E’ certamente uno degli arbusti più diffusi nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia.
Stiamo parlando del Prugnolo.
Vi sarà accaduto durante i mesi autunnali di ottobre e novembre mentre guidavate sulle strade del Parco di imbattervi nei pressi dei muretti a secco, a margine delle sterrate, in grossi cespugli sormontati da piccole bacche di color viola scuro, si trattava proprio delle bacche di prugnolo.
Il prugnolo è conosciuto con vari nomi, in dialetto ruvese ad esempio è chiamato “p’rniella salvagg” ossia prugna selvatica. Altri nomi sono susina di macchia o susina selvatica.
La pianta ha forma di cespuglio e può raggiungere dimensioni ragguardevoli anche superare i tre metri di altezza, cresce molto lentamente e può tranquillamente raggiungere i cinquanta anni di vita. La pianta è molto legata al territorio dell’Alta Murgia, ed in particolare agli Jazzi.
Infatti essendo estremamente spinosa era una delle piante preferite dai pastori per ricoprire le pietre paralupo che sporgevano sulla parte alta dei muri perimetrali degli stessi Jazzi. Insieme ai rovi ed ai rami di biancospino creava una barriera assolutamente impenetrabile, innalzando le mura dello stesso Jazzo.
Oggi le pietre paralupo appaiono spoglie ma un tempo erano costantemente ricoperte da rami spinosi.
La presenza di un gran numero di spine sui rami della pianta ha fatto sì che dal lontano passato il prugnolo fosse utilizzato come deterrente a margine delle perimetrazioni costruite con pietre a secco.
La proprietà veniva così difesa oltre che con il muretto a secco, che tuttavia poteva essere facilmente scavalcato, anche con una robusta e tenace siepe costituita principalmente da biancospino e prugnolo.
La corteccia della pianta di color grigio scuro, un tempo era utilizzata da noi in murgia per tingere di rosso la lana.
Mentre il legno, ricavato dalle piante di maggior dimensione, si utilizzava per costruire attrezzi agricoli come ad esempio i manici di piccole falci per tagliare il grano.
Le bacche del prugnolo in autunno sono molte appetite da tordi, merli, tordele e soprattutto cesene che ne sono ghiotte.
Il prugnolo inizia la sua fioritura dal mese di marzo e durante tutta la primavera i fiori di prugnolo, bianchissimi ed estremamente profumati, attraggono moltissimi insetti, tra cui le api che prediligono il loro nettare.
In Murgia il prugnolo lo si ritrova un po’ dappertutto ma in special modo a margine degli Jazzi, o dei tratturi dove forse un tempo veniva piantato per preservare le greggi transumanti dagli attacchi dei lupi.
Il prugnolo ha numerose proprietà fitoterapiche ed in passato era molto utilizzato nella medicina galenica.
Dalle bacche ad esempio si ricavava un medicamento che posto su di una ferita da taglio ne velocizzava la guarigione oltre a disinfettarla.
I fiori essiccati della pianta venivano utilizzati soprattutto per preparare tisane, mentre i frutti, ricchi di vitamina C, avevano vari utilizzi, uno dei più comuni era ed è ancora oggi la preparazione di marmellate lassative.
A tal proposito vi narro l’episodio accaduto al mio amico Filippo di Molfetta che durante una escursione raccolse alcune bacche di prugnolo mature da utilizzare per preparare una marmellata.
Gli spiegai degli effetti lassativi della pianta e quindi la necessità di utilizzare la marmellata ottenute dalle bacche con grande moderazione ma lui probabilmente dimenticò questa mia raccomandazione ed utilizzò la marmellata a colazione come fosse marmellata di albicocche o amarene. Come conseguenza trascorse una intera giornata in bagno.