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Sistema Trani, Pm Lecce: “Tarantini ha pagato per un reato che non aveva commesso”

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La pm Roberta Licci della Procura di Lecce durante la requisitoria nel rito abbreviato che vede imputato l’ex pm Antonio Savasta con la richiesta di condanna a 10 anni e 8 mesi il pm Licci ha ritenuto che il reato più grave non è la corruzione in atti giudiziari bensì la concussione nei confronti dell’imprenditore Paolo Tarantini a cui sono stati estorti 400mila euro costruendo su di lui un falso fascicolo.
La Licci ha definito questa triste vicenda una situazione “Kafkiana” – senza alcuna coscienza civica prima ancora che professionale – a discapito di cittadini comuni del tutto innocenti che si sono trovati travolti in un sistema, quello dei giudici di Trani, che era intento a una logica di profitto, l’ex pm Savasta viene presentato al Tarantini dall’imprenditore coratino Flavio D’Introno che da quel momento diventa vittima del sistema vedi il falso avviso di garanzia che gli viene notificato per cui l’ex pm risponde anche di truffa. Il Savasta si presenta al Tarantini chiedendogli 60mila euro giustificando che gli servivano per operare il figlio ammalato di tumore, il Pm Licci dice: “non era vero ma semplicemente il pretesto per sottrarre al povero Tarantini altri 60mila euro” lo stesso ha dichiarato “io ci ho creduto perché per me alla fine”, e questa è una cosa che continuo a ricordare perché è rimasta molto impressa, “alla fine era un magistrato, un uomo dello Stato”.
I pubblici ministeri ritengono non genuina la confessione del Savasta affermando che abbia solo confermato solo ciò che non poteva negare e per questo i pm gli hanno negato l’attenuante per la collaborazione fornita, per i pm di Lecce nemmeno il D’Introno è credibile ma un protagonista di un sistema rodato, la sua collaborazione è dovuta – secondo l’accusa – solo «al concatenarsi degli eventi»: nella perquisizione a Savasta (nel frattempo si era trasferito a Roma) gli vengono trovati in casa fascicoli di Trani che riguardano D’Introno, a quel punto il magistrato avverte l’imprenditore «che la situazione sta precipitando. Quindi si innesta la collaborazione di D’Introno».
Il 4 Marzo presso il Tribunale Penale di Lecce è attesa la testimonianza di Paolo Tarantini che con molta probabilità non solo potrebbe confermare un sistema messo a punto attraverso un’associazione che vedeva protagonisti una parte dei magistrati di Trani corrotti ma aggiungere nuovi particolari utili al giudizio finale.

 

 

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