“Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma, se non la facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” (Madre Teresa di Calcutta)
È questa frase magica, recitata dall’attrice Claudia Lerro, in una rappresentazione di danzaterapia, organizzata in occasione di una delle prime edizioni del Coraton, dalla d.ssa Maria Giovanna Mascolo, consulente in analisi applicata del comportamento, a far scattare la scintilla.
È il 2009, quando Vittorio Calò, 4 anni, nato con alcune disabilità, è ancora una goccia solitaria fuori dall’oceano. Ma da lì in poi, non sarà più così, solo! La sua lezione di nuoto, per esempio, diventerà collettiva. Sulla spinta della stessa d.ssa Mascolo, dei genitori di Vittorio, Nunzio ed Enza Mastromauro, e di altri genitori, si deciderà di costituire dapprima “Gocce nell’oceano onlus” (e successivamente, nel 2014, dopo l’incontro con la d.ssa in scienze motorie Marina Perrone, l’associazione sportiva dilettantistica “Gocce Special team”), il tutto su ispirazione della madre macedone.
Ma andiamo per gradi, parlandone con Nunzio Calò, padre di Vittorio.
Raccontaci la storia personale.
Mentre nel 2004 sono funzionario del comune di Barletta, occupandomi di disabilità, mia moglie rimane in attesa del secondogenito.
Da buon medico qual è, decide di sottoporsi ad esami prenatali. Scopriamo che il nascituro avrà la sindrome di Down.
Cosa affatto semplice, che ti cambia la vita; notizia che proteggiamo riservata, decidendo di tenerci il bambino.
Nasce Vittorio ed i primi 3 anni li dedichiamo alla risoluzione di problemi medici, burocratici e riabilitativi.
E nel frattempo siete invitati in Tv…
La Rai cerca testimonianze di famiglie che abbiano accettato bimbi con Sindrome di Down, sapendolo anticipatamente, in risposta ad un tweet di un filosofo inglese che scriveva: “abortisci e ritenta”!
Un consigliere d’amministrazione di una importante associazione europea che ci conosceva ci segnala e siamo pertanto invitati ad Unomattina, condotta da Alessio Zucchini. Ma mentre le risposte mediche di mia moglie sono più esaustive, io che di solito sono più loquace, rispondo a monosillabi.
E pertanto per reazione agli sfottò degli amici…
Reagisco con una sfida che parte. Scriverò un libro che è tutto un programma, nato da una risposta data da mia moglie in Tv: “Non è come sui libri”, ossia, che vivere un’esperienza da professionista, non è la stessa cosa che vissuta per un tuo caro.
Vittorio frequenta nuoto, ma poi avviene il passaggio alla fase collettiva….
È la riabilitazione c/o l’Asl, che ci fa conoscere altri condottieri di questo difficile percorso. L’intuizione di unire più famiglie nasce dalla d.ssa Giovanna Ceglia, che mette a disposizione momentaneamente i anche locali del centro riabilitazione Asl. Ed unendoci, capiamo che potremmo essere più efficaci nell’occuparci dei nostri figli e ottenere vantaggi anche economici, “di scala” (es.: spese di viaggio dei vari consulenti stranieri periodicamente invitati a Corato) o anche poter elaborare insieme progetti finalizzati all’ottenimento di finanziamenti.
Perché puntate sullo Sport?
Perché come ha sostenuto Eunice Kennedy, lo sport è strumento non solo riabilitativo, ma anche di socializzazione ed autostima, in grado di far vivere anche le emozioni tipiche di una gara.
Chi è Eunice Kennedy e cosa sono gli Special Olimpics.
Eunice Kennedy era sorella di JF Kennedy, nonché suocera di Arnold Schwarzenegger ed occupandosi della sorella disabile Rosemary, fondò il 2/8/1968 gli Special Olimpics, il cui Presidente attuale è il figlio Timothy Shriver. Trattasi di organizzazione mondiale, con lo scopo di promuovere lo sport per disabili intellettivi e relazionali e creare momenti di aggregazione con giochi e sport individuali e di squadra, dall’atletica, alla ginnastica, nuoto, calcio, a tutti i livelli, dalla base locale, salendo fino ai teams nazionali, con l’organizzazione anche di giochi mondiali, disputati l’ultima volta nel 2019 ad Abu Dhabi e di prossima organizzazione nel 2023 a Berlino.
E gli Special Olimpics sono stati anche la molla della svolta.
E pensare che tra i genitori, l’unico scettico ero io, perché da funzionario comunale, avevo assistito a qualche speculazione in ambito associativo. Ma il salto lo abbiamo quando nel 2014, Marina Perrone ci porta i moduli per i campionati nazionali di Venezia.
Cosa fate quindi?
Fondiamo l’associazione sportiva parallela che si chiamerà Asd Gocce Social Team e partecipiamo con 2 ragazzi entrambi vincitori di categoria nel nuoto: mio figlio Vittorio e Ivano Vangi, che però verrà squalificato in applicazione della regola dello sforzo onesto, che tende a evitare che fra il 1° il 2° ci sia un notevole distacco.
Avete qualche sostegno?
Prevalentemente l’appoggio arriva dal pubblico per progetti, convegni, seminari, rassegne. Ma ci sono anche imprenditori che ci aiutano disinteressatamente e ciò vale anche per alcune strutture sportive che ci hanno fatto sviluppare bene alcune discipline; tra questi vorrei ricordare Domenico Gadaleta, ex Diamond, e Antonio Nanni, direttore della piscina di Andria. Non è stato sempre così:
è da biasimare, per esempio, il comportamento dei gestori della piscina di Ruvo nei nostri confronti.
Cos’è la felicità per gli atleti delle vostre associazioni?
Stare insieme, uscire, fare esperienze comuni, specie sportive.
Quali sono i problemi più comuni che accusano?
Principalmente riguardano le autonomie (vestirsi, farsi da mangiare), l’orientamento stradale, il riconoscimento dei luoghi. Anche se a livelli diversi, sono difficoltà che riscontriamo nella generalità dei nostri atleti. Per cui, quando sono insieme, è necessario che ci siano un paio di educatori. Ed a tal proposito stiamo conducendo parallelamente agli allenamenti, un progetto di educazione all’autonomia.
I genitori sono tutti volontari, ma c’è dietro un’ambizione?
Creare dei professionisti, evitando di importarli da fuori. E se ci sono fondi li destiniamo anche per la formazione e la giusta remunerazione dei professionisti che si cimentano.
Quanti sono i tesserati, che gare organizzate e quali sono le ambizioni sportive?
Sono oltre una ventina gli atleti tesserati, più i normotipici (atleti partner). Finora abbiamo organizzato gare di nuoto regionali e interregionali. Abbiamo partecipato a giochi nazionali di nuoto e di atletica e calcio a livello regionale e interregionale. Anche la danza riveste ancora un aspetto importante, con l’ingresso in associazione di un altro tecnico sportivo, la d.ssa Marika Di Rella. Ultimamente, grazie a un progetto scritto in lingua inglese dal mio primogenito Angelo, che ha ottenuto un finanziamento da Special Olympics International, abbiamo introdotto fra le discipline praticate dai ragazzi, il bowling. Si è trattato di un finanziamento che ci rende orgogliosi perché se lo aggiudicano dei ragazzi italiani (per l’esattezza Angelo e Domenico Pio Quercia) per la 2^ volta nella storia del premio internazionale.
Tra le ambizioni, ci piacerebbe portare un atleta in nazionale e magari alle Olimpiadi. E tra questi ce la potrebbe fare Domenico Pio Quercia, che in Italia è nuotatore nei primi posti nello stile libero e nel dorso.
A che punto è la diffusione nel meridione dello sport per persone con disabilità?
Ci sono ancora ampi margini di crescita nel meridione. Si pensi che, nonostante Special Olympics operasse in Italia già da 30 anni, Vittorio e Ivano sono stati i primi pugliesi a partecipare a dei giochi nazionali di nuoto.
Il messaggio conclusivo…
Lo racchiudo nel motto degli atleti Special Olimpics:
“Che io possa vincere, ma se io non riuscissi, che possa tentare con tutte le mie forze“.
E certamente Vittorio e tutti i suoi amici colleghi saranno sicuri vincitori ogni volta che scenderanno in campo di qualsiasi sport e non solo.