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Kader Diabate commuove gli studenti del Liceo Classico Oriani (il video)

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Nell’agorà “Felice Tarantini” del liceo classico “Oriani”, appena termina la presentazione di un libro, i due autori sono ancora presi dai ringraziamenti e dai saluti al pubblico intervenuto, quando una ragazzina liceale si avvicina alla coppia e, commossa, chiede di poter abbracciare il protagonista nonché autore principale del libro che lieto ricambia l’abbraccio con un sorriso pieno di affetto.

E’ evidente che Kader ha conquistato la sensibilità di tutti i presenti.

Kader Diabate, protagonista-autore del libro, è un ventenne ivoriano che da qualche anno gira le scuole e le istituzioni varie, per testimoniare la sua forte esperienza di vita, simbolo di coraggio e speranza nel futuro dell’ umanità. Kader, assieme a Giancarlo Visitilli, docente di lettere e giornalista di “Repubblica” nonché coautore del libro “La pelle in cui abito”, ha presentato lo scritto ai ragazzi e docenti dell’Oriani-Tandoi” nelle date del 25-26 ottobre.

I saluti introduttivi sono stati tenuti dalla padrona di casa, la professoressa Angela Adduci, dirigente scolastico dell’ “Oriani –Tandoi “, che, citando un passo del libro in cui si sottolinea da parte dell’autore la voglia di crescita e conoscenza tramite  interscambio culturale tra mondo italiano e mondo africano, ha ringraziato Kader per essersi fatto portatore di curiosità tra i ragazzi invogliandoli a leggere lo scritto per poi aprire un dibattito formativo.

kader è simbolo e prototipo di tanti altri milioni  di esseri umani che combattono per un mondo più giusto , più equo e più pacifico mobilitandosi per il rispetto dei diritti umani. Egli nasce in una colta famiglia della Costa D’Avorio e fin dall’adolescenza, viene introdotto a letture impegnative quali Kant, Nietzsche e Marx.

L’episodio che fa scattare in lui la voglia di combattere e lo trasforma in attivista più volte arrestato è il precoce matrimonio di una sua cara amica di classe, data in sposa a quattordici anni e in seguito infibulata.

Kader lotta. Lotta e viene arrestato.

Lotta e organizza scioperi e proteste. Lotta e non demorde mai. Decide di intraprendere un viaggio che può portarlo a migliorare la sua vita.

Parte ma, durante la pesante traversata del deserto dove ha visto morire in condizioni disumane alcuni dei suoi compagni di viaggio, viene intercettato e nuovamente arrestato. La vita per lui si trasforma in un’infernale corsa rocambolesca.

Detenuto nelle carceri libiche, torturato, porta ancora i segni indelebili di quelle torture, che rivede ogni giorno mentre veste il suo corpo.

Quelle cicatrici incancellabili sono le stesse che accomunano tanti altri fortunati che sono scampati alle carceri libiche, carceri in cui Kader ha visto e provato cosa siano la malvagità e perversione umana sopportando il limite che separa la vita dalla morte.

E’ riuscito a scappare e a vincere anche l’incognita che la traversata del Mediterraneo portava con sé.  Per lui il “mare nostrum” non è stato tomba ma è stato vita. Arrivato in Italia, sbarcato a Reggio Calabria e inviato presso lo Sprar di Camini, ha conosciuto la professoressa Daniela Maggiulli, coratina,  con la quale ha instaurato un sodalizio di studio e amicizia arrivando a imparare l’italiano per testimoniare le sue battaglie e trasferendosi quindi a Corato.

Battaglie portate avanti con grande spirito e alacrità, che hanno conquistato anche l’apprezzamento di Papa Francesco, presso il quale Kader è stato ricevuto, e l’interessamento di tante altre note personalità del mondo politico e sociale.

Giancarlo Visitilli, coautore, dopo la toccante storia narrata da Kader ha spiegato e commentato la genesi del libro, esortando in seguito i ragazzi presenti a nutrire con passione e tenacia lo spirito critico che deve guidare ogni essere umano a impegnarsi in prima persona per ottenere un mondo migliore. Kader Diabate, con la sua vita e la sua presenza, diviene soprattutto tra i giovani insegnante di empatia, qualità fondamentale dell’essere umano che purtroppo nel mondo attuale sembra scarseggiare.

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