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Luisella Cantatore l’artista ruvese – Il silenzio delle donne vittime di violenza diventa arte

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Di Irene Tedone

 

Cosa prova una donna vittima di violenza? Ce lo siamo mai chiesti? Sinceramente, ce lo siamo mai chiesti?
Fermiamoci. Un minuto, un’ora, tutto il tempo che serve e pensiamo.
Facciamolo, però, con la testa di chi (più facile a dirsi che a farsi, in realtà!) sa di non essere una donna come tante. Eccome se lo sa. Lo sa. Lo sa. Si che lo sa!
Perché una donna vittima di violenza mica dimentica. Come se fosse facile!
Semplicemente fa finta. Recita copioni. Magari si sforza, strenuamente anche. Improvvisa risate, frasi fatte. Neanche si illude che sia possibile ma ci prova. Tenta. Azzarda.
Vorrebbe, Dio solo sa quanto vorrebbe, dimenticare e ricominciare da zero. Scongelare la sua vita (che se lo merita) e andare avanti fiera, senza più indugi, senza doversi più ripetere “è colpa mia!”.

Sul tema, la sensibilità di una donna si è fatta arte.
Pensando ai milioni di sorrisi imbavagliati, ai sogni bellissimi intrappolati chissà dove, alle aspirazioni, piccole o grandi non importa, ormai pulviscolo sotto i detonatori dell’aggressività, nasce, dalle mani dell’artista Luisella Cantatore, “Darkness”, una scultura dalle dimensioni ridottissime che ritrae un corpo femminile raggomitolato su un sofà.

Dev’essere così che si sente una donna vittima di violenza: nuda, esattamente come Darkness. Indifesa e sopraffatta.
È lì nell’oscurità di quel cantuccio che trova il suo spazio; è lì nel buio che affoga la faccia per nascondersi sotto la coltre della vergogna.

Quello dell’introspezione, in realtà, è un tema assai caro all’artista ruvese che, reduce della positiva esperienza con “Silence” (le quattro tele custodite a Palazzo Zenobio a Venezia e che a breve saranno ancora protagoniste nel corso della Biennale proprio a Venezia), si sperimenta in una felice parentesi, diciamo così, “tridimensionale” a dar voce nuovamente al silenzio.
Un filo sottile, infatti, lega anche l’ultima nata dal genio di Luisella alle opere precedenti, ma qui il silenzio diventa forma, volume e urla, invoca a gran voce “aiuto”.

Casualità vuole che arrivi l’occasione giusta per Luisella di collocare Darkness in un contesto ad hoc.
Si chiama “Se è vero che mi ami”, il calendario ideato dal fotografo biscegliese Gianni Visaggio contro la violenza sulle donne e che vede la partecipazione della stessa pittrice/scultrice insieme a personaggi più o meno noti. Tra le altre, l’attrice Sara Ricci, la violinista Francesca Carabellese, l’asd di calcio femminile di Bisceglie. Ad ciascuna il suo mese, ad ognuna il compito di dire a suo modo stop alla violenza.
Se solo volesse il cielo!

 

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