“La pallavolo è ciò che unisce magia e realtà” (Francesca Piccinini)
“Olio, petrolio, benzina e minerale, per battere la SAI, ci vuol la nazionale”!
Fu molto probabilmente il primo slogan coniato dal 1° mini gruppo di tifosi coratini (bambini, tra cui anch’io) oserei dire ad organizzazione naif, che terminata l’ora impaziente di catechismo nelle aule della scuola Cesare Battisti, si riversava nella mitica palestra, assiepandosi ai muri a ridosso delle linee di gioco, accanto a spettatori più adulti.
Certamente pur con la stessa maglia azzurra, la Sai Corato non era la nazionale, ma la prima vera squadra di volley coratina, frutto della geniale intraprendenza di alcuni giovani liceali, per i quali forse valeva anche più della stessa nazionale italiana.
Corrono i primi anni settanta, quando alcuni baldi studenti, si dilettano a giochicchiare con un artigianale pallone di volley, nel piazzale dell’ex Istituto d’Arte, ora professionale. Una rete di fortuna, campo tra il cemento e l’asfalto, che procurava escoriazioni a ginocchia e braccia, finché un giorno alcuni di loro, tra cui Luciano Rutigliano ed Emanuele Lenoci, fanno amicizia con Franco Violante, precursore del volley a Corato. Quest’ultimo gioca in serie B nella SIDA Bari e frequenta Corato per la futura moglie Mariella Tandoi.
“È il 74′, quando dopo 2 anni di continui allenamenti c/o l’istituto d’arte, ci viene un’idea” dice Luciano Rutigliano. “Perché non dare seguito a questa nostra grande passione”?
Si organizzano e fondano l’associazione Sai Corato, il cui Presidente è l’eterno condottiero Giulio Tandoi, zio acquisito di Violante.
“Giulio è persona elegante e disponibilissima, che non ci fa mancare nulla, mettendo sempre a disposizione auto e risorse, che non erano eccessive perché si andava avanti più per passione“, continua Luciano.
“Il primo passo è l’ottenimento della palestra del Cesare Battisti, concessa da una amministrazione sempre attenta alle nostre esigenze, che noi salvaguardavamo con molto senso di responsabilità”.
L’appuntamento presso la palestra, diventa un classico della domenica mattutina, un impianto che mentre ora sarebbe precario, per quei tempi è un fiore all’occhiello.
“Basti pensare, come ci ricorda Emanuele Lenoci, che abbiamo giocato contro L’Aquila Azzurra Trani nel piazzale antistante il tribunale o a Terlizzi sulle mattonelle della Piazza dell’Orologio, disputando sfide epiche, forse contro l’avversario di sempre“.
Prima tifoso della squadra è Mimì Zaza, custode della scuola, sempre disponibile oltre gli orari scolastici e organizzatore del tifo.
“Non sono però mancati episodi eclatanti – prosegue Luciano – perché durante una partita, si staccano completamente dal muro i tiranti della rete, partendo come elastici di una fionda, che per fortuna non trovano nessuno sulla traiettoria. La gara è sospesa e non trovando soluzioni perdiamo la partita a tavolino”.
La SAI, partita della terza divisione, alla prima esperienza si piazza a metà classifica. Ma sarà in continua escalation e come ci ricordano entrambi i due protagonisti, il salto di qualità si ha con l’arrivo del professore Isef Raffaele Tartaglione, giocatore di serie B nativo di Aversa, che sposando una andriese, si sposta in Puglia e fa beneficiare la Sai delle sue prestazioni, così come per Vito Sassanelli che giunge a Corato grazie all’amicizia con un suo collega delle Ferrovie dello Stato Matteo Piccarreta.
A questi uomini chiave si aggiungono: Franco Tarricone, Roberto Castro, Franco De Benedittis, Ugo Pados, Massimo Olivieri, Michele Quercia, Luciano D’Aprile, oltre Luciano Rutigliano, Emanuele Lenoci e Matteo Piccarreta.
I successi si susseguono uno dietro l’altro, dalla 3^ alla 1^ divisione, arrivando anche in Serie D, acquisendo il titolo di un’altro sodalizio.
Purtroppo questo sogno non dura molto.
Il Presidente Tandoi è costretto a lasciare, Violante, sposatosi e laureatosi con i massimi voti, rifiuta l’assunzione c/o un’importante banca, per diventare il n.2 al mondo, di una importante società americana. Tartaglione ottiene la cattedra e mette le radici pallavolistiche nella sua Andria, Emanuele e Luciano emigrano a Barletta, Trani e dintorni.
La leggendaria Sai si scioglie, ma è comunque la pietra miliare del volley a Corato, che continuerà negli anni a seguire.
Ma rimarrà nella storia, come quella squadra che portava con sé anche tanti tifosi in trasferta, come a Monopoli, dove la tribuna fu riempita solo da coratini e rappresenta soprattutto uno stile di sport che ora non c’è più, di valori che forse neanche la nazionale batterebbero più.