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Emergenza educativa del nostro tempo – Impariamo a riconoscerci responsabili delle nostre azioni in nome dell’identità

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Secondo incontro della serie dedicata al percorso educativo, organizzata dall’Associazione Culturale FOS, dalla Secop Edizioni, dall’ Università Popolare Santa Sofia e dalla Fidapa, sezione di Corato.

Ospiti della serata di lunedì 18 novembre, che si è svolta nei locali della Secopstore, la dottoressa Gabriella Basile, educatrice socio-pedagogica dell’associazione culturale FOS, Corrado De Benedettis, docente di filosofia, Teresa De Meo, neo presidente della sezione di Corato della Fidapa, padre Vincenzo Loiodice, missionario redentorista, autore del libro Ah Beata Gioventù (ed. Sant’Antonio), Cosimo Scarpello, avvocato, autore del libro LA FIGLIA MAI AVUTA (ed. Secop) e Giuseppe Tricarico, fotografo, autore del libro FOTOSOFIA (Secop Edizioni).

Con l’introduzione dell’insegnante Raffaella Leone, della FOS, che ha letto splendide parole da “Le piogge e i ciliegi” di Angela De Leo, si è ricordato il fine di AcCURAtamente : declinare la cura educativa, imparare a prendersi cura di sé e degli altri. L’identità è un diritto, una necessità, un bisogno… il PERCHÉ MI CHIAMO IO è un’affermazione: Io mi chiamo perché SONO, perché ho un valore: il percorso della serata lo si è fatto attraverso i libri di narrativa, saggistica, fotografia, che impongono il tempo lungo per la riflessione.

Gabriella Basile, formulando questa serie di incontri, assieme alla Secop, ha inteso raccogliere l ‘emergenza educativa del nostro tempo. L ‘identità si deve esprimere come uguaglianza tra gli uomini, poiché l’uomo, animale sociale, deve essere sempre in relazione con gli altri, nella comunità. Deve svolgere la sua missione nel mondo e pertanto deve avere delle responsabilità. In un mondo in cui assistiamo alla moltiplicazione del sé, come ben anticipato da Pirandello in “Uno nessuno e centomila “, dobbiamo imparare a riconoscerci responsabili delle nostre azioni, percorrendo un agire educativo che conduca alla conoscenza DELL’IO SONO.

Con Cosimo Scarpello, avvocato e docente e autore di alcuni libri Secop, si è riflettuto sull’importanza giuridica del nome che è DIRITTO FONDAMENTALE come il diritto all’ identità personale, comportando una serie di tutele. Il nome è fondamentale in quanto determina una dignità e il diritto a cambiarlo da maggiorenni. Ma esiste ancora la centralità dell’individuo, persistono ancora questi valori?

Alla domanda ha cercato di rispondere Corrado De Benedettis, docente di filosofia nonché cittadino impegnato in ambito sociale, politico, culturale. Egli ha evidenziato la terribile abitudine di ‘etichettare’ gli individui dandogli un’identità legata all’appartenenza etnica. Secondo Remotti, uno dei più grandi antropologi italiani, le identità possono costruire muri, negare le alterità, e negli ultimi decenni stiamo notando una chiusura identitaria, nonostante gli uomini abbiano un bisogno senza misura di relazioni. È tempo di rompere questi recinti, ricreare società aperte, senza sfiducia né paura. Dobbiamo rispondere con una antropologia positiva.

Teresa De Meo, presidente Fidapa, dimostra che si possono rompere le barricate verso la speranza con l’organizzazione di iniziative di sport, teatro, artigianato che ragazzi diversamente abili, come quelli del Centro Jobel di Trani, realizzano con passione fino a ricevere premi. Ella ha quindi elencato le prossime iniziative in programma anche per il prossimo Natale.

Padre Vincenzo Loiodice ha portato alla riflessione del valore del Nome nel cristianesimo, con radici nella religione ebraica: il nome identifica anche una vocazione! Adesso è necessario educare i giovani alla ricerca dell’unicita’, allo svincolo dell’omologazione, della prepotente tecnologia, della dipendenza dal consumo, per poi imparare a creare integrazione e atteggiamenti di relazioni autentiche, verso l’infinito intorno a noi.

Le riflessioni conclusive sono state affidate a Cosimo Scarpello, che ha letto dal suo “Perduti” della attuale crisi antropologica, e a Giuseppe Tricarico, che nel suo “Fotosofia“ ha unito fotografia e filosofia. Dietro ogni scatto fotografico c’è un pensiero, un uomo e, dal momento che la fotografia sta diventando sempre più la fotografia, dobbiamo imparare ad esprimere la personalità che si cela dietro questa espressione d’arte evitando l ‘omologazione e favorendo la loro crescita intellettuale. Il suo Cammino di Santiago gli ha insegnato che il passo lento velocizza il pensiero e se anche la tecnologia allontana i vicini, dobbiamo dare importanza all’ascolto, al rispetto reciproco che porta al rispetto per l’ambiente. Alcune sue foto, specie quelle scattate in paesi poverissimi come Uganda e Etiopia, gli hanno comunicato la presenza di una grande dignità anche nei bambini e di una felicità perché si è felici se ci si sente parte del mondo, dell’universo,  dell’infinito.

 

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