Di Gaetano Liantonio
“Datti da fare!” “Non fare il lavativo!” “Pensa al tuo futuro!”
Questo è il genere di frasi che ci sentiamo continuamente dire dai nostri genitori. Accogliamo con sufficienza questi rimproveri che provengono da una generazione di indubbio valore e radicata moralità. A riprova del valore della generazione dei nostri genitori basta osservare il linguaggio della classe politica in un qualunque talk show o durante le pacifiche sedute del Parlamento dove, nella comunicazione, dominano ‘rispetto reciproco’ e ‘attento ascolto’ dell’interlocutore.
Il tipico ragazzo della generazione dei nostri padri vestiva solitamente (indossandoli anche di estate: immagino il profumino!) piumini colore canarino, sobri come dei bermuda in Groenlandia, leggerissimi scarponcini di spesso cuoio sicuramente molto traspiranti e ray-ban rigorosamente modello aviatore, quasi dovesse partire per la seconda guerra mondiale tra paninari e punk. Così vestiti, i nostri genitori andavano in discoteca ballando sotto le note dei Duran-Duran, un gruppo che a sentirlo adesso ti lascia più imbarazzo addosso del più trash dei cantanti neomelodici.
L’illuminata classe dirigente scaturita dalla generazione cresciuta in quel modo ci permette di vivere nel nostro tempo in cui il pianeta è caratterizzato dallo spostamento di forza lavoro e preziose materie prime che viaggiano, in modo singolare, secondo l’orientamento Sud/Nord (e quasi mai viceversa!) Il progresso economico e tecnologico e la sovrabbondanza di ogni tipo di merce, permette, tra le altre cose, la creazione dal nulla di ‘grandiose isole di plastica’ in pieno Oceano Pacifico. Non meno importante la grande lotta al freddo, portata avanti continuando ostinatamente ad arricchire l’atmosfera di benefici gas.
Considerando un così grande esempio e questo mondo così incoraggiante (sic!) non riesco proprio a capire come la mia generazione sia così poco fiduciosa di poter costruirsi un futuro migliore.