Le serate del 26 e 27 Settembre hanno ospitato il Festival della Legalità, il primo del suo genere a Corato, organizzato dall’Associazione Nuova Umanità in collaborazione con Legambiente e l’Associazione Antiracket FAI. Un’opportunità per ascoltare e confrontarsi con chi parla, lavora e combatte la criminalità organizzata, proponendo con il suo esempio di quella “cittadinanza positivamente inquieta” che Don Luigi Ciotti auspica in Italia.
E’ stato soprattutto un momento per la nostra città di riflessione su come sia necessaria una collettività solidale e coraggiosa per poter cambiare rotta dinanzi alle costanti e intraprendenti infiltrazioni criminali sul nostro territorio.
Durante la prima serata intitolata “La Legalità del Noi”, sul palco, posto a Piazza Mentana, sono saliti il Dott. Giuseppe Gatti, Sostituto Procuratore della DDA di Bari, Giovanni Bianco, giornalista RAI, il Dott, Renato de Scisciolo, Presidente Associazione Antiracket (sezione di Molfetta), Maurizio Altomare, avvocato dell’Associazione Antiracket FAI, e Angela Castellano, vittima di racket e presidente dell’Associazione Antiracket (sezione di Bitonto). Ognuno di loro ha offerto la propria testimonianza e la propria convinzione di come un’educazione civica che stimoli all’incontro e non alla prevaricazione siano le fondamenta per una società libera.
È stato il Dott. Gatti a dare una definizione di “Legalità del Noi”, partendo dall’affermazione di come anche le mafie del territorio barese e foggiano, paradossalmente, abbiano la loro idea di legalità, incentrata sulla prevaricazione e la violenza contro la comunità. “Alla legalità dell’Io tipica dei clan dobbiamo contrapporre la legalità del noi, fatta del fare squadra, di costruzione di relazioni solidali nel rispetto dei diritti fondamentali, come recita la nostra Costituzione”.
Nel raccontare le mafie del nostro territorio c’è una nota di avvertimento su come i clan abbiano consolidato la loro scacchiera criminale, dividendosi il controllo delle zone provinciali, con la loro impronta per gli affari e la suggestione del guadagno facile giocata sui più giovani.
C’è stata anche la possibilità di fare un punto della situazione del giornalismo locale e delle difficoltà di fare inchiesta sul territorio con i conseguenti rischi di ritorsioni. Per Bianco è importante che i giornalisti e i media nazionali facciano da scorta mediatica a tutti i colleghi che sfidano la criminalità locale attraverso la condivisione del loro lavoro, “perché la battaglia del singolo diventi la battaglia di tutti”, in nome di quelle relazioni solidali di cui Gatti ha parlato. Perché la mafia si può battere e, come sottolineato da Bianco, “i mass media hanno il dovere di non rappresentare la mafia come imbattibile, quasi eroica, anzi bisogna dare spazio a quella collettività resiliente che la combatte”.
L’intervento sicuramente più emozionante è stato quello di Angela, vittima di racket che ha subito attacchi fisici e minacce dopo aver denunciato quattro usurai della sua città, Bitonto. “Ho denunciato per amore dei miei figli, avevo paura per loro e la mia rabbia di mamma mi ha spinto ad andare alla polizia”. Quando le chiediamo come questo suo atto di coraggio sia stato recepito dalla sua città, la sua risposta è: “ho ricevuto zero solidarietà, sono stata isolata. Questo perché vige ancora tanta omertà”. È un’amarezza compensata con incontri come questo festival dove invece la gente ascolta con interesse e partecipazione. Angela riflette anche su quanto sia importante il supporto delle associazioni antiracket dal momento in cui una vittima denuncia fino al dopo-processo. “È importante far sapere alla vittima che non è sola, soprattutto durante i processi durante i quali gli imputati e i loro famigliari sono presenti con fare intimidatorio. Noi diamo il nostro supporto sia concreto che morale” le fa eco l’avvocato Altomare.
De Scisciolo fa riferimento alla realtà coratina, raccontando di come l’associazione FAI abbia supportato poi quegli imprenditori che hanno denunciato gli usurai locali e inoltre lancia un allarme riguardante il calo delle denunce di racket e usura. “Solo con le segnalazioni il cerchio non si spezza” è il suo ammonimento.
La seconda serata è stata dedicata al tema: “Il rapporto tra mafia ed ecologia” che mai come oggi con un rinnovato attivismo ambientale assume rilevanza. A salire sul palco questa volta è stato il Dott. Francesco Tarantini, Presidente Regionale Legambiente Puglia e nuovo Presidente del Parco dell’Alta Murgia. Il primo argomento affrontato è l’ecomafia attraverso una dettagliata presentazione del Rapporto Ecomafie 2019 redatto da Legambiente in collaborazione con le Forze dell’Ordine. Tarantini definisce i responsabili di crimini ambientali “ladri di futuro”, perché rubano e deturpano il nostro territorio con il loro smaltimento illecito di rifiuti, le contraffazioni agroalimentari, gli abusi edilizi e le depredazioni dei tesori archeologici.
Parlando di come affrontare i reati ambientali e l’emergenza climatica, risultato di anni di silenzi e inazione, il dibattito ha guardato al contesto regionale con i suoi ancora alti tassi di tombamento dei rifiuti, ma anche degli impegni a processi di decarbonizzazione e di attivazione di fonti di energia rinnovabile e di depurazione delle nostre acque, quest’ultima ancora un grande lavoro in corso. “La Puglia dà energia alle altre regioni, ma poi prende acqua pulita da altre parti per mancanza” commenta Tarantini. Un altro punto da lui sottolineato è stata l’importanza di intraprendere un’economia circolare, basata sul riciclo e riuso dei rifiuti. Da qui l’importanza di sensibilizzare i giovani alla green economy facendo conoscere aziende che fanno del rifiuto riciclato il loro materiale di produzione. “Abbiamo in Puglia 44 aziende del genere, di cui 3 a Corato. La valorizzazione del rifiuto è importante”.
Sollecitato dal pubblico a parlare del Parco dell’Alta Murgia e di Corato, sua città natale, Francesco Tarantini non risparmia idee e riflessioni critiche.
L’obiettivo principale è quello di educare alla bellezza attraverso una partecipazione più attiva nelle scuole dei volontari, delle associazioni locali che si occupano di ambiente e territorio, ma anche un maggiore lavoro di sinergia tra i 13 comuni che fanno parte del Parco Nazionale, le forze dell’ordine poste a tutela delle risorse naturali e gli agricoltori. Secondo Tarantini, bisogna puntare sulla costruzione di un’autentica proposta turistica che punti sui prodotti locali, ma anche su percorsi smart e guide multilingue. “Tutti, cittadini compresi, devono fare gioco di squadra. Bisogna far capire che il parco è una risorsa”.
Guardando alla realtà coratina, l’analisi di Tarantini fa emergere come sia necessaria una visione comune del bene pubblico che porti a una mobilità intelligente, a una progettazione seria degli spazi verdi, ad aggiornare un piano delle antenne elettromagnetiche. “Bisogna lavorare molto sullo stile di vita e sull’efficientamento del sistema edilizio se si vuole combattere il cambiamento climatico” è la sua conclusione a questo incontro.
Non è mancata la nota polemica da un presente tra il pubblico, un osservazione a suo dire, che dopo un apprezzamento sull’iniziativa ha rimarcato come l’evento potesse sconfinare in una campagna elettorale anticipata, alludendo chiaramente all’associazione Nuova Umanità, promotrice e organizzatrice del festival. Un’osservazione inopportuna, forse, che denota come ancora una volta si vedano convegni all’educazione alla cittadinanza attiva tinti di colori politici specifici quando invece dovrebbero essere accolti con positività se si ha a cuore una rimessa in moto della nostra città.
Corato, in questo momento, ha bisogno di un risveglio delle coscienze e le vie devono essere trasversali.
Altra nota dolente, ma questa volta dalle nostre osservazioni sulla partecipazione all’evento.
Ci è dispiaciuto vedere scarsa partecipazione da parte della componente giovanile di Corato, nonostante il festival sia stato promosso nelle scuole locali. Bianco parlava delle capacità di mobilitazione dei giovani, prendendo spunto dallo Sciopero Globale per il Clima.
Sarebbe stato bello aprire un dibattito circolare con chi ha nelle sue mani il futuro della nostra città.