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Tambone sul No al patrocino: “Non è bigottismo ma responsabilità, Miss Italia presenta le ragazze come corpi di merci”

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Esprimo il mio punto di vista in merito della decisione della Amministrazione di non concedere il patrocinio morale alla manifestazione di “Miss Italia”, di cui già in Commissione cultura avevamo lungamente discusso“, sono le parole del consigliere Eliseo Tambone che continua così in una nota stampa:

Sono convinto che la politica abbia una importante funzione pedagogica, educativa, formativa del cittadino e della cittadina. I valori del mercato, certamente fondamentali in quel territorio, non possono informare di sé anche tutti gli altri territori, quali i diritti delle persone, i fondamenti della Costituzione e di uno Stato, della scuola, della sanità, ecc… Oggi, è così, ma noi diciamo: no! Sono consapevole che fare i conti con questa mentalità radicata per tanti anni non è facile, ma occorre reagire senza cedere al ricatto del consenso. Mi piace un ossimoro: la democrazia è spesso impopolare, se vuole governare bene.
Vorrei iniziare col porre una domanda: noi siamo il corpo di una merce o il corpo di una persona?
Forse il capitalismo ha mercificato i nostri corpi e ci ha annullato come persone. Un esempio? Nel mondo del dominio del mercato e delle sue leggi, noi stentiamo a riconoscerci come persone, perché siamo ormai dei curricula, cioè un elenco di risposte funzionali al sistema economico, un elenco di operazioni che sappiamo svolgere, che qualcuno ha certificato secondo parametri cosiddetti oggettivi…. Insomma, siamo oggetti, cose misurabili, quantificabili… quando, invece, siamo soggetti imprevedibili, liberi, indefinibili, siamo carne e sangue. Nei curricula moriamo come persone: che ne è dei nostri desideri, dei nostri amori, delle nostre frustrazioni, della nostra precarietà, dei nostri momenti di follia, i cosiddetti 5 minuti? Se i curricula diventano la nostra identità, allora diventano il nostro cimitero.

In certe manifestazioni spettacolari il corpo viene esibito come una merce, infatti viene misurato, pesato, confrontato con altri corpi, osservato in ogni sua parte, valutato, commentato… e, se conforme a uno standard predefinito, finalmente, beatificato e incoronato… Esattamente come quando vai dal fruttivendolo a comprare le mele… le guardi, le tocchi, le confronti, le scarti, le scegli, le pesi, le paghi e infine le mangi. Sono merci che hanno nel danaro il loro equivalente: sono interscambiabili grazie al loro prezzo.
Ci avverte K. Marx ne “Il Capitale” che “le persone esistono qui l’una per l’altra soltanto come possessori di merci o come meri rappresentati di merci. E quindi solo come maschere economiche, come personificazioni di rapporti economici, esse si trovano l’una difronte all’altra”.

Ma tu ed io siamo Persone. C’è un metro di riferimento per misurare una persona? Protagora diceva di no, anzi, diceva che “l’uomo è misura [criterio di valutazione] di tutte le cose”. Perché siamo un valore assoluto, senza misura, noi siamo senza prezzo, perciò non siamo interscambiabili. Se a casa tua, una sera, si ritira un ragazzo della stessa età di tuo figlio, stessa altezza, stessi occhi e capelli, con lo stesso titolo di studio…. lo scambieresti con lui? No. Perché tuo figlio è unico.
Questo si dice con una parola: dignità.
Il primo che lo ha detto è stato Kant: “tutto ha un prezzo o ha una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere sostituito con qualcosa come equivalente. Ciò che invece non ha prezzo e dunque non ammette alcun equivalente ha una dignità. E ciò che possiede una dignità, cioè un valore assoluto in sé è l’uomo, considerato come persona” (Metafisica dei costumi).
Favoloso!
Le merci hanno un prezzo, le persone hanno una dignità, ricordiamocelo!
Questa dignità si è costruita nel corso del tempo attraverso il riconoscimento di una serie di diritti. Alcuni di questi li abbiamo adottati anche in un Consiglio comunale col nome “Carta dei diritti della bambina” proposta dalla FIDAPA.
“Miss Italia” presenta queste ragazze come corpi di merci o come corpi di persone? Io ritengo come corpi di merci. Se il corpo di una donna è una merce in mio possesso, che posso usare, che è priva di volontà, perché non posso usarlo per i miei piaceri anche senza il suo consenso? Di qui nasce la possibilità della violenza di genere. Perciò, occorre non essere superficiali su queste cose, altroché bigottismo, moralismo e talebani: questa è responsabilità!

Inoltre, la beatificazione di quei corpi quali sentimenti o risentimenti potrebbe generare in quelle ragazze che hanno un corpo non assimilabile a quei canoni? Sentimenti di gioia o sentimenti tristi, di angoscia, di depressione…? Quante ragazze vivono in modo conflittuale la propria corporeità! Quante ragazze anoressiche ci sono nelle nostre scuole! Dobbiamo prevenire, educare, …macché moralismo, bigottismo e talebani: questa è responsabilità!
La politica deve tener conto unicamente degli interessi economici di chi trae profitto mercificando il corpo di queste ragazze (senza che neppure ne abbiano coscienza!) pur dichiarando sinceramente di essere contro la violenza sulle donne oppure deve imporsi, anche contro l’opinione pubblica, di dare un orientamento politico chiaro, che sia educativo e formativo, che porti al rispetto della dignità di tutte le persone?
Ecco, la politica non è soltanto apparato, burocrazia, uffici, cariche…. per non dire ricatti e ritorsioni al fine di ottenere cariche e visibilità… La politica è la più alta e nobile forma di pedagogia sociale che decide leggi, attraverso le quali può educare il cittadino e la cittadina a riflettere sulle sue scelte e sulle conseguenze che da queste derivano.
La politica è educazione civica tradotta nella prassi decisionale. È il laboratorio pratico della educazione civica.
Ecco perché Platone (che non si meritava il maltrattamento riservatogli da Popper) diceva che solo i filosofi possono governare uno Stato, e io sono d’accordo con lui, nel senso che per guidare uno Stato o una Città ci vuole uno sguardo che va oltre gli interessi e i problemi, pur legittimi, ma troppo particolari. Lo sguardo della politica si spinge oltre la piccola siepe per scorgere lontani orizzonti e interminabili spazi di una migliore convivenza umana.
Perché se la cultura serve a qualcosa, serve innanzitutto a farci vivere in una società dove conta sempre di meno la legge naturale del più forte o del più furbo, e conta sempre di più quella legge contro natura, che prende la forma della solidarietà, del rispetto e della cura dell’altro, in particolare dei più fragili.
Il Comune ha concesso ogni autorizzazione perché la manifestazione di “Miss Italia” si svolgesse e si è svolta con grande successo. Allora mi chiedo: che cosa pensava di ottenere di più rispetto a quello che ha ottenuto o che cosa pensa di aver perso chi chiedeva il patrocinio morale?
La nostra scelta non è moralismo né bigottismo: è pedagogia politica, è responsabilità!”

 

 

 

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