Droga Giovani Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/droga-giovani/ Le notizie sotto un'altra luce Mon, 15 Apr 2019 12:34:38 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Droga Giovani Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/droga-giovani/ 32 32 Anni 80 contrasto alla droga – I vigili a Corato “Dio li ha creati il demonio li ha accoppiati” https://ilquartopotere.it/news/cronaca/anni-80-contrasto-alla-droga-i-vigili-dio-gli-ha-creati-il-demonio-gli-ha-accoppiati/ https://ilquartopotere.it/news/cronaca/anni-80-contrasto-alla-droga-i-vigili-dio-gli-ha-creati-il-demonio-gli-ha-accoppiati/#respond Mon, 15 Apr 2019 12:23:14 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=1228 Dopo il primo racconto dei vigili coratini sull’arresto degli stupratori delle coppiette che ha segnato una pagina nera di cronaca della nostra città, vi riportiamo attraverso le testimonianze dirette di Fedele Tarantini, Mimmo Rutigliano e Michele Rosito, vigili determinati a contrastare i crimini in città, un’altra triste vicenda che li vide protagonisti. Era l’inizio degli […]

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Dopo il primo racconto dei vigili coratini sull’arresto degli stupratori delle coppiette che ha segnato una pagina nera di cronaca della nostra città, vi riportiamo attraverso le testimonianze dirette di Fedele Tarantini, Mimmo Rutigliano e Michele Rosito, vigili determinati a contrastare i crimini in città, un’altra triste vicenda che li vide protagonisti.

Era l’inizio degli anni 80 quando a Corato, si verificò qualcosa che avrebbe rovinato la vita di molti giovani.

La generazione di allora, ragazzi quasi tutti nati negli anni sessanta, era solita incontrarsi sul Corso e successivamente nella villa di Piazza Vittorio Emanuele.

In quel periodo non esistevano tanti pub o locali notturni, le uniche serate all’insegna del divertimento erano le feste private che si tenevano o sulle terrazze o nei garage, poche erano le trasgressioni che i giovani potevano concedersi fino a quando, una terribile sostanza fece la sua comparsa in città.

Era la droga, in particolar modo l’eroina, che per molti diventò paradossalmente un modo per evadere dalla routine di serate a volte monotone, inconsapevoli delle tragiche conseguenze a cui andavano incontro, mentre per altri diventava una fonte di guadagno attraverso lo spaccio che avanzava prepotentemente.

Seppur quel fenomeno vide la distruzione della vita di molti giovani, la nostra polizia municipale sin da subito cercò di arginare il problema con il proprio lavoro.

Abbiamo chiesto di raccontarci alcuni episodi verificatisi in quel periodo.

Cosa accadde a Corato nei primi anni ottanta?

Purtroppo all’inizio degli anni ottanta a Corato comparve per la prima volta l’eroina, una droga potente che mieteva molte vittime tra i giovani coratini, non solo, innescò anche una serie di reati come lo spaccio rapine e furti.

Vero che da parte vostra ci fu molta determinazione per contrastare quel fenomeno?

Si a Corato si avvertì tantissimo, il consumo della droga era sempre più crescente e, siccome “eravamo abituati a non farci i fatti nostri”, decidemmo di intervenire perché la situazione stava precipitando.

Ricordate un episodio che vi vide protagonisti?

Io (Fedele Tarantini) e Mimmo Rutigliano, nel dicembre 1980 prestavamo servizio di scorta dell’allora Ministro del Lavoro Di Gesi.  Eravamo all’ingresso del Gran Salone ricevimenti in via Ruvo quando avvistammo una macchina con a bordo dei soggetti che subito destarono in noi dei sospetti.

Li intimammo di fermarsi ma i tizi continuarono la loro corsa, a quel punto decidemmo di metterci sulle loro tracce e iniziammo un lungo e pericoloso inseguimento terminato alle porte di Molfetta.

Non fu facile bloccarli e arrestarli, i soggetti opposero una forte resistenza ma, con i nostri modi convincenti noti a molti, riuscimmo ad ammanettarli; nel frattempo sul posto giunse a supporto la scorta ufficiale del ministro che ci diede una mano a trasportare gli arrestati presso il nostro comando.

Quale fu il motivo principale che convalidò l’arresto?

A seguito del fermo, durante la perquisizione nella loro auto rinvenimmo delle sostanze stupefacenti.

Da dove provenivano gli arrestati?

Erano in tre e tutti di Terlizzi.

Come mai si trovavano a Corato?

Durante l’interrogatorio ammisero che avevano acquistato la droga da spacciatori già noti alle forze dell’ordine di Corato.

Riusciste ad arrestare anche loro?

Certo, dopo vari pedinamenti e appostamenti decidemmo di fare irruzione nelle loro abitazioni dove trovammo altre dosi di droga pronte per essere spacciate, e li arrestammo.

Dopo questa operazione si verificò un tragico evento, Fedele te la senti di raccontarlo?

Purtroppo all’indomani degli arresti, già alcuni messaggi furono lanciati da parte degli interessati e nei nostri confronti iniziarono una serie di minacce tra telefonate e lettere anonime, negli ambienti della criminalità locale girava una frase: “Dio li ha creati e il demonio li ha accoppiati”.

Era chiaro che eravamo entrati in uno sporco affare che, a parer loro, non ci competeva e che quindi sarebbe stato opportuno non intrometterci ma la cosa non ci spaventò e proseguimmo nel nostro intento lavorando scrupolosamente.

L’epilogo drammatico avviene nell’aprile del 1981 quando alle minacce di morte seguì l’episodio più eclatante.

La notte del 21 aprile, intorno all’una, fummo svegliati da un terribile boato. Io, mia moglie e i miei 2 figli dormivamo e una forte esplosione mandò in frantumi tutti i vetri delle finestre e dei balconi della mia abitazione e del vicinato.

Fu messa una bomba davanti al portone di casa, un ordigno che a detta degli artificieri intervenuti, era stato creato per distruggere l’intera palazzina che per pure coincidenze non provocò vittime.

Solo dopo alcuni minuti presi coscienza di quello che era accaduto e mi sentii crollare il mondo addosso.

I miei sacrifici in un solo colpo erano andati in fumo e, oltre al danno la beffa.

Dopo quell’ episodio infatti fui costretto a chiedere un mutuo per ricostruire la mia casa e soprattutto a chiedere l’aiuto di mia madre, cose che non avrei mai pensato di fare nella mia vita.

Gli autori di quell’ attentato furono mai identificati?

Seppure c’erano degli indizi non fu mai accertato l’autore o gli autori di quel vile atto.

 

Questa storia racchiude in sé un significato importante utile a far comprendere e ad apprezzare chi, con il proprio lavoro a servizio della nostra sicurezza, mette a rischio la propria vita e a volte anche quella dei propri cari.

 

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Sempre più diffuso il consumo di droga tra i giovani “Mi  è bastata mezza pasticca di ecstasy tagliata col veleno per topi per diventare un’eterna paziente” https://ilquartopotere.it/news/sempre-piu-diffuso-il-consumo-di-droga-tra-i-giovani-mi-e-bastata-mezza-pasticca-di-ecstasy-tagliata-col-veleno-per-topi-per-diventare-uneterna-paziente/ https://ilquartopotere.it/news/sempre-piu-diffuso-il-consumo-di-droga-tra-i-giovani-mi-e-bastata-mezza-pasticca-di-ecstasy-tagliata-col-veleno-per-topi-per-diventare-uneterna-paziente/#respond Fri, 05 Apr 2019 16:20:41 +0000 http://www.ilquartopotere.it/?p=1163 Di Renata La Serra Per quanto ampio sia il ventaglio di possibilità a disposizione nel corso di una vita, minima è la capacità di scegliere consapevolmente in relazione alle possibili conseguenze celate dietro ogni azione,  pronte a presentarsi con tracotanza e irriverenza. Sebbene si presuma che, accantonando situazioni estremamente delicate e d’emergenza, ad ogni individuo […]

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Di Renata La Serra

Per quanto ampio sia il ventaglio di possibilità a disposizione nel corso di una vita, minima è la capacità di scegliere consapevolmente in relazione alle possibili conseguenze celate dietro ogni azione,  pronte a presentarsi con tracotanza e irriverenza.

Sebbene si presuma che, accantonando situazioni estremamente delicate e d’emergenza, ad ogni individuo fin dalla nascita vengano trasmesse determinate informazioni capaci di forgiarne la personalità e condizionarne la crescita personale, talvolta bisogna tener conto della casualità e prevenirne l’ingannevole avanzata.

Il retaggio culturale assume un ruolo fondamentale, la famiglia e i disparati nuclei più o meno grandi che gravitano attorno all’adolescente hanno la responsabilità di sensibilizzare circa argomenti che spesso, invece, restano avvolti da oscurantismo e disinformazione correlati alla paura e dunque al negazionismo.

Uno di questi temi è l’utilizzo di sostanze stupefacenti.

A sollevare la questione è stata Giorgia Benusiglio, ospite presso il Cinema Alfieri per la proiezione del film autobiografico “La mia seconda volta”, e presso il Liceo Oriani in data 24 Marzo 2019.

Giorgia, al tempo stesso vittima e carnefice del trapianto di fegato avvenuto nel fiore dei suoi 17 anni, ribadisce ai ragazzi, di scuola in scuola, l’importanza di un passa-parola da parte di insegnati e studenti stessi affinché,  proprio a partire dalla scuola, venga abbattuto il muro del silenzio.

Doveroso sarebbe combattere l’impermeabilità della scuola dinanzi a temi quali droga, educazione sessuale, educazione all’ascolto di sé e degli altri al fine di una coesistenza sicura e piacevole all’interno della società.

Questo l’appello di Giorgia, questo l’appello di noi studenti; appello ormai virale accolto dalla Preside Adduci in collaborazione col Rotary Club di Corato.

Determinata, coincisa, quasi cinica nella sua fragile emotività, Giorgia racconta coraggiosamente la sua esperienza pregressa: la giovinezza, la voglia di compiere i primi passi verso la tanto agognata indipendenza.

L’entusiasmo travolgente delle prime esperienze, le amicizie precarie: tappe fisse dell’età in cui il proibizionismo fine a se stesso non può che rivelarsi nocivo.

Con le sue parole Giorgia arriva dritta al punto: “mi  è bastata mezza pasticca di ecstasy tagliata col veleno per topi per diventare un’ eterna paziente. Ancora pago il prezzo di una distrazione, uno svago momentaneo, tra l’altro il primo. Un errore madornale che mai avrei commesso se solo avessi saputo che con una sola pasticca si potesse rischiare la morte”.

Una pasticca, arma a doppio taglio, ha ingoiato per svagarsi e adesso, da dieci anni a questa parte, una pasticca deve ingurgitare quotidianamente, una pasticca con un bicchiere d’acqua non appena apre gli occhi la mattina, un gesto spontaneo, esattamente come respirare, con la sola differenza che Giorgia, dopo la fatidica serata deleteria e l’unica apparente settimana idilliaca cha ha seguito l’assunzione della droga, ha dovuto lottare per ogni singolo respiro, e mai indolore.

Lo sanno bene le sue costole, il suo fegato che con l’assunzione del farmaco si consuma lentamente.

Lo sa la sua speranza di vita che cresce ogni giorno, sì, ma insieme al timore di ogni minimo malore.

Lo sa la sua famiglia che l’ha sostenuta e supportata, lo sa suo padre che una volta ha detto: “pensiamo sempre che i figli dei <drogati> siano i figli degli altri, mai i nostri”.

Ma Giorgia ci insegna a sormontare gli stigmi e ci fa riflettere sul fatto che non sia necessario essere drogati per giocarsi la vita in un soffio.

La chiamavano “la droga dell’empatia” – che proviene da phatos e significa “emozionarsi”, spiega Giorgia – perché aiuta a diventare più socievoli, a relazionarsi con gli altri in maniera propositiva e a sentirsi nella propria ovattata “confort zone”, successivamente interrotta da un frequente  malessere improvviso.

Possiamo dunque notare una significativa dicotomia fra i primi effetti e gli ultimi effetti che caratterizzano il  POST-ASSUNZIONE.

La chiamavano “la droga dell’empatia”, nel 2019 rinominata “la droga killer”, il che non dovrebbe diffondere superficialità.

Spesso utilizzata come stupefacente di passaggio, perché a lungo andare gli effetti collaterali, prima latenti, iniziano a prevalere sulle agognate ore di gloria, quasi trampolino di lancio per un mondo il cui sorriso resta paralizzato.

Per fortuna a resistere è il sorriso di Giorgia che lotta per due assieme al ricordo della sua donatrice e nel nome di tutti i ragazzi che, come lei, hanno subito le conseguenze di una curiosità, vacua e, a differenza sua, non sono diventati superstiti bensì avvelenati.

 

 

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