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AL LUPO AL LUPO – Tra leggenda e realtà

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Faccio la guida ambientale escursionistica, e qualche anno fa collaborando con il regista Eugenio Manghi alla realizzazione del primo documentario sul Parco Nazionale dell’Alta Murgia dal titolo “Alta Murgia una terra strana” ho cercato tracce e piazzato telecamere all’infrarosso per cercare di documentare la presenza del lupo all’interno dell’area del Parco.

In verità sono molti anni che “frequento” le Murge ed incontri con i lupi ne ho avuti parecchi. Il primo lupo l’ho visto oltre quarant’anni fa e purtroppo era morto.

Appresi la notizia dell’uccisione di un lupo da un mio compagno di scuola quindi chiesi a mio padre (che ne era già a conoscenza) di portarmi sul luogo dove era stato sparato per vederlo.

Sino a quel giorno non avevo mai visto un lupo se non in foto. La carcassa della povera bestia era stata abbattuta nei pressi di Masserie Franchini, all’epoca abitate, ed era stata appesa ad un grosso albero di gelso, ricordo era dicembre e faceva un gran freddo. Il lupo era stato abbattuto tre giorni addietro, gli avevano sparato a pallettoni, si trattava di un grosso maschio dal lungo pelo grigio scuro, ricordo ancora le lunghe zampe e la coda, con il nero pennacchio.

Provai un enorme senso di tristezza nel vedere quella povera bestia appesa all’albero.

Mio padre parlò con il pastore che l’aveva ammazzato, questi gli raccontò che erano diversi giorni che i cani abbaiavano furiosamente segnalandone la presenza mentre il lupo si aggirava intorno alle masseria.

Alla fine dopo un paio di giorni di appostamento il pastore riuscì a sparargli a non più di trenta metri abbattendolo. Mentre andavamo via arrivarono due auto e ne scesero delle persone erano dei proprietari di altre masserie che erano venuti per vedere il lupo e complimentarsi dell’accaduto. Quel giorno pensai che in fondo quel lupo non stava facendo nulla di male, aveva certamente molta fame, e stava semplicemente cercando del cibo.

Da allora le notizie di avvistamenti di lupi si sono fatte sempre più rare ed il lupo sembrava essere scomparso dall’Alta Murgia, anche se di tanto in tanto ne veniva segnalata la presenza. Con l’istituzione del Parco Nazionale dell’Alta Murgia nel marzo del 2004 sono state avviate le prime campagne di ricerca sulla presenza del lupo nell’area protetta.

Negli anni successivi la presenza del lupo, sino ad allora solo presunta,  è stata documentata sia da foto trappole sia dal rinvenimento di escrementi sul territorio. In particolare nel gennaio del 2010 a margine della s.p. 238 fu ritrovata la carcassa di una femmina di lupo e, sempre nello stesso anno il 10 agosto sulla provinciale Santeramo Laterza la carcassa di un maschio.

In entrambi i casi investiti probabilmente da auto, non presentando le carcasse segni di armi da fuoco. Nel 2011 nel corso delle mie ricerche per il documentario citato, trovai numerose tracce ed escrementi e raccolsi testimonianze di avvistamenti da pastori ed allevatori.

In particolare raccolsi la testimonianza del sig. Donato Berloco di Masseria La Mandra che mi aveva parlato di numerosi tentativi da parte di un piccolo branco di lupi di entrare all’interno dell’ovile, pertanto con il dott. Manghi decidemmo di piazzare una telecamera all’infrarosso per documentarne la presenza.

Le immagini raccolte qualche giorno più tardi rivelarono però che non si trattava di lupi ma bensì di un branco di cinque cani randagi, che nottetempo si erano avvicinati alla masseria ed all’ovile cercando di entrarvi.

Qualche settimana dopo trovai numerose tracce all’interno del bosco della Ferrata, in territorio di Ruvo di Puglia, nei pressi di una grande pozza d’acqua, quindi decidemmo, con il dott. Manghi di piazzare una foto trappola nei pressi della stessa. L’intuizione si rivelò fruttuosa perché dopo solo un giorno documentammo la presenza di un lupo. Fu deciso allora di aggiungere un’altra camera all’infrarosso e di sistemarle in zone di passaggio, per così dire, obbligato. Questa idea si rivelò particolarmente proficua. Nel giro di un mese documentammo la presenza di una coppia di lupi con 4 cuccioli e di altri tre individui. In particolare era la prima volta che veniva documentata attraverso immagini la presenza di una coppia di lupi con cuccioli nell’area protetta.

Tutto ciò accadeva nel 2011 ma quale è ora la situazione del lupo nel Parco? Ve ne sono davvero tantissimi come qualcuno sostiene? Possono essere un pericolo per gli escursionisti? Minacciano davvero l’agro zootecnia?

Diciamo subito che come Guida Ambientale in questi anni sul lupo ne ho sentite di tutti i colori. Ho incontrato persone che mi hanno detto delle “loro verità” sulla presenza del lupo davvero esilaranti. C’è stata una persona, di cui ovviamente non faccio il nome, che mi ha raccontato che i lupi sono stati immessi sulle Murge dall’Ente Parco per contrastare la presenza di cinghiali.

E sin qui, pur non essendo vera la notizia, ci poteva stare, ma, quando poi questo signore. mi ha detto come sono stati immessi i lupi nel Parco, non sono riuscito a trattenere le risate. Già, perché secondo le sue attendibilissime informazioni, i lupi erano stati lanciati sulle Murge da alcuni elicotteri nottetempo.

Ancora oggi mentre scrivo mi viene da ridere, ma questo dimostra, l’enorme ignoranza che sull’argomento ha la maggior parte delle persone.

Voglio premettere che io non sono un naturalista o un biologo e che le mie considerazioni derivano soltanto dall’osservazione diretta e dalla mia esperienza pluriennale in campo in qualità di guida ambientale.

Preciso che, a mio parere, la popolazione di lupo nell’area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia in questi ultimi anni non è assolutamente aumentata ma si è mantenuta sostanzialmente stabile con momenti di maggiore o minore presenza, legati ovviamente alla disponibilità alimentare. In particolare si registra una presenza leggermente maggiore durante il periodo primaverile per la disponibilità di prede.

I lupi formano piccoli branchi con una coppia dominante e quindi determinano il loro areale di caccia dal quale scacciano altri lupi. Attualmente ritengo con buona approssimazione che nell’intera area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia che ha un’ampiezza complessiva di circa 68.000 ettari non vi siano più di trenta lupi.

Questa considerazione mi deriva sia da un’attenta osservazione delle tracce sul territorio sia dal fatto che per quanto vasto questo territorio è fortemente antropizzato, oltre a non offrire particolari risorse alimentari ai lupi presenti, i quali si rendono pericolosi per il bestiame proprio in questo periodo in cui non trovano le loro prede abituali ossia piccoli di cinghiale e topolini di campagna. Infatti le prede tipiche dei lupi sono arvicole, topi di campagna e cinghialotti.

Un lupo non riesce a predare un cinghiale adulto che può facilmente tenergli testa, anzi nemmeno un piccolo branco di lupi è in grado di predare un grosso maschio di cinghiale. Ma che relazione c’è tra lupi e cinghiali?

Occorre sottolineare che attualmente in Murgia c’è un vero problema cinghiali considerando l’incredibile esplosione demografica che c’è stata di questi ultimi dieci anni con enormi danni all’agricoltura.

Ciò potrebbe far pensare che i lupi non predino i cinghiali invece non è affatto così. I lupi non sono in grado di predare cinghiali adulti, è vero, ma ammazzano un enorme numero di piccoli e di giovani. Occorre comprendere a chiare lettere che i lupi sono l’unico vero argine all’ulteriore proliferazione dei cinghiali in Murgia.

Se non vi fossero stati i lupi a quest’ora il problema cinghiali, di per se già molto grave, avrebbe aspetti drammatici. La cattura dei cinghiali con gabbie e recinti può cercare di limitarne il numero ma il vero freno all’ulteriore proliferazione è il lupo.

Certo occorre essere consapevoli che il lupo in periodo invernale (quando non vi sono cinghialotti), in mancanza di cibo tende ad attaccare le greggi ma è un costo che deve essere messo in conto anche se non ritengo giusto che questa spesa sia affrontata dagli allevatori. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito ad una rarefazione sempre maggiore degli allevamenti di pecore in Murgia.

Molti allevatori hanno preferito dissodare terreni un tempo adibiti a pascolo per coltivarli e beneficiare degli aiuti comunitari. Eppure un tempo si diceva che una pecora facesse guadagnare il suo allevatore per tre volte, 1 con il latte, 2 con la lana 3 e con gli agnelli. La pastorizia necessita di terreni mantenuti a pascolo e questi garantiscono biodiversità per questa ragione andrebbe tutelata ed incentivata.

Considero gli ultimi allevatori dei veri e propri EROI delle persone che affrontano tutte le difficoltà burocratiche che oggi chi alleva pecore allo stato brado deve affrontare.

Per tale ragione ritengo che l’Ente Parco debba risarcire sempre e con giuste somme  gli allevatori che subiscono danni a causa di lupi o cani randagi. Se si vuole mantenere un giusto equilibrio e preservare il territorio e le genti che lo abitano e che ne sono i veri custodi questi ultimi vanno incentivati ad allevare pecore ed anzi aiutati con giusti risarcimenti in caso di danni, solo così il lupo potrà fare il lupo ed ubbidendo ad un suo naturale istinto di tanto in tanto ammazzare qualche pecora senza tirarsi addosso le ire dei pastori.

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