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L’Oriani presente al Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani con “Medea”

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A cura di Alessandra Quinto

La “compagnia teatrale” del liceo classico A. Oriani si è esibita con la tragedia greca “Medea” nel teatro greco di Palazzolo Acreide, durante il 26° festival internazionale del Teatro Classico dei Giovani.

Un profondo respiro, ad occhi chiusi. L’anima è sospesa, in un sottile equilibrio tra sé e ciò che la circonda.
Mettere in scena una tragedia greca in un autentico teatro greco significa questo. Percepire la completezza.
Percepire la reale intensità di quelle eterne parole che con forza, con audacia, si slanciano fiere nell’aria; e la voce esile di giovani ragazzi improvvisamente si accende, le loro bocche diventano invincibili lanciafiamme, armi potentissime di cui tutti diventano vittime. Le antiche storie da loro narrate, quel fuoco così ardente, infatti, brucia e cattura l’anima di ogni spettatore.
Gli uomini non cambiano. Greci antichi, latini, uomini moderni: rimaniamo ancora affascinati da come quella follia che anima ogni dramma antico, sia in realtà così concreta, così vicina a noi e, inconsciamente o meno, ce ne rendiamo conto. Il teatro antico, ancora oggi, rappresenta la presa di coscienza dello spirito più “animale” dell’uomo, che continua a sbagliare, a tradire, ad abbandonarsi a passioni travolgenti, e si mostra agli altri attraverso un’arte così raffinata e al tempo stesso inadeguata, un’arte che appare trasgressiva ma anche opportuna. Il teatro rappresenta l’uomo nella sua natura più sincera, e la natura dell’uomo, come già detto, non muta. Ed ecco come giovani ragazzi ancora oggi riescono ad urlare, a lamentarsi, a soffrire, a gioire, a ridere, attraverso parole antiche: perché quello stesso fuoco che alimentava un tempo l’animo umano, non si è mai spento. Uomini mostrano ad altri uomini le debolezze che appartengono ad ognuno, e così insegnano.
Ciò che emoziona, che commuove, è la completezza e l’armonia che si crea tra delle parole, delle storie, e un luogo. Il legame che unisce commedie e tragedie greche ad un teatro greco è eterno. Esse riecheggiano tra gradoni e ritrovano il loro posto, adempiendo perfettamente al loro fine, protagoniste di una trama ribelle. Recitare e ascoltare drammi antichi al teatro di Palazzolo Acreide ha significato tutto questo. Il richiamo di voci remote nel luogo dove probabilmente per la prima volta esse venivano ascoltate, trovavano spazio nell’animo di tanti uomini, influenzavano menti e gesta e piano piano, all’alba della loro egemonia, diventavano sempre più preziose.
Incoronare un luogo.
L’esperienza dei ragazzi nel teatro antico ha coinvolto anche la visione di ulteriori tragedie e commedie messe in scena da altre scuole, partecipanti allo stesso festival.
Ciò ha permesso un confronto immediato tra giovani all’insegna dei valori che queste storie, riportate nelle loro stessa patria, continuano a declamare.

I ragazzi del liceo Oriani hanno assistito anche alla visione delle prove generali della messa in scena della tragedia “Edipo Re” e alla prima sold-out della tragedia “Re Agamennone”, entrambi al teatro greco di Siracusa ed entrambi appartenenti alla stagione teatrale annuale organizzata dall’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico).

Grandiosi spettacoli, espressivi, anche attraverso rivisitazioni, di un mondo antico che si riverbera contiguo nella società moderna e in tutti i nostri giorni.
Siamo tutti parte di quella realtà che, com’è ormai evidente, non è per niente distante dalla nostra e questa stessa adiacenza al presente si manifesta ancor più tangibile attraverso l’arte teatrale e in un teatro greco.

Un ringraziamento va sicuramente alla dirigente scolastica Angela Adduci e alle professoresse referenti Annamaria Micello e Maria Giovanna Dicanio, per aver dato la possibilità a giovani ragazzi di ammirare l’autenticità del teatro greco, la sua perfetta simmetria con l’uomo presente, passato e futuro, di cui racconta la tormentata esistenza.

 

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