Home Politica Michail Sergeevic De Benedittis, il nostro Gorbaciov

Michail Sergeevic De Benedittis, il nostro Gorbaciov

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Anche in politica per alcuni, abituati a prendere tutto a peso e misura, solo ciò che si può contare ha valore, ma in realtà al consenso si arriva se, accanto alla concretezza del presente, si riesce a trasmettere anche una visione ovvero un valore immateriale. La politica non può più essere intesa unicamente come rapporto di forza tra patrono e cliente – “ti ho fatto il favore e mi devi dare il voto” – e se questa dinamica è ancora presente, comunque non è più sufficiente ad assicurare la vittoria elettorale.

Accanto ai sempre utili “galoppini”, ai necessari “portatori d’acqua”, agli indispensabili “calibri da ‘90”… oggi vi è spazio nella costruzione del progetto politico anche per coloro che possono dare senso alle idee e veicolare opinioni: il contributo di costoro non si traduce in maniera lineare in voti, ma è semmai una specie di corrente che può assecondare o contrastare il vogare dei rematori.
Anche in politica c’è bisogno di filosofia insomma. Una cosa però è studiare la filosofia, un’altra è insegnarla e un’altra ancora è riuscire ad applicare i concetti filosofici alla vita reale, utilizzando il sapere come uno strumento per comprendere o vedere più lontano e in profondità.
Venendo a noi, la debolezza di questa Amministrazione è ad oggi essenzialmente di tipo concettuale e filosofico: una brillante campagna elettorale si sta trasformando in una disfatta amministrativa, laddove Sindaco, Giunta, Consiglio e Partiti di maggioranza sono lontanissimi negli esiti dalle premesse da cui erano partiti. In altri termini, il capovoga sbaglia a dare il ritmo, i rematori vanno ognuno per conto suo e alcuni remano al contrario, la corrente – prima favorevole – ora è avversa.
In tutto questo ginepraio il nostro Sindaco e il suo entourage stupidi non sono e stanno cercando in qualche modo di tirare fuori le scarpe dal pantano. Mettiamo insieme i pezzi del puzzle: abbiamo al governo della Città individui di sinistra o di sinistra estrema con venature cattoliche e ultracattoliche, c’è la necessità di sostenere un processo di cambiamento più volte annunciato, è necessario dare a questo cambiamento una veste rassicurante e bonaria, è opportuno inserirsi nel solco della tradizione di sinistra mostrandone però la faccia presentabile… a chi fare riferimento? Il ragionamento, sviluppato in modo più o meno esplicito, conduce ad una persona: Michail Sergeevic Gorbachev, l’uomo che nel 1986 avviò il nuovo corso dell’URSS.
E’ così che in maniera forse anche inconsapevole i (tanti) proclami del Sindaco e i (pochi) comunicati di Palazzo di Città stanno cambiando veste e cercano di darsi un tono. Dismesso ed obliterato l’ingombrante Ernesto Che Guevara, si batte ora su due parole chiave: “trasparenza” (intesa sia come evidenza e linearità dell’azione amministrativa sia come accessibilità del cittadino agli atti) e “innovazione” (capacità di sbloccare meccanismi inceppati da anni, smuovere situazioni che giacevano inerti, adeguare l’organizzazione ai tempi…). Glasnost e perestrojka, in altri termini, ovvero le due parole chiave della politica di Gorvachev.
Questo tentativo che potrebbe essere l’ultima sortita di un’amministrazione assediata sarà coronato dal successo, riuscendo a rompere il blocco ideale che si stringe intorno a Palazzo di Città? In altri termini, il Sindaco riuscirà far dimenticare piovre e polpi, pacifisti armati con il mitra, guerriglieri con in mano un fiore e i proditori attentati contro la sua automobile – assurti a caso nazionale – compiuti da persone in cura presso il Servizio di Igiene Mentale?
In realtà il bravo spin doctor non basta e – come la madre Russia insegna – all’input centrale deve seguire l’azione coordinata dell’apparato… se un apparato c’è. A ben vedere è proprio quest’ultimo a mancare: non abbiamo la “Giunta di alto profilo”, non abbiamo il supporto dei Partiti di maggioranza che appaiono annichiliti, registriamo un evidente scollamento tra azione politica e azione amministrativa… La perestrojka di cui sia parla è destinata ad essere una nuvoletta evanescente, priva di corpo e sostanza, in un’azione amministrativa assente e spesso opaca (altro che glasnost).
Sappiamo come finì l’era Gorbachev in URSS, a Corato ci vorrà molto meno: un semplice avviso di garanzia farà crollare il castello di pastafrolla. I più avveduti si augurano che ciò non accada troppo presto.

 

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