Giovanni Capurso Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/giovanni-capurso/ Le notizie sotto un'altra luce Thu, 06 Mar 2025 06:28:06 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Giovanni Capurso Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/giovanni-capurso/ 32 32 “Libertà a caro prezzo. Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine”: l’ultimo libro di Giovanni Capurso https://ilquartopotere.it/cultura/liberta-a-caro-prezzo-gioacchino-gesmundo-e-le-fosse-ardeatine-lultimo-libro-di-giovanni-capurso/ https://ilquartopotere.it/cultura/liberta-a-caro-prezzo-gioacchino-gesmundo-e-le-fosse-ardeatine-lultimo-libro-di-giovanni-capurso/#respond Thu, 06 Mar 2025 06:28:06 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=36351 L’eccidio delle Fosse Ardeatine costituisce una delle pagine più dolorose della Resistenza e della storia italiana. Molto è stato scritto su questa feroce rappresaglianazista. Anche di recente sono state riscoperte alcune vite dei “martiri” coinvolti nell’eccidio. Eppure mancava all’appello una delle figure più importanti della Resistenza romana. È quella di Gioacchino Gesmundo, uno dei più […]

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L’eccidio delle Fosse Ardeatine costituisce una delle pagine più dolorose della Resistenza e della storia italiana.

Molto è stato scritto su questa feroce rappresaglianazista. Anche di recente sono state riscoperte alcune vite dei “martiri” coinvolti nell’eccidio. Eppure mancava all’appello una delle figure più importanti della Resistenza romana. È quella di Gioacchino Gesmundo, uno dei più intransigenti e fieri oppositori del fascismo. E su questo personaggio che il professor Giovanni Capurso si concentra nel suo volume edito da ERF e da pochi giorni in libreria, “Libertà a caro prezzo. Gioacchino Gesmundo e le Fosse Ardeatine”.

Nato a Terlizzi, una cittadina del nord barese, dopo numerosi sacrifici, a Roma Gesmundo realizzò la sua vocazione di intellettuale come maestro elementare, professore di Filosofia e Storia e assistente all’Università. Erano gli anni della dittatura.

La sua formazione ed emancipazione economica avvennero parallelamente alla graduale insoddisfazione e al disagio per il clima politico presente nel Paese. La caduta del regime segnò la sua decisione di iscriversi al Partito Comunista, frutto di una lungo percorso di riflessione intellettuale e maturazione interiore. Così scrisse in quei giorni a un suo allievo:

Mio caro Paolo, e così ci siamo liberati dei baracconi della fiera fascista. Restano al completo tutti i giocolieri e tutti gli istrioni, e – quel che è più – resta l’abito di leggerezza così adatto al popolo italiano, impolitico per eccellenza. Nell’universale tripudio del 25-26 luglio era già dato di avvertire che gl’italiani si liberavano dei distintivi, delle tessere, dei fasci scolpiti e dipinti, ma non già delle tare ereditarie, aggravate da vent’anni di regime bestiale e idiota. In gran copia si manifestano personalismi e arrembaggi, e si ostentano i titoli delle benemerenze antifasciste e ci si affretta a precisare l’anzianità.

Con l’occupazione nazista di Roma l’attività di Gesmundo s’intensificò: ospitò nella sua casa di via Licia, prima la redazione clandestina dellUnità e poi l’arsenale dei GAP romani. Fu capo locale del controspionaggio e teneva corsi di formazione ideologica ai compagni di lotta. La gappista Carla Capponi, in un suo memoriale, riportò che “le sue ore di lezione erano sempre affollate di compagni e compagne, non più di una decina alla volta poiché un numero maggiore avrebbe creato sospetti”.

Catturato il 29 gennaio 1944 dopo una denuncia, fu tra i primi tre individuati dei 335 martiri delle Fosse Ardeatine. Come riporta Ferdinando Pappalardo, vice presidente nazionale dell’ANPI, nell’introduzione al volume “il momento terminale della vita di Gesmundo appare quasi un appuntamento con il destino, la fatale conclusione di una singolare esperienza intellettuale e morale, prima ancora che politica”.

Sinossi del libro

Intransigente e tenace, Gioacchino Gesmundo è uno dei martiri per la libertà a cui la nostra Repubblica è debitrice. Le vicissitudini familiari e il contesto semplice e rurale del paese nel quale visse da giovane lo portarono a maturare una forte sensibilità per la giustizia sociale.

Dopo numerosi sacrifici, a Roma realizzò la sua vocazione di intellettuale come maestro elementare, professore di Filosofia e Storia e assistente all’Università. Erano gli anni della dittatura. La sua formazione ed emancipazione economica avvennero parallelamente alla graduale insoddisfazione e al disagio verso il clima politico presente nel paese. La caduta del regime segnò la sua decisione di iscriversi al Partito Comunista, frutto di una lunga maturazione interiore.

Con l’occupazione nazista di Roma la sua attività s’intensificò: ospitò nella sua casa di via Licia, prima la redazione clandestina de “L’Unità” e poi l’arsenale dei GAP romani. Fu capo locale del controspionaggio e teneva corsi di formazione ideologica ai compagni di lotta.

Catturato il 29 gennaio 1944 dopo una denuncia, fu tra i primi tre individuati dei 335 martiri delle Fosse Ardeatine.

Cenni biografici dell’autore

Giovanni Capurso è saggista e storico meridionalista. Tra le sue pubblicazioni più recenti ricordiamo La ghianda e la spiga. Giuseppe di Vagno e le origini del fascismo (Bari, 2021), finalista al premio FiuggiStoria, la partecipazione alla collettanea L’omicidio politico di un socialista (Catanzaro, 2022) e La passione e le idee. La Puglia antifascista da Giuseppe Di Vango a Giacomo Matteotti (Bari, 2023). È stato cocuratore del volume storiografico La fatica dello Storico. Antonio Lucarelli. Carteggi: 1902-1952 (Bari, 2024).

Collabora con Fondazioni e Istituti di ricerca storica.

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Gli ebrei a Corato, tra persecuzioni e usura https://ilquartopotere.it/ricorrenze/gli-ebrei-a-corato-tra-persecuzioni-e-usura/ https://ilquartopotere.it/ricorrenze/gli-ebrei-a-corato-tra-persecuzioni-e-usura/#respond Mon, 27 Jan 2025 15:19:39 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=35727 di Giovanni Capurso Una breve ricostruzione delle vicissitudini degli ebrei a Corato in occasione della Giornata della Memoria che ricorre in data odierna: È noto che per alcuni secoli anche a Corato abitarono ebrei. Dalle fonti a nostra disposizione possiamo ricavare uno spaccato dei pregiudizi e delle discriminazioni che anche da noi erano all’ordine del […]

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di Giovanni Capurso

Una breve ricostruzione delle vicissitudini degli ebrei a Corato in occasione della Giornata della Memoria che ricorre in data odierna:

È noto che per alcuni secoli anche a Corato abitarono ebrei. Dalle fonti a nostra disposizione possiamo ricavare uno spaccato dei pregiudizi e delle discriminazioni che anche da noi erano all’ordine del giorno. Questi documenti, in gran parte di carattere giudiziario, ci danno un’immagine chiara di come dal basso Medioevo fino alla fine del XV secolo, anche dalle nostre parti i giudei venissero discriminati, vessati e accusati, non di rado, di usura.

Il periodo normanno-svevo, soprattutto con Federico II, fu un’eccezione. Tant’è, ci tramanda il giurista Lamberti, che in questo periodo Trani arrivò ad avere ben quattro sinagoghe, l’ultima delle quali fu completata nel 1247. Di riflesso, anche gli ebrei di Corato vissero il loro periodo più felice.

Il clima cambiò di parecchio con la dominazione angioina. A Corato, come a Trani, Barletta e Andria, ci furono delle conversazioni di ebrei al cattolicesimo anche in cambio di esenzioni fiscali. In virtù di tale provvedimento a Trani furono registrate 310 conversioni, ma anche a Corato, di cui non ci sono pervenuti dati precisi, non dovevano comunque essere poche. Un documento in latino tratto dal Codice Diplomatico, datato 28 dicembre 1273 e redatto a Corato, spiega come su querela dei giudei, il Re abbia ordinato al Giustiziere provinciale di non permettere che questi venissero indebitamente gravati e molestati. Infatti, gli arcivescovi di Trani, i canonici e i procuratoridella Curia vescovile, non contenti dell’annuo tributo dovuto loro dai giudei della locale comunità, imponevano frequenti mutui ed estorsioni di denaro, gettando in carcere i renitenti. Lo stesso comportamento usavano con i giudei che cadevano nelle mani del loro tribunale, anche per cause civili: per motivi futili li chiudevano in carcere e li rimettevano in libertà solo mediante compenso pecuniario.  

Un certo Sabbatus f. Mugey Sacerdotis de Trano, poi, in un altro documento datato 30 ottobre 1275, aveva fatto spiccare da Simone de Bellovidere, Giustiziere di Terra di Bari, mandato di comparizione nei confronti di Icobus f. Sellici, Marinus de dopmno Ihoanne Marco e Iohanes de Papulleso di Corato per il recupero di una certa quantità di denaro di cui era creditore. Non essendo i tre comparsi entro il termine fissato, e avendoli Sabbatus inutilmente attesi, per altri tre giorni, il Giustiziere ordinò di dichiararli contumaci, con confisca di una terza parte dei loro beni mobili a favore della Regia Curia e il sequestro, per la durata di un anno, di tutti i restanti beni.

Con l’arrivo degli Aragonesi nel 1442 la comunità di Trani si riprese e anche Corato si ripopolò di ebrei. Ma durò poco. A distanza di qualche decennio ripresero gli atti di intolleranza. La Camera della Sommaria di Napoli, il 15 febbraio 1494, ordinò al capitano di Corato di costringere i debitori cristiani di Criscio e Moyses di Corato a soddisfare i loro obblighi: Capitanio, per parte de Crisci et Moyses de Monteriale iudei de Quarate nce è stato exposto como in dicta terra deveno exigere et recolligere certa quantità de dinari da più et diversi christiani de Quarato, quale fino adesso dicono non  havere possuto consequire et havere da lloro licet più volte siano stati requesti da ipsi iudei, et per questo dicono non possedere pagare li pagamenti fiscali a la regia Corte debiti, nce haveno perciò supplicato provedamo a loro indempnità.

Nello stesso periodo, su ricorso della comunità giudaica di Trani, la Camera della Sommaria invitò il Vicario Vescovile ad astenersi dall’aizzare preti e laici contro i giudei della città. E ancora il 24 dicembre del 1494, in risposta a un memoriale inviato dall’Università e dagli uomini di Corato, la Camera della Sommaria ordinò alcapitano della città di adoperarsi perché si addivenisse a una transazione tra i debitori cristiani e i loro creditori ebrei. Contrasti di questo genere sono ben documentati anche per i centri limitrofi: Andria, Barletta, Bisceglie, Trani e Bitonto. La Camera della Sommaria ciclicamente interveniva anche per condannare le sassaiole contro gli ebrei e le loro abitazioni che avvenivano in particolare durante la Settimana Santa.

La conquista spagnola di Napoli nel 1500 segnò il tramonto dell’Ebraismo nel Sud Italia: ci fu una prima espulsione da parte di Ferdinando il Cattolico nel 1510 e poi quella definitiva e totale, da parte di Carlo V, nel 1542. Dalle nostre terre gli ebrei se ne andarono per raggiungere chi il regno Ottomano, chi le terre della Chiesa, chi Venezia.”

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Le incredibili elezioni politiche del 1913 a Corato https://ilquartopotere.it/approfondimento/le-incredibili-elezioni-politiche-del-1913-a-corato/ https://ilquartopotere.it/approfondimento/le-incredibili-elezioni-politiche-del-1913-a-corato/#respond Mon, 27 Nov 2023 06:43:28 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=28992 Di Giovanni Capurso Negli ultimi anni, in politica, beghe e colpi bassi, anche sui social, sono all’ordine del giorno, tanto da essercene quasi assuefatti. Ciò è nulla in confronto a quanto accadde nelle incredibili elezioni del 1913 a Corato, anno che in Italia segnò una svolta storica: in virtù della legge elettorale voluta da Giolitti […]

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Di Giovanni Capurso

Negli ultimi anni, in politica, beghe e colpi bassi, anche sui social, sono all’ordine del giorno, tanto da essercene quasi assuefatti.
Ciò è nulla in confronto a quanto accadde nelle incredibili elezioni del 1913 a Corato, anno che in Italia segnò una svolta storica: in virtù della legge elettorale voluta da Giolitti che prevedeva il suffragio universale maschile, per la prima volta si accostarono alle elezioni politiche i contadini e i lavoratori dei centri rurali del Mezzogiorno, in cui dominavano ancora l’analfabetismo, la miseria e la più completa impreparazione politica.
Nel collegio Corato-Trani per i socialisti i candidati in lizza erano tre: Antonio Labriola, Giovanni Lombardi, sostenuto soprattutto dagli integralisti, e Guglielmo Schiralli.
Il prescelto avrebbe dovuto confrontarsi con il giolittiano Cataldo Malcangi tra i 170 deputati uscenti che avevano firmato «il patto… vergogna dell’Unione Cattolica Italiana» (“La Ragione”, 3 agosto 1913).
La dialettica interna per individuare il candidato giusto fu a tratti violenta:
«Tra i socialisti di Corato che, fermi nella disciplina di partito, hanno proclamato regolarmente un solo candidato nella persona di G. Lombardi e i conquistaioli di Trani e di Corato che ne hanno proclamato due, uno A. Labriola e l’altro, nientemeno, che G. Schiralli, chi divide e tradisce il proletariato? Chi apre il varco alla vittoria di Cataldo Malcangi?», era riportato su un giornale dell’epoca (“La Ragione”, 8 giugno 1913).
Il settimanale repubblicano “Humanitas” in un altro significativo trafiletto pubblicato in quei giorni evidenziava con ironia le divisioni presenti tra i socialisti, che a Corato sfociarono in contrasti a livello personale:

Qui, morto Imbriani, fu eletto Nicola Barbato, l’integro socialista siciliano, allontanatosi poi, forse per disdegno, dalle fila militanti del partito. Ma dal 1904 è deputato del Collegio l’avv. Cataldo Malcangi di Trani, giolittiano, che conta indubbiamente molti avversari, ma che può contare, anche, sulle grazie della Dea Fortuna. Proprio così. Nelle elezioni del ‘909, difatti, ebbe contrari a Trani il comm. Beltrani, e a Corato il comm. Lamonica. Naturalmente, tra due litiganti, egli, terzo, riconquistò il medaglino. E probabilmente così avverrà anche adesso, che i socialisti, numerosi ed agguerriti, presentano a Trani Antonio Labriola, a Corato il prof. Lombardi, e forse anche, di straforo in entrambe le città, Guglielmo Schiralli. Si dice che a Corato-Trani la vera guerra sia contro il vecchio motto: « L’unione fa la forza» (“Humanitas”, 6 agosto 1913).

Dopo tensioni che si protrassero per settimane, e con il decisivo passo indietro di Schiralli, finalmente fu individuato nel prof. Giovanni Lombardi il candidato nel collegio di Corato-Trani contro Malcangi.
La parola d’ordine era impedire che la Puglia diventasse un focolaio di rivolta politica nel Sud e che le elezioni a suffragio universale fossero l’inizio di un movimento di rinascita civile. E a tale scopo vennero dati pieni poteri ai prefetti. Le elezioni politiche del 1913, soprattutto nel Nord barese, furono note per arbìtri e pressioni da parte dei commissari di P.S. e gravi atti di violenza da parte dei “mazzieri”.
A Ruvo di Puglia, come nel collegio di Minervino Murge, in quelle stesse elezioni il candidato Antonio Jatta, liberale, grazie alle violenze dei mazzieri e ai bassi servizi resi dai rappresentanti dei pubblici poteri, riuscì a impedire al partito del candidato De Venuto, proclamatosi repubblicano e per sensibilità vicino a Imbriani, di partecipare alle votazioni. Da parte della “canaglia jattesca”, come Schiralli definì Jatta, candidato giolittiano, e il suo entourage, ci fu un susseguirsi di abusi, sopraffazioni e atti di violenza, culminati in un’azione sanguinosa da parte dei mazzieri.
Corato non fece eccezione rispetto alle elezioni di altri paesi del circondario e come «alla maggior parte degli elettori […] di parte socialista, si era impedito, con la violenza e con la frode, di andare alle urne» (“Avanti!”, La politica interna dell’on. Salandra. Nel comune di Corato, 6 aprile 1916).
Come fu possibile? Cosa accadde di preciso?
Sulle colonne de “La Ragione”, a ridosso delle elezioni, in un articolo del 26 ottobre 1913, I pellirosse Malcangiani a Trani, vennero riportate minuziosamente le malefatte dei sostenitori del candidato giolittiano:

Stanotte un gruppo di teppisti assoldati dal partito dell’On. uscente, Cataldo Malcangi, per provocare una reazione dai sostenitori del Prof. Avv. Giovanni Lombardi con vero atto di vandalismo asportando via la tabella della Lega dei Contadini, lacerarono vari manifesti pro candidatura Lombardi, tagliarono i fili della luce elettrica ed in ultimo tentarono di entrare nella lega forzando parecchi ferri che per fortuna non cedettero.
Deploriamo prima, tale condotta tenuta dai nostri avversari, e siamo sicuri che le Autorità locali vogliano fare giustizia alla protesta fatta dalla lega dei contadini, e poscia la condotta del Delegato di P.S., Cav. Fontana che ha proibito manifestino, col quale essi protestavano contro i barbarismi compiutisi stanotte e su denunciati e che noi rendiamo di pubblica ragione.

In questo clima rovente, durante un comizio, vennero arrestati persino gli stretti collaboratori del prof. Giovanni Lombardi per disturbo della quieta pubblica.
Sulla questione vennero avviate denunce riportate puntualmente sui giornali in Terra di Bari e persino sul quotidiano nazionale dei socialisti l’“Avanti!”: a ben 3000 contadini (che avrebbero dovuto votare per la prima volta) non vennero consegnate le schede elettorali da parte del sindaco dell’epoca imparentato col Malcangi

il fatto denunciato e documentato in maniera schiacciante, che altri 3000 contadini elettori furono impediti di votare con le solite manovre di diniego dei certificati, l’ostruzionismo alla porta delle sezioni, la mala assoldata dalla polizia, auspice – come sempre – il prefetto della provincia di Bari, il famigerato prefetto Gasperini.

Furono del tutto inutili le estenuanti attese dei contadini coratini assiepati sotto il Palazzo di Città. In conseguenza delle forti divisioni dei socialisti, ma anche e soprattutto dell’azione dei «truffatori del suffragio popolare», il risultato inevitabile fu la sconfitta di Giovanni Lombardi e dei socialisti.

 

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