In una nota che segue, il consigliere comunale Eliseo Tambone, presidente della Commissione Cultura, interviene per chiarire e approfondire il significato della frase “vediamo di spacchettare i lavori”, al centro di recenti polemiche politiche a Corato. Tambone chiarisce il significato giuridico e amministrativo dell’espressione, invitando a riportare il confronto politico su un piano di verità e rispetto reciproco:
“Negli ultimi giorni, la frase “vediamo di spacchettare i lavori” ha innescato una polemica che ha reso febbricitante il dibattito politico a Corato.
Un’espressione, estrapolata da una conversazione privata e finita in una sentenza civile, è stata presentata come la prova di un presunto tentativo di aggirare le regole sugli appalti pubblici.
Ma le cose sono andate come qualcuno vorrebbe far credere? No. E la sentenza dà pienamente ragione al sindaco Corrado De Benedittis. Le narrazioni, talvolta, non spiegano il reale, ma lo cancellano, lentamente, con le parole. Questo accade quando le narrazioni non nascono per servire la verità dei fatti, ma per piegarli al volere di chi parla. E così si racconta un’altra storia, diversa da quella vera.
In tema di affidamento di lavori pubblici, ed a proposito dei principi e delle linee guida generali, è opportuno dare un cenno ad una norma di Legge che, sebbene non sia più ad oggi in vigore, già nel 2003 ha affermato il suo meritevole contenuto di BUON SENSO unito a criteri di BUONA GESTIONE, tracciando comunque dei principi ancora a tutt’oggi intatti.
Si tratta dell’articolo 2, comma 1-bis del vecchio Codice degli Appalti (D.Lgs. 163/2006), che imponeva alle stazioni appaltanti, quale è l’Amministrazione Comunale, di suddividere, ove possibile e conveniente, gli appalti in lotti funzionali per favorire le piccole e medie imprese.
Tale norma addirittura prevedeva anche che le motivazioni per la mancata suddivisione dovessero essere indicate nella determina a contrarre.
Il Codice degli appalti del 2006 è stato poi sostituito D.Lgs. 18 aprile 2016, n. 50, quello in vigore nel 2021, anno oggetto dei fatti di cui si tratta.
Il testo dell’INCIPIT dell’articolo 51 è chiarissimo: “Nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di appalti pubblici, sia nei settori ordinari che nei settori speciali, al fine di favorire l’accesso delle microimprese, piccole e medie imprese, le stazioni appaltanti SUDDIVIDONO GLI APPALTI IN LOTTI FUNZIONALI … omissis …”.
Quindi, per una Pubblica Amministrazione, “spacchettare” (cioè,frammentare in lotti di valore frazionale) un appalto al fine di promuovere l’accesso delle piccole e medie imprese alla partecipazione degli appalti pubblici attraverso il principio della suddivisione degli appalti in lotti, nel 2021 costituiva un OBBLIGO DI LEGGE.
Questo principio generale poteva essere derogato solo con una motivazione adeguata, che dimostrasse nel caso l’inapplicabilità della suddivisione.
Il nuovo Codice degli Appalti è entrato in vigore solo a decorrere dal 1° luglio 2023, ha abrogato il precedente testo ma affronta la tematica della partecipazione delle piccole e medie imprese in modo sostanzialmente omogeneo con i principi già obbligatori nel 2003, quindi pacificamente accettati ed applicati da oltre 22 anni.
La norma specifica corrispondente è nell’articolo 58, che in tema di “Suddivisione in lotti” così recita:
“1. Per garantire la effettiva partecipazione delle micro, delle piccole e delle medie imprese, anche di prossimità, gli appalti sono suddivisi in lotti funzionali, prestazionali o quantitativi in conformità alle categorie o specializzazioni nel settore dei lavori, servizi e forniture.
2. Nel bando o nell’avviso di indizione della gara le stazioni appaltanti motivano la mancata suddivisione dell’appalto in lotti tenendo conto dei princìpi europei sulla promozione di condizioni di concorrenza paritarie per le piccole e medie imprese. Nel caso di suddivisione in lotti, il relativo valore deve essere adeguato in modo da garantire l’effettiva possibilità di partecipazione da parte delle microimprese, piccole e medie imprese.
Quindi anche la novellata norma in vigore dal 2023 impone l’obbligo di motivazione in caso di MANCATO SPACCHETTAMENTO.
Per quanto detto, la frase “vediamo di spacchettare i lavori” è la manifestazione non solo di una norma di buon senso, ma anche un OBBLIGO DI LEGGE, alla quale l’Amministrazione De Benedittis si è uniformata.
Tutti i Cittadini hanno tutte facoltà di critica e la massima libertà di parola, senza censure di alcun genere, bene supremo tutelato dalla nostra Carta Costituzionale, questo era, è e sarà sempre chiaro.
Ma bisogna annotare che chi dovesse affermare che “spacchettare i lavori”, invece che un obbligo di Legge, sia segno di opacità amministrativa o, peggio, che tale frase sia addirittura la prova di un presunto tentativo di aggirare le regole sugli appalti pubblici, deve avere la coscienza di dire una cosa non vera, altamente offensiva di una pluralità di Pubblici Amministratori offesi in modo particolarmente ingiusto ed esecrabile, e ne dovrà rispondere nelle Sedi Giudiziarie, nel rispetto dell’Ordinamento Democratico.
In ogni caso, le tradizioni democratiche di Corato non meritano questi oltraggi gratuiti, ed il consenso dei nostri Cittadini non può essere catturato in questo barbaro modo.
In questa storia, colpisce il modo in cui una frase, una sola, viene trasformata in un caso politico.
Qui, torna utile ricordare Gustave Le Bon, che, nella sua “Psicologia delle masse”, spiegava come la propaganda riesca ad “accendere le passioni popolari e spegnere l’intelligenza”. La folla, scriveva Le Bon, “non ragiona, ma sente”. E chi vuole guadagnare consenso facile lo sa: basta ripetere una parola, una frase, e darle un significato emotivo. È la logica degli slogan: semplificare, esasperare, colpire.
Le Bon diceva anche che la propaganda “non convince, ma suggestiona”. E in effetti, più che un dibattito sui fatti, oggi vediamo prevalentemente sui social reazioni costruite su suggestioni, dove l’emozione prevale sull’analisi.
Ma la conoscenza elude l’inganno.
In qualità di consigliere comunale e presidente della Commissione Cultura, nonché come cittadino, ribadisco la mia piena e provata fiducia nella trasparenza e nella correttezza dell’Amministrazione, così come la mia piena solidarietà al sindaco, prof. Corrado De Benedittis, persona di assoluta integrità morale e di altrettanta coerenza intellettuale, per nulla sfiorata da queste critiche. Invito tutte le persone di buona volontà a riportare il confronto su un piano serio e produttivo dal punto di vista della dialettica politica.”














































