Fascismo Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/fascismo/ Le notizie sotto un'altra luce Tue, 22 Apr 2025 06:04:09 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Fascismo Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/fascismo/ 32 32 Corteo 25 aprile, l’Anpi: “Importante partecipare per custodire la memoria” https://ilquartopotere.it/ricorrenze/corteo-25-aprile-lanpi-importante-partecipare-per-custodire-la-memoria/ https://ilquartopotere.it/ricorrenze/corteo-25-aprile-lanpi-importante-partecipare-per-custodire-la-memoria/#respond Tue, 22 Apr 2025 06:04:09 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=37175 A breve il calendario civile ci chiamerà a raccolta per l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Si tratta di un passaggio importante per fare il punto su quanto è rimasto del patrimonio storico, culturale e spirituale della Resistenza ma anche per capire dove sta andando la nostra società democratica. Oggi, più che mai, ci pare […]

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A breve il calendario civile ci chiamerà a raccolta per l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Si tratta di un passaggio importante per fare il punto su quanto è rimasto del patrimonio storico, culturale e spirituale della Resistenza ma anche per capire dove sta andando la nostra società democratica.

Oggi, più che mai, ci pare di estrema importanza rivitalizzare una memoria pubblica non solo e non tanto illanguidita dalla lunga distanza temporale, quanto deturpata da un’offensiva revisionistica tesa a riabilitare il fascismo, a denigrare la Resistenza, a scaricare per intero sui tedeschi la colpa delle infamie perpetrate nei mesi della Repubblica di Salò.

In tal senso, nell’ultimo anno, per le attività associative,la nostra scelta è stata quella di puntare su pagine della Resistenza ancora poco esplorate, marginalizzate, se non addirittura cadute nell’oblio della storia italiana. È il caso degli IMI (Internati Militari Italiani), sul cui tema la nostra sezione ha promosso un incontro con il massimo esperto in Italia: Mario Avagliano. Ma soprattutto la nostra sezione, attraverso il gruppo ANPI Scuola, si è concentrata in un’azione di rivalutazione del ruolo delle donne nella Resistenza, aspetto per decenni poco considerato dalla storiografia e soffocato da una cultura ancora per molti aspetti maschilista. Iniziative sono state portate avanti nelle scuole di tutti i gradi e con altreassociazioni attraverso la voce delle Madri costituenti, fino al riuscitissimo spettacolo “Dateci i pantaloni!” che ha registrato un sold out.

Nella memoria dei martiri della libertà, anche coratini, il nostro lavoro dev’essere orientato a promuovere le libertà democratiche e una cultura della pace e della giustizia sociale. Se alcuni diritti fondamentali presenti nella nostra Costituzione ancora oggi fanno fatica ad affermarsi come quelli relativi alla salute, al lavoro e allo studio, significa che si è fatto poco per applicare i principi democratici.  

Non possiamo nascondere, a tal proposito, una certa apprensione per il quadro internazionale sempre più complicato. Viviamo in un tempo in cui il vento dei nazionalismi sta soffiando forte, alimentando logiche di dominio e chiusure economiche e culturali; sembra poi che la strada della guerra sia l’unica opzione possibile per risolvere i conflitti internazionali, mentre la cultura militarista sta dilagando nelle scuole e attecchendo nel nostro modo di pensare, producendo degli effetti tossici. La guerra viene oggi considerata come qualcosa di ineluttabile e necessario, addirittura giusta.

È importante pertanto dare la propria testimonianza, partendo dalla presenza al tradizionale corteo del 25 aprile.

 

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“Marco Polo dalla Luna”, un evento in memoria di “Peppino” Di Vagno https://ilquartopotere.it/appuntamenti/marco-polo-dalla-luna-un-evento-in-memoria-di-peppino-di-vagno/ https://ilquartopotere.it/appuntamenti/marco-polo-dalla-luna-un-evento-in-memoria-di-peppino-di-vagno/#respond Wed, 25 Sep 2024 06:07:38 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=33712 Si terrà il 26 settembre, alle 18,30, presso l’auditorium del Liceo Artistico “Federico II Stupor Mundi” di Corato L’evento nasce occasione della ricorrenza dell’omicidio di Giuseppe Di Vagno, primo parlamentare assassinato a causa del fascismo, l’ANPI Corato “Maria Diaferia” e il Forum degli Autori, con il patrocinio del Comune di Corato, proporranno un momento di […]

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Si terrà il 26 settembre, alle 18,30, presso l’auditorium del Liceo Artistico “Federico II Stupor Mundi” di Corato

L’evento nasce occasione della ricorrenza dell’omicidio di Giuseppe Di Vagno, primo parlamentare assassinato a causa del fascismo, l’ANPI Corato “Maria Diaferia” e il Forum degli Autori, con il patrocinio del Comune di Corato, proporranno un momento di intrattenimento per la cittadinanza.

Verranno letti alcuni testi di satira politica scritti dallo stesso Giuseppe Di Vagno per la sua rubrica “Cronache di Marco Polo dalla Luna”, da cui lo spettacolo prende il titolo.

L’introduzione sarà di Antonio Montrone, presidente Forum degli Autori, e i saluti di Marina Mastromauro, presidente di sezione dell’ANPI Corato.

La lettura dei testi verrà affidata ad Alberto Tarantini, scrittore, i commenti a Giovanni Capurso, docente e storico, e gli intermezzi musicali a Emilio Iurillo, musicista.

Gli organizzatori ringraziano la sezione del P.S.I. “Matteotti” di Corato per i cenni storici.

Tra il 1919 e il 1921 Peppino Di Vagno tenne una rubrica di satira politica dal titolo “Croniche di Marco Polo dalla Luna” sul settimanale “Puglia Rossa”, organo di stampa del Partito socialista in Puglia. Con racconti paradossali, sarcastici e pungenti evidenziava le contraddizioni politiche della sua epoca. Nella rubrica scherniva e sbeffeggiava gli uomini politici più in vista. Antonio Salandra diventava “Totonno il Grande”, Woodrow Wilson “Sam il Puritano”, Giovanni Giolitti “Palamidone”, Benito Mussolini “Giuseppe Musolino” e Gabriele D’Annunzio “Dantunzio”.

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Corrado e lo scippo del 25 Aprile  https://ilquartopotere.it/news/politica/corrado-e-lo-scippo-del-25-aprile/ https://ilquartopotere.it/news/politica/corrado-e-lo-scippo-del-25-aprile/#respond Sun, 05 May 2024 05:02:08 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=31568 Il Comune di Corato, doverosamente e come ogni anno, ha organizzato la celebrazione del 25 aprile dandone notizia alla stampa e alla cittadinanza (il programma è nella colonna di sinistra). Parallelamente l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha organizzato – con il patrocinio del Comune di Corato – quella che a tutti gli effetti sembrerebbe un’altra […]

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Il Comune di Corato, doverosamente e come ogni anno, ha organizzato la celebrazione del 25 aprile dandone notizia alla stampa e alla cittadinanza (il programma è nella colonna di sinistra).

Parallelamente l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha organizzato – con il patrocinio del Comune di Corato – quella che a tutti gli effetti sembrerebbe un’altra manifestazione sia pur quasi concomitante e da tenersi negli stessi luoghi in cui si è svolta la manifestazione ufficiale (il programma è nella colonna di destra).

Nella realtà le due manifestazioni si sono fuse fin dall’inizio e lo stesso Sindaco (come si vede chiaramente nel video della cerimonia https://fb.watch/rLgZOA1d5x/) ha dato indicazioni per deporre la corona di alloro alla lapide della Resistenza prima di avviare il corteo verso Piazza Vittorio Emanuele. Come dire, i programmi erano separati ma la manifestazione è stata concepita e pensata come un tutt’uno. Si è formato quindi il corteo che da Palazzo di Città ha raggiunto Piazza Vittorio Emanuele, corteo composto da Sindaco in gran montura, gonfalone del Comune, polizia locale in grande uniforme, banda, autorità civili e militari, associazioni combattentistiche e d’arma (tra cui ANPI), amministratori e rappresentanti di partiti politici con le loro bandiere, rappresentanti di associazioni e comuni cittadini. In Piazza Vittorio Emanuele i convenuti si sono schierati e qui si sono registrati i primi episodi di teso imbarazzo.

E’ sembrato infatti, sia pur nella compostezza di tutti, che sguardi eloquenti passassero di fila in fila tra i militari e i militari in pensione, come a dire: “Abbiamo capito tutto… e adesso che facciamo?”. Alle spalle delle Associazioni combattentistiche e d’arma erano infatti spuntate e sventolavano le bandiere di partiti di sinistra e di estrema sinistra frammiste con il tricolore e le bandiere della pace. La manifestazione è giunta quindi alla conclusione e si è formato un nuovo corteo guidato da ANPI e con il Sindaco in testa e composto da una parte di coloro che avevano dato vita al corteo precedente. Sono rimaste in Piazza Vittorio Emanuele, infatti, le autorità militari e le associazioni combattentistiche e d’arma i cui esponenti, riuniti in piccoli gruppi a secondo della loro appartenenza, hanno commentato l’accaduto in maniera non propriamente benevola.
Che le cose siano andate così è l’ANPI stessa ad ammetterlo nel post pubblicato sui social il giorno 28 aprile: “L’Anpi ha invitato tutte le associazioni cittadine, sia quelle di natura culturale, che politica, che ex combattentistica per organizzare insieme una manifestazione unitaria”, come a dire: noi abbiamo fatto il nostro, sono gli altri che si sono esclusi. In effetti, l’ANPI già nel manifesto di pubblicizzazione della sua iniziativa invitata tutti ma proprio tutti a partecipare, comprese le autorità civili e militari. Ci chiediamo sommessamente: ma è possibile che l’ANPI ignori che ad un corteo in cui siano presenti bandiere di partito (di qualsiasi partito esse siano) non è opportuno – oltre che non consentito – che prendano parte ufficiali e sottufficiali delle forze armate e dei corpi di polizia? In un unico caso è attestato nella storia dell’Italia Repubblicana che “commissario e sacrestano” abbiano sfilato congiuntamente in una manifestazione di parte ed è stato in occasione della cacciata di Bocca di Rosa dal paese, come ricorda De Andrè. Qui – è vero – non si tratta di “amore sacro e amor profano” ma di “amor di Patria”, però le regole sono sempre le stesse: chi rappresenta lo Stato in veste di pubblico ufficiale non può essere tirato per la giacchetta da Destra o da Sinistra.
Sono rimasti in Piazza Vittorio Emanuele anche alcuni sostenitori dell’attuale Amministrazione, orientati anch’essi chiaramente a Sinistra, che non hanno inteso prendere parte al corteo dell’ANPI ma che hanno aderito unicamente alla celebrazione ufficiale. Perché? Perché le bandiere di partito dividono e perché ad alcuni – ad esempio – potrebbe non andare a genio il prendere parte ad una manifestazione in cui sventoli la bandiera del PD (nel Centrosinistra accade anche questo… non lo sapete?) così come altri possono legittimamente rifiutarsi di aderire ad iniziative in cui sventolino bandiere di Rifondazione Comunista o, in altri casi ancora, quelle della Lega.
Anche qui la regola aurea – lasciata alla sensibilità di pochi – è che nelle manifestazioni che riguardino la Nazione e l’unità nazionale dovrebbe essere presente e sventolare unicamente il tricolore della Repubblica nel quale tutti (o quasi) ci possiamo riconoscere. Chi vuol organizzare lecitamente altri eventi collaterali può farlo, ma in altro momento o in altro luogo.
Ma queste cose l’ANPI le sa? Certo che le sa, immaginiamo noi, ma il gioco è proprio sull’ambiguità di fondo. L’obiettivo dell’ANPI – da quel che sembra – non è essere una parte che organizza la sua manifestazione, ma diventare semmai il punto di riferimento che si appropria della memoria collettiva e la riscrive a suo piacimento. L’ANPI si vede come la “proprietaria” del 25 aprile, utilizzando da un lato il traino dell’evento ufficiale e dall’altro scippando le tradizioni alle associazioni combattentistiche e d’arma che hanno da sempre conservato la memoria della guerra di liberazione.
E il Sindaco che fa? E’ apparso equilibrato nel suo discorso in piazza, ma proprio nell’ANPI ha tanti colleghi oltre che buona parte delle truppe cammellate che colonizzano ogni associazione e ogni tanto ne fondano una nuova: che poteva fare Corrado? Ha chinato il capo anche questa volta, ha lasciato fare e si è prestato al gioco non senza compiacimento.
Nel silenzio del Centrodestra che assiste a fatti e misfatti e non pronuncia parola, a noi sono rimasti negli occhi gli sguardi che passavano di terziglia in terziglia fra militari ed ex militari: “Abbiamo capito tutto… e adesso che facciamo?”.

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Storia di Di Candido Salvatore, il sarto confinato per propaganda antifascista  https://ilquartopotere.it/storie/storia-di-di-candido-salvatore-il-sarto-confinato-per-propaganda-antifascista/ https://ilquartopotere.it/storie/storia-di-di-candido-salvatore-il-sarto-confinato-per-propaganda-antifascista/#respond Mon, 22 Apr 2024 07:36:59 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=31345 Da una ricerca storica presso l’Archivio di Stato di Bari a cura di Vincenzo Catalano e Giovanni Capurso Nella prima metà del Novecento le botteghe dei sartierano certamente punti di ritrovo dove poter conversare e leggere comodamente: farsi confezionare un vestito dal sarto era un segno di benessere ed agiatezza. Le sartorie erano frequentate spesso […]

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Da una ricerca storica presso l’Archivio di Stato di Bari a cura di Vincenzo Catalano e Giovanni Capurso

Nella prima metà del Novecento le botteghe dei sartierano certamente punti di ritrovo dove poter conversare e leggere comodamente: farsi confezionare un vestito dal sarto era un segno di benessere ed agiatezza.

Le sartorie erano frequentate spesso da persone che, oltre ad avere disponibilità economiche per farsi un vestito su misura, erano mediamente istruite o poco sopra la media. Era proprio in luoghi come questi che non di rado durante il regime fascista circolavano i giornali clandestini. La diffusione di questa stampa aumentò soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Dalle nostre ricerche non a caso apprendiamo che durante il Ventennio tra gli schedati e confinati tanti erano i lavoratori di questo antico e nobile mestiere (a tal proposito segnaliamo il bel volume di Maria Schirone, L’elegante Sovversivo, edito da Radici Future, 2023).

Ciò accadde anche nella nostra Corato. Il protagonista della storia in cui ci siamo imbattuti è un certo Di Candido Salvatore, di mestiere appunto sarto, con sei figli a carico e di “idee socialiste”. Abitava in via Moschetti 3, una stradina anonima in pieno centrotutt’oggi con la stessa intitolazione. Nel salottino del suo locale, frugando nel posto giusto, non era difficile trovare e sfogliare giornali come “L’Avanti!” o altri periodici clandestini.

Tra il 1940 e il 1941 la guerra stava andando male, anzi malissimo. Il tentativo di invasione della Grecia era un disastro. La censura s’intensificò. Divennero scarse le cosiddette “veline” sull’andamento del combattimento, perché sulle notizie militari e sulle corrispondenze di guerra venne imposto un doppio vaglio censorio. Così i corrispondenti di guerra erano costretti a descrivere più le impressioni che i fatti. Eppure molti coratini avevano tra i loro figli soldati al fronte. Volevano sapere. In tanti sapevano dove recuperare le notizie sull’andamento della guerra. Presso la sartoria Di Candido iniziò unostrano via vai. Tra coloro che la frequentavano c’erano un ex assessore socialista e degli ex confinati. Insomma, la sartoria non doveva proprio passare inosservata.

E poi la fame aumentò. Il cibo già scarseggiava. L’ingresso in guerra dell’Italia non fece che aggravare la stanchezza e il malessere che serpeggiavano da anni nella popolazione, tramutati ormai in disperazione. Il Questore riportò, infatti, che migliaia di contadini scesero in piazza per protestare ritrovandosi a ridosso “dell’antica camera del lavoro” e “per il loro rossismo avevano fatto intervenire le autoblindo”.  

Per incoraggiare la folla, qualche tempo prima i “caporione” avevano persino scritto il testo di una canzone di cui il Questore riporta la prima strofa:

“A Taranto c’è la sposa

A Brindisi lo sposo

A Monopoli il compare

ari la comare”

Nell’estate 1941 le forze dell’ordine entrarono nel locale del sarto e trovarono i giornali e alcune persone in sua compagnia. Alcuni frequentatori abituali del locale vennero prelevati dalle loro case. L’8 agosto 1941 Di Candido venne interrogato e fu assegnato al confino “per aver svolto subdola e tenace azione disfattista e antifascista”. Nel verbale della Legione dei Carabinieri Reali di Bari sono riportati i nomi di coloro che frequentavano abitualmente la sartoria “che provengono dalle file socialiste”: Loiacono Alfredo, Mancini Antonio, Strippoli Luigi e Ardito Cataldo. Tutti coratini antifascisti e schedati.

Al coraggioso sarto fu assegnato il confino a Lucito, località sperduta nella provincia di Campobasso, assieme ad altri coratini. L’esperienza durerà fino al 5 dicembre 1941 quando verrà rimpatriato a Bari e quindi a Corato.

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A Palazzo di Città una mostra su Giacomo Matteotti in occasione del Centenario della sua morte https://ilquartopotere.it/appuntamenti/a-palazzo-di-citta-una-mostra-su-giacomo-matteotti-in-occasione-del-centenario-della-sua-morte/ https://ilquartopotere.it/appuntamenti/a-palazzo-di-citta-una-mostra-su-giacomo-matteotti-in-occasione-del-centenario-della-sua-morte/#respond Sun, 21 Apr 2024 04:00:12 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=31314 In vista della Festa della Liberazione e in occasione del Centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, nel chiostro del Comune di Corato verrà allestita una mostra documentaria che mette a confronto i due martiri del fascismo, Giacomo Matteotti e Giuseppe Di Vagno. L‘esposizione, che si svolgerà dal 22 aprile al 6 maggio negli orari di apertura […]

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In vista della Festa della Liberazione e in occasione del Centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, nel chiostro del Comune di Corato verrà allestita una mostra documentaria che mette a confronto i due martiri del fascismo, Giacomo Matteotti e Giuseppe Di Vagno.

L‘esposizione, che si svolgerà dal 22 aprile al 6 maggio negli orari di apertura degli uffici comunali, è organizzata dalla sezione ANPI di Corato in collaborazione con la Fondazione “Giuseppe Di Vagno(1889-1921)” e con il patrocinio del Comune di Corato. Finalità della mostra è la rievocazione delle prime vittime del fascismo: i deputati socialisti Giuseppe Di Vagno e Giacomo Matteotti, assassinati rispettivamente nel ‘21 e nel ‘24.

Di Vagno e Matteotti, che storicamente si ricollegano con vincolo indissolubile dalla lotta antifascista clandestina alla Resistenza nel biennio 1943-44, non si prestano alle contrapposizioni della politica o ad operazioni revisionistiche, ma sono stati consegnati alla storia come difensori della libertà contro ogni forma d’oppressione e di violenza.

L’inaugurazione, che avrà luogo il 23 aprile alle ore 19,30 sempre nel chiostro del Palazzo di Città, prevede i saluti di Corrado De Benedittis (sindaco di Corato) e Marina Mastromauro (presidente ANPI Corato “Maria Diaferia”) e gli interventi di Daniela Mazzucca (presidente Fondazione Di Vagno 1889-1921), Pasquale Martino (presidente dell’ANPI provinciale BARI) e Giovanni Capurso (storico e Vice presidente dell’ANPI Corato).  

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Corrado e i fatti seri  https://ilquartopotere.it/news/politica/corrado-e-i-fatti-seri/ https://ilquartopotere.it/news/politica/corrado-e-i-fatti-seri/#respond Sun, 17 Mar 2024 05:00:50 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=30777 Le mille polemiche spicciole che deflagrano un giorno dopo l’altro fanno il gioco dell’Amministrazione e sembra quasi che il Sindaco e il suo entourage cerchino il confronto e provochino in continuazione alzando costantemente l’asticella. Ne è stato un esempio involontario il famoso “Stai zitta!” (lo specchietto per le allodole) che ha messo in secondo piano […]

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Le mille polemiche spicciole che deflagrano un giorno dopo l’altro fanno il gioco dell’Amministrazione e sembra quasi che il Sindaco e il suo entourage cerchino il confronto e provochino in continuazione alzando costantemente l’asticella. Ne è stato un esempio involontario il famoso “Stai zitta!” (lo specchietto per le allodole) che ha messo in secondo piano l’ego-extramurale (il fatto serio), vicenda in cui il povero Giulio D’Imperio ha fatto le spese ma mediante la quale il Sindaco ha lucrato una settimana di tranquillità, ha spostato l’attenzione, ha radicalizzato ancor di più il suo ristretto elettorato e ha serrato i ranghi.

Un altro esempio? Il video promozionale presentato a Trieste in occasione della Fiera “Olio Capitale”: il video nel raccontare in modo un po’ stucchevole il nostro territorio e le sue eccellenze riesce anche a dare un chiaro segnale politico con alcuni frame dedicati a Mario Capanna (leader del movimento del sessantotto), personaggio che con Corato ha poco a che fare e ancor meno con l’olio di oliva. Perché Capanna? Si tratta di un altro specchietto per le allodole che sposta l’attenzione dal problema reale (“La partecipazione alla Fiera di Trieste a spese della collettività è utile? Il video è efficace e idoneo per rappresentare la nostra realtà produttiva?”) ad uno pseudo problema (“Che c’entra Capanna?”), lanciando un chiaro segnale ai guardiani della rivoluzione. Chiunque tenti di fare notare anche tecnicamente che il video poteva essere fatto con meno e meglio o anche che l’Amministrazione deve dimostrare – dati alla mano – la bontà delle sue scelte, ecco che trova schierati i “tre di bastoni” che ne fanno una questione di parte: “se c’è Capanna allora è sicuramente roba buona”. Corrado in tutto questo ci sguazza, inanella un altro giorno, dà corpo alle sue famose “lotte” e si tiene buoni i suoi pasdaran che lo salutano alla voce.
Ma qual è il fatto serio cui tutti dovremmo porre la massima attenzione? Dalle cronache emerge con chiarezza che il futuro della nostra comunità non è immune da rischi in un territorio che è stretto da Nord da una criminalità che si muove spavalda e sembra non incontrare ostacoli e da Sud da una realtà politico amministrativa in cui la mafia si è infiltrata riuscendo a condizionare pezzi delle istituzioni. Sbaglieremmo nel considerare questi fenomeni come locali o periferici: l’intera Puglia – come altre Regioni del Sud e del Nord Italia – è in una situazione di chiara difficoltà. Possiamo pensare al “Sistema Trani” come un fatto locale se lo stesso Procuratore della Repubblica – Carlo Maria Capristo – ha ricoperto l’identico ruolo a Taranto? Lo stesso Procuratore Laudati di cui in questi giorni si parla nelle cronache nazionali a riguardo dello scandalo del “dossieraggio” di politici e uomini d’affari non è stato forse Procuratore a Bari? Su questi e tanti altri casi la Giustizia si esprimerà con chiarezza e, nel caso in cui dovessero essere accertate ulteriori responsabilità, considereremo l’accaduto come un fatto puntuale o circoscritto oppure dovremo ritenere questo un “sistema” che da più punti e in più modi ha condizionato la vita politica, economica e civile della nostra Regione?
Le intercettazioni tra politici regionali, imprenditori, malavitosi, dirigenti, professori universitari… date in pasto alla stampa in questi giorni stanno scoperchiando il vaso di Pandora, dimostrando come sia fitta la trama di interessi e connivenze che stritola chi non è nel gioco e porta avanti gli affiliati. Come spieghiamo tutto questo alle decine di migliaia di giovani che negli ultimi anni hanno abbandonato la nostra terra? Cosa diciamo a chi non ha più la forza di tenere aperta la sua attività e deve rinunciare ai suoi sogni, adattandosi al lavoro salariato anche in una di quelle attività del settore turistico o della ristorazione che nelle mani della mafia fungono da “lavatrici” del denaro sporco?
Sembrerebbe che queste preoccupazioni siano lontane dalla olimpica tranquillità dei nostri Amministratori i quali al contrario fanno uso di un succedaneo della morfina per anestetizzare la percezione del reale: l’antifascismo militante, afflitti come sono da un pericolo inesistente o che è, nel caso in cui esista, assolutamente residuale rispetto ai mali reali (i fatti seri) che devastano la nostra terra. Da qui l’ampio spazio dato ad una meritoria associazione che un giorno sì e l’altro pure ci avverte del pericolo che ci sovrasta, il fascismo, acconciandosi alla parte di colui che segnala la presenza di un un’unghia (forse) incarnita al condannato che sta salendo il patibolo.
Noi non abbiamo vissuto il fascismo però siamo affezionati alla definizione che del fascista diede un intellettuale iscritto al PCI, Leonardo Sciascia: “Ma non c’è niente da fare, è un fascista. Uno che arriva a trovarsi una piccola magari scomoda nicchia nel potere, e da quella nicchia ecco che comincia a distinguere l’interesse dello Stato da quello del cittadino, il diritto del suo elettore da quello del suo avversario, la convenienza dalla giustizia…” (A ciascuno il suo, Einaudi, Torino, 1966).
Se dunque l’antifascismo a favor di selfie è uno specchietto per le allodole, un modo di rinverdire il mito della “lotta” senza che di fronte vi sia un avversario, lasciamo all’intelligenza del lettore l’identificazione dei perfetti fascisti di casa nostra secondo la definizione che ne diede Sciascia con un avvertimento: coloro che giunti ad occupare una piccola nicchia nel potere hanno dato prova di fare una distinzione netta fra i diritti dei propri simpatizzanti e quelli degli avversari, negando a tutti il dialogo e il confronto, non dovranno più essere votati.

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Corrado in camicia nera https://ilquartopotere.it/news/politica/corrado-in-camicia-nera/ https://ilquartopotere.it/news/politica/corrado-in-camicia-nera/#respond Sun, 09 Jul 2023 05:16:35 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=26806 Mussolini nella sua ultima intervista al giornalista Ivanoe Fossani – siamo a marzo del 1945 – pronunciò una frase che ha un fondo di verità: “Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani”. Benito, da giornalista che aveva il suo genio nella propaganda, intendeva anche dire che la ritualità del fascismo, il […]

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Mussolini nella sua ultima intervista al giornalista Ivanoe Fossani – siamo a marzo del 1945 – pronunciò una frase che ha un fondo di verità: “Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli italiani”. Benito, da giornalista che aveva il suo genio nella propaganda, intendeva anche dire che la ritualità del fascismo, il suo modo di apparire e il suo modo di colpire l’immaginario collettivo erano esattamente sulla stessa lunghezza d’onda dell’Italiano medio e tali da poter essere applicati per gli stessi scopi anche al variare del messaggio. In sostanza, il fascismo termina come regime nel 1945, ma quella retorica, quella gestualità, quel modo di articolare frasi ad effetto e concepire riti collettivi rimbomba ancora oggi e viene utilizzato anche inconsciamente dai rappresentanti politici più disparati.

Su questa linea si pone in un certo senso anche Umberto Eco quando parla di “Ur-Fascismo” (o “fascismo eterno”), distillando dal fascismo storico alcuni archetipi che possiamo trovare invariati anche nel dibattito politico attuale. A differenza di Eco, però, noi siamo attratti anche dalla forma con cui viene “incartato” il messaggio e non possiamo tralasciare la lezione di Gabriele D’Annunzio, precursore per certi versi di Mussolini, che fu abilissimo nel coniare frasi ad effetto, modi di dire, nomi e soprannomi, slogan pubblicitari e molta della ritualità che è poi trasmigrata nel ventennio.
Assistendo al Consiglio Comunale di ieri – 7 luglio 2023 – abbiamo avuto l’ennesima conferma. Quando si arriva alle corte Corrado sbotta e cambia completamente tono di voce. La sua cadenza diventa perentoria e ricorda molto da vicino il ritmo dei discorsi dal balcone. Ne ha avuto sentore Ignazio Salerno di Direzione Corato che è intervenuto dicendo: “Sindaco… vuole intimorire i Consiglieri…?” Lo stesso incipit del discorso con il profluvio di saluti a “Consiglieri, Assessori, Revisori, Presidente del Consiglio, cittadini e cittadine in sala e a casa…” ricorda molto da vicino il “Combattenti di terra, di mare e dell’aria, camicie nere della rivoluzione e delle legioni, uomini e donne d’Italia, dell’impero e del regno di Albania…” del giugno del 1940. La ritualità del modo di dire che abbiamo osservato sia nella rivoluzione fascista di Mussolini che nella rivoluzione gentile di De Benedittis fu colta argutamente dal principe De Curtis che ogni qualvolta entrava nelle vesti di Totò in un ambiente chiuso, casa o vagone ferroviario che fosse, ripeteva tutta la sfilza di appellativi della gente che chiamava a raccolta: “Autisti, fuochisti, macchinisti, scambisti, lampisti, gente di fatica…” – la tragedia si volge sempre in farsa.
Ogni rivoluzione a ben guardare si fonda sempre su una marcia. Ne dà notizia sul suo profilo Facebook il più fido dei fidi, l’encomiabile Giuseppe Quercia, quando racconta della marcia su Perugia (marcia della pace e della fraternità) cui ha partecipato anni addietro con l’attuale Sindaco – “Fu una mobilitazione senza precedenti dalla Puglia ed avemmo ragione” – e di cui il Sindaco dà notizia ogni anno invitando tutti alla partecipazione.
Ai marcisti si aggiungono i moderni “sansepolcristi” (sansepolcristi erano detti coloro che potevano vantare un’adesione al partito fascista già in occasione dell’adunata di Piazza San Sepolcro a Milano nel 1919): fra gli Assessori alcuni possono vantare questo titolo così come tanti fra i simpatizzanti ricordano i comuni trascorsi con Corrado in quella o questa associazione a suggellare un’appartenenza che è antecedente alla presa del potere.
L’aver partecipato alla marcia e l’essere stato a capo di un’associazione o di una lista nell’orbita di Corrado dà poi diritto ad ulteriori onorificenze, ben più concrete della “sciarpa littorio” di mussoliniana memoria, e delle quali abbiamo tangibile traccia consultando l’albo pretorio del Comune.
E’ un modo di procedere questo tipicamente italiano, molto diverso ad esempio da quanto avveniva in Russia durante il regime sovietico, in cui si tende a formare una nuova élite basandosi su un percorso comune fatto di eventi collettivi cui Caio ha partecipato e Tizio no. La rivoluzione gentile di De Benedittis, infatti, non ha la pretesa di essere per tutti, ma solo per i migliori tra noi e – così come avveniva durante il ventennio – non è obbligatorio aderire al movimento che rimane riservato ai prescelti, ma è vietatissimo mettere in dubbio l’autorità del capo o far circolare ipotesi tendenziose o disfattiste.
Di questo atteggiamento mentale, anch’esso tipicamente italiano, ne fanno le spese tutti i non allineati – compresa la nostra persona e il giornale da cui scriviamo – e a tal fine sono istruite squadre di moderni picchiatori che usano i social e non più il manganello e l’olio di ricino. Per fortuna la rivoluzione gentile è circoscritta a Corato e crediamo fortemente che qualcuno a Trani vorrà ascoltarci se intenderemo porre all’attenzione del magistrato alcuni scritti in cui ci accusano addirittura di essere mandatari di “accuse di stampo veramente mafioso”: anche questo gioco che mira a trasformare l’aggredito in aggressore non è un’invenzione recente.

 

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Festa della Liberazione: messaggio del Sindaco e programma https://ilquartopotere.it/ricorrenze/festa-della-liberazione-messaggio-del-sindaco-e-programma/ https://ilquartopotere.it/ricorrenze/festa-della-liberazione-messaggio-del-sindaco-e-programma/#respond Tue, 25 Apr 2023 04:54:22 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=25222 In occasione della Festa della Liberazione, il Sindaco e l’Amministrazione Comunale invitano la cittadinanza alla cerimonia commemorativa del 25 aprile che si svolgerà secondo il seguente programma: ore 10:00 raduno delle autorità, delle associazioni combattentistiche, d’arma  e dei partecipanti  presso  il  Chiostro  del  Palazzo di  Città;  ore 10:15  schieramento delle bandiere, labari e stendardi in Piazza […]

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In occasione della Festa della Liberazione, il Sindaco e l’Amministrazione Comunale invitano la cittadinanza alla cerimonia commemorativa del 25 aprile che si svolgerà secondo il seguente programma:

  • ore 10:00 raduno delle autorità, delle associazioni combattentistiche, d’arma  e dei partecipanti  presso  il  Chiostro  del  Palazzo di  Città;
  •  ore 10:15  schieramento delle bandiere, labari e stendardi in Piazza Matteotti;
  •  ore 10:30 deposizione corona di alloro al Milite Ignoto. Al termine corteo lungo Corso Cavour fino a raggiungere Piazza Vittorio Emanuele;
  •  ore 11:00  Piazza Vittorio Emanuele deposizione corona al Monumento dei Caduti.

Messaggio del Sindaco De Benedittis:

“Il 25 Aprile del 1945 l’Italia si liberava dal nazifascismo e chiudeva la sua partecipazione alla Seconda guerra mondiale.
Protagonista della lotta di liberazione fu la società italiana, attraverso le organizzazioni partigiane, che ebbero eterogenea matrice culturale: cattolica, liberale, socialista, comunista, oltre ai tanti militari che decisero, dopo il 1943, di combattere contro il vecchio alleato tedesco, divenuto invasore.
Il popolo italiano, nella riconquista della sua stessa libertà, volle rendersi protagonista. Donne, uomini e soprattutto giovani, con impegno gratuito e sacrificio grande, restituirono, a questa nostra Italia, la dignità perduta e salvarono le Istituzioni rifondandole, nel loro senso profondo.
La spinta propulsiva della Liberazione partigiana è custodita, forte e viva, nella Costituzione repubblicana, che, sempre, consegna alle generazioni presenti e future la grande lezione del 25 Aprile: è insieme, che si rinasce!”

 

 

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Felice Loiodice: la primula rossa di Grenoble https://ilquartopotere.it/storie/felice-loiodice-la-primula-rossa-di-grenoble/ https://ilquartopotere.it/storie/felice-loiodice-la-primula-rossa-di-grenoble/#respond Mon, 17 Apr 2023 06:40:02 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=25008 Di Giovanni Capurso e Vincenzo Catalano Chi fu il principale antifascista di Corato? Non abbiamo dubbi. Si tratta di Felice Loiodice, nato il 15 giungo 1898 (da non confondere con il Felice Loiodice partigiano, di cui era parente). Disertore della Grande Guerra, già nella sua città d’origine si distinse come “ardente” oppositore al fascismo, dimostrando […]

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Di Giovanni Capurso e Vincenzo Catalano

Chi fu il principale antifascista di Corato? Non abbiamo dubbi.
Si tratta di Felice Loiodice, nato il 15 giungo 1898 (da non confondere con il Felice Loiodice partigiano, di cui era parente).
Disertore della Grande Guerra, già nella sua città d’origine si distinse come “ardente” oppositore al fascismo, dimostrando verso di esso “particolare accanimento”; ma nel 1924, dopo l’omicidio Matteotti, ritenne opportuno “riparare in Francia”.
Una volta emigrato con regolare passaporto, divenne ben presto segretario politico della sezione socialista massimalista di Grenoble, venendo più volte riconfermato nell’incarico.
Numerosi documenti attestano che fu costantemente sorvegliato dalla polizia segreta: in una relazione del Ministero degli Interni si riporta che per la sua “specifica pericolosità”, il Loiodice andava inserito nelle “categorie degli attentatori o capaci di atti terroristici”; con una riservata governativa del 6 luglio 1930 si precisava che egli era vicino alle posizioni della corrente di Angelica Balabanoff; il 16 gennaio 1931 subì una perquisizione domiciliare nel corso della quale si rinvennero “documenti sovversivi”; in una missiva del Questore di Bari del 4 maggio 1933 era descritto come “elemento pericoloso per la sicurezza nazionale e per il Regime Fascista”.
Felice Loiodice fu anche in rapporti epistolari con gli antifascisti Oreste Mombello, originario di Biella emigrato anche lui in Francia, e Alberto Cupelli, emigrato a New York. Proprio da quest’ultimo venne incaricato di rappresentare la sezione socialista massimalista di Grenoble al Congresso socialista di Parigi del 19 e 20 luglio 1930.
Il Loiodice scrisse alcuni articoli sul giornale “Avanti!”, tra cui “Il fascismo e le naturalizzazioni” (21 aprile 1929), con lo pseudonimo “Fiordalise”. L’articolo citato, che riportiamo integralmente, è particolarmente interessante in quanto fa capire alcuni aspetti vessatori dell’emigrazione all’estero durante la dittatura:

“È un fenomeno generale in tutta la Francia quello che si verifica nell’Isère e specialmente a Grenoble per opera dei consoli fascisti, dei fasci e dei loro affiliati. Con la stampa, i discorsi, l’opuscolo: “Tu sei italiano e devi restare italiano” si fa una propaganda spietata contro le naturalizzazioni degli elementi italiani in Francia.
Noi, internazionalisti, non ci occupiamo per niente della cosa, ma ci piace mettere in rilievo come i fascisti, non stiano raccogliendo niente altro che i frutti che hanno seminato, citando alcuni casi:
– Un lavoratore fa domanda per far venire dall’Italia un fratello, il genitore, un parente prossimo: dopo aver speso per carta bollata, visti ecc., ed ottenuto il parere favorevole dell’autorità francese, si vede respingere l’istanza, oppure l’istanza è presa dal console e passata agli archivi.
– Un cittadino italiano chiede la rinnovazione del passaporto, siccome è avversario del Regime, gli si risponde: “Visto sfavorevole, trattandosi di persona immorale”. Oppure gli si dà il passaporto valido solo per l’Italia e, giunto alla frontiera, il cittadino è arrestato. E fortunato, si accontentano di non farlo più ritornare.
I consoli credono così – ed in parte ci riescono in principio – di costringere gli emigrati ad iscriversi alle associazioni coatte (fasci, dopolavoro, ecc.) pur di poter avere le carte di cui hanno bisogno. Ma, naturalmente, appena hanno la possibilità di sfuggire alla persecuzione fascista che ha i suoi tentacoli anche all’estero, questi poveri italiani ne approfittano. E chiedono in massa di essere naturalizzati francesi”. 

I contatti con la sua città d’origine e la sua famiglia non furono mai interrotti e per tutto il Ventennio continuò la sua attività di propaganda antifascista come collettore dell’“Avanti!”. Per le sue posizioni politiche subì diverse umiliazioni e numerose vessazioni. Per esempio, il fratello Salvatore, anche lui antifascista emigrato a Grenoble e poi a Torino, interrogato in questura, forse per non subire guai giudiziari, dichiarò: “Con la sua indegna condotta politica è la rovina e il disonore di tutta la famiglia”.
Invece dal coratino Giuseppe Sisto, spia consolare, il Loiodice venne accusato di minacce assieme ad altri “sovversivi”.
In un trafiletto dell’“Avanti!” venne riportato:

“Si tratta della carogna, peso massimo, Sisto, proprietario di una epicerie (gli operai non lo scordano) e che lavora nelle officine Bouchyer.
Sulla Piazza Victor Hugo si sta procedendo a dei lavori di pavimentazione e vi sono impiegati alcuni manovali italiani.
Sabato si stava scaricando un carro di sabbia, la circolazione tranviaria era momentaneamente sospesa, una vettura dovette fermarsi, il manovratore suonava la campana affinché gli fosse lasciato libero il passaggio; uno degli operai disse scherzando rivolto al manovratore “Non c’è mica Mussolini sul tram, può attendere”.
Sulla piattaforma della vettura c’era il famigerato Sisto, spia del Console e allorché la vettura passò vicino ai pavimentatori sputò in direzione di uno di essi ch’ebbe a subire l’altr’anno una falsa denunzia del furioso messere.
Questi reagì subito correndo dietro al tram ed apostrofando il Sisto come meritava ed invitandolo a scendere ciò che il coraggiosissimo vigliacco si guardò bene dal fare.
Badate, Sisto, è ora di finirla, ricordatevi che parecchi dei vostri luridi soci hanno già avuto ciò che si meritavano e non mancherà l’occasione per darvi il vostro conto.
Meglio sarebbe che il signor Sisto tornasse nel paese del suo brigante”. 

Nel marzo 1930, al Congresso del PSI di Grenoble, si annunciò la scissione tra il gruppo “fusionista”, favorevole all’unificazione con il PSULI, e gli “antifusionisti” di Angelica Balabanoff. Felice Loiodice, in rappresentanza della sezione locale, fece gli onori di casa con un discorso inaugurale.

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