Una laurea travagliata, una mamma discute la tesi dal reparto oncologico pediatrico del policlinico di Bari, con suo figlio accanto – Amalia corona il suo sogno a pieni voti
Un progetto finito diverse volte nel cassetto quello di Amalia tanto da pensare di doverlo chiudere per sempre a chiave ma poi, mentre tutto il mondo è paralizzato dall’emergenza coronavirus e soprattutto mentre trascorre le giornate, da otto mesi, nel reparto oncologico del policlinico di Bari accanto al suo bimbo di appena 5 anni, Antonio, affetto da una leucemia linfoblastica, quel cassetto lo riapre e quel progetto, il suo sogno, il 22 aprile lo corona conseguendo la laurea in fisioterapia con 110 e lode.
È la storia di Amalia, trent’anni, ruvese di origine e coratina di adozione, una donna e una mamma, decisa e determinata ma provata perché lo scorso ottobre la scoperta della malattia di Antonio le fa crollare il mondo addosso e la sua vita prende, inevitabilmente, un’altra piega.
“Ma vivendo ogni giorno con quei bambini e guardando la forza con cui affrontano la loro quotidianità, mi son detta che se ce la fanno loro ce la devo fare anch’io”
Sento Amalia per un’intervista, la sua voce è carica di energia, parla col sorriso, a tratti avverto una leggera rabbia, comprensibile… perché queste, sono cose che non dovrebbero accadere a nessuno, e quando ad esserne vittima sono delle piccole creature, la vita appare tremendamente ingiusta. Amalia però cerca di non mollare, raccoglie così i cocci di quel crollo dando un senso alle sue giornate.
Amalia, facciamo un passo indietro, quando ti iscrivi all’università?
Poco dopo il mio diploma di scuola superiore, mi iscrivo alla facoltà di medicina perché era stata da sempre la mia ambizione ma poi varie situazioni familiari mi costringono ad interrompere i miei studi, successivamente decido di realizzarmi nell’ambito della famiglia, mi sposo e ho due figli a distanza ravvicinata: Antonio e Giovanni quindi mi dedico completamente al ruolo di moglie e mamma. Quando il mio secondo bambino compie due anni riprendo il mio percorso universitario lasciato a metà, abbandono però gli studi in medicina perché con due figli piccoli e da sola risultavano troppo impegnativi, così dopo un concorso ho proseguito con fisioterapia progettando di laurearmi a novembre 2019/aprile2020.
Ma per quella data non è più possibile, cosa accade?
Accade quello che nessun genitore vorrebbe sapere perché ad ottobre 2019 scopriamo che Antonio è affetto da leucemia linfoblastica, da quel momento la nostra vita viene stravolta e naturalmente metto da parte i miei studi perché vengono meno la concentrazione e le forze.
I mesi trascorrono, Antonio inizia le sue cure e tu cerchi di riprendere in mano la tua vita. Come?
Dopo aver metabolizzato quanto stesse accadendo, grazie all’incoraggiamento di molti miei professori universitari che operando nel policlinico venivano a trovarmi e soprattutto guardando la forza incredibile dei bambini, ho pensato che se ce la facevano loro dovevo farcela anch’io, dovevo farlo per me stessa e per i bimbi, decido di approfittare dei lunghi ricoveri di Antonio per riprendere a studiare e grazie anche al supporto di mio marito riesco a conciliare i ricoveri, la famiglia e lo studio.
Riesci a concludere gli esami e prepari la tua tesi sui bisogni riabilitativi dei pazienti oncologici pediatrici. La scelta non è casuale, ci spieghi perché?
Mi sono chiesta che aiuto potessi dare a mio figlio e agli altri bimbi e avendo la possibilità di sperimentare la mia tesi nel reparto pediatrico oncologico l’ho incentrata sui bisogni riabilitativi dei pazienti oncologici pediatrici che sono fondamentali ad evitare le complicanze a lungo termine nei bambini che riescono a sopravvivere grazie al successo delle terapie.
Arriva il covid-19, tutto si blocca e ancora una volta quel traguardo si allontana, come l’hai vissuto?
Con tanta paura, non mi ha preoccupato il lockdown o il distanziamento sociale perché con la malattia di Antonio vivevo già delle restrizioni ma l’incertezza, è stata la sensazione un po’ di tutti noi genitori che mentre in ospedale combattevamo contro la malattia dei nostri figli, fuori c’era un altro mostro invisibile in agguato considerando che i nostri bimbi sono soggetti immunodepressi e quindi ad alto rischio.
Per la tua tesi invece?
Per un attimo ho riperso le speranze ma poi quando le università hanno ripreso le sedute on line si è riaccesa una luce, nel frattempo io e Antonio eravamo tornati a casa e quando mi è stata comunicata la data, la stessa coincideva con il giorno dell’ennesimo ricovero di Antonio e non mi rimaneva che sostenere la tesi in ospedale.
La tua tesi la discuti nella ludoteca del reparto oncologico, anche questa scelta ha un suo significato…
Assolutamente sì, perché in un reparto dove tocchi la morte con mano, la ludoteca è il luogo simbolico della speranza, io tra l’altro avevo già imparato a studiare tra cartoni animati e giochi anche a casa con mio figlio più piccolo, e per me è stato importante averla discussa in ospedale con Antonio accanto e col sostegno di infermieri, medici e mamme che si sono un po’ rispecchiate in me, la mia conquista è stata anche la loro proprio perché quando si è travolti da questi eventi noi mamme per forza di cose rinunciamo ai nostri progetti.
Una laurea travagliata ma che arriva nonostante tutto, e a pieni voti. Amalia sei il classico esempio che “volere è potere” e sei anche un grande esempio di positività. Un tuo pensiero?
Lo dedico ai più giovani perché a volte mi capita di sentirli demotivati e invece bisogna crederci sempre e che anche nei momenti drammatici bisogna cercare quello spiraglio di luce che aiuta ad andare avanti, magari cercando di rendersi utili.
C’è una cosa a cui tieni particolarmente, a chi rivolgi il tuo appello?
Sempre ai giovani affinché si sensibilizzino alla donazione del midollo osseo perché, anche se non è il caso di Antonio, ci sono tanti bambini che ne hanno bisogno.
Amalia che bimbo è Antonio?
Antonio è un guerriero e gli auguro una vita piena di sorrisi, io e mio marito siamo fiduciosi.
Ed io non posso che unirmi a questo augurio a nome anche della redazione, un grosso in bocca al lupo Amalia a te e la tua famiglia.