É stata da sempre una delle prede più ambite dai cacciatori, in dialetto ruvese è “U lièbbr” o “U riecchie lung”. Stiamo parlando della lepre comunissima nelle nostre campagne e sull’alta Murgia sino ai primi anni settanta. Poi l’ uso incontrollato di fitofarmaci in agricoltura, la crescente e devastante pratica degli “spietramenti” in alta Murgia e soprattutto le insensate introduzioni di specie alloctone provenienti dall’Est Europa hanno portato alla totale scomparsa dalle Murge e dal nostro territorio della lepre italica o lepre appenninica (Lepus corsicanus).
Ora voi mi direte: “ ma io le lepri sulla murgia le vedo ancora”!
Sì certo, le lepri ci sono ma non sono la “NOSTRA” lepre italica.
In pratica è accaduto, dai primi anni settanta, che per incentivare la caccia, gli Uffici Caccia delle varie regioni, hanno pensato bene (male) di importare in Italia e liberare ad uso venatorio qualche settimana prima dell’apertura della stagione della caccia centinaia e centinai di esemplari di Lepre europea (Lepus europaeus), più grande, come stazza delle nostre lepri autoctone e pertanto “più appetibili” per i cacciatori.
Il problema fu che alcuni degli esemplari importati dall’Est Europa negli anni settanta furono affetti da mixomatosi, una malattia virale altamente contagiosa, che colpisce lepri e conigli sia selvatici che domestici; si trasmette direttamente dall’animale infetto a quello sano oppure indirettamente tramite zecche, pulci, acari ecc.
La malattia si diffuse rapidissimamente ed in quegli anni era comune trovare lepri morte in campagna, La popolazione autoctona di lepre italica fu praticamente sterminata, mentre molti esemplari, più grandi e più resistenti di lepre europea sopravvissero. Oggi in tutta la penisola della lepre italica rimangono sparute popolazioni nel Lazio, in Calabria ed in Sicilia, mentre risulta del tutto scomparsa in Puglia, come nel resto della penisola.
Al contrario la Lepre europea si è diffusa in tutta la penisola ed anzi ha rafforzato la sua presenza in alcune regioni soprattutto dell’Italia meridionale dove un tempo non era presente. Ma il problema maggiore del rapporto tra le due specie è dato dal fatto che sono stati dimostrati casi di ibridazione, pertanto c’è il fondato timore che in tempi relativamente brevi la lepre italica si estinguerà del tutto in Italia.
Occorre dire che le differenze tra le due specie sono abbastanza evidenti all’occhio esperto. La lepre italica è piuttosto piccola, infatti non supera i cinquanta centimetri di lunghezza per un peso che al massimo raggiunge i tre chili, mentre la lepre europea, chiamata anche lepre comune o lepre grigia, può superare i settanta centimetri di lunghezza per un peso che può raggiungere i cinque chilogrammi. Ma le due specie differiscono soprattutto per la colorazione del mantello, infatti la lepre italica ha una grande area ventrale bianca che si estende ai fianchi, inoltre la parte superiore del groppone è bruno rossiccia mentre nella lepre europea la parte bianca è solo della parte centrale del ventre ed inoltre la parte superiore del mantello è bruno grigiastra, infatti è chiamata anche lepre grigia.
Le lepri sono totalmente vegetariane, mangiano varie tipologie di erbe spontanee e se trovano un piccolo orto in Murgia fanno festa, mangiano anche frutta caduta dagli alberi. Le loro deiezioni sono simili ai noccioli delle olive ascolane, ritrovare le loro feci è segno certo della loro presenza, un altro indicatore sono le tipiche orme lasciate sulla neve.
Entrambe le specie sono estremamente elusive ed hanno abitudini prevalentemente notturne. Tuttavia può accadere di vederne qualcuno al tramonto in particolare durante il periodo degli amori.
A tal proposito voglio narrarvi un’esperienza davvero singolare fatta tantissimi anni fa.
Avrò avuto nove o dieci anni al massimo, erano i primissimi anni settanta e dopo la conclusione della scuola spesso il pomeriggio andavo con mio padre in campagna, andavamo a raccogliere la frutta o le erbe spontanee sulla Murgia, sono stati gli anni più belli della mia vita e dei quali serbo bellissimi ricordi. Tra questi ve ne è uno davvero indelebile, che riguarda proprio le lepri.
Eravamo andati presto quel pomeriggio in campagna per raccogliere i fioroni da un piccolo podere di nostra proprietà, al ritorno ero satollo, infatti come sempre erano più i fioroni che avevo mangiato che quelli raccolti, ne ero ghiottissimo. Mentre tornavamo a Ruvo su di una strada sterrata (all’epoca lo erano la maggior parte delle strade comunali), con la vecchia FIAT 1100 di colore grigio, mio padre frenò bruscamente, una lepre ci aveva appena tagliato la strada, ma la cosa singolare è che era inseguita da un’altra lepre, si trattava di due grossi maschi di lepre italica che forse si contendevano una femmina o il territorio, fatto sta che l’inseguimento durò un paio di minuti ed in questo loro rincorrersi le due lepri ci ignorarono del tutto passandoci più volte vicinissime all’auto, ogni tanto si fermavano e se le davano di santa ragione, al punto che ciuffi di pelo svolazzavano in aria.
Fu un’esperienza davvero bellissima e singolare.