Giallo, nero, castano, azzurro, verde, sono solo alcune delle tante tonalità di colore che caratterizzano questo bellissimo volatile.
È un vero e proprio arcobaleno volante e può essere considerato uno degli uccelli più variopinti dell’avifauna italiana.
Insieme al rigogolo ed alla ghiandaia marina colora i cieli delle murge in estate.
Il suo richiamo emesso in volo è una nota acuta e squillante che si ode a distanza: “priich-priich-priich”, è assolutamente inconfondibile per la sagoma allungata con le lunghe timoniere centrali, il lungo becco ricurvo ed il volo ondulato a rapide battute con intervalli ad ali chiuse.
Durante la caccia compie bellissime evoluzioni in volo. Ha carattere estremamente gregario e si posa su alberi e fili telefonici in gruppi più o meno numerosi. L’ambiente del gruccione è vario e va dalla campagna alberata alle rive dei fiumi ai boschi con radure.
La riproduzione avviene in colonie, il nido costruito su pareti inclinate con terreno friabile, è costituito da un tunnel inclinato scavato da entrambi i sessi e lungo dai novanta cm. ai tre metri terminante con una camera circolare.
Le uova (di solito 4) sono deposte da metà maggio a tutto giugno e sono incubate da entrambi i sessi. Effettua una sola covata.
Sulla murgia è presente nel periodo estivo come nidificante (territorio di Minervino Murge, Spinazzola, Ruvo di Puglia e dove vi siano condizioni favorevoli alla nidificazione), ma lo si incontra soprattutto durante il periodo di passo (dai primi di aprile a tutto maggio e dalla fine di agosto ai primi di ottobre), in piccoli stormi di 15- 20 individui, il suo nome in dialetto ruvese è apaìul, infatti la sua presenza è sempre associata a quella delle api che, insieme a molti altri insetti (imenotteri, coleotteri, ditteri, lepidotteri), catturati in volo, costituiscono la sua principale fonte di alimentazione.
Da ultimo vi è da sottolineare come nell’ultimo decennio (2010-2020), il gruccione abbia spostato notevolmente verso nord i suoi abituali siti di nidificazione giungendo a nidificare a latitudini dove un tempo era assolutamente sconosciuto.
Ciò da un lato dimostra la straordinaria capacità di adattamento di alcune specie di uccelli alle mutate condizioni climatiche globali del pianeta e dall’altro il progressivo e sempre più preoccupante surriscaldamento della Terra.
Da ultimo, a proposito del Gruccione, vi voglio raccontare un episodio accadutomi alcuni anni fa sulla Murgia di Lago Cupo:
“Ero intento a fotografare un piccolo stormo di gruccioni che durante la migrazione sostavano su dei mandorli e perastri semisecchi involandosi di tanto in tanto per catturare degli insetti. Ero uscito dall’auto e mi ero appostato sedendomi alla base di un grosso tronco di mandorlo ed appoggiando le spalle al tronco stesso. Dopo un po’ uno dei due gruccioni che erano posati su dei cespugli di fronte a me a circa trenta metri, si involò rapidissimo nella mia direzione quasi venendomi addosso e catturando una vespa che svolazzava sulla mia testa. La scena si ripete più volte, sino a quando udendo un preoccupante ronzio mi rialzai e mi resi conto che nel tronco cavo su cui ero appoggiato si trovava un grosso nido di vespe che si stavano sempre più innervosendo per le continue incursioni dei gruccioni. Questo a dimostrazione che i gruccioni non erano lì per caso ma erano stati attratti dalle vespe e nonostante la mia presenza continuavano a predarle tranquillamente”.