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Il cardo dell’asino, dal passato ad oggi, gli usi di questa pianta murgiana

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Onopordo (Onopordum illyricum)

In dialetto ruvese è conosciuto come “U cardàun dù ciucc”, ossia il cardo dell’asino, ed in effetti il suo nome volgare, oltre ad Onopordo è proprio cardo asinino. Infatti gli asini ne vanno matti e riescono a mangiare le sue foglie nonostante le tremende spine presenti sulle stesse. L’etimologia del nome deriva proprio da questa caratteristica, ossia dal binomio greco ‘ónos’, asino, e ‘pordè’, peto. Infatti mangiandone le foglie gli asini vanno incontro a degli effetti di “turbolenza intestinale” che li porta ad emettere sonori peti.

L’onopordo è una pianta erbacea e fa parte della famiglia delle asteracee. Le foglie basali hanno una superficie che appare vellutata, mentre lo scapo fiorifero può raggiungere i due metri di altezza.

Oltre all’Onopordo maggiore sulle Murge è presente anche Onopordum acanthium.

L’onopordo è presente in maniera diffusa su tutto l’altopiano delle Murge, in particolare in quelle zone che sono densamente pascolate, i suoi fiori, presenti durante i mesi estivi, sono di un intenso color lilla ed attirano tantissimi insetti.

In passato i capolini della pianta prima che fiorissero venivano raccolti lavati e dopo essere stati bolliti in aceto venivano posti sott’olio come fossero carciofini, occorre però precisare che in Murgia è presente anche il carciofo selvatico (Cynara cardunculus) i cui capolini si prestano molto meglio a tale utilizzo.

Della pianta si possono mangiare anche gli steli quando sono ancora teneri ossia prima della fioritura dei capolini. Gli stessi vengono raccolti tagliandoli dalla base ed una volta privati della cuticola esterna coriacea e delle spine possono essere cotti e mangiati, in particolare in passato si consumavano fritti in pastella come si fa per i gambi dei cardi coltivati. Il sapore è molto simile a quello degli asparagi ed hanno proprietà diuretiche ed epato protettive.

 

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