancanza di visione. Qual è la vocazione principale della nostra Città? È essenziale chiederselo soprattutto ora che dovremmo essere chiamati a elaborare progetti per partecipare la PNRR per spendere le ingenti risorse che l’Unione Europea ha destinato al nostro Paese. Nessuno nella nuova amministrazione si è ancora posto questa domanda. Figuriamoci quando avremo le risposte. In una trasmissione andata in onda su una web TV, De Benedittis fu intervistato insieme agli amministratori di Iglesias e di Trento i quali dimostrarono di avere le idee chiarissime sulla possibile utilizzazione dei fondi europei mentre il nostro sindaco si limitò a lamentarsi della carenza di personale e a citare uno stanziamento di bilancio per la progettazione. Qualcuno, già in quell’occasione, gli fece rilevare che, d’accordo, i progetti li devono elaborare i tecnici ma le idee le devono mettere i politici, partendo appunto dalla vocazione verso cui si intende orientare la Città.

Che fare?
I compiti che ci attendono nei prossimi mesi sono improbi e decisivi per il futuro della nostra città. E i Coratini si stanno progressivamente rendendo conto della inadeguatezza rispetto ad essi di questa nuova amministrazione. Ma se De Benedittis dovesse fallire, cosa succederebbe? Nulla di buono. Potrebbero anzi aprirsi scenari estremamente preoccupanti. A mio avviso il legame della Città col Centrodestra è irrimediabilmente interrotto. Mentre la Sinistra, dopo l’ennesima fallimentare esperienza, avrebbe perso ogni credibilità. Si potrebbe quindi creare un pericoloso vuoto politico in cui potrebbero infilarsi anche avventurieri della peggior specie.
De Benedittis quindi non deve cadere, non se lo può permettere la sinistra, non se lo può permettere la città; ma deve urgentemente adeguare la sua amministrazione alle esigenze di un centro importante come Corato. Si impone innanzitutto un allargamento della maggioranza al gruppo di Bovino, per renderla più stabile. Vedrei bene anche un patto istituzionale con le opposizioni: il momento è troppo grave per dar luogo alla normale dialettica politica. Pur nel rispetto dei diversi ruoli, è possibile individuare forme di consultazione delle minoranze nelle scelte strategiche più importanti e soprattutto nel controllo sull’azione amministrativa. Infine, è indispensabile un rimpasto di giunta non tanto per coinvolgere altri esponenti politici: i partiti a Corato hanno mostrato di aver in gran parte esaurito la loro capacità di elaborazione politica e di governo. Vedrei quindi una giunta tecnica di alto profilo, sull’esempio di quella uscente di Ruvo. Per non lasciare però sulle spalle del Sindaco l’intero onere della elaborazione politica insita nell’azione amministrativa, soprattutto per collaborare alla elaborazione delle idee guida del PNRR, suggerirei anche la creazione di un gruppo informale di consiglieri esperti che lo affianchi e lo supporti nelle decisioni più importanti, senza nulla togliere alla sua responsabilità e autonomia decisionale.
Con queste decisive correzioni di rotta, De Benedittis potrebbe riprendere il cammino e completare felicemente e proficuamente la consigliatura.

Immagino che in molti leggeranno con apparente sufficienza e malcelato fastidio queste mie considerazioni e soprattutto i miei consigli finali. Non mi interessa: ho le spalle abbastanza larghe per sostenere critiche di qualsiasi genere e per andare, quando serve, controcorrente. Sentivo il dovere morale e politico, verso la Città, verso la Sinistra e verso la mia coscienza, di dire pubblicamente quella che secondo me è la verità. E confido che il Sindaco, magari senza troppo darlo a vedere, le leggerà con un minimo di attenzione.

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