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Juvenia: volley bohémien alternativo

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La febbre del volley esplosa anche a Corato, dalla Sai alla Amatori volley, non è più di uno sport di nicchia, con quest’ultima società che spopola a Corato negli anni 80. Un sol team non basta più, perché sono in tanti che vogliono misurarsi nei vari campionati di volley. Peppino Ferrara, noto dipendente comunale, ci racconta che “con il rientro a Corato del prof Piero De Palma, molte coppie di amici si avvalsero di lui per fare attività fisica in una palestra scolastica. Ma la semplice attività non appagava più, volendo un salto di qualità e puntando proprio sul volley che molti di noi avevano praticato”.

E così nasce nel 1987 la Juvenia, che si pone come movimento alternativo all’Amatori volley, sia tecnicamente ma anche nell’accezione bohémien. I fondatori sono un gruppo di amici, l’unico dei quali, proprio Peppino Ferrara, non gioca ed è investito della carica di Presidente. Tutti gli altri sono sia dirigenti che giocatori: Fabrizio Tedone, Federico Lotito, Tommaso Augimeri. Pino Tedone è anche guida tecnica.

L’idea parte da un sogno: quello di contrapporsi al monopolio dell’Amatori, società più blasonata“, dice Fabrizio Tedone. Ma la battaglia è difficile da vincere perché in tempi in cui il meccanismo sponsorizzazioni è diverso e più difficile, c’è una fetta molto risicata per la Juvenia, costretta ad autofinanziarsi, “giocando con maglie in acrilico che sulla pelle arrivavano a 50 gradi”, confessa Fabrizio Tedone.

La piccola società si toglie anche qualche sfizio, partecipando a campionati di 1^ e 2^ divisione con giocatori che confluiscono dalla Amatori Volley. Tra le sue fila c’è anche un carismatico personaggio che “regalava parolacce per i suoi errori ed ora è un irreprensibile uomo di chiesa, anzi prete“, è il racconto del dr. Tedone.

Soprattutto memorabile è però la vittoria al 5° set proprio contro l’Amatori, una tra le poche. L’abbinamento alternativo è come detto anche nel senso bohémien, povera e disordinata, libera e anticonformista, allegra e scanzonata, con atleti che giocavano con occhiali che spesso si rompevano e si ricompattavano con l’adesivo.
Giocatori pigri e molli che si scatenavano con tuffi e salti vedendo ragazze in tribuna, magari presentandosi alla gara con occhiali da sole per nascondere le bravate notturne“.

Una società anticonformista sì, ma che ha comunque dato a tanti la possibilità di divertirsi e di praticare sport spensieratamente, lasciando una traccia che va oltre il rettangolo di gioco e di cui si potrà parlare di generazione in generazione, come una squadra alternativa sia tecnicamente che nei modi di praticarlo.

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