Francesco Masciavè nasce a Corato il 20 gennaio 1999. Da quasi due anni, vive a studia Scienze Politiche a Firenze.
Sin dai primi anni del liceo, matura una forte passione per il mondo politico e per lo studio delle dinamiche internazionali. Non solo, grazie all’influenza della sorella maggiore, inizia a sentire il bisogno di scrivere di politica, di attualità.
E così, da quasi un mese, scrive per un blog di divulgazione culturale, dal nome Ilsuperuovo, seguitissimo sui social da migliaia di giovani.
Per Francesco, la scrittura e il giornalismo sono una valvola di sfogo, un modo di far vedere il mondo e le sue circostanze, attraverso i suoi occhi, facendo, quindi, parlare di sé.
Nei suoi primi articoli, ha affrontato il tema delle masse in Bielorussia e un’analisi del discorso di Mario Draghi, ex presidente della Banca Centrale Europea, al meeting di Rimini, poiché incentrato sui giovani
DA GIOVANNI SARTORI A MARIO DRAGHI: LA POLITICA ITALIANA DEVE PROIETTARSI AL FUTURO
Le parole di Mario Draghi, al Meeting di Rimini, hanno riaperto un dibattito lungo decenni: il futuro dei giovani e lo stato d’animo d’incertezza legato ad esso.
Le parole dell’ex capo della Banca Centrale Europea, suonano come un campanello d’allarme. A suo avviso, si sta assistendo ad una stagione politica che manca di una proiezione al futuro, che resta ancora legata ai sussidi, e all’incertezza. Si sta verificando una corsa verso il nulla, ovvero, una propensione al voler ancora erogare bonus su bonus, senza pensare a cosa ne sarà del domani. Un ragionamento, quello di Draghi, che è la continuazione di ciò che Giovanni Sartori, il più grande politologo che la storia italiana abbia mai avuto, aveva definito col suo libro “La corsa verso il nulla”.
Giovanni Sartori e la corsa verso il nulla
A Giovanni Sartori si deve lo studio della politica e di tutti i termini che appartengono ad essa. Quando si parla del sociologo fiorentino, si pensa esclusivamente a questo. Ma viene anche ricordato per le sue costanti critiche al sistema politico italiano, colpevole di non aver mai avuto il coraggio di guardare al futuro. In questo suo libro, egli accusa la partitocrazia italiana di aver sempre pensato al presente, in una lotta affannosa per la salvaguardia dei propri poteri. A suo parere, avremo solo politici che guardano al presente, ma mai statisti che pensano al futuro. Continua, in questa aspra critica, affermando, che dalla Seconda Repubblica in poi, abbiamo assistito a delle riforme a breve termine, legate al concetto del dover accontentare qualcuno, in modo tale da salvare la propria posizione. Ma non hanno una previsione per l’avvenire, perché, sono “riforme di convenienza e convivenza”, per usare le parole del professore. In tutto ciò, conclude, i giovani si troveranno a correre verso il nulla, l’incertezza.
L’impronta di Sartori nel discorso di Mario Draghi
L’eco del Professore rimbomba anche al Meeting di Rimini, sotto le veci di Mario Draghi, il fautore del “Whatever it takes”. Anche nel suo discorso, la parola “incertezza” è la regina. Una parola, questa, che è intrinseca nelle nostre decisioni e nelle nostre attività. Egli sostiene che questa politica fatta di sussidi, di aiuti temporanei, non fanno altro che illudere la generazione del domani. A cui si deve dare risposte concrete, specialmente, riguardanti una qualificazione professionale e la scelta, per i giovani, di scegliere i loro redditi futuri. Bisogna, quindi, raccogliere tutte le nostre energie e tutte le nostre idee per cercare la strada verso la ricostruzione. Non si sa quale sarà il nostro futuro, ma, di certo, un cambiamento sarà inevitabile. Così come avere coraggio. La pandemia ha alimentato quest’incertezza e i suoi effetti, specialmente il debito che essa ha provocato, dovrà essere pagato dai giovani. Pertanto, è necessario dare ai giovani i giusti strumenti per poterlo affrontare adeguatamente. Una soluzione, però, ci viene sempre fornita da questo suo discorso: Eliminare una forma di egoismo collettivo che ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico. Oggi, termina Mario Draghi, questo, non è più possibile, perché, privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di diseguaglianza.
Trasformare il nulla in speranza
La linea avviata da Giovanni Sartori e ribadita recentemente da Mario Draghi, è quella di attuare buone politiche che siano sostenibili a lungo periodo. Dunque, sono entrambi concordi (sebbene il primo non sia più vivo) nell’affermare che la politica italiana debba munirsi di forza, di coraggio e di pragmatismo. Non solo, ma facendo riferimento al defunto professore e al suo libro, “La corsa verso il nulla”, si deve vincere una delle dieci guerre che lui cita: la scelta tra l’ancorarsi al presente o tra l’immergersi in una prospettiva futura. Solo in quel momento, secondo Sartori, l’uomo politico sarà in grado di avvicinarsi, sempre di più, al mondo dei giovani. La partitocrazia “sartoriana” non deve dare solo slogan ed enunciare continue promesse, ma dare risposte a chi risposte non ne avrà mai.