In “Natale in casa Cupiello”, una famosa commedia di Eduardo De Filippo, il padre chiede continuamente al figlio Nennillo: – “Te piace ‘o presepe?”, intercalare cui segue invariabilmente una risposta negativa. Noi vorremmo porre la stessa domanda al Sindaco: -“Don Corrà, vi piace ‘o presepe?”, preavvertendo che siamo molto incerti sulla risposta che potremmo ricevere.
Nel Natale di De Benedittis, infatti, fra musiche, lazzi e suoni, parate di Babbo Natale con banda di elfi, Minnie, Topolino e i Minions, omini pan di zucchero, giocolieri, Pulcinella, mangiatori di fuoco e soldatini… ci siamo persi la capanna con il bambino e la sua famiglia, di angeli poi – che sono per loro natura “gender neutral” come oggi va di moda – neanche a parlarne. Quella che poteva essere una fugace impressione è avvalorata dalla comunicazione targata Comune di Corato e pubblicata sui social (https://www.facebook.com/profile.php?id=61553436075697). Nelle decine di card, filmati e fotografie visionabili vi è solo un’immagine dedicata alla famiglia con il bambino (il 23 dicembre) e alcuni riferimenti al presepe, termine che, sia ben inteso, da solo come sostantivo non si regge ma va connotato sempre da un’aggettivazione, quasi a chiedere scusa e a giustificare la presenza di un simbolo religioso in quello che è a tutti gli effetti un rituale mondano: il presepe può essere “in juta” (card del 4 dicembre), oppure “di una volta” (card del 19 dicembre), “artistico” (card del 21 dicembre) o ancora “cittadino” (card del 23 dicembre) e come tale meritevole di un concorso. Nelle quattro card che fanno riferimento al presepe solo una – lo ribadiamo – presenta l’immagine della famiglia con il bambino, nelle altre del presepe vi è solo il nome.
Il presepe non è più il segno del Natale, soppiantato del tutto dai simboli non religiosi importati e poi presentati in un minestrone (o foglia mista che dir si voglia) in cui il leitmotiv sembrano essere le produzioni Disney più che quelle che un tempo si chiamavano “Sacre Scritture”. Ci chiediamo poi sommessamente quale differenza possano individuare i più piccoli fra Natale e Carnevale dal momento che in entrambi il comune denominatore è dato da personaggi fantastici, biscotti parlanti, soldatini che si animano, Minnie, Topolino e – a grande richiesta – anche i Minions.
Noi non siamo tra quelli che vogliono imporre i simboli religiosi nelle festività religiose, ognuno faccia come crede, ma aggiungiamo che nel Natale di tutti (e tutte) vorremmo ci fosse anche il nostro e vederci di punto in bianco confinati in una specie di “riserva indiana” dedicata alle tradizioni passate ci va un po’ stretto.
Ma la famiglia con il bambino che fine ha fatto? E se fossero proprio queste parole – famiglia e nascita – il reale problema, i termini divisivi da evitare nella comunicazione pubblica per non urtare la sensibilità dei seguaci del politically correct? In realtà il Sindaco per primo nei suoi auguri urbi et orbi, seguito a ruota dal cenacolo della CAP, non fa alcun riferimento al fatto in sé per cui si celebra ancora oggi il Natale (la nascita di un bambino in una famiglia), ma carica l’evento di sovrasensi e significati allegorici e metaforici che potrebbero anche andare bene per celebrare la nascita del sole, il culto di Cibele o quello di Giove Ammone.
Per onestà intellettuale dobbiamo aggiungere che il Sindaco e la CAP questa volta sono in ottima compagnia: in tutti i manifesti pubblicati dai Partiti di opposizione e da quelli non presenti in Consiglio campeggiano solo alberi di Natale, palle, bottiglie di spumante… nessun riferimento alla natività, il che fa sorgere in noi un altro pensiero: vuoi vedere che il nostro paese afflitto da un’acuta denatalità è stato anche denatalizzato?
Detta in altri termini, De Benedittis sta facendo la sua strada ma chi intende proporre un’alternativa che fa? Signori cari, non si pensi di poter risolvere tutto sempre e solo con il rapporto interpersonale e a quattr’occhi secondo la logica del “tutto si aggiusta” o del “falli dire a quelli”: se un’alternativa c’è essa deve essere costruita partendo dai contenuti per arrivare ai programmi. E’ necessario dare voce alla maggioranza silenziosa che non condivide il retroterra culturale della CAP ma che ha paura di esporsi, temendo di essere vilipesa o tacciata per oscurantista o misoneista. Il Natale è la festa in cui si ricorda una famiglia che celebra la nascita di un bambino e nel dire questo speriamo di non offendere nessuno di qualsiasi credo o orientamento sessuale sia.
Venendo a noi, lo scarso numero di giovani famiglie, il ridotto numero di nascite e una situazione demografica che vede i cinquantenni essere il doppio dei bambini di età compresa fra zero e dieci anni dovrebbero essere il primo problema nell’agenda politica locale e da lì poi dovrebbero essere declinate le azioni concrete da attuare (case a prezzo ridotto per le giovani coppie, servizi per l’infanzia e le famiglie, incentivi economici, sgravi fiscali…). De Benedittis e i suoi seguaci non intendono farsi carico del problema che è assolutamente fuori dalle coordinate culturali della maggioranza consiliare, ma abbiamo ancora fiducia che qualcuno vorrà portare avanti queste istanze: se però chi potrebbe farsi avanti si presenta timoroso, si accoda al così fan tutti, non espone una linea di pensiero autonoma c’è il serio rischio che ci caschino le palle dall’albero di Natale.