liceo classico Corato Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/liceo-classico-corato/ Le notizie sotto un'altra luce Fri, 08 May 2020 18:16:28 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png liceo classico Corato Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/liceo-classico-corato/ 32 32 VIDEO Un’iniziativa “partita dal cuore” perché il diritto all’istruzione è per tutti – Donati tablet dalla Granoro all’Oriani-Tandoi https://ilquartopotere.it/scuola/uniniziativa-partita-dal-cuore-perche-il-diritto-allistruzione-e-per-tutti-donati-tablet-dalla-granoro-alloriani-tandoi/ https://ilquartopotere.it/scuola/uniniziativa-partita-dal-cuore-perche-il-diritto-allistruzione-e-per-tutti-donati-tablet-dalla-granoro-alloriani-tandoi/#respond Fri, 08 May 2020 18:08:05 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=5542 Ancora un atto di vicinanza e sostegno al nostro territorio da parte della Granoro che questa mattina ha donato 40 tablet all’Istituto d’Istruzione Superiore “Oriani – Tandoi” che, sin dallo scorso marzo, ha attivato forme di didattica a distanza a seguito dell’emergenza coronavirus. Non è la prima volta che la Granoro va in soccorso al […]

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Ancora un atto di vicinanza e sostegno al nostro territorio da parte della Granoro che questa mattina ha donato 40 tablet all’Istituto d’Istruzione Superiore “Oriani – Tandoi” che, sin dallo scorso marzo, ha attivato forme di didattica a distanza a seguito dell’emergenza coronavirus.

Non è la prima volta che la Granoro va in soccorso al mondo della scuola così come a quello della sanità a cui ha già donato dispositivi medici – la sanità e la scuola che sono due realtà fondamentali nella comunità sociale e civile e che spesso, purtroppo, vengono abbandonate, fortunatamente, trovano risposte in gesti concreti come quelli della dott.ssa Marina Mastromauro che con la sua azienda è  sempre molto sensibile e attenta ai giovani – spiega la preside prof.ssa Angela Adduci con la voce interrotta dalla commozione.

I dispositivi donati saranno utili come supporto necessario a garantire il diritto all’istruzione anche a chi è svantaggiato perché questa emergenza sanitaria, che ha colpito tutti profondamente, ha accentuato il divario sociale in svariati ambiti e la didattica a distanza ha accentuato la differenziazione tra chi è più fortunato e chi lo è di meno  – penso sia quasi un dovere per chi ha di più, pensare a chi è in difficoltà ma non solo in questo momento di emergenza, in cui tutto si vive con più enfasi e sensibilità; probabilmente in questi anni avevamo un po’ dimenticato che esistono i deboli, i bisognosi, che esiste tutta una realtà che andrebbe accudita e coccolata dallo Stato su cui mi auguro ponga maggiore attenzione – riferisce la dott.ssa Marina Mastromauro.

Un’iniziativa come sempre “partita dal cuore” che conferma la generosità della famiglia Mastromauro.

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Liceo Classico “A. Oriani” – Le vie per la parità di genere si aprono anche attraverso lo sport. https://ilquartopotere.it/scuola/liceo-classico-a-oriani-le-vie-per-la-parita-di-genere-si-aprono-anche-attraverso-lo-sport/ https://ilquartopotere.it/scuola/liceo-classico-a-oriani-le-vie-per-la-parita-di-genere-si-aprono-anche-attraverso-lo-sport/#respond Fri, 20 Dec 2019 06:13:46 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=3356 A cura di  Chiara Falco e Gianluca Ciprelli Ne è dimostrazione un progetto PON svoltosi presso il Liceo Classico “A. Oriani” di Corato. Vi hanno preso parte alcune studentesse del liceo, dando applicazione pratica all’impegno di difesa e tutela che da sempre il liceo si assume sul versante dei diritti umani e in particolar modo […]

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A cura di  Chiara Falco e Gianluca Ciprelli

Ne è dimostrazione un progetto PON svoltosi presso il Liceo Classico “A. Oriani” di Corato.

Vi hanno preso parte alcune studentesse del liceo, dando applicazione pratica all’impegno di difesa e tutela che da sempre il liceo si assume sul versante dei diritti umani e in particolar modo della parità di genere.

Si è trattato di un’esperienza unica, che è riuscita a creare legami di amicizia tra gli studenti coinvolti e a dimostrare che l’uguaglianza tra uomini e donne si debba realizzare anche in ambito sportivo.

Questo lo scopo del progetto PON “Calcio in rosa” nell’ambito del quale due giocatrici di calcio a 5, Ricco Carmela e Tricarico Marilisa, entrambe associate all’ ASD Femminile Molfetta, hanno accettato la sfida di allenare un gruppo di studentesse di quarto e quinto ginnasio, molte delle quali inesperte di calcio.

Il corso si è tenuto in 10 lezioni di 3 ore ciascuna, lasso di tempo in cui si sono svolte oltre agli esercizi di riscaldamento e di allenamento vero e proprio, delle partite della durata di un’ora.

Gli allenamenti si sono rivelati particolarmente efficaci; ne è esito tangibile il notevole miglioramento delle ragazze coinvolte nelle partite, stimolate delle allenatrici a profondervi impegno e passione.

L’ultima lezione si è tenuta il 12 dicembre 2019, durante la quale è stata giocata una partita di calcio a 5 presso il campo da calcio messo a disposizione dalla parrocchia di San Gerardo.

Le giovani giocatrici rivolgono un sincero ringraziamento alle allenatrici, al tutor del progetto, prof. Patimo e al dirigente scolastico, prof.ssa Angela Adduci che ha dato loro la possibilità di dimostrare le loro competenze e soprattutto che il calcio non è solo prerogativa del sesso maschile.

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Dall’Oriani: NO all’omologazione – Le differenze stimolano le intelligenze https://ilquartopotere.it/cultura/dalloriani-no-allomologazione-le-differenze-stimolano-le-intelligenze/ https://ilquartopotere.it/cultura/dalloriani-no-allomologazione-le-differenze-stimolano-le-intelligenze/#respond Wed, 27 Nov 2019 07:46:19 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=2981 Di Emily Mazzilli “Il rapporto con i classici è importante per riflettere su ciò che siamo, su ciò che facciamo e sul perché studiamo queste lingue considerate morte”, afferma il professore Andrea D’Ercole, docente di Latino e Greco, aprendo così l’incontro svoltosi presso l’agorà Felice Tarantini del liceo classico “A. Oriani” in data 25 novembre […]

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Di Emily Mazzilli

“Il rapporto con i classici è importante per riflettere su ciò che siamo, su ciò che facciamo e sul perché studiamo queste lingue considerate morte”, afferma il professore Andrea D’Ercole, docente di Latino e Greco, aprendo così l’incontro svoltosi presso l’agorà Felice Tarantini del liceo classico “A. Oriani” in data 25 novembre 2019.

Questo il secondo incontro di un ciclo di conferenze proposto da docenti universitari che credono nella formazione di menti critiche.  Iniziativa volta a promuovere nuovi orizzonti e l’analisi di noi stessi e del mondo.

L’incontro è stato portato avanti dalla prof.ssa Tiziana Drago, docente di didattica greca presso l’Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari, che ha condiviso con i presenti le sue riflessioni su ciò che ci divide dagli antichi e su ciò che ci accomuna con essi.

Il mondo antico è depositario di valori nei quali si sono rispecchiate alcune epoche che, tuttavia, ne hanno colto quelli più affini alla propria sensibilità. .

“Di questo mondo abbiamo solo resti di un naufragio, una documentazione parziale ed esso presenta delle contraddizioni che però sono utili per capire e vedere le difficoltà.”

Come nel precedente incontro, si è discusso di Parresia, intesa dalla prof.ssa Drago come licenza di dire tutto apertamente.

“ la parresia è cosa che è propria della libertà della persona, ma il pericolo sta nella stessa valutazione del momento opportuno, il kairos.”, afferma la accademica citando un frammento di Democrito.

Di qui è partita la riflessione dell’importanza della parresia nella polis ateniese, considerata come diritto e dovere e morale del cittadino per salvare la città, e preclusa agli stranieri e alle donne. A ben vedere,  questa situazione non ci è tutt’ora estranea, a causa dell’esistenza ancora oggi di discriminazioni razziali o di sesso. Peraltro,  anche il problema che si poneva l’uomo antico nell’individuazione della forma di governo migliore tra vari modelli proposti, è ancora attuale e ci riguarda.

Il rapporto con il mondo antico si deve fondare sulla differenza? Deve essere familiare o nella sua obiettiva difficoltà?

Partendo da queste domande, la prof.ssa Drago ha anche analizzato quella che è la funzione della scuola e del classico in essa.

Il modello che solitamente viene proposto è quello di una scuola che deve adattarsi alle esigenze dei tempi, quasi come mimando la realtà esterna, dove l’insegnamento del classico risulta ornamentale e inutile. Ma è proprio grazie al classico che la scuola riesce a fornire un freno anticonformistico alle mode, introducendo anche le differenze che stimolano le intelligenze.  La scuola dovrebbe essere non uniformata alla realtà, ma dovrebbe offrire una lettura esterna a questa. Ci troviamo in un mondo in cui vi è una diffusa perdita della memoria collettiva e la scuola cerca un senso collettivo.

A conclusione del suo intervento, la prof.ssa Drago cita il poeta Franco Fortini, affermando che la scuola insegna la reversibilità delle differenze nello spazio e nel tempo.

Successivamente è stato lasciato spazio agli alunni per porre domande, interventi e creare un dibattito.

Per concludere l’incontro, il prof. Menduni, docente del liceo classico A. Oriani, rifacendosi a Socrate, “una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”, rivolge agli studenti l’augurio di non adeguarsi al mondo, di non essere passivi ma di essere ricchi di curiosità e pronti al cambiamento.

 

 

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LA PARRESÌA: DAI GRECI AD OGGI – Riconquistiamo storia e coscienza https://ilquartopotere.it/cultura/la-parresia-dai-greci-ad-oggi-riconquistiamo-storia-e-coscienza/ https://ilquartopotere.it/cultura/la-parresia-dai-greci-ad-oggi-riconquistiamo-storia-e-coscienza/#respond Tue, 19 Nov 2019 09:38:00 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=2808 Di Alessandra Quercia “La parresìa è una maniera di legarsi a sé stessi nell’enunciato della verità: una maniera di legarsi liberamente a sé stessi nella forma di un atto coraggioso” (Paul Michel Foucault) Si apre così l’incontro con il prof. Luigi Vavalà del liceo “F. De Sanctis” di Trani e con il prof. Piero Totaro […]

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Di Alessandra Quercia

“La parresìa è una maniera di legarsi a sé stessi nell’enunciato della verità: una maniera di legarsi liberamente a sé stessi nella forma di un atto coraggioso” (Paul Michel Foucault)

Si apre così l’incontro con il prof. Luigi Vavalà del liceo “F. De Sanctis” di Trani e con il prof. Piero Totaro docente di letteratura greca e storia del teatro greco presso l’Università degli Studi di Bari, tenutosi nell’agorà “Felice Tarantini” del Liceo Classico e delle Scienze Umane “A.Oriani” di Corato in data 18 novembre.

Dà avvio alla conferenza la Dirigente, prof.ssa Angela Adduci, che porge i suoi più sinceri saluti ai relatori e passa la parola al prof. Menduni, docente di Storia e Filosofia della scuola ospite, che spiega come l’iniziativa proposta dal prof. Vavalà sia finalizzata a connettere due epoche lontane: un passato apparentemente lontano e un presente troppo vicino.

Punto di partenza è l’analisi della definizione di Illuminismo, del filosofo Immanuel Kant, come uscita da uno stato di minorità finalizzato all’autodeterminazione. In sostanza, quello che fa Immanuel Kant è proprio una sorta di tentativo moderno di parresìa, termine che, come spiegherà il professor Piero Totaro, è una parola greca che significa “parlar chiaro, dire tutto in relazione a particolari ambiti”.

Ed è proprio a proposito di parresìa che Vavalà cita il filosofo francese Paul Michel Foucault il quale la definisce come una capacità di dire il vero contestuale con coraggio. Mentre nell’antica Grecia si rischiava la morte o l’esilio per aver espresso il proprio parere riguardo, ad esempio, al contesto politico, oggi non si riesce ad essere chiari e a esporre la verità a causa delle ritorsioni che pensiamo di poter subire da chi ci assoggetta. Oggi, afferma il prof. Vavalà, siamo soggetti a numerose violenze retoriche e a molti condizionamenti rappresentati anche dalla realtà digitale e dai social media. Per far fronte a ciò dobbiamo tornare a essere protagonisti della storia e costituirci una coscienza civile alzando lo sguardo nei confronti dei drammi, al fine di essere cittadini attivi.

Infine, ultimo appello ai giovani, il relatore afferma che dobbiamo raggiungere una tale padronanza della storia, oggi del tutto assente, da incidere sulle scelte di un Paese iniziando ad esprimere i nostri enunciati.

Nella seconda parte dell’incontro “la parresìa e la commedia attica antica” curata dal prof. Piero Totaro, il tema viene sviscerato nella sua accezione politica ma dal punto di vista della commedia greca antica. Infatti, il professore evidenzia come per la commedia, la parresìa in realtà fosse un momento di riso rituale, una “parentesi gioiosa” che potremmo paragonare alla odierna satira. La nostra realtà, mediaticamente orientata permette ad alcuni, se non a tutti, di considerare la satira come un equivalente della notorietà di conseguenza non come qualcosa di corrosivo e minaccioso.

Le conclusioni dell’incontro sono affidate al prof. Menduni il quale afferma che oggi proprio perché la verità è così straordinariamente esibita, risulta totalmente inefficace lasciandoci completamente indifferenti.

 

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Sempre più diffuso il consumo di droga tra i giovani “Mi  è bastata mezza pasticca di ecstasy tagliata col veleno per topi per diventare un’eterna paziente” https://ilquartopotere.it/news/sempre-piu-diffuso-il-consumo-di-droga-tra-i-giovani-mi-e-bastata-mezza-pasticca-di-ecstasy-tagliata-col-veleno-per-topi-per-diventare-uneterna-paziente/ https://ilquartopotere.it/news/sempre-piu-diffuso-il-consumo-di-droga-tra-i-giovani-mi-e-bastata-mezza-pasticca-di-ecstasy-tagliata-col-veleno-per-topi-per-diventare-uneterna-paziente/#respond Fri, 05 Apr 2019 16:20:41 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=1163 Di Renata La Serra Per quanto ampio sia il ventaglio di possibilità a disposizione nel corso di una vita, minima è la capacità di scegliere consapevolmente in relazione alle possibili conseguenze celate dietro ogni azione,  pronte a presentarsi con tracotanza e irriverenza. Sebbene si presuma che, accantonando situazioni estremamente delicate e d’emergenza, ad ogni individuo […]

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Di Renata La Serra

Per quanto ampio sia il ventaglio di possibilità a disposizione nel corso di una vita, minima è la capacità di scegliere consapevolmente in relazione alle possibili conseguenze celate dietro ogni azione,  pronte a presentarsi con tracotanza e irriverenza.

Sebbene si presuma che, accantonando situazioni estremamente delicate e d’emergenza, ad ogni individuo fin dalla nascita vengano trasmesse determinate informazioni capaci di forgiarne la personalità e condizionarne la crescita personale, talvolta bisogna tener conto della casualità e prevenirne l’ingannevole avanzata.

Il retaggio culturale assume un ruolo fondamentale, la famiglia e i disparati nuclei più o meno grandi che gravitano attorno all’adolescente hanno la responsabilità di sensibilizzare circa argomenti che spesso, invece, restano avvolti da oscurantismo e disinformazione correlati alla paura e dunque al negazionismo.

Uno di questi temi è l’utilizzo di sostanze stupefacenti.

A sollevare la questione è stata Giorgia Benusiglio, ospite presso il Cinema Alfieri per la proiezione del film autobiografico “La mia seconda volta”, e presso il Liceo Oriani in data 24 Marzo 2019.

Giorgia, al tempo stesso vittima e carnefice del trapianto di fegato avvenuto nel fiore dei suoi 17 anni, ribadisce ai ragazzi, di scuola in scuola, l’importanza di un passa-parola da parte di insegnati e studenti stessi affinché,  proprio a partire dalla scuola, venga abbattuto il muro del silenzio.

Doveroso sarebbe combattere l’impermeabilità della scuola dinanzi a temi quali droga, educazione sessuale, educazione all’ascolto di sé e degli altri al fine di una coesistenza sicura e piacevole all’interno della società.

Questo l’appello di Giorgia, questo l’appello di noi studenti; appello ormai virale accolto dalla Preside Adduci in collaborazione col Rotary Club di Corato.

Determinata, coincisa, quasi cinica nella sua fragile emotività, Giorgia racconta coraggiosamente la sua esperienza pregressa: la giovinezza, la voglia di compiere i primi passi verso la tanto agognata indipendenza.

L’entusiasmo travolgente delle prime esperienze, le amicizie precarie: tappe fisse dell’età in cui il proibizionismo fine a se stesso non può che rivelarsi nocivo.

Con le sue parole Giorgia arriva dritta al punto: “mi  è bastata mezza pasticca di ecstasy tagliata col veleno per topi per diventare un’ eterna paziente. Ancora pago il prezzo di una distrazione, uno svago momentaneo, tra l’altro il primo. Un errore madornale che mai avrei commesso se solo avessi saputo che con una sola pasticca si potesse rischiare la morte”.

Una pasticca, arma a doppio taglio, ha ingoiato per svagarsi e adesso, da dieci anni a questa parte, una pasticca deve ingurgitare quotidianamente, una pasticca con un bicchiere d’acqua non appena apre gli occhi la mattina, un gesto spontaneo, esattamente come respirare, con la sola differenza che Giorgia, dopo la fatidica serata deleteria e l’unica apparente settimana idilliaca cha ha seguito l’assunzione della droga, ha dovuto lottare per ogni singolo respiro, e mai indolore.

Lo sanno bene le sue costole, il suo fegato che con l’assunzione del farmaco si consuma lentamente.

Lo sa la sua speranza di vita che cresce ogni giorno, sì, ma insieme al timore di ogni minimo malore.

Lo sa la sua famiglia che l’ha sostenuta e supportata, lo sa suo padre che una volta ha detto: “pensiamo sempre che i figli dei <drogati> siano i figli degli altri, mai i nostri”.

Ma Giorgia ci insegna a sormontare gli stigmi e ci fa riflettere sul fatto che non sia necessario essere drogati per giocarsi la vita in un soffio.

La chiamavano “la droga dell’empatia” – che proviene da phatos e significa “emozionarsi”, spiega Giorgia – perché aiuta a diventare più socievoli, a relazionarsi con gli altri in maniera propositiva e a sentirsi nella propria ovattata “confort zone”, successivamente interrotta da un frequente  malessere improvviso.

Possiamo dunque notare una significativa dicotomia fra i primi effetti e gli ultimi effetti che caratterizzano il  POST-ASSUNZIONE.

La chiamavano “la droga dell’empatia”, nel 2019 rinominata “la droga killer”, il che non dovrebbe diffondere superficialità.

Spesso utilizzata come stupefacente di passaggio, perché a lungo andare gli effetti collaterali, prima latenti, iniziano a prevalere sulle agognate ore di gloria, quasi trampolino di lancio per un mondo il cui sorriso resta paralizzato.

Per fortuna a resistere è il sorriso di Giorgia che lotta per due assieme al ricordo della sua donatrice e nel nome di tutti i ragazzi che, come lei, hanno subito le conseguenze di una curiosità, vacua e, a differenza sua, non sono diventati superstiti bensì avvelenati.

 

 

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Il bisogno di rivoluzione da dietro i banchi https://ilquartopotere.it/scuola/il-bisogno-di-rivoluzione-da-dietro-i-banchi/ https://ilquartopotere.it/scuola/il-bisogno-di-rivoluzione-da-dietro-i-banchi/#respond Fri, 11 Jan 2019 18:46:29 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=565     I ragazzi di oggi sembra aver perso completamente la voglia di andare a scuola. Ma è colpa loro? Nel XXI secolo ci sono due fattori principali alla base dell’istruzione: il primo è l’economia e il secondo è di carattere culturale: “Come facciamo a trasmettere alla nuova generazione un senso di identità e il […]

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I ragazzi di oggi sembra aver perso completamente la voglia di andare a scuola. Ma è colpa loro? Nel XXI secolo ci sono due fattori principali alla base dell’istruzione: il primo è l’economia e il secondo è di carattere culturale: “Come facciamo a trasmettere alla nuova generazione un senso di identità e il nostro intero patrimonio, affinché la società cresca e vada avanti?” Il problema è che si procede schierando dietro dei banchi e imbottendo di nozioni studenti che non trovano motivazioni valide per andare a scuola. Perché questo? La scuola tende a classificare le persone in due tipi: l’accademico e il non accademico o l’intelligente e il non intelligente, premiando così solo alcune delle tanti doti che vanta l’essere umano, ossia il pensiero logico-matematico, tralasciandone altre come la creatività e le doti artistiche. Il punto è che il nostro sistema di istruzione è stato pensato per un’epoca diversa: la prima rivoluzione industriale. Prima del XVIII secolo non c’erano altre fonti di educazione (se non i Gesuiti) e pensarla obbligatoria e gratuita per tutti era stata un’idea rivoluzionaria. Fino alla fine del secolo scorso si andava a scuola perché si cresceva con l’idea di lavorare sodo, prendere una laurea e avere un buon lavoro assicurato. I ragazzi di oggi non credono più in questo (e come biasimarli?): avere una laurea non significa avere un lavoro assicurato e quindi che senso ha fare tutta questa fatica mettendo anche da parte molti piaceri adolescenziali? Nella nostra scuola si pretende che l’alunno entri “tabula rasa” ed esca “rimpinzato” di nozioni, ma in un’epoca come quella attuale, dove tutto è presente sul web, l’eccesso di informazioni non ha più senso. Non si può più insegnare ai ragazzi mediante lezioni prettamente frontali, costringendoli ad imparare passivamente. Per rivoluzionare il sistema di istruzione c’è bisogno di considerare il contesto storico, politico e sociale dell’epoca ma soprattutto bisognerebbe imparare a pensare diversamente riguardo l’uomo e le sue capacità, affinché vengano valorizzate tutte nel miglior dei modi. E no, non è affatto impossibile. La scuola è organizzata sul modello di un’industria: campane che suonano, spazi divisi per sesso (i bagni), esperti specializzati in materie differenti e gruppi di ragazzi suddivisi per età, come se fosse l’unica cosa a loro comune. Lo studente è una persona e come tale potrebbe essere più brava in alcune materie e meno in altre, lavorare meglio in gruppi più grandi o più piccoli, o perché no, anche da sola. Tutto questo va a suo sfavore, perché danneggia l’inventiva, la creatività e l’unicità del proprio modo di pensare ossia il “pensiero divergente”, che dovrebbe solo essere stimolato. Una delle conseguenze è il cosiddetto atto del “copiare”, che è stimato da tutti come controproducente. L’interconnessione delle idee, invece, non lo è affatto e si dovrebbe puntare proprio a quella. L’unico modo per raggiungere questo obbiettivo è il lavoro di squadra, il team work, in cui i singoli individui si trovano in un gruppo per il quale provano senso di appartenenza. L’identità di ognuno ne esce rafforzata e non allineata: si impara la materia e il metodo, come apprendere ma anche come insegnare, come aiutare e come lasciarsi aiutare. Infine bisognerebbe far sì che lo studente sviluppi amore per la conoscenza e non che viva l’esperienza dell’istruzione con indifferenza o peggio, con apatia.

Laddove non ci sia questo, il decadimento intellettuale è ad un passo.

ANGELICA FIORINI IV C

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