Home Politica PD e Amministrazione comunale di Corato: il vero problema politico

PD e Amministrazione comunale di Corato: il vero problema politico

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I problemi sollevati da Nadia D’introno nell’ultimo consiglio comunale evidenziano il principale nodo irrisolto di questa maggioranza: il suo civismo estremo ed autoreferenziale, chiuso a qualsiasi contributo esterno.

I recenti contrasti emersi nell’ultimo consiglio comunale fra il gruppo consiliare del PD e la maggioranza che sostiene il Sindaco De Benedittis non sono certo uno “scontro fra donne del pd” come, superficialmente e con un pizzico di maschilismo, qualcuno ha sostenuto, ma un fondamentale nodo politico di questa maggioranza che sta venendo al pettine.
Come è noto, l’attuale Giunta comunale di Corato è sostenuta da alcuni partiti nazionali aggiuntisi a sostegno di De Benedittis solo nella tornata del 2020 (PD, Italia in Comune e Italia Viva) ma il suo “nocciolo duro” è rappresentato dalle liste civiche che lo avevano lanciato sin dal 2019 (raccogliendo però, come si ricorderà, un magro risultato elettorale). Il rapporto fra il nocciolo duro originario e i partiti aggregatisi “in corsa” è sempre stato problematico perché palesemente vissuto con disagio proprio all’interno del “cerchio magico” che per primo aveva lanciato e sostenuto la candidatura di Corrado. La CAP, la cosiddetta Convergenza, è stata costituita nel corso della campagna elettorale 2020, visto l’insuccesso del 2019, ma il “cerchio magico” non ha mai tollerato interferenze né nella redazione del programma elettorale né nella impostazione dell’immagine del candidato e neanche nelle uscite pubbliche (comizi ecc.) nelle quali lo spazio riservato ai partiti “ospiti” è sempre stato limitatissimo, quasi nullo. Un segnale evidentissimo di questa contraddizione emerse proprio alla conclusione della campagna elettorale, in occasione del comizio finale con Zingaretti, Emiliano e Boccia quando qualcuno dovette battere i pugni sul tavolo per evitare che il segretario nazionale del Pd, il governatore regionale e il ministro venissero respinti al mittente.
Ancor più evidente – e ormai inequivocabile – il segnale dato con la composizione della Giunta quando il sindaco finì per scegliere da solo tutti gli assessori, pure quelli formalmente in quota PD (unico partito cui si concesse una rappresentanza nell’esecutivo) e i due prescelti furono comunque persone di stretta osservanza corradiana. Le indicazioni di Italia Viva e di Italia in Comune vennero invece semplicemente ignorate anche se le persone messe a disposizioni erano di provata esperienza e competenza tecnica. Ne è emersa una giunta di basso profilo composta da persone inesperte, collocate in ambiti per loro inediti nonché da due tecnici poco conosciuti e che nulla sapevano del comune di Corato. Persino la scelta del Segretario Generale è stata operata in solitaria dal Sindaco, senza consultarsi né ascoltare nessuno. Segretario che poi non ha chiesto neanche il passaggio di consegne al suo precedessore. Per cui l’intera compagine di governo si è messa allegramente a governare una Città di 50 mila abitanti senza sapere dove mettere le mani né dove stavano le carte
Quello che ne è seguito, in questi primi diciotto mesi di governo, sostanzialmente inconcludenti, è stata una diretta conseguenza di quelle improvvide scelte iniziali.
Intendiamoci, il civismo non scandalizza più nessuno, è una connotazione di diverse amministrazioni locali; ma pensare di poter governare uno dei comuni più importanti della Puglia in totale isolamento, con un rapporto puramente formale col PD e, quindi, senza collegamenti reali con la Regione o con il Governo nazionale, pensando di poter fare a meno dei consigli di chiunque, con una squadra inesperta e improvvisata, relegando personaggi del calibro di Grazia Tarantini e di Renato Bucci, rispettivamente, alla SIXT e all’ASIPU, praticamente così chiudendosi a riccio contro qualsiasi interferenza … era ed è pura follia.
Qualcuno si meravigliò quando il sottoscritto, appena il Sindaco impose queste sue scelte iniziali, espresse subito il suo netto dissenso, ma l’esperienza mi aveva già fatto presagire quanto quelle scelte sarebbero state deleterie e avrebbero finito per tradire, sostanzialmente, le principali promesse elettorali: nel passaggio dalla tornata elettorale del 2119 a quella del 2020 la cosa più nuova e importante che avevamo promesso all’elettorato era stato che, al gruppo iniziale di De Benedittis (ribadisco, bocciato dall’elettorato), si sarebbe aggiunta una squadra di persone serie, affidabili ed esperte. E, invece, appena incassata la straordinaria vittoria, il Sindaco neoeletto ha fatto marameo a tutti: marameo innanzitutto al gruppo di Bovino che era stato così importante nel ballottaggio, marameo ai partiti e marameo a tutti i professionisti che lo avevano circondato e supportato nella campagna elettorale, sostanzialmente garantendo per lui. Ed è tornato bellamente a circondarsi del solito cerchietto magico, cioè delle uniche persone delle quali si fida davvero, perché sono le uniche disposte ad osannarlo senza mai avanzare alcuna critica.
Ora tutti questi nodi sembrano venuti al pettine, grazie soprattutto all’iniziativa del PD e della sua capogruppo. Finora, il Sindaco aveva, in realtà, approfittato dell’inesperienza del nuovo gruppo dirigente del Circolo locale e dell’entusiasmo sollevato dalla vittoria elettorale. Ma vedersi pubblicamente attaccare – dal proprio assessore di riferimento – per aver semplicemente chiesto di mettere all’ordine del giorno un problema vitale per il bilancio comunale è cosa che ha superato i limiti. Ancor più grave è stato vedere un Sindaco che mantiene in Giunta un assessore formalmente sfiduciato dal partito di appartenenza. In pratica il PD è stato … preso a schiaffi. Ma, ripeto, il problema non riguarda solo il PD bensì, più in generale, il rapporto fra questa amministrazione e tutti i partiti.
A questo punto, solo degli sprovveduti possono pensare che il problema si possa risolvere “mettendolo a tacere”. È fin troppo evidente, infatti, che senza il PD questa amministrazione non va da nessuna parte: non ha nè lo spessore politico nè le capacità gestionali nè i collegamenti per inventarsi di sana pianta una politica di governo. Ma, d’altro canto, è altrettanto evidente che un rapporto con il PD e con gli altri partiti lo si recupera solo rispettandone la dignità politica. Insomma è arrivato il momento di ridefinire su basi nuove il patto politico su cui questa Giunta si regge, rivedendo profondamente la composizione della Giunta (che, del resto è monca da circa sei mesi, in barba alle disposizioni statutarie) ma anche facendo una leale e chiara apertura al gruppo di Bovino ed, infine, attuando le promesse fatte agli elettori (soprattutto in termini di trasparenza amministrativa ) e ridefinendo il programma di governo della Città, concentrandolo su alcuni punti programmatici essenziali strettamente coordinati con il PNRR e corredati da una precisa road map.
Insomma quello sollevato dalla capogruppo del PD è il nodo politico, il gap fondamentale di questa amministrazione. E De Benedittis ha forse l’ultima occasione per affrontarlo e risolverlo seriamente ricostruendo un rapporto di leale collaborazione con tutti i partiti che lo sostengono.
Diversamente il declino sarà inevitabile e si finirà in breve tempo per regalare ancora una volta la Città al Centrodestra (o a chissà quale avventuriero) per altri vent’anni.

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