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Felice Loiodice: la primula rossa di Grenoble

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Di Giovanni Capurso e Vincenzo Catalano

Chi fu il principale antifascista di Corato? Non abbiamo dubbi.
Si tratta di Felice Loiodice, nato il 15 giungo 1898 (da non confondere con il Felice Loiodice partigiano, di cui era parente).
Disertore della Grande Guerra, già nella sua città d’origine si distinse come “ardente” oppositore al fascismo, dimostrando verso di esso “particolare accanimento”; ma nel 1924, dopo l’omicidio Matteotti, ritenne opportuno “riparare in Francia”.
Una volta emigrato con regolare passaporto, divenne ben presto segretario politico della sezione socialista massimalista di Grenoble, venendo più volte riconfermato nell’incarico.
Numerosi documenti attestano che fu costantemente sorvegliato dalla polizia segreta: in una relazione del Ministero degli Interni si riporta che per la sua “specifica pericolosità”, il Loiodice andava inserito nelle “categorie degli attentatori o capaci di atti terroristici”; con una riservata governativa del 6 luglio 1930 si precisava che egli era vicino alle posizioni della corrente di Angelica Balabanoff; il 16 gennaio 1931 subì una perquisizione domiciliare nel corso della quale si rinvennero “documenti sovversivi”; in una missiva del Questore di Bari del 4 maggio 1933 era descritto come “elemento pericoloso per la sicurezza nazionale e per il Regime Fascista”.
Felice Loiodice fu anche in rapporti epistolari con gli antifascisti Oreste Mombello, originario di Biella emigrato anche lui in Francia, e Alberto Cupelli, emigrato a New York. Proprio da quest’ultimo venne incaricato di rappresentare la sezione socialista massimalista di Grenoble al Congresso socialista di Parigi del 19 e 20 luglio 1930.
Il Loiodice scrisse alcuni articoli sul giornale “Avanti!”, tra cui “Il fascismo e le naturalizzazioni” (21 aprile 1929), con lo pseudonimo “Fiordalise”. L’articolo citato, che riportiamo integralmente, è particolarmente interessante in quanto fa capire alcuni aspetti vessatori dell’emigrazione all’estero durante la dittatura:

“È un fenomeno generale in tutta la Francia quello che si verifica nell’Isère e specialmente a Grenoble per opera dei consoli fascisti, dei fasci e dei loro affiliati. Con la stampa, i discorsi, l’opuscolo: “Tu sei italiano e devi restare italiano” si fa una propaganda spietata contro le naturalizzazioni degli elementi italiani in Francia.
Noi, internazionalisti, non ci occupiamo per niente della cosa, ma ci piace mettere in rilievo come i fascisti, non stiano raccogliendo niente altro che i frutti che hanno seminato, citando alcuni casi:
– Un lavoratore fa domanda per far venire dall’Italia un fratello, il genitore, un parente prossimo: dopo aver speso per carta bollata, visti ecc., ed ottenuto il parere favorevole dell’autorità francese, si vede respingere l’istanza, oppure l’istanza è presa dal console e passata agli archivi.
– Un cittadino italiano chiede la rinnovazione del passaporto, siccome è avversario del Regime, gli si risponde: “Visto sfavorevole, trattandosi di persona immorale”. Oppure gli si dà il passaporto valido solo per l’Italia e, giunto alla frontiera, il cittadino è arrestato. E fortunato, si accontentano di non farlo più ritornare.
I consoli credono così – ed in parte ci riescono in principio – di costringere gli emigrati ad iscriversi alle associazioni coatte (fasci, dopolavoro, ecc.) pur di poter avere le carte di cui hanno bisogno. Ma, naturalmente, appena hanno la possibilità di sfuggire alla persecuzione fascista che ha i suoi tentacoli anche all’estero, questi poveri italiani ne approfittano. E chiedono in massa di essere naturalizzati francesi”. 

I contatti con la sua città d’origine e la sua famiglia non furono mai interrotti e per tutto il Ventennio continuò la sua attività di propaganda antifascista come collettore dell’“Avanti!”. Per le sue posizioni politiche subì diverse umiliazioni e numerose vessazioni. Per esempio, il fratello Salvatore, anche lui antifascista emigrato a Grenoble e poi a Torino, interrogato in questura, forse per non subire guai giudiziari, dichiarò: “Con la sua indegna condotta politica è la rovina e il disonore di tutta la famiglia”.
Invece dal coratino Giuseppe Sisto, spia consolare, il Loiodice venne accusato di minacce assieme ad altri “sovversivi”.
In un trafiletto dell’“Avanti!” venne riportato:

“Si tratta della carogna, peso massimo, Sisto, proprietario di una epicerie (gli operai non lo scordano) e che lavora nelle officine Bouchyer.
Sulla Piazza Victor Hugo si sta procedendo a dei lavori di pavimentazione e vi sono impiegati alcuni manovali italiani.
Sabato si stava scaricando un carro di sabbia, la circolazione tranviaria era momentaneamente sospesa, una vettura dovette fermarsi, il manovratore suonava la campana affinché gli fosse lasciato libero il passaggio; uno degli operai disse scherzando rivolto al manovratore “Non c’è mica Mussolini sul tram, può attendere”.
Sulla piattaforma della vettura c’era il famigerato Sisto, spia del Console e allorché la vettura passò vicino ai pavimentatori sputò in direzione di uno di essi ch’ebbe a subire l’altr’anno una falsa denunzia del furioso messere.
Questi reagì subito correndo dietro al tram ed apostrofando il Sisto come meritava ed invitandolo a scendere ciò che il coraggiosissimo vigliacco si guardò bene dal fare.
Badate, Sisto, è ora di finirla, ricordatevi che parecchi dei vostri luridi soci hanno già avuto ciò che si meritavano e non mancherà l’occasione per darvi il vostro conto.
Meglio sarebbe che il signor Sisto tornasse nel paese del suo brigante”. 

Nel marzo 1930, al Congresso del PSI di Grenoble, si annunciò la scissione tra il gruppo “fusionista”, favorevole all’unificazione con il PSULI, e gli “antifusionisti” di Angelica Balabanoff. Felice Loiodice, in rappresentanza della sezione locale, fece gli onori di casa con un discorso inaugurale.

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