“A seguito dell’emergenza Covid, da marzo 2020, il Teatro Comunale di Corato è chiuso al pubblico.
Cala il sipario in attesa di un intervento più volte enunciato dall’amministrazione, ma che, nei fatti, ha l’amaro suono di inutile retorica e di pericolosa propaganda – scrive in una nota il direttivo della Lega Salvini, sez. Corato e continua – a distanza di sedici mesi, nulla sembra muoversi per i luoghi della cultura di Corato: un Museo ridotto a poco più di un deposito e il Teatro utilizzato solo come scenario straziante senza possibilità di accesso.
In questo lungo periodo di “vuoto”, un’amministrazione ha il dovere civile e morale di chiedersi come sopravvivono gli operatori culturali che hanno ricevuto lo sfratto e in che modo gestire le esigenze e la domanda culturale dell’intera città che vuole ritornare a vivere la cultura nei propri spazi.
Mentre in tutta Italia e nelle città limitrofe, le amministrazioni si muovono per garantire vicinanza morale e sussistenza agli operatori, gestori dei servizi, compagnie, tecnici che hanno subito gravi perdite (si veda il comune di Ruvo Di Puglia con il contributo _una tantum_), a Corato tutto sembra depositarsi sotto una patina di indifferenza e silenzio.
Si fanno sempre più frequenti e dure le proteste di artisti, attori, compagnie e teatrali e dei vari operatori che chiedono solo di riaprire i propri luoghi di lavoro e di essere parte attiva della comunità, con le proprie professionalità, a seguito di un periodo che ha segnato tutti profondamente.
Noi non consentiamo che tutto questo avvenga e per il rilancio della nostra Città dobbiamo puntare sui valori umani e culturali, chiediamo che nessuno si senta escluso e che nessuno venga abbandonato, chiediamo un sostegno a favore di chi vede chiuse le porte dei propri luoghi di lavoro, chiediamo di non perdere ulteriore tempo e che si provveda ad una programmazione, nell’immediato e a lungo termine, per la riapertura dei contenitori culturali di Corato.
E’ il momento di essere meno social e di non approfittare della cultura come vetrina politica, ma di dedicarsi alla libertà della conoscenza, della scoperta, di un libero ritorno alla vita e di rispettare artisti e professionisti, un patrimonio umano inestimabile che dovremmo sempre sostenere e mai far sentire esclusi“.