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ROSA DI MACCHIA (Rosa canina)

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Vi sarà certamente accaduto, mentre passeggiavate in autunno tra i sentieri del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, di notare, a margine dei muretti a secco, in autunno, delle grosse bacche di color rosso scarlatto, si trattava certamente di bacche di Rosa canina da non confondere con quelle di biancospino, ugualmente rosse ma più piccole e perfettamente tonde.

La Rosa canina insieme al biancospino, al rovo ed al prugnolo è una delle piante cespugliose più diffuse nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia.

Sono tutte piante spinose che un tempo venivano poste sulle lastre poste ortogonalmente sulle recinzioni sommitali degli Jazzi (chiamate comunemente pietre paralupo).

La loro funzione era quella di fungere da “filo spinato naturale” che da un lato innalzava la recinzione e dall’altro la rendeva particolarmente ardua da superare sia per i lupi che per eventuali ladri di pecore.

La Rosa di macchia è una rosacea ad ampia diffusione europea ed asiatica. Si tratta di un arbusto alto sino a tre metri tipico delle siepi e delle macchie munito di robusti rami forniti di aculei adunchi più larghi alla base.

Le foglie sono formate da cinque o sette foglioline più piccole ovali a margini dentati. I fiori hanno petali di colore rosa pallido o biancastri. I frutti sono globosi e formati dall’ingrossamento del ricettacolo, hanno colore rosso acceso ed un sapore acidulo abbastanza gradevole.

Il nome scientifico della pianta lo si deve ad uno scritto di Plinio il Vecchio, nel quale l’autore asseriva che un soldato romano era stato guarito dopo essere stato morso da un cane ed aver contratto la rabbia con un decotto realizzato con le radici di questa pianta.

La Rosa canina è una pianta officinale conosciuta nel lontano passato infatti le sue bacche hanno un altissimo contenuto di vitamina C. Durante la seconda guerra mondiale in Inghilterra, era usata per la preparazione di sciroppi pediatrici impiegati come integratori di vitamina C. La pianta è molto utilizzata in erboristeria, nell’industria farmaceutica, alimentare e cosmetica.

Dalle bacche secche si preparano infusi e decotti, ottimi come vaso protettori ed antiinfiammatori.

Dai petali dei fiori invece si ricava un decotto utilizzato in cosmetica in caso di arrossamenti della pelle del viso.

Dai semi si possono ricavare degli antiparassitari, mentre dalle bacche fresche, una volta mature, si preparano delle confetture. Con i frutti è possibile preparare anche un liquore chiamato gratacül, dal nome dialettale che viene dato nelle Regioni del nord Italia alle bacche della pianta.

Da noi in Puglia si prepara soprattutto la marmellata dalle bacche fresche, anche se ottenerla richiede un procedimento piuttosto lungo. Per prepararla occorrono 500 grammi di bacche fresche e 250 grammi di zucchero di canna integrale.

Scegliete sempre delle bacche mature, in questo modo l’eliminazione dei semi e della peluria interna, sarà più semplice.

Lavate le bacche eliminando i piccioli. Poi con un coltello ben affilato dividete ogni bacca a metà ed estraete i semi e la peluria perché hanno un effetto irritante, quindi sciacquate nuovamente le bacche mettendole in un colino sotto l’acqua corrente.

A questo punto pesate per sicurezza le bacche in modo da aggiungere la giusta proporzione di zucchero che deve essere pari alla metà del peso finale delle bacche pulite ed asciutte.

Mettete le bacche in una pentola di alluminio e copritele d’acqua, fatele cuocere fino a quando non si saranno ammorbidite, ci vorrà almeno un’ora.

Se necessario aggiungete altra acqua man mano che procede la cottura. Una volta cotta spegnete e fate raffreddare, quindi frullate il tutto e passate la purea in un colino a maglie strette per eliminare la scorza delle bacche o altri semi, quindi rimettete la purea ottenuta nella pentola, coprite con lo zucchero e fate addensare.

Una volta addensata potrete riempire i vasetti con la marmellata bollente. I vasetti dovranno essere ben puliti e sterilizzati, quindi sigillate ermeticamente, e capovolgeteli fino al completo raffreddamento.

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