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MILLENNIALS: GENERAZIONE (A)POLITICA

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A cura di   Francesco Diaferia – Renata La Serra

 

L’uomo è per natura un animale politico”, affermava Aristotele nell’antichità. Ancora oggi le sue parole si dimostrano attuali, creando un impatto significativo sulla società moderna. Il termine “politica” proviene dal greco polis, che significa “città-stato” ed indica l’insieme delle vicende

cittadine e degli affari pubblici. Essa era considerata, fin dai tempi dell’antica Grecia, una dimensione naturale dell’uomo, che garantiva le condizioni entro cui realizzare la pienezza della vita umana. La politica, da sempre presente nella storia dell’umanità, ha subito tuttavia col tempo dei cambiamenti sociali in base al contesto storico ed alla modifica delle leggi sulla cittadinanza.

In Italia il fondatore della scienza della politica moderna è considerato Niccolò Machiavelli, che nel 1469 con il suo scritto “il Principe” ha rivoluzionato l’arte del fare politica, insegnando che il buon politico deve saper affrontare il cambiamento dei tempi, pur mantenendo intatte le proprie idee e realizzando il suo scopo nonostante le avversità.

Nel 2018 si parla molto di politica, ma poco dei giovani che si interessano ad essa.

Cosa è cambiato? Negli anni ’70 si combatteva per difendere le proprie idee e ciò avveniva nelle piazze, nelle strade, in ogni punto d’incontro fra le ideologie.

Nel passato, infatti, si credeva a fondo nelle idee, che si manifestavano con rivolte e proteste.

Tutto ciò è impensabile che avvenga ai giorni nostri, perché gli ideali delle precedenti generazioni sono crollati, creando scompiglio e disorientamento nella generazione attuale, che si è quindi allontanata sempre più da quanto di positivo potrebbe offrire. Infatti, mentre negli anni ’60, ’70 e ’80 i giovani erano soliti incontrarsi per scambiarsi le idee, oggi sono spesso intimiditi dal confronto e si nascondono dietro uno schermo.

I social hanno oggi preso il posto delle piazze, diventando luogo ove si scontrano non solo i giovani, ma anche i politici stessi, che hanno perso così, agli occhi della gente, credibilità e serietà, mostrando tutte le proprie debolezze. I giovani spesso preferiscono perciò non schierarsi, anche per non essere giudicati dai propri coetanei. I politici, per giunta, in più occasioni tagliano risorse destinate ai giovani, mostrandosi poco vicini al loro percorso di crescita e formazione. Per questo la gioventù contemporanea si allontana dalle questioni degli “adulti”, credendo di non avere

voce in capitolo. Molti giovani non si interessano del futuro, pensando di non potersi inserire nel mondo del lavoro e di essere costretti a recarsi all’estero. Noi giovani cerchiamo di fatto una politica più inclusiva, che ci insegni a lottare per raggiungere i nostri obiettivi; per questo abbiamo bisogno di essere ascoltati e non di essere considerati degli ignoranti. Fare politica dovrebbe riguardare la vita di tutti i giorni, a partire dalle piccole realtà che ci circondano, come

la scuola e i comuni, per consentirci di diventare cittadini attivi, artefici del nostro futuro, sempre nel rispetto della convivenza sociale. È importante che i giovani arrivino preparati al voto, per poter prendere consapevolmente quelle decisioni che influiranno sulla sorte del Paese: quindi dateci spazio per costruire il nostro futuro!!

 

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