È di questi ultimi giorni, la notizia – enunciata proprio dalla diretta voce del segretario Paolo Ciani – che Demos – Democrazia solidale, conferirà nella lista aperta capeggiata dal Pd. Sicuramente, a livello nazionale, c’era da aspettarsi questa confluenza dettata da ragioni puramente strumentali: sconfiggere lo spauracchio “fascista” rappresentato dalla coalizione di centro destra e da una sua possibile vittoria.
Proprio in virtù della suddetta fobia fascista, il partito centrista Demos, ha pensato bene di unirsi alla grande armata Brancaleone che i Democratici stanno progettando in vista di questa “breve ma intensa” campagna elettorale balneare che raggiungerà il suo zenit nelle elezioni del 25 settembre. Fin qui, nulla di nuovo sotto il sole, ormai siamo tutti abituati alle sorprese e alle unioni chimeriche sempre più strane e impensabili, avendo appreso dalle consuetudini di governo che la coerenza è merce sempre più rara, vedasi l’attualissimo approdo di Gelmini e Carfagna fra le “braccia politiche” di Calenda. Ma il fatto sorprendente, lo ravvisiamo a livello locale, dove tra Demos (che a Corato ha fatto il pieno di voti, forse complice la ancora alta devozione alle sagrestie) e il Pd, vi è sempre stata, fin da origine mandato, una relazione complicata.
Proprio pochissimi giorni fa, è apparso un post social di Demos Corato in cui con una frizzante terminologia improntata ai buoni sentimenti veniva con giubilo ed entusiasmo, annunciato il fidanzamento ufficiale tra Demos e Pd. Peccato tuttavia, che a dispetto dei toni gioiosi con cui la lieta novella veniva segnalata anche sui profili social degli esponenti Demos di punta, la realtà non è mai stata cosi tutta rosa e fiori. La relazione complicata a cui si faceva riferimento su, è sempre stata in verità una guerriglia nemmeno tanto latente, visti gli scontri in consiglio comunale in seno alla stessa maggioranza e i tentativi di tacitare durante i suoi interventi, la capogruppo del pd, Avv. Nadia D’Introno.
Basta fare un semplice passo indietro e ritornare al 14 maggio dell’anno corrente, per riascoltare l’eco delle incongrue parole del vicesindaco Marcone, pronunciate durante il suo intervento al primo congresso nazionale Demos, tenutosi a Roma, in cui lo stesso vicesindaco è stato nominato segretario regionale, oltre che nominato in direzione nazionale assieme al sindaco De Benedittis. Marcone, rivolgendosi all’assise Demos, esplicita la difficoltà nei rapporti con gli alleati di coalizione con le testuali parole: “(……) C’è un problema. Oggi diventiamo partito. Ma abbiamo un problema di riconoscimento sui territori. E’ evidente che governare da partito nascente è difficilissimo. Entrare in un sistema di relazioni che si poggia molto su quanto conti, è difficilissimo. Però teniamo duro e in questi diciannove mesi di governo, le fibrillazioni (perché anche questo purtroppo oggi fa parte della politica) sono state tante e sono ancora tante; e sono fibrillazioni che sono proprio con coloro con i quali ieri abbiamo dialogato, purtroppo. Allora noi dobbiamo anche porre una questione di metodo: ciò che dice la mente corrisponde a quello che fa il corpo? E’con molta chiarezza e franchezza che questo dobbiamo porcelo come questione. Perché poi, venire qui e ritrovarci su idee, progetti, orizzonti ..poi tutto va applicato quando sei a governare per la città, per il territorio. Non si può andare in una struttura che è sopra la struttura comunale e non essere ascoltati “perché non sei nessuno”, è così, o non si può chiedere di fare merce di scambio “iscriverti a noi!” No, non funziona così, non funziona così! Perché noi, non siamo un altro partito!”
https://www.radioradicale.it/soggetti/257038/beniamino-marcone
Last but not least, sempre nella stessa giornata, un’altra pillola velenosa contro il Pd, viene gentilmente regalata al partito dei “nipotini di Veltroni e di D’Alema”, dallo stesso segretario Ciani, che non usa mezzi termini per narrare l’infelice rapporto in stile “Guerra dei Roses” con i dem: “(…) e poi c’è l’altro grande inganno, che in un un’epoca in cui i partiti si vergognano di loro stessi, sempre di più i civici sono partiti mascherati e non può essere questo, non può essere che in un comune accanto a Roma il PD non presenta il proprio simbolo e fa una lista civica alleata con Fratelli d’Italia. Ma di che parliamo? ma di che cosa parliamo? E allora la nostra alleanza, io direi è proprio lo stesso DNA con il mondo civico perché il mondo civico è quello che si prende cura del vicino,del far crescere la propria città però deve essere un civismo che ha un respiro alto (….) Poi l’altra cosa, smettiamola di dire il piccolo partito, dico smettetela per un motivo semplice. Di quei signori che ieri hanno parlato eh al nostro congresso 3 di quei partiti a Roma non sono riusciti a presentare la propria lista, il quarto ha preso meno di noi.. basta parlare di demos con un piccolo partito! Siamo un partito. E quando ieri Gualtieri ha detto – me l’hanno spiegato loro che non sono una lista civica ma sono un partito politico – si riferiva al fatto che noi abbiamo litigato! Abbiamo litigato con Gualtieri, perché il PD dopo averci esaltato in campagna elettorale, perché io ho fatto le primarie sono arrivato terzo(…) eccetera, non ci volevano mettere in giunta, perché eravamo una lista civica, una lista civica come gli altri. Non siamo una lista civica come gli altri. Siamo presenti in tanti comuni! siamo presenti in Italia! Abbiamo fatto un percorso ci dovete rispettare! E allora lì, ha capito che non eravamo una lista civica. E l’ha capito a discapito diciamo di alcuni rapporti per poi ricredersi (….) E qui vengo al rapporto ,diciamo ai problemi del PD sul territorio e io non amo parlare degli altri, vi dico la verità e tantomeno amo parlarne male e però -guardate- io penso che i rapporti sui territori sono rapporti che vanno combattuti, combattuti per un motivo semplice e non lo diciamo noi ma il PD è un partito con dei problemi – diciamo. Basta pensare come si è dimesso l’ultimo segretario prima di Letta, che ha parlato di bande interne; che ha parlato di lotte; e quindi il fatto che il segretario nazionale dica demos è il secondo partito che io preferisco e poi a livello locale si comporti male non è ipocrisia!! E’ proprio che stiamo parlando di un partito che ha mille facce, che ha mille sfaccettature! E’ chiaro! E’ chiaro Beniamino, che quando un responsabile nazionale va dal sindaco di Corato di Demos e gli dice: volete risolvere i problemi col PD? Entrate nel PD e poi ve li risolviamo i problemi!! È chiaro che questo non esiste! È chiaro che questo non esiste! Ma voi siete stati i primi e qui io ho rispettato la vostra scelta di presentarvi da soli prima che Corrado fosse eletto, mentre io vi dicevo: perché non facciamo una coalizione di Centro-sinistra?? Perché voi mi avete detto con questo PD qui non ci possiamo andare insieme e noi abbiamo rispettato la vostra scelta! Uguale Mario Arca fa a capocciate col suo suo omologo del PD nella… queste riguardanti un po’ le abitudini locali in (….) A Corato lo stanno sperimentando per primi perché Demos è più forte del PD e ha preso più voti e quindi per quello! Però è questo il tema, perché sennò ci tratteranno sempre come i cuginetti a cui dare la pacca sulla spalla(…) In campagna elettorale utili perché si presentano bene ma come cuginetti quando poi i grandi parlano di cose serie li mettiamo da parte …. Sta a noi sta a noi, mettere in campo proposte, persone cultura, iniziative perché ci rispettino tutti”.
Alla luce di questo discorso, non possiamo che porre alcune riflessioni: è anche vero, che Demos ha visto la luce all’interno di quella galassia che ingloba congerie confuse facenti parte dello sfilacciato arcipelago del cosi detto centro-sinistra che racchiude in sé, un largo spettro ideologico: dal cristianesimo sociale, al cattocomunismo, ai nostalgici delusi di una sinistra soft vecchio stampo, passando per fasce del terzo settore, sagrestie…per cui non dovremmo stupirci se trova un alveo naturale all’interno della flottiglia Pd. Tuttavia si pone un problema di forte coerenza: come può un partito che si dichiara contro la guerra e contro la narrazione bellicista, allearsi con un partito costantemente succube ai diktat della Nato e prono ai voleri imperialisti degli Usa, interventista in ogni guerra possibile e inimmaginabile e che ha optato per l’invio di armi all’Ucraina? Come può un partito che si dichiara a favore della redistribuzione delle ricchezze allinearsi a un partito, come il Pd, che in fatto di politiche del lavoro e sociali, ha voluto perseguire e ottenere risultati desolanti? Come può un partito che dichiara all’interno del proprio manifesto la necessità di “superare il dualismo negoziale Stato/Territorio e ricostruire un tessuto istituzionale armonico e cooperativo, precondizione per il superamento della condizione periferica di tante comunità, delle zone interne, di quelli che oggi sono “angoli del sistema” per effetto di una diseguaglianza geografica e urbana” appoggiare il partito democratico, che spinge per il progetto di autonomia differenziata, volto a favorire discrepanze tra regioni, privilegiando quelle più ricche del nord? Come può un partito che si dice a favore della tutela dei beni comuni, appoggiare un partito come il Pd che ha votato a dell’art.8 del DDL CONCORRENZA, voluto a tutti i costi da Draghi, disegno di legge per lo sviluppo della concorrenza che prevede “l’apertura totale al mercato di tutti i servizi pubblici locali, senza alcuna distinzione”? A questi interrogativi che mostrano una plateale incoerenza e assoluta non credibilità, possono rispondere solamente i diretti interessati, sia a livello nazionale che locale, vista la rapida giravolta pindarica avutasi anche dai nostri rappresentanti sul territorio, che come su narrato sono in relazione “odi et amo” con i dem nostrani. Non possiamo che terminare l’analisi, osservando che i tassi di ipocrisia rappresentati da alcuni partiti di centrosinistra, che accusano spessissimo i concorrenti del centro destra di essere attaccati alla poltrona, sono elevatissimi. Anche in questo caso, pur di rimanere sulla cresta dell’onda della scena politica, si creano alleanze, coalizioni o “convergenze” (usando il bizzarro neologismo coniato a Corato), che miseramente tradiscono l’ideologia originaria e gli intenti degli elettori che ingenuamente si sono fidati, sfociando in grandi ammucchiate improbabili, in nome del mantenimento della poltrona e dei numeri, perché si sa, in fondo il peccato originale della politica, al di là delle belle parole millantate, ruota tutto attorno alla “patologia della cadrega”. Come diceva bene la vecchia volpe democristiana Andreotti, “il potere logora chi non ce l’ha!” e noi aggiungiamo: “Chi ce l’ha, pur di mantenerlo, volta la gabbana a ogni piè sospinto”.