Dopo la lunga sospensione a causa della pandemia, quest’anno finalmente la Pasqua è tornata con i suoi riti, le sue processioni e le sue … ipocrisie. Sulla stampa locale, in particolare, si è dato ampio risalto al notevole phatos con cui sarebbero state realizzate dal clero e seguite dal popolo di Dio le “funzioni” religiose di prammatica.
In realtà, sappiamo bene che le processioni hanno svolto, storicamente, una funzione culturale che ora ormai si va trasformando. Un tempo esse servivano a raccontare e coinvolgere emotivamente sulle vicende della passione di Cristo le masse di fedeli analfabeti che non erano in grado di leggerle sui testi sacri e alle quali esse andavano dunque rappresentate scenicamente. Con l’alfabetizzazione della popolazione e – specie dopo il Concilio – con la diffusione della Bibbia, le processioni hanno assunto una valenza prevalentemente folcloristica. Gli altri riti della settimana santa mantengono una maggior valenza spirituale ma bisogna pur dire che talvolta vengono preparati ed eseguiti in modo poco “creativo”, con scarsa capacità di adeguamento ai tempi e alla sensibilità delle fasce più giovani. Ci sono, per il vero, alcune parrocchie che hanno fatto in tal senso alcuni sforzi, alcuni passi avanti, ma la maggior parte delle parrocchie e delle confraternite ricalcano ancora, più o meno stancamente, la tradizione. Ebbene, quest’anno ecco che, proprio uno dei parroci più anziani e tradizionalisti, si è inventato qualcosa di nuovo e di eclatante: i fuochi d’artificio in chiesa e il Cristo semovente che sorge sorprendentemente dalla tomba al momento della risurrezione. Ovviamente l’evento è stato immancabilmente filmato da uno dei fedeli presenti, evidentemente non particolarmente preso dal raccoglimento spirituale che il momento richiedeva ma con il telefonino acceso e pronto all’uso, divenendo poi, immediatamente, virale sulla rete. Ma non sono certo queste le novità che possono riavvicinare la gente alla Chiesa e ai suoi riti. Corato vive da tempo il fenomeno delle aule liturgiche vuote mentre, contemporaneamente si moltiplicano i gruppi e movimenti laicali (Focolari, Rinnovamento nello Spirito ecc.) che raccolgono crescenti adesioni. Un fenomeno sul quale il nostro clero dovrebbe davvero riflettere.
Quest’anno c’era anche la curiosità di vedere come si sarebbe comportata la nuova classe dirigente insediatasi a palazzo San Cataldo che, in passato, aveva tanto criticato l’eccessivo coinvolgimento delle istituzioni pubbliche nelle manifestazioni religiose. Ci si domandava come si sarebbero comportati i nuovi amministratori alcuni dei quali, in passato, avevano ostentato la loro laicità estrema se non vero e proprio ateismo. Ebbene, anche da questo punto di vista, niente di nuovo sotto il sole, anzi! I nuovi amministratori sembrano essersi convertiti un po’ tutti sulla via di Damasco, hanno partecipato in massa persino alla processione dell’Addolorata che, come noto, prende le mosse in orari antelucani, e hanno anche inondato di selfie e di foto i social. Il sindaco ha persino trovato il modo di distrarsi un momento dal raccoglimento (lui è notoriamente cattolico praticante) per rilasciare una incredibile intervista “in itinere” a una testata giornalistica, mentre seguiva la processione, dimostrando così di essere un vero primo cittadino multitasking ma anche di non saper rinunciare, neanche in certi momenti, alla sua proverbiale mania di protagonismo mediatico.