Deportati Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/deportati/ Le notizie sotto un'altra luce Fri, 27 Jan 2023 10:05:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Deportati Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/deportati/ 32 32 Messaggio del Sindaco sulla Giornata della Memoria https://ilquartopotere.it/ricorrenze/messaggio-del-sindaco-sulla-giornata-della-memoria/ https://ilquartopotere.it/ricorrenze/messaggio-del-sindaco-sulla-giornata-della-memoria/#respond Fri, 27 Jan 2023 10:05:10 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=23496 “È il momento di dare senso alla Memoria!”  “La guerra, in corso, in Ucraina, conferma come il potenziale di morte e autodistruzione, scatenato dagli Stati europei, nel corso del Novecento, sia ancora forte e tutt’altro che disinnescato. Avevano ragione intellettuali e testimoni come Primo Levi, ad ammonire le presenti e future generazioni, dal non dimenticare […]

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“È il momento di dare senso alla Memoria!” 

La guerra, in corso, in Ucraina, conferma come il potenziale di morte e autodistruzione, scatenato dagli Stati europei, nel corso del Novecento, sia ancora forte e tutt’altro che disinnescato.
Avevano ragione intellettuali e testimoni come Primo Levi, ad ammonire le presenti e future generazioni, dal non dimenticare il “male assoluto” verificatosi durante il secolo scorso, perché il virus dell’antiumanesimo è sempre vivo e alberga dentro di noi.
I nostri padri e le nostre madri, che patirono il Secondo conflitto mondiale, ci insegnarono che l’unica opzione possibile, di fronte alle controversie, interne e internazionali, è la Pace. Lo scrissero anche nella Costituzione.
La guerra, in Europa, porta ad Auschwitz, cioè all’industria della distruzione di corpi umani viventi, su scala globale.
Questa attuale corsa agli armamenti, da parte degli Stati europei, non può continuare a riscontrare l’indifferenza e la rassegnazione delle opinioni pubbliche, come se un destino tragico fosse ineluttabile.
Si può e si deve fermare la guerra!
Il senso di questa grande Memoria collettiva, che passa anche attraverso l’odierna Giornata, è tutto qui.
Il senso stesso dei Testimoni dello sterminio, del loro girare, in questi decenni, con grande sacrificio, fisico e mentale, attraverso le nostre città, può trovare la sua pienezza, solo se, oggi, le nostre Istituzioni, le nostre Città, le nostre scuole, le nostre università, le nostre fabbriche, i nostri sindacati, i nostri e le nostre giovani sapranno delegittimare e ripudiare la guerra.”

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27 gennaio: un viaggio nella Memoria https://ilquartopotere.it/scuola/27-gennaio-un-viaggio-nella-memoria/ https://ilquartopotere.it/scuola/27-gennaio-un-viaggio-nella-memoria/#respond Thu, 26 Jan 2023 17:31:03 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=23476 16 gennaio 2023. Per ogni nuova partenza c’è sempre un po’ di indecisione. In metà mattinata crocchi di ragazzi iniziano a ritrovarsi nel punto di raccolta. Alcuni sguardi sono sereni, altri tradiscono preoccupazione; tutti, comunque, sono carichi di aspettative. Il nostro drappello del liceo Oriani viene unito con altri due gruppi provenienti da Bari e […]

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16 gennaio 2023. Per ogni nuova partenza c’è sempre un po’ di indecisione. In metà
mattinata crocchi di ragazzi iniziano a ritrovarsi nel punto di raccolta. Alcuni sguardi sono sereni, altri tradiscono preoccupazione; tutti, comunque, sono carichi di aspettative. Il nostro drappello del liceo Oriani viene unito con altri due gruppi provenienti da Bari e dalla Calabria. Dopo gli immancabili contrattempi si parte: quasi due giorni in cui, nella cornice di un paesaggio che muta rapidamente, i ragazzi si scambiano le prime timide battute che in breve tempo diventano intesa, osmosi perfetta.
All’arrivo, già stanchi, siamo scaraventati nella realtà: veniamo accolti da camere sobrie, spartane, anche scomode. Ci sono letti a castello, poche sedie, qualche sgabello, appena quattro docce da condividere tra studenti e professori. Pure qualche insegnante mugugna.
È chiaro che si tratta di accantonare momentaneamente i piccoli agi della vita ordinaria per fare di necessità virtù.
Le visite partono dal quartiere ebraico, cuore della città antica, e dalla fabbrica di Oskar Schindler. Prima dello sterminio, ci dice la guida, la Polonia era il paese con la più alta presenza di ebrei in Europa; oggi, invece, ve ne sono pochi, molti dei quali sono
indifferenti alla religione o atei.
Poi ci spostiamo nel campo di prigionia di Płaszów, intorno al quale sembra che la vita
scorra indifferente: incrociamo persino qualche abitante della zona che porta a spasso il suo cane.
L’indomani, all’uscita dall’ostello, iniziano a cadere lenti sulle nostre teste i primi fiocchi
di neve. La temperatura è più bassa rispetto al giorno prima. Sul bus, invece, la neve inizia a scendere copiosa. Arrivati all’ingresso di Auschwitz le risatine infantili e i giochi con le palline di neve di alcuni ragazzi più piccoli cedono il passo a un raccoglimento, oserei dire spirituale, quasi ad assecondare con i respiri i refoli di vento che spirano su cumuli di silenzi.
Il reticolato che circonda il campo della morte fa già intuire quello che troveremo. Poi
l’epigrafe all’ingresso: “Arbeit macht frei” (in tedesco “Il lavoro rende liberi”). Scopriamo l’assurdo, una delle opzioni umane. Auschwitz I è un grumo di edifici prebellici ben allineati, all’interno dei quali si dipanano sui corridoi e nelle stanze migliaia di foto di deportati assieme a montagne di capelli, scarpe e effetti personali. Ci sono anche foto di bambini smagriti che stringono il cuore. La guida spiega punto per punto ciò che stiamo vedendo. Le lacrime iniziano a rigare i visi di alcuni ragazzi. Altri trattengono forte il respiro. La drammatica domanda agostiniana affiora: “Unde malum?” Auschwitz II – Birkenau non è da meno: una gigantesca distesa bianca inframezzata da fili spinati e baracche pericolanti e tagliata nel bel mezzo da una linea ferroviaria. Nel punto di raccolta dei deportati, dice la guida, un medico in maniera sommaria decideva chi doveva vivere (per qualche settimana) e chi andava a morire.
Parlo a lungo con i miei ragazzi di ciò che hanno visto, delle sensazioni provate. Ci
confrontiamo sul senso del ricordo, sui drammi di ieri ma anche su quelli di oggi e
banalmente sull’importanza di studiare la storia. Mi viene da rispondere a uno dei miei
ragazzi: “In fondo la storia è una mappa che ci aiuta a orientarci nel presente”.

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