Di Irene Tedone
Avere ancora i denti da latte e trovarsi a tu per tu con la prima domanda da adulto: “cosa farai da grande?”.
Eh, mica è facile! Diciamo la verità, è proprio un grattacapo!
Fatta salva la soggettività del momento in cui si diventa “grandi” che effettivamente è un dato ballerino, il più delle volte non equivalente all’anagrafica sul documento, si cresce, lavorativamente parlando, coltivando il sogno di essere Qualcuno.
Si perché, esclusi quelli che non fanno testo perché fortuna loro sanno già da subito chi diventeranno nella vita e si adoperano in tal senso ed esclusi pure quelli, ancora più fortunati dei primi che nascono con la camicia ed il letto magicamente già bello e fatto, nella stragrande maggioranza dei casi (cioè quella di chi non ha santi in paradiso!) le idee sull’argomento sono in divenire.
Si trasformano.
Crescono o decrescono nel tempo. Cambiano. Esattamente come noi, subiscono una metamorfosi in aspetto, forma e dimensioni.
È così che, se a 5 anni ti sentivi crocerossina come Candy Candy o il futuro numero 10 in nazionale, nulla esclude, poi, che a 8 anni, come a 15, le aspettative diventino altre e che magari a 20 la risposta a quella domanda sia un’altra ancora: “da grande voglio fare il posto fisso”, come ironizza qualcuno.
Diciamo, allora, che tutto è “ in itinere”.
Fortuna nostra, invece, è stata conoscere chi le idee chiare sul suo futuro le aveva già da bambino e che per diventare quel Qualcuno tanto agognato non si è certo limitato ad accedere un cero alla Madonna!
Si vede da lontano Mario Roselli, non passa per niente inosservato, bisogna ammetterlo!
Una stazza, occhio e croce sui 100 kg, e una muscolosa carrozzeria tirata perfettamente a lucido la dicono lunga sulla sua scelta di vita. Azzeccata, almeno a primo acchito!
Si, perché uno così mica può fare il commesso in negozio di bomboniere o il geometra. Ve lo immaginate Mastro Lindo con la matita in mano?
Diciamola tutta, non ci vuole un luminare per capire, semplicemente guardandolo, che si tratta di uno sportivo.
Cresciuto col mito de “L’uomo Tigre”, il cartone degli anni ’80 che piaceva pure alle femminucce, Mario coltiva il suo sogno: diventare un campione.
Già all’età di 8 anni mette i piedi sul tatami e, non senza “sangue, sudore e lacrime”, il tempo dà ragione al nostro Pierrot.
Tante le soddisfazioni e non solo una terna di cinture.
Le cose, infatti, vanno dette esattamente per quelle che sono, perché, oltre ad essere cintura nera di Karate (1° Dan), nera di Kickboxing (3° Dan) e blu di Brazilian Jiu-jitsu , Mario Roselli ha combattuto sul ring, nella gabbia o sul tatami da professionista in varie discipline. Non gli sono per niente sconosciute arti da combattimento quali la Boxe, le MMA, la Muay Thai. Anzi, quest’ultima disciplina gli regala anche la possibilità di combattere in nazionale nel biennio 2014/2016.
Tra pugni, ginocchiate, calci e gomiti, Mario trova pure il tempo per sigillare il suo successo più grande e nel 2015 nasce a Corato non una semplice palestra, ma un’accademia.
La battezza “The den of tigers“.
E non poteva essere altrimenti, perché, a rigor di logica, quello è naturalmente il primo nome che gli viene in testa.
Scherzi a parte, però, “la tana delle tigri”, (letteralmente), dà voce ai sogni di Mario bambino e a tutti quelli di chi, nonostante la barba o qualche capello bianco, si sente in fondo in fondo in diritto di giocare e sentirsi ancora bambino.
Le soddisfazioni in quasi 4 anni di attività non si fanno aspettare e vale la pena citarne l’ultima.
Il 10 febbraio scorso a Ruvo di Puglia si è svolto il Gran Galà “The Den of the tigers III”, organizzato dall’omonima accademia e dalla Wkf, con lo scopo di far conoscere talune discipline di nicchia.
La giornata, articolata in due momenti di spettacolo diversi, ha visto esibirsi, a partire dalle ore 10 della mattina durante la prima tappa nazionale Wkf, oltre 200 giovani combattenti amatoriali. Una parentesi giocosa dedicata ai più piccoli nella variante “Light contact”, però, che è stata propedeutica al vero spettacolo che, con start alle ore 21, ha visto alternarsi sul ring del Gran Galà Match Professionisti, undici incontri di diversi stili e categorie.
Tra gli sportivi, di provenienza diversa, a primeggiare Francesco Pio Pellicani, il 18enne ruvese tesserato presso l’accademia che si è aggiudicato l’ambitissimo titolo di Campione italiano K1, categoria 61 Kg.
L’accademia, che accoglie i piccoli anche dai 5 anni in su, è pure aperta a quello che una volta era il “sesso debole” e in occasione della festa della donna si è pensato ad un evento ad hoc, il “BJJ WOMEN DAY’S“.
Si tratta di un open day con focus sul Brazilian Jiu-jitsu, un’arte marziale che si pratica col kimono e che sarebbe utilissima da apprendere come forma di difesa personale.
Buon 8 marzo a tutte!