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Scuola Corato: chi fa… che cosa

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A cura di Gaetano Bucci

Lo scorso 28 giugno nel chiostro del Comune di Corato si è parlato di scuola. Sotto un titolo tanto generico quanto pretenzioso, “La Scuola, la città, la vita – Alleanze generative e cittadinanza”, si è svolto addirittura un “convegno”. Non esageriamo con le parole. Un convegno è ben altra cosa, con registrazioni dei partecipanti, relazioni articolate, raccolta degli interventi, documento di sintesi e magari pubblicazione degli atti. È stato, invece, un incontro estemporaneo e il termine “convegno” è stato, forse, utilizzato per un certo impegno di spesa.

Solo questione nominalistica? Forse sì, una quisquilia o una “pinzillacchera”, come diceva Totò. Il punto è però un altro. È che di fatto, nel corso dell’incontro si è parlato di scuola sotto diversi punti di vista esclusi, però, proprio quelli che sono di competenza di una Amministrazione comunale e che in qualche modo il titolo stesso dell’incontro faceva presagire.
Così su un tema che avrebbe dovuto coinvolgere decine di migliaia di studenti, insegnanti, genitori e pubblici decisori è stato svolto piuttosto miseramente davanti a una ventina di “amici selezionati e garantiti” in presenza e di altrettanti “curiosi perditempo e no” a distanza. Miracoli rovesciati, potremmo dire, al tempo della scuola di massa uscita dal tunnel della pandemia.
Gli interventi, tutti a braccio e salvo rari spunti di rilievo, sono stati un florilegio delle più trite e ritrite argomentazioni retoriche sulla crisi della scuola della autonomia, sulla scomparsa dell’interesse e della partecipazione democratica negli istituti, sulla ovvietà che la didattica in presenza sia meglio di quella a distanza, sulla modesta risposta della scuola riformata da Renzi ai capricci ed arbitrii di certi dirigenti, e sulle risorse che sono sempre più scarse.
Di questo hanno parlato nei loro interventi il sindaco C. De Benedittis, il sindacalista E. Falco e il preside Galiano. Essi hanno però dimenticato di dire che alla caduta nel baratro della scuola italiana negli ultimi decenni hanno concorso tutti in modo equo; il centro-destra a togliere soldi, il centro-sinistra a togliere diritti e il centro-centro a togliere gli uni e gli altri, con i sindacati, la CGIL in capo, a far niente… facendo finta di star con chi a scuola lavora.

È stato veramente poco entusiasmante verificare che a Corato, proprio da parte di chi, come l’assessore all’istruzione e alla cultura, avrebbe dovuto avere competenza e dimestichezza sulle attribuzioni e sul ruolo dell’Ente locale ci sia stata una plateale dimostrazione di ignoranza sulle funzioni, sullo stato dell’arte e sulle prospettive della scuola coratina. Come pure completamente incomprensibile è stato verificare non avere fatto partecipare i dirigenti scolastici e alcuni docenti dei diversi ordini di scuole e magari qualche e studente. Incomprensibile è stato non poter ascoltare la voce della preside A. Adduci, responsabile della maggiore scuola superiore di Corato, che massimamente attende sostanziali improrogabili interventi pubblici da parte del Comune e degli Enti territoriali.
Si è parlato di scuola piuttosto in generale, dimenticando che le norme attuali prevedono un significativo coinvolgimento degli enti territoriali e locali nella gestione del mondo dell’istruzione; non nella didattica quanto nella strutturazione degli ambienti e dei servizi, nella loro articolata gestione, nel collegamento tra scuola e mondo produttivo, tra scuola e componenti della società, massimamente con quello dell’infanzia, della inclusione, del recupero e della riqualificazione professionale e lavorativo, oltre che in una armonizzazione del mondo della cultura con quello della istruzione.
Così non si è parlato del futuro delle scuole superiori coratine, in primis dell’I.I.S.S. “Oriani-Tandoi”, di cui non si sa se il Comune ha predisposto quanto richiesto per dar seguito allo stanziamento di 11 milioni di euro da parte della Città metropolitana di Bari. Né si è fatto riferimento alle altre due scuole superiori, il “Tannoia” e il “Federico II”, che andrebbero significativamente supportate dal Comune, soprattutto nelle loro richieste di adeguamenti strutturali e nel collegamento col mondo del lavoro.
Come pure a nessuno è venuto in mente di aprire un discorso su una eventuale nuova scuola superiore che soddisfi le esigenze di professionalità qualificate nei settori produttivi ad alta tecnologia o sulle possibilità di diverso ampliamento strutturale e dei servizi in considerazione delle molto mutate prospettive della scuola coratina dopo la pandemia.
Non si è parlato delle esigenze delle scuole dell’infanzia e delle scuole elementari che più direttamente fanno capo alle competenze e agli obblighi del comune in quanto ad organizzazione di servizi di trasporto, mensa, supporto alle famiglie, oltre che alla gestione delle strutture e all’eventuale nuovo dimensionamento, tra cui lo “stato dell’arte” circa la costruzione del nuovo edificio per la Scuola media “Papa Giovanni XXIII”.
Non si è parlato di educazione degli adulti, di interventi integrati di orientamento scolastico e professionale, di azioni tese a realizzare le pari opportunità di istruzione, di dispersione scolastica locale, di inclusione scolastica per i tanti cittadini stranieri e di educazione alla salute per tutti, specie in presenza delle nuove esigenze che si porranno nel post-pandemia.
Non si è parlato della strutturazione di un organo permanente di raccordo tra le competenze propriamente didattiche ed organizzative del servizio di insegnamento con tutti gli altri servizi che il Comune può mettere a disposizione anche a vantaggio delle centinaia di studenti coratini pendolari o degli studenti che da fuori vengono a studiare a Corato.
Certo nel corso dell’incontro non sono mancati spunti di rilievo. Tra questi mi piace segnalare prima di tutti l’intervento di Flavio Gioia, neuro-psichiatra infantile, che dal vivo ha rappresentato una situazione completamente nuova ed inedita dei vissuti dei nostri giovani, anche di quelli in età infantile e adolescenziale, a cui bisognerà porre la massima attenzione. L’assenza dalle aule scolastiche ha fatto molti danni nella buona strutturazione dei vissuti dei ragazzi, nella loro ricerca di senso, di identità e di relazioni. Addirittura è riaffiorato il “rischio suicidio” tra i giovani a causa, come già sosteneva Émile Durkheim ben oltre un secolo fa, della “anomia”, ovvero dell’assenza di regole, scritte e non, e della loro condivisione sociale.

Certo, meglio che niente questo incontro piuttosto mal riuscito di fine anno da cui tutti possiamo trarre almeno l’indicazione di ciò che il Comune non dovrebbe fare, ovvero parlare di didattica, e di ciò che invece dovrebbe fare h24, e cioè di organizzazione di quella numerosa serie di servizi che fanno della scuola non un luogo di semplice apprendimento o di formazione ad una astratta cittadinanza attiva, ma un ambiente e un tempo che prepara alla vita concretamente. E che, come tale, è la vita stessa.
Non tutto di quell’incontro è perduto. La prossima volta però ci si ricordi delle voci completamente ignorate. Ci si ricordi che spesso le “voci del silenzio” sono più interessanti di quelle del cartellone. Speriamo che su al Palazzo lo capiscano e sappiano chi fa deve fare… che cosa.

 

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