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Intervista a Pino Roselli Solidarietà di amici e colleghi ma qualcuno mi accusò di occupare un posto inadeguato.

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Pino Roselli, a distanza di poco più di una settimana dall’assoluzione in appello “perché il fatto non sussiste”, ripercorre con noi la vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto per otto lunghi anni.

Il suo primo pensiero va a suo padre:

Mio padre era una persona moralmente integra, ancora viva nei ricordi di chi lo ha conosciuto, da cui ho ereditato i sani valori e i buoni principi e mai avrei potuto permettere che venissero intaccati da azioni illecite.

Quando apprendevo dalla cronaca notizie di condanne per concussione ed estorsione mi scivolavano addosso perché non facevano parte del mio stile di vita caratterizzato da sempre dalla trasparenza e dalla correttezza”.

Il reato contestato risaliva al periodo tra il 2010 e il 2011, quando Pino Roselli rivestiva il ruolo di assessore al personale, le accuse erano: tentata concussione e tentata estorsione.

Stando all’allora ricostruzione dei fatti da parte del pm, risultò che: Pino Roselli durante un fermo della polizia per un controllo dell’auto, avesse tentato, avvalendosi della sua posizione politica, di far pressione sugli agenti al fine di evitare i controlli, avesse preteso una relazione da parte dei vigili urbani circa un loro intervento e inoltre avesse tentato di imporre a dei pizzaioli l’acquisto della farina da lui (rappresentante presso un’azienda molitoria) in cambio di favori.

Nel 2012 a conclusione delle indagini da parte del pm di Trani il caso venne reso noto.

Successivamente arriva la condanna a due anni di reclusione (pena sospesa) e l’interdizione dai pubblici uffici.

Pino il processo è durato otto lunghi anni, hai mai pensato che il caso potesse chiudersi per prescrizione?  C’era questa probabilità?

Certamente, il rischio prescrizione è stato corso ma non ne sarei stato né felice e né soddisfatto perché desideravo che venisse fatta chiarezza. Se la vicenda si fosse chiusa in questi termini sarebbero rimaste molte ombre sulla mia persona. Per me invece era fondamentale che la giustizia facesse il suo corso e che la cittadinanza non avesse di me un’immagine distorta, bensì pulita come d’altronde la mia vita è sempre stata.

In questo l’avvocato, nonché onorevole, Francesco Paolo Sisto che mi ha seguito, mi ha molto supportato.

Oltre che professionalmente mi è stato vicino umanamente e il suo obbiettivo era chiudere con una sentenza chiara e risolutiva infatti, quando mi ha chiamato nel suo studio per darmi la notizia dell’assoluzione è stata un’emozione indescrivibile.

L’epilogo di questa storia ti ha dato ragione, ma quanto è pesata quella condanna nella tua vita privata, politica e professionale?

Indubbiamente tanto, come uomo mi sono sentito leso nella mia dignità; come ti dicevo prima, mio padre mi aveva dato degli insegnamenti che prescindevano da quanto mi stesse accadendo, e poi ho dovuto allontanarmi dalla vita politica autosospendendomi dalla carica di assessore che in quel momento investivo.

Era stata minata la mia serenità che non lasciava più spazio a quel ruolo, dovevo fare chiarezza nel rispetto della gente che aveva creduto in me anche politicamente.

Hai trovato solidarietà tra i tuoi colleghi e tra la gente comune?

Certo tanti sono stati gli amici che mi hanno sostenuto compresi i miei colleghi assessori, ma non è mancata la delusione da parte di qualcuno che dopo avere manifestato solidarietà, successivamente in consiglio comunale, pur sapendo che persona fossi, mi ha accusato di occupare un ruolo inadeguato alla mia persona considerato la vicenda giudiziaria in cui ero coinvolto. Quell’episodio mi segnò molto e nonostante le sue scuse, e lui lo sa, mi è rimasta tanta amarezza a riguardo.

Nella tua carriera politica hai sempre vantato un largo consenso, in attesa di giudizio quando ti sei ricandidato lo scenario è cambiato?

Premetto che, nonostante la mia vicenda, ho sempre cercato di approcciarmi alla gente con la massima naturalezza, ma, come puoi comprendere, vivendo in una provincia, oltretutto del sud, sono stato infangato e additato in ogni modo da chi, fondamentalmente poi, non conosceva la realtà dei fatti. Questo mi ha letteralmente affossato psicologicamente.

Ciò nonostante devo dire che il mio standard di voti si è sempre aggirato intorno ai 450 voti toccando una punta di 1000 voti nel 2008 e di 1300 nel 2013, quando fui costretto ad andare nel collegio Ruvo-Corato alla provincia.

Pino, perché la decisione di ricorrere al rito abbreviato che, tra l’altro, credo ti abbia penalizzato?

Nel mio caso costruire una tesi difensiva da parte degli avvocati risultava difficoltoso perché mancavano gli elementi su cui lavorare, sembrava che tutto fosse stato architettato a doc e che si trattasse di un castello di sabbia senza fondamenta.

Dopo l’avvocato Arbore, dietro suggerimento di un amico, mi rivolsi all’avvocato Giacomo Ragno che studiato il caso ritenne che ci fossero tutti i presupposti per ricorrere al rito abbreviato e che la vicenda si sarebbe chiusa quanto prima.

Personalmente non ero concorde, così come l’avv. Arbore che lo affiancava, quella procedura per me equivaleva ad un’ammissione di colpe inesistenti ma l’avv. Ragno mi rassicurò del contrario e decisi di sottoscrivere la richiesta.

I miei dubbi e quelli dell’avv. Arbore non erano del tutto infondati perché, purtroppo, arrivò la condanna a due anni di reclusione (con pena sospesa) e l’interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata.

Oggi, dopo l’assoluzione in appello, ritieni che ci siano state delle anomalie nel processo? Intendi approfondire?

Sicuramente intendo andare in fondo, al momento i tempi sono prematuri, per questo, ovviamente, mi rimetto al mio avv. Francesco Paolo Sisto che, nel momento in cui avrà il dispositivo cartaceo, se ci saranno gli elementi e i presupposti per agire deciderà come procedere.

Non sarà il sentimento di vendetta ad accompagnarmi in questo eventuale percorso ma il necessario desiderio di far comprendere alla gente quanto mi è accaduto perché credimi non è stato facile affrontare questi anni e i danni subiti sono stati su più fronti: familiari, morali, professionali e alla mia immagine.

Hai mai avuto dubbi sulla giustizia?

Ho sempre creduto nella giustizia, nelle istituzioni e soprattutto nelle forze dell’ordine ma ti confesso che dopo questa vicenda ho dovuto rivedere la mia posizione.

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