“La cera si consuma e la processione non cammina”.
Passano i giorni, ma di imprenditori locali intenzionati a tenere in piedi il giocattolo calcistico neroverde, non se ne sono fatti avanti.
Sarebbe un vero smacco, sia per il calcio coratino, ma anche per il tessuto imprenditoriale, se si concretizzasse una trattativa per la cessione del titolo ad una nota azienda pastaria pugliese, non coratina.
Non è dato sapere se la richiesta fatta indirettamente giorni fa, riguardi una gestione in loco, sia pur a tempo (1 anno) o l’immediato trasferimento del titolo in altra destinazione.
È certo comunque che l’interesse sia reale, così come quello proveniente da altre città di mare, tra cui di un Presidente “compratitoli” seriale.
Circola voce di un ulteriore gruppo (il 4°) sempre forestiero, ma nessuna proposta ufficiale pare sia giunta.
I precedenti dirigenti, ora dimissionari, fanno sapere che l’intenzione è quella di non spostare il titolo da Corato, ma se nessuno dovesse farsi avanti in questa direzione, anche la possibilità di cederlo fuori città potrebbe essere una strada percorribile.
Ed a quel punto, dopo tutti gli sforzi e gli appelli fatti dagli ultimi dirigenti, sempre dichiaratisi di transizione, nessuno potrebbe gridare allo scandalo, se si consumasse l’epilogo del football neroverde, dopo 78 anni di storia.
Scadenza massima per tirare le somme, fissata per il 25 giugno. Si tratterà di un dentro o fuori, quest’ultimo veramente clamoroso dopo 7 campionati nella massima serie dilettantistica regionale, per la città più imprenditoriale di Puglia, che elargisce contributi ovunque, tranne che per i territori che l’hanno fatta decollare, per grandi o piccole realtà che sia e senza alcuno sport escluso.
Beh, si può dire che non ci siano case idonee per fare sport importante, ma non si può dire che non ci siano stati ultimamente progetti seri, a costi sistenibili.
Oseremmo dire che forse è una delle poche città di rilievo che di fatto non ha uno spirito di appartenenza, non necessariamente nel calcio, rispetto a città limitrofe in cui ogni forza, specie economica, si concentra e si sente orgogliosa di appartenere e di restituire alla collettività parte del successo.
E si sa che dallo Sport non c’è profitto…
Sarebbe quindi una beffa, oltre che un vero peccato, visto che da alcuni uffici comunali fanno sapere che pur con le classiche lungaggini burocratiche, i tempi di attuazione per i lavori allo stadio possano essere vicini.
Ed a quel punto saremmo tutti responsabili di buttare a mare una lunga storia di 78 anni, in cui in tanti hanno sputato sangue, soldi, qualcuno lasciandoci la pelle, da Narducci ad Apollini, da De Robertis a Petrone, da Manfredi a Sciscioli, da De Palo a Rutigliano da a Strippoli a Maldera.
E non ci resterà che piangere….