Crisi di maggioranza Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/crisi-di-maggioranza/ Le notizie sotto un'altra luce Sat, 06 Jan 2024 18:47:39 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.8.1 https://ilquartopotere.it/wp-content/uploads/2018/12/cropped-icona_512-32x32.png Crisi di maggioranza Archivi - Il Quarto Potere https://ilquartopotere.it/tag/crisi-di-maggioranza/ 32 32 Cosa c’è dietro il conflitto in corso fra la CAP e il PD? https://ilquartopotere.it/news/politica/cosa-ce-dietro-il-conflitto-in-corso-fra-la-cap-e-il-pd/ https://ilquartopotere.it/news/politica/cosa-ce-dietro-il-conflitto-in-corso-fra-la-cap-e-il-pd/#comments Wed, 04 Jan 2023 06:32:23 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=23022 Storia completa e analisi politica del confronto/scontro che ha acceso tutti gli ultimi consigli comunali In tutti gli ultimi consigli comunali i coratini stanno assistendo a un confronto molto aspro che contrappone la maggioranza, o quel che ne rimane, e la capogruppo del partito democratico, avv. Nadia D’Introno, che pure – almeno formalmente – non […]

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Storia completa e analisi politica del confronto/scontro che ha acceso tutti gli ultimi consigli comunali

In tutti gli ultimi consigli comunali i coratini stanno assistendo a un confronto molto aspro che contrappone la maggioranza, o quel che ne rimane, e la capogruppo del partito democratico, avv. Nadia D’Introno, che pure – almeno formalmente – non ha ancora ritirato il proprio appoggio a De Benedittis. Anche a causa di questo confronto, che spesso assume i toni del vero e proprio scontro, le sedute consiliari stanno prendendo tempi biblici; echi delle relative polemiche emergono, poi, dopo ogni riunione, anche sui social, protraendosi per giorni, conditi talvolta da scambi di duri comunicati. Impallidisce, rispetto a tutto ciò, anche la normale dialettica con le minoranze, il cui ruolo appare ormai meno incisivo di quello della D’Introno, che peraltro si presenta a tutti i consigli molto preparata e combattiva.
Che cosa sta succedendo, quindi, fra il Pd e la maggioranza che governa la città? Da dove nasce questo contrasto e come mai non sfocia ancora in un definitivo ritiro dell’appoggio politico amministrativo da parte del partito più importante della coalizione?

Gli antecedenti: a) la campagna elettorale
Per dare una risposta a questi interrogativi, la storia bisogna però raccontarla dall’inizio, partendo da quello che è successo durante l’ultima campagna elettorale. Si ricorderà che allora il PD rimase a lungo incerto fra i candidati Bovino e De Benedittis: fu infatti l’ultimo partito ad aderire alla CAP 70033, come si chiama la coalizione di Corrado e che poi risultò vincente. Ebbene, gli osservatori più attenti ricorderanno che -stranamente – l’attuale sindaco non fece quasi nulla per ottenere quell’appoggio. Fu soprattutto il piccolo gruppo di Italia Viva che si adoperò in tal senso, incontrando direttamente e di sua sola iniziativa la delegazione PD; in quell’incontro, che si svolse nella sede dei renziani subito prima che scattasse il lockdown, Corrado non era neanche presente. Quell’appoggio Corrado, dunque, non lo ha mai veramente ed esplicitamente richiesto e fu Italia Viva ad insistere, consapevole dell’importanza politica che avrebbe assunto l’appoggio del maggior partito di centrosinistra; anche nella speranza, poi risultata vana, che ciò potesse ricompattare l’intero schieramento alternativo alla destra (con la desistenza di Bovino). Di fatto l’appoggio del PD ha reso vincente la proposta politica di Corrado che, prima, era sostenuto solo da una piccola coalizione di liste civiche che nel 2019 aveva ottenuto circa 4000 senza neanche arrivare al ballottaggio e che, quindi, anche nel 2020, avrebbe avuto poche speranze di vittoria; perché era evidente che i coratini non si “fidavano” di quei due gruppetti di candidati inediti e inesperti. L’ingresso del PD nella coalizione le conferiva indubbiamente credibilità, caratterizzandola chiaramente sul piano politico e rendendola affidabile sul piano amministrativo. Insomma, nella seconda tornata elettorale del 2020 l’appoggio del Pd, col suo patrimonio di esperienza amministrativa, unitamente ai gruppi di qualificati professionisti legati a Italia in Comune e a Italia Viva, conferivano alla coalizione la necessaria affidabilità che le era mancata nel 2019.
E i coratini si sono, infatti, fidati e affidati non certo al “cerchio magico” iniziale, bensì a questa nuova coalizione. Nel ballottaggio, poi, l’apporto leale e massiccio di Bovino è stato determinante per ottenere una vittoria che sembrava storica.
Il PD ha dato un apporto importante e decisivo a questa vittoria, anche dal punto di vista quantitativo, ottenendo ben 4 seggi in consiglio comunale (il gruppo più consistente a parimerito), e risultando quindi – in quanto partito di livello nazionale ben collegato alla Regione e alla Città Metropolitana – come il vero perno politico della coalizione .
È proprio questo che il neo-sindaco non ha mai accettato.

b) la vittoria, la formazione della giunta e l’avvio dell’attività di governo
Le prime avvisaglie di questa diffidenza/ostilità di Corrado & C verso il PD erano già emerse chiaramente nelle ultime fasi della campagna elettorale nella cui gestione il cerchio magico del candidato sindaco non ha mai ammesso interferenze (si pensi al programma elettorale deciso solo da loro). Infine, l’episodio più significativo, si verificò in occasione del comizio di chiusura. Il segretario del PD era riuscito ad ottenere un comizio “spettacolare” con la presenza, nientemeno, del Segretario nazionale Zingaretti, del Governatore Emiliano e di due ministri (Boccia e Provenzano). Ma, quando annunciò trionfante questo “colpo”, viene gelato dai maggiorenti della CAP che non volevano a Corato tutto quel parterre. Era apparentemente una follia, perché in una competizione elettorale così incerta, un comizio finale scoppiettante poteva risultare determinante. Il sottoscritto, nel corso di una riunione infuocata svoltasi nell’ex cinema Elia, dovette alzare la voce e battere i pugni sul tavolo e alla fine il comizio si fece (e fu effettivamente determinante sul risultato). Ma, ciò che più conta ai nostri fini, è la motivazione che, sia pure a mezza bocca, in quell’occasione fu data per tentare di impedire il comizio: si voleva evitare di caratterizzare eccessivamente la CAP in senso “partitico”; in altre parole, non si voleva riconoscere centralità politica al PD; si volevano i suoi voti, la sua copertura politica ed esperienziale, ma non gli si voleva riconoscere alcuna reale influenza né sulla linea né sulla caratterizzazione politica della coalizione.
L’atteggiamento di Corrado, appena eletto, confermò ulteriormente questa sua tendenza: la scelta di escludere totalmente, anzi umiliare, l’alleato Bovino fu decisa in solitaria dal sindaco pur sapendo che ciò avrebbe messo in difficoltà il PD; la nomina della giunta fu fatta senza ascoltare minimamente quel partito, sostanzialmente imponendogli anche i due assessori che formalmente erano in sua quota; le riunioni di maggioranza si limitavano a ratificare decisioni già dettagliatamente adottate altrove e, guarda caso, erano quasi sempre convocate di mercoledì, quando si sapeva che il segretario PD era di turno in ospedale; la scelta del segretario comunale e tutte le prime decisioni e nomine organizzative furono fatte senza che quel partito (né gli altri diversi dalle liste civiche, alias cerchio magico) avesse alcuna voce in capitolo.
Insomma, da quel momento si pose in essere una sistematica esclusione dalle decisioni di chiunque non facesse parte dello stretto entourage del sindaco: anche la giunta si è sempre, sostanzialmente limitata a ratificare.
Il culmine, però, si è raggiunto dopo circa un anno, quando l’assessora Bucci, in quota PD, è stata sconfessata dal suo partito; ma il sindaco ha fatto orecchio da mercante mantenendola in carica, rinnovandole pubblicamente la sua fiducia e umiliando, così, clamorosamente quello che sulla carta era il partner più importante della sua colazione.

La demolizione del gruppo consiliare PD.
Nel frattempo, si avviava anche una vera e propria “campagna acquisti” nei confronti dei consiglieri PD che, uno ad uno, sono stati indotti a rendersi indipendenti passando al gruppo misto. Che in questa operazione trasformistica ci fosse lo zampino del sindaco è evidente considerando due elementi: 1) i consiglieri ex PD, una volta passati al gruppo misto, non solo hanno continuato a sostenere la coazione di maggioranza ma sono divenuti destinatari di incarichi, deleghe e piedistalli, acquisendo una spiccata visibilità e rilevanza che prima non avevano; 2) nessuno di loro, quando ha lasciato il gruppo PD per passare al misto, è riuscito a dare uno straccio di motivazione politica evidenziando, ove ve ne fosse stato bisogno, che non si trattava di dissenso rispetto alla linea di partito.
Neanche il distacco del consigliere Addario dalla linea della sua capogruppo, manifestatosi nell’ultimo consiglio, è stato minimamente motivato politicamente se non con un generico “me lo chiede una parte del partito”. Nel suo caso, però, il palese, clamoroso conflitto di interessi che lo ha coinvolto sin dall’inizio della consigliatura (essendo padre di uno degli assessori in quota PD, di fatto scelto però solo dal sindaco) spiega molto del suo gesto.

Il senso dello scontro PD-CAP e la debacle annunciata.
Il PD, quindi, sin dall’inizio della consigliatura, anzi sin dalla campagna elettorale, si è trovato nella spiacevole situazione di chi viene coinvolto in una coalizione (dopo una dolorosa rottura con il “fratello” Bovino) ma siede a un tavolo da invitato minore che non decide, di fatto, mai niente. Anzi viene fatto oggetto di azioni ostili e demolitorie.
Il segretario di quel partito ha sempre sentito forte la responsabilità politica di essere il maggior garante politico della coalizione: un partito con responsabilità e struttura nazionali non rompe una coalizione di governo senza prima averle tentate tutte. Di qui la sua lentezza e prudenza nel formalizzare la rottura e l’invio a Corrado, tramite la brillante e combattiva capogruppo, di “messaggi” sempre più netti di dissenso, evidentemente nella speranza di un suo cambio di rotta. Una prudenza cui si è risposto, però, oltre che con la descritta operazione di ostilità e demolizione, anche con una serie di interferenze nelle dinamiche democratiche interne di quel partito.
Proprio per questo, intelligentemente, il segretario Di Girolamo ha voluto rimettere non al Direttivo ma al Congresso di circolo una decisione così importante, a costo di pagare prezzi politici molto alti perché l’elettorato del PD e la pubblica opinione si stanno chiedendo da tempo che senso abbia ancora rimanere in maggioranza.
Nella partita in corso fra il PD e la CAP sono, quindi, in ballo questioni politiche importanti. Coloro che guidano la nostra Città sono portatori di una concezione della politica legata a un civismo senza precisa collocazione e matrice, quindi privo di chiari riferimenti politici. Un civismo che, facendosi forte degli enormi poteri che il TUEL, attribuisce al Sindaco, si sente svincolato da tutto e da tutti e vuole muoversi disinvoltamente senza dover dar conto a nessuno: a un parlamentare, a una direzione provinciale o nazionale. Un civismo che, ad esempio, disattende clamorosamente il programma su cui ha ricevuto il mandato elettorale (si pensi agli impegni in materia di trasparenza e partecipazione). Un civismo che, proprio perché troppo libero e troppo solo, non riesce a mettere in campo energie e competenze adeguate ad affrontare i problemi della Città e che si sta allontanando sempre più dalla gente e dai suoi problemi.
Ma – questo è il punto – la Città aveva dato il mandato amministrativo non al ristretto cerchio magico del Sindaco (rappresentato dalle due liste civiche Demos e Rimettiamo in moto la Città) che era stato invece clamorosamente bocciato nel 2019, bensì a una coalizione ampia e rappresentativa nell’ambito della quale, in particolare, il PD doveva svolgere un ruolo di garante.
Quel civismo sta dimostrando tutti i suoi limiti culturali e politici e sembra destinato a un clamoroso fallimento. Rispetto al quale, le forze politiche di Centrosinistra (tutte) sono chiamate a prendere le distanze per non essere coinvolte in una debacle sempre più probabile che, però, a questo punto, è giusto riguardi solo coloro che hanno effettivamente assunto tutte le decisioni e che dovranno assumersi le relative responsabilità.

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La crisi politica della maggioranza, è la crisi interna al PD coratino https://ilquartopotere.it/news/politica/la-crisi-politica-della-maggioranza-e-la-crisi-interna-al-pd-coratino/ https://ilquartopotere.it/news/politica/la-crisi-politica-della-maggioranza-e-la-crisi-interna-al-pd-coratino/#respond Sat, 31 Dec 2022 15:33:48 +0000 https://ilquartopotere.it/?p=22964 L’ultimo consiglio comunale ha manifestato a tutto tondo la gravissima crisi interna al PD Coratino. Il Consigliere Addario ha tenuto un comportamento diametralmente opposto alle indicazioni della Segreteria del Partito – Attilio Di Girolamo – ed alla posizione assunta invece dalla Capogruppo  Nadia D’Introno in linea con la Segreteria. Ora le posizioni di vicinanza al […]

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L’ultimo consiglio comunale ha manifestato a tutto tondo la gravissima crisi interna al PD Coratino. Il Consigliere Addario ha tenuto un comportamento diametralmente opposto alle indicazioni della Segreteria del Partito – Attilio Di Girolamo – ed alla posizione assunta invece dalla Capogruppo  Nadia D’Introno in linea con la Segreteria.
Ora le posizioni di vicinanza al Sindaco De Benedittis del Consigliere Addario sono dettate da lungimiranza politica o dal ruolo in Giunta del figliolo Felice Addario ?
Certamente non è agevole rispondere.
È di tutta evidenza che anche le posizioni della Segreteria del PD e della D’Introno stanno diventando assolutamente incomprensibili per la Città.
Se si parla continuamente contro l’Amministrazione la conseguenza immediata dovrebbe naturalmente finire con un ruolo preciso di opposizione.
Il PD coratino dovrebbe decidere una volta per tutte dove stare e tanto per la sua vita futura.
L’esasperato equilibrismo politico non ha mai dato riscontri positivi – l’elettorato non capisce e si allontana dal mero scontro interno legato al nulla politico.
Ora il punto decisivo è soltanto uno: gli Addario devono chiamarsi fuori dal PD, come l’Assessore Concetta Bucci, come il Consigliere Palmieri, come il Consigliere Salvatore Mascoli, i quali, con spiegazioni le più varie e forse le più incomprensibili, si sono “alleati” con il Sindaco e hanno cercato di mettere in serie difficoltà la Segreteria del PD. Fino forse a porre in essere tentativi per il suo commissariamento ? O, in caso contrario, è l’attuale Segreteria e la Capogruppo Avv. Nadia D’Introno, nonché il loro numeroso seguito – si tenga conto delle posizioni dei GD – a lasciare il Partito?
Il Congresso cittadino probabilmente dirà l’ultima parola.
Una cosa appare certa queste difficoltà interne al PD, forse involontariamente e/o volontariamente volute da Terzi, stanno condizionando pesantemente l’immagine del PD.
Il Sindaco De Benedittis a questo punto appare evidente stia mettendo in atto altre strategie seppur sia vittima del suo stesso metodo di far politica non potendosi non evidenziare il significato delle parole di un Consigliere a lui vicino, il Consigliere Arsale, che criticando aspramente e duramente il metodo adottato dall’Amministrazione ha abbandonato l’aula, mettendo in chiarissima difficoltà la maggioranza che pertanto ha dovuto aver bisogno delle minoranze per approvare alcuni punti all’Ordine del giorno.
Illuminante sembrano i rilievi di una spiccata personalità politica coratina, piena di acume e di lucidità, il Dott. Giacomo De Lillo, che in un suo commento su facebook ha espresso in modo lapidario ma efficace le difficoltà della Maggioranza di governare la Città, ed in particolare, individuando chiarissime responsabilità in capo agli esponenti del Governo cittadino, ha affermato che così facendo si stanno producendo danni irreparabili al Centro sinistra.

Io stesso avevo già visto lontano con l’articolo “Corrado, un Sindaco-Papa”, pubblicato il 20 novembre scorso.

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Note di politica coratina: vi è necessità di una comunicazione eteroguidata – questa l’indicazione al Partito Democratico?

Prevediamo che l’assessore Concetta Bucci resti assessore.
L’assessore Concetta Bucci, che non rappresenta più le istanze del Partito Democratico in Giunta, immaginiamo continuerà a svolgere il suo ruolo assessorile, non essendoci alcun segnale di segno contrario.
Ma questa è una decisione del Sindaco, indiscutibile dal punto di vista giuridico, ma con la quale il Sindaco si assumerà forse la responsabilità di una crisi profonda di rapporti con il Partito Democratico; e se ciò non dovesse avvenire per “puro miracolo” comunque ad una situazione di indiscutibile difficoltà negli sviluppi politici futuri.
Questa è la logica ineluttabile conseguenza delle decisioni del Sindaco.
La decisione presa dal Partito Democratico – Sezione Corato di sfiduciare l’Assessore Concetta Bucci, certamente, è da presumere  e/o da intuire, seppur ci mancano riferimenti concreti, ma seguendo solo un ragionamento ispirato alla pura logica, sarà stata adottata a seguito di incontri di Coordinamento.
Ai nostri occhi, però, la decisione del Partito Democratico non poteva che essere la naturale ed ovvia conclusione del braccio di ferro posto in essere dall’Assessore Bucci, convinta di poter “rimproverare e/o bacchettare” sul piano mediatico la capogruppo del partito Nadia D’Introno nonché il suo segretario Attilio Di Girolamo, per un comunicato, quello del partito, che lei non condivideva, ossia l’aver osato da parte del partito e della capogruppo D’Introno far conoscere “pubblicamente” un atto dell’attività istituzionale, quindi, “pubblico” del consigliere comunale capogruppo del partito: la richiesta di fissazione di una commissione con all’ordine del giorno la questione Asipu, richiedendo che un siffatto breve e quasi irrilevante comunicato dovesse passare dalla approvazione del Coordinamento.

Evidentemente vi è da intuire, mancando alcun segnale da parte del sindaco, da ipotizzare certamente a conoscenza, già da prima della pubblicazione del comunicato di sabato scorso, delle decisioni del Partito Democratico rispetto all’assessore Bucci, che la Bucci, ben conscia di essere più vicina ad un certo modo di sentire la politica fatta di silenzi, era ben certa di prevalere sul proprio partito, ove ci fosse stata una reazione dello stesso, così da restare comunque assessore, godendo della fiducia del proprio sindaco ed avendo consapevolezza della mancanza di rilevanza politica agli occhi del sindaco del Partito Democratico, relegato, così di fatto, ormai ad un ruolo di mero gregariato e/ o di irrilevanza politica.

Lo stile laconico del comunicato del Partito Democratico di sabato scorso era significativo ed espressivo della sofferenza di un partito, che sa di aver trascinato alla vittoria il sindaco De Benedittis con tutte le iniziative elettorali prese, tra l’altro finanche con la partecipazione dell’allora suo segretario nazionale Zingaretti, ma che sapeva già come si sarebbe conclusa la vicenda – conferma dell’assessore Bucci. Il comunicato poi concludeva con una posizione doverosamente rispettosa delle prerogative del sindaco.

Il Partito Democratico nei consigli comunali svoltisi ha più volte evidenziato la necessità di muoversi nell’ambito della CAP 70033, la quale sull’onda della convergenza non appare rappresentare una coalizione, ma bensì un aggregato di forze politiche dove vi è il nucleo costitutivo che crede di poter svolgere un ruolo di primazia relegando il Partito Democratico ad un ruolo di subalternità.

Il Partito Democratico con la capogruppo D’Introno, astenendosi in una deliberazione di consiglio comunale, ma con un intervento fondamentalmente contrario, ha dimostrato di non condividere un certo modo di porsi rispetto alle questioni politiche più importanti per la città: ossia un modo estremamente politico e forse poco incline alla valutazione delle questioni sotto il versante tecnico – giuridico.

Alla capogruppo avvocato D’Introno, quindi, al momento non resterà altro che continuare la sua attività di consigliere, affannandosi nei suoi ragionamenti e nelle sue valutazioni tecnico-giuridiche, ma il sindaco, non incline ai cambiamenti, nemmeno a quelli necessari – sostituzione di un assessore dimessa si mesi fa, continuerà il suo cammino senza alcuna considerazione della questione postasi sotto il profilo politico all’interno della sua maggioranza. Il sindaco, d’altro canto, per quanto ci sembra di capire, ha, inoltre, delegato se stesso ad una serie di consultazioni politiche con altre forze politiche presenti in consiglio comunale.

Ora la domanda sorge spontanea: vuole liberarsi del Partito Democratico, il quale apparirebbe poco incline alla sua visione della politica?

Certamente non conosciamo l’esito di questo mandato esplorativo assegnato a se stesso che ha portato il sindaco, per quanto appreso, ad incontrare una serie di forze politiche da Bovino all’UDC. Questo, però, viene naturale chiedersi: “Forse significa che il sindaco vuole allargarsi verso il centro-destra con il mancato rispetto di tutto quanto espresso in campagna elettorale”? Certamente quanto sta accadendo era assolutamente impensabile per gli elettori del sindaco Corrado De Benedittis.
Non dimentichiamo che ad oggi l’opposizione di centrodestra appare quasi inesistente e l’assenza assordante da tutti i consigli comunali tenutisi fino ad oggi da parte dell’ex senatore Luigi Perrone, leader indiscusso del centrodestra, forse è sintomatico di un voler attendere altri momenti prima di far sentire decisamente la propria voce. La situazione politica coratina comincia ad essere di difficile lettura o meglio il pensiero del sindaco De Benedittis di difficile interpretazione.

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