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Osservatorio e sindaci del Mezzogiorno: “Ue imponga a Draghi di riscrivere il PNRR, 70% al Sud”

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Manca una manciata di giorni alla presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e purtroppo, le dichiarazioni rilasciate dagli esponenti del governo, preannunciano che il Sud verrà privato delle risorse che gli spettano.
Come Osservatorio sul Piano di Rilancio e Mezzogiorno e rete dei sindaci del Sud abbiamo scritto una lettera presentata dall’eurodeputato Piernicola Pedicini e indirizzata alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, al vicepresidente Valdis Dombrovski, al commissario per l’Economia Paolo Gentiloni e a Céline Gauer, capo della task force europea per il Recovery, in cui chiediamo che le istituzioni europee indichino all’Italia la strada da seguire: investire il 70% delle risorse nel Mezzogiorno.
Nella lettera si ricorda che, in base al regolamento del Recovery Plan, il contributo finanziario per ogni Stato membro è stabilito dai seguenti criteri: popolazione, inverso del PIL pro capite, tasso medio di disoccupazione negli ultimi cinque anni rispetto alla media dell’Unione e la diminuzione del PIL reale nel 2020 e 2021.
L’ammontare complessivo delle risorse destinate all’Italia sarebbe stato decisamente inferiore se non fossero stati considerati il livello del Pil pro capite e il tasso di disoccupazione, soprattutto quella giovanile, nelle regioni del sud. Una circostanza ben nota anche al ministro per il Sud Mara Carfagna, che ha pubblicamente riconosciuto che se quel “principio”  dei criteri di calcolo –  e ora citiamo testualmente – “fosse stato adottato a livello nazionale per dividere i fondi tra Nord e Sud, avrebbe premiato il Sud con una quota superiore al 60%” ma il governo – informa il ministro – ha arbitrariamente optato per il 40%. Noi siamo fermamente convinti che la ripresa italiana possa essere raggiunta solo investendo il 70% delle risorse della Facility al Sud, impattando così in maniera determinante sull’attività produttiva dell’intero sistema nazionale.  Ma al di là di queste percentuali, il Piano dovrebbe essere riformulato con obiettivi precisi all’interno di ciascuna missione e di ogni linea di progetto, tenendo bene a mente le specificità  dei bisogni di ciascuna area, nonché la definizione degli obiettivi territoriali di spesa.
Alla Commissione europea pertanto chiediamo di intervenire affinché l’Italia riformuli il piano, assicurandosi non solo la definizione di obiettivi strategici ma anche la messa a punto di una governance appropriata, attraverso il rafforzamento delle competenze all’interno della pubblica amministrazione. Certamente occorre discontinuità rispetto al passato, le risorse non devono andare sprecate ed è per questo che l’intervento dell’Europa deve servire a formulare dei progetti che non siano solo funzionali all’erogazione di risorse ma anche a un impiego ottimale delle stesse, così da consentire la ripresa dal Sud dal punto di vista occupazionale, economico ed ambientale.

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