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Lotta alla criminalità: dopo i 4 arresti del clan Capogna, parla il Capitano dei Carabinieri Montalto – ESCLUSIVA

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Sono passati circa dieci giorni dalla clamorosa notizia dei 4 arresti messi a segno dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari a seguito delle risultanze investigative sviluppate dai Carabinieri della Compagnia di Andria e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari nel corso delle indagini relative agli efferati omicidi della scorsa estate di Vito Griner e Vito Capogna.

Un duro colpo assestato alla criminalità andriese, ma come si è arrivati a questo importante risultato? Lo abbiamo chiesto al Comandante della Compagnia di Andria, il Capitano Domenico Montalto del Comando Provinciale di Bari: “Questi 4 arresti discendono dalle attività investigative iniziate l’anno scorso a seguito degli omicidi di Vito Griner e Vito Capogna. Se da un lato nulla è emerso in merito ai mandanti di quegli eventi, dall’altro le attività facevano invece chiarezza sui movimenti della famiglia Capogna che da sempre rappresenta uno dei ceppi più importanti della mala andriese, dedita al traffico di stupefacenti e alle estorsioni”.

Queste le ragioni per le quali il fratello maggiore Pietro, era già stato arrestato e si trovava a termine pena in regime di affidamento in prova ai servizi sociali. Come spiega il Capitano Montalto: “La sua fretta però di tornare al più presto ad avere ingerenze dirette ad Andria gli ha fatto commettere degli errori madornali tra cui quello di procurarsi armi ancor prima di terminare il suo periodo di affidamento in prova. In quell’ occasione a Tortoreto (a pochi giorni dalla sua libertà) lui ed il fratello minore Valerio, furono tratti in arresto dai Carabinieri di Teramo per possesso di armi provento di furto. A seguito di quell’ evento – continua Montalto – Pietro andò di nuovo in carcere (dove si trova tuttora) e Valerio dapprima in carcere ed attualmente agli arresti domiciliari in Lombardia”.

La famiglia però già da tempo faceva supposizioni sui presunti autori dell’omicidio del patriarca Vito, procurandosi intanto le armi per una futura azione di fuoco. “I Capogna non sapevano qual era stata la mano, ma non avevano sopportato che nessuno degli anziani malavitosi di Andria, di cui anche il padre faceva parte, non avesse evitato la sua morte nè organizzato una risposta, facendo passare il messaggio che i Capogna fossero ormai in decadenza”, racconta il Capitano Montalto.

È così che prende in mano la situazione la sorella Cristina che neo-laureata in giurisprudenza, scevra da precedenti ed insospettabile agli occhi di tutti, voleva in tutti i modi portare avanti la vendetta familiare con l’aiuto di Salamini Giulio un pregiudicato di Taranto che Capogna Pietro aveva conosciuto in carcere e al quale si era rivolto per le sue attitudini da diciamo “killer” – rivela il Comandante della Compagnia di Andria –. Il tutto è stato però interrotto dal nostro intervento che ha portato alle prime due misure nei confronti dei fratelli Pietro e Valerio (già reclusi) e all’ allontanamento fisico di Salamini che si nascondeva a Corato in attesa di essere ingaggiato dalla famiglia. Ora le successive 4 misure bloccano (speriamo!) ogni velleità dei Capogna relegando l’intero nucleo ad una posizione di margine nell’ universo Andria”.

La lotta alla criminalità andriese resta uno dei punti cardine della sicurezza cittadina, anche alla luce degli ultimi accadimenti relativi alla tentata rapina verificatasi soltanto due giorni fa, nel quartiere Europa. Ma a che punto siamo?La sicurezza cittadina passa attraverso vari aspetti: il primo è quello preventivo, di presenza sul territorio, di lotta ai gruppi dediti ai furti di auto (che incidono molto sul senso di sicurezza) e di rispetto delle regole basilari di convivenza sociale a partire anche dal codice della strada (qui sono molto indisciplinati, ma stiamo cercando di far passare il messaggio che i Carabinieri sono cattivi se non metti la cintura o il casco); dall’altro lato ci sono le attività investigative che sono in atto e che ci danno il polso della situazione, sui gruppi esistenti e sulle dinamiche ed evoluzioni degli stessi – chiosa Montalto –. Di sicuro, da quello che mi raccontano, non è Andria di 15 anni fa quando lo spaccio era a cielo aperto e le bande imperversavano facendo spesso e volentieri morti per strada. I successi degli ultimi 10 anni contro la malavita hanno dato un segnale forte dello Stato in questa zona. Non bisogna però mai abbassare la guardia perché in un attimo si rifanno sotto, magari meno violenti ma più furbi”.

Dietro una calma apparente continua irrefrenabile l’impegno profuso dai Carabinieri della Compagnia di Andria e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari. “La calma non è apparente, ma è il frutto degli sforzi delle forze dell’ordine Carabinieri e Polizia. Lo sforzo è giornaliero, poi è chiaro che c’è sempre qualcosa che ci sfugge e che può evolversi in negativo. Tra poco, ad esempio, ricorrono gli anniversari dei 2 omicidi e l’attenzione deve essere massima, non si sa mai”.

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