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Venezuela – Cronaca di una crisi umanitaria senza precedenti La testimonianza di una famiglia (le foto)

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Toccante, coinvolgente e sconvolgente è stato l ‘ incontro di giovedì 7 novembre presso l’ Auditorium della Sacra Famiglia, organizzato da una sempre attiva Rosa Anna Agatino, presidente del Centro Italo Venezuelano di Corato, con la partecipazione di Barbara Schiavulli, nota giornalista di guerra, AnnaMaria Centrone e il dott. Francesco Di Molfetta.

Il tema affrontato “ Venezuela il dolore e la speranza di un popolo in ginocchio “  riguarda una seria problematica sociale di importanza internazionale che però sembra essere quasi completamente sconosciuta all ‘interesse della stampa del mondo.

La presidente del Centro Italo Venezuelano di Corato, Rosa Anna Agatino, ha aperto l’evento facendo una panoramica globale della tristissima situazione nel paese sudamericano, dal quale si prevede una fuga della popolazione che potrà raggiungere la stima di 6 milioni e mezzo nel 2020, dato che conteggia le migrazioni a partire dall’inizio della recessione. Il 94% della popolazione vive in uno stato di insicurezza, in condizioni di salute preoccupanti che registrano il 65% della mortalità materna. La crisi Venezuelana è in cima all’agenda internazionale ma sembra comunque lasciare il mondo sorprendentemente indifferente.

Corato ha un forte legame con il Venezuela, che ha accolto 250000 italiani dopo la seconda guerra mondiale e attualmente circa due milioni di italiani vi abitano ancora.

La forte crisi umanitaria sta determinando un esodo di grandissima portata, a causa di carenza di cibo, di medicinali, di possibilità di sopravvivenza. Barbara Schiavulli ha descritto il quadro della situazione con un viaggio di due anni fa e un altro in gennaio, con gli occhi competenti di chi svolge un lavoro che deve portare su carta anche ciò che si vorrebbe tacere.

Giornalista e corrispondente di guerra da vent’anni,  Barbara ha vissuto nelle zone calde del Medio Oriente, in Iraq, Afghanistan, Yemen, Cile….viaggiando continuamente e scrivendo per le più famose testate giornalistiche, come la Repubblica, l’Espresso, il Fatto Quotidiano, la BBC effettuando collegamenti con la RAI, RAI News24. Ha scritto numerosi libri e vinto altrettanti premi e la sua ultima pubblicazione “ Quando muoio, lo dico a Dio” sta riscontrando notevoli consensi. Lei si definisce colei che viaggia con un trolley rosa e una penna stilografica, una giornalista freelance che, assieme ad altri giornalisti, ha fondato Radio Bullets, una radio online che “spara notizie come proiettili “, specialmente notizie di cronaca e politica estera che restano nel silenzio della stampa di massa.

AnnaMaria Centrone, delegato territoriale di Ali Onlus, ha illustrato il lavoro che l’Associazione Italo Americana in Italia svolge per portare aiuto, sostegno, solidarietà al popolo Venezuelano soprattutto per rifornirlo di medicinali e presidi medici. Ciò avviene attraverso l’associazione Aiuto per il Venezuela di Miami, negli USA. Oltre alle notevoli quantità che occorrono, è l’alto costo di spedizione a rendere tutto più difficile.

Immagini proiettate e un filmato hanno reso più concrete le parole dei presenti, assieme ai numeri : 30000-35000 persone al giorno cercano di attraversare il confine tra Venezuela e Colombia.

Il dottor Francesco Di Molfetta, delegato territoriale del Banco Farmaceutico Onlus, ha ricordato che in collaborazione con la Ali  sono state inviate tonnellate di farmaci a partire dal 2016 per un valore pari a 5 milioni di euro e il percorso passa attraverso Miami, per cui le spese di spedizione risultano essere un grande problema. Si cerca di contrastare le malattie croniche che in Italia normalmente si curano, ma che in Venezuela portano alla morte. Il Banco Farmaceutico è composto da volontari che si prodigano solo per amore dell’uomo.

L’ intervento di Barbara ha lasciato i presenti attoniti ed emozionati: in Venezuela non c ‘è una ragione per cui non ci sono farmaci, per cui si muore di fame: il popolo galleggia sul petrolio, le risorse sovrabbondano ma corruzione e furti rendono tutti malati terminali di un cancro chiamato politica.

La nazione, nota per il carattere allegro, solare e affettuoso dei suoi abitanti sembra “intrappolata in un grigiore che si incontra già dall’aeroporto “. L’ascolto del reportage della storia di Vanessa e Lucilla nell’ultimo giorno di Barbara a Caracas nello scorso gennaio ha rigato di lacrime molti volti presenti. Ci si è chiesto che fine ha fatto la dignità dell’essere umano? Dov’è la giustizia?

Negli ultimi due anni il Venezuela è caduto nel baratro, vivendo un peggioramento che spinge a lasciare il paese.

Compito di un giornalista è raccontare storie, mettere sulla carta ciò che occhi e macchina fotografica vedono e orecchie ascoltano. “In Italia non si parla di estero perché non fa politica estera da anni. Inoltre c’è un problema di competenza, di qualità di giornalismo, c ‘è negligenza professionale dovuta anche al fatto che il giornalismo a livello locale è sottopagato. Il giornalismo è in crisi “

I Venezuelani sbagliano a manifestare, non sanno fare la giusta rivoluzione e la situazione resta tragica.

Al termine dell’incontro, ho raccolto la testimonianza di una famiglia, che è riuscita a scappare dal Venezuela qui in Italia. La bionda Stella, Venezuelana nata in Italia, ha gli occhi sorridenti dei paesi neolatini, ma i segni intorno ad essi svelano una sofferenza che pian piano si cerca di dimenticare. Stella era una dentista in Venezuela, aveva il suo studio, e il marito Raul lavorava al Comune. Vivevano e guadagnavano bene, finché circa 5-6 anni fa è iniziata la crisi. Era pericoloso vivere, mancavano cibo, medicine, così la sorella di Stella parte per prima verso l’Italia, anche per curare il padre ammalato di Alzheimer. La situazione andava sempre più peggiorando così a dicembre scorso anche Stella, Raul e la loro figlia quindicenne sono proprio arrivati in Italia, non senza difficoltà. Avevano bloccato i documenti della ragazza, poiché non preparano i passaporti per i bambini, mentre il fratello di Stella è ancora lì, oltreoceano, perché hanno bloccato tutti i documenti. “Non avrei mai immaginato che la situazione peggiorasse così tanto “ha spiegato Stella, “è proprio come questa sera hanno raccontato “. Lei da giugno sta attendendo ancora i documenti del marito Raul, perché lui è di origine Venezuelana, e la documentazione serve per perfezionare la sua situazione lavorativa.

Non si può rimanere indifferenti e, come ha raccontato Barbara Schiavulli, a volte è necessario contravvenire alle regole (lei a quelle del giornalismo perché ha riempito il frigorifero arrugginito delle due donne) bisogna reagire e agire perché la dignità dell’uomo non venga mai calpestata.

 

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