Home Politica Signor Sindaco, Corato non è un falansterio!

Signor Sindaco, Corato non è un falansterio!

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Non ci stiamo capendo, o meglio, i messaggi e i contenuti informativi che giungono dal Sindaco non sono compresi dai cittadini e dalla maggioranza dei suoi elettori.

De Benedittis infatti, come già dicevo nello scorso articolo, sembra essere entrato in un tunnel, accentuando i toni profetici già assunti in campagna elettorale. “Arriva il mattino!” annunciava dai palchi il nostro Corrado e in molti hanno creduto che la luce che avrebbe dovuto squarciare le tenebre fosse l’immagine della liberazione dai bisogni materiali, liberazione resa possibile da un Sindaco – filosofo e rivoluzionario – che avrebbe divelto porte ed eliminato barriere, trasformando Palazzo di Città in un luogo accessibile a tutti nel quale per entrare non era neanche necessario bussare.
De Benedittis in perfetta buona fede, in realtà, si rivolgeva ad una comunità che presupponeva ideale, formata cioè da persone desiderose di condividere i beni materiali e di vivere in armonia con gli altri e il creato, una specie di falansterio sul tipo di quelli immaginati da alcuni pensatori dei secoli passati, pensatori individuati appunto come “socialisti utopistici”.
Qualcuno a dire il vero ha cercato di fare intendere il latino al nostro Corrado, ma non c’è stato nulla da fare. De Benedittis parlava di rivoluzione intendendo il rinnovarsi di uno spirito di comunità e altri guardavano alla rivoluzione come al pagamento da parte del Comune di tutte le pendenze (“luce, acqua, gas, spazzatura”), Corrado si sgolava nel parlare di condivisione e altri comprendevano che era scoccata l’ora per mettere le mani in pasta, il Sindaco affermava il diritto ad essere liberi dal peso dell’autorità e in molti stimavano giunto il momento di appropriarsi dei beni altrui.
In sintesi, Corrado e la maggior parte dei concittadini sembrano giocare uno a coppe e l’altro a denari con la briscola a bastoni o, per dirla in modo più letterario, il Sindaco e molti di noi si intendono come due scolastici che disputino da quattr’ore sull’entelechia.
Va da sé che il messaggio non compreso porti ad una risposta differente dalle aspettative. Il questuante deluso si rifà sull’automobile del Sindaco – veicolo già assurto agli onori del martirio – il consigliere che si sente trascurato o tradito transita nel gruppo misto, l’imprenditore a cui sono negati il dialogo e la collaborazione cova il desiderio di entrare in politica in prima persona e rovesciare il tavolo.
Chi sta sbagliando? Sicuramente in primis chi ha responsabilità di governo ed ha promesso una rivoluzione che in realtà è attualmente un nulla di fatto. De Benedittis – lo ripeto – non è in condizione di fare alcuna rivoluzione perché non sa in che direzione andare non avendo alle spalle un retroterra culturale, una teoria, un modo di vedere chiaro e condiviso da (molti) altri. Le rivoluzioni si fanno partendo dalle idee: la prassi è una conseguenza.
Sfumata la rivoluzione, mi accontenterei di qualche cambiamento in meglio più terra – terra, qualcosa che faccia a dire a tutti noi: – “Ah! Ne è valsa la pena alla fin fine”. Ma anche qui devo registrare che il cambiamento parte da un’analisi dello stato di fatto e De Benedittis – a volergli bene – appare semmai un clinico abilissimo che voglia fare una diagnosi basandosi su un esame della pipì completamente erroneo.
Diciamolo chiaro: il Sindaco sembra non aver compreso nulla della realtà locale e del suo intreccio peculiare di storia, cultura ed economia, rivolgendosi semmai ad interlocutori ideali e confacenti alle sue aspirazioni. I cittadini d’altro canto mugugnano, borbottano e ancora non si espongono, fanno come il bottegaio che si affaccia sulla porta del negozio per vedere che accade in strada quando sente rumore di maretta, ma è incerto sul da farsi, non sapendo se sia giunto il momento di chiudere l’esercizio e andare in piazza a protestare oppure rimanere ancora fermo sull’uscio aspettando che la buriana si ingrossi.
Per questa via si muore di inedia – questo sembra essere il destino della Città – a meno che da qualche parte non giungano altri segnali che facciano intendere che un progetto alternativo c’è e che si è pronti per mutare registro, arrivando a cambiare baracca e burattini prima che lo faccia qualche solerte magistrato per il bene di tutti.

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