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Verso le elezioni: De Lillo replica a Patruno

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Una doverosa replica a Carmine Patruno” giunge in una nota a firma di Giacomo De Lillo sulle riflessioni sulla campagna elettorale 2022 di Patruno pubblicate questa mattina e scrive:

Premesso che non ho la pretesa di rappresentare altri, se non me stesso, mi permetto di replicare, con la stessa volontà di sintesi da lui mostrata, alle osservazioni di Carmine Patruno, sulla impostazione della campagna elettorale da parte del centrosinistra.

Letta, a mio sommesso giudizio, qualche errore, nella composizione di una compagine associata di centrosinistra, l’ha commesso e le prove non mancano. Non commette un errore, però, quando sostiene che occorre evitare una vittoria del centrodestra. Letta vuole, sempre a mio parere, non esorcizzare la vittoria del centrodestra, che anche a lui apparirà probabile, ma la dimensione di quella eventuale vittoria che, se dovesse assumere la consistenza dei due terzi dei componenti di deputati e senatori, renderebbe impraticabile il ricorso al referendum popolare, con l’effetto di rendere definitiva, ai sensi del comma 3 dell’art. 138 della Costituzione, la legge costituzionale eventualmente approvata. E Carmine Patruno non può non sapere che il tentativo di modificare “la cosuccia chiamata Costituzione, ed il sistema istituzionale italiano, pressoché perfetto, con i giusti contrappesi” è già stato messo in atto nel 2018, ad opera della Meloni ed altri di destra, con la proposta di legge costituzionale per la elezione diretta del Presidente della Repubblica, respinta dal Parlamento nel maggio di quest’anno. E’ possibile ipotizzare che già con una maggioranza assoluta la Meloni voglia riproporre quella legge, per vederla poi sottoposta a referendum popolare, o addirittura modificare direttamente la Costituzione con il voto favorevole dei due terzi del Parlamento?

Non occorre che Patruno si dilunghi in una esposizione del contenuto dell’art. 92 della Costituzione, quello relativo alla procedura per il conferimento dell’incarico di Presidente del Consiglio: sono pochissimi a non conoscerlo, dato che se ne parla ad ogni formazione, più che frequente, di nuovo governo. La lunga illustrazione del contenuto, da parte di Patruno, sembra finalizzato a tranquillizzare chissà chi, avanzando l’ipotesi astratta che il futuro Presidente del Consiglio possa non essere la Meloni. Non so dire chi dei tre possibili candidati sia meno indigeribile, sta di fatto che tra i tre c’è un accordo per il quale il designato, in barba all’inutile richiamo normativo costituzionale di Patruno, sarà chi prenderà un voto in più.

E qui mi fermerei per non diventare, io questa volta, indigeribile. Però due o tre cosine, non sul programma del centrosinistra, che non si conosce, ma su quello di centrodestra, che dovrebbero rendere improbabile il voto di un liberaldemocratico, di un progressista o di un socialista, voglio dirle.

La prima è quella che riguarda il pericolo già illustrato dello stravolgimento della Costituzione senza nemmeno affrontare il giudizio democratico dei cittadini in un referendum popolare. C’è poi la tiritera della flat tax: una misura che produrrebbe come effetto la riduzione delle tasse a favore dei ricchi, quindi minori introiti per lo Stato e taglio dei servizi e dei sussidi per gli indigenti. Ancora: la istituzione delle regioni ad autonomia differenziata che porterebbe all’approfondimento del divario fra Regioni ricche del Nord e Regioni povere; riforme e condoni fiscali a favore di evasori abituali; il rifiuto di una riforma catastale aggiornata alla realtà; il ripristino di trivelle, inceneritori e rigassifficatori contro una nuova politica dell’ambiente e delle fonti energetiche rinnovabili; il filoputinismo e l’antiatlantismo di Salvini e Berlusconi da una parte e l’antieuropeismo di Salvini e Meloni dall’altra.

Siamo in un Paese in cui, purtroppo, chi non ha risorse per sopravvivere, perfino nel Sud, tifa per la flat tax, per l’autonomia differenziata regionale e contro la patrimoniale solo paventata.

Ci sono ragioni semplicissime che respingono il voto a formazioni di destra, ma probabilmente e paradossalmente è opportuno che molti provino gli effetti sulla propria pelle di un voto dato a destra, in modo che dopo, quanto prima, fatta la sofferta esperienza, si possa costruire un mondo migliore.”                                                    Giacomo De Lillo

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