Nell’attesa che si celebri il prossimo consiglio comunale – che dovrebbe vedere all’ordine del giorno l’approvazione del piano industriale Asipu (da sempre pomo della discordia tra il Pd e il resto della maggioranza) – gli equilibri all’interno della compagine amministrativa sembrano scricchiolare sempre più sinistramente, contraddicendo clamorosamente le ultime rassicurazioni del Sindaco risalenti a poche settimane fa, quando millantava gli ottimi rapporti che, a suo dire, intercorrevano con i Democratici.
Il dissidio plateale – che covava sotto le ceneri di una facciata di cortesia – è esploso nel corso della giornata di ieri e si sono susseguiti sui profili personali social con una lunga serie di botta e risposta tra il Sindaco e il segretario del Partito Democratico, Attilio Di Girolamo.
La diatriba è stata originata da un post pubblicato ieri l’altro sulla pagina Facebook dei Giovani Democratici che si riagganciava a un articolo redatto dalla nostra testata in cui si riportava la notizia delle sanzioni applicate a 21 consiglieri del Comune di Bari da parte dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per non aver reso pubblico il proprio reddito.
Come è noto, questo giornale aveva ripetutamente segnalato che la stessa inadempienza si è verificata anche presso il Comune di Corato, motivo per cui evidentemente il gruppo dei Giovani Democratici coratini ha esordito con il seguente post: “Segnaliamo che l’obbligo di consegnare i redditi dei consiglieri ed assessori grava pesantemente sul principio di trasparenza che è stato tanto sbandierato durante la campagna elettorale. E’un obbligo che è sanzionabile dall’ANAC. Ci chiediamo se un’amministrazione ed il Consiglio Comunale tutto (maggioranza e opposizione) che si dovrebbe ispirare al criterio di legalità, ostentando le immagini di Falcone e Borsellino, possa violare tale regola di trasparenza. Ringraziamo la stampa che con il suo lavoro di denuncia riesce a spronare l’amministrazione ed il gruppo di opposizione.”
Il post che aveva evidenti finalità di sprono a una maggiore trasparenza – concetto tanto millantato ma applicato raramente dall’amministrazione coratina in carica – ha fatto letteralmente detonare il Primo Cittadino che, sul suo profilo social, ha così risposto: “Cari GD Corato, dalla finestra di Palazzo di Città, non è “ostentata” l’immagine dei giudici Falcone e Borsellino. Al contrario, quell’effige è per un verso un tributo a due servitori dello Stato, lasciati soli e delegittimati anche dal sistema politico con le sue insinuazioni e veleni; per altro verso, quell’effige sintetizza trent’anni di storie personali e collettive di impegno per la legalità, contro le mafie e le culture mafiose di consigliere, consiglieri e Sindaco del Comune di Corato. Avete proprio toppato e me ne dispiace. La politica è innanzitutto rispetto delle persone e della loro dignità. Vi abbraccio, con l’affetto di sempre e un bel po’ di amarezza.”
Non si è fatta attendere la reazione piccata del segretario Di Girolamo: “A me sembra assurdo che le più alte cariche della nostra città, in primis il Sindaco, usino il loro potere mediatico su questa piattaforma per rispondere al comunicato di alcuni giovani, che, forse in maniera irruenta, fanno solo notare che non si è probabilmente ottemperato al dovere di comunicare i redditi. Già i giovani oggi difficilmente si affacciano alla politica, ma così è quasi sicuro che non lo faranno mai. Mi scandalizza ancor di più il fatto che li si vada ad additare come quella politica che ha spalleggiato la mafia contro Borsellino e Falcone. Ma chi? I giovani? Coloro i quali durante la campagna elettorale ci hanno aiutato a vincere queste elezioni. Ci sono tanti problemi e priorità in questa città. Ritengo forse sia meglio per chi la amministra concentrarsi su di esse che sul comunicato dei GD.”
Inutile dire che i soliti “guardiani della Rivoluzione” tifosi del Sindaco, comprendenti anche assessori e consiglieri di maggioranza, si sono massivamente lanciati nella mischia virtuale, sperticandosi in filippiche vittimistiche, attribuendo ancora una volta la colpa tutto all’impasse amministrativa e cioè agli uffici, affrettandosi però subito ad aggiungere che essi, gli uffici, poverini, sarebbero oberati di pratiche. In pratica, i responsabili della mancata pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi sarebbero i dipendenti comunali ma essi potrebbero accampare l’attenuante di essere oberati.
Non è la prima volta che il sindaco e la maggioranza se la prendono con il personale: si ricorderà, solo per fare l’esempio più recente, lo scaricabarile operato dal primo cittadino sul comandante dei vigili, qualche consiglio comunale fa. Ma qualcuno ricorderà ancora l’improvvida usciata iniziale di De Benedittis quando, appena insediato, lamentò che l’intero corpo amministrativo comunale non rispondeva a quella che egli definì, con termine militaresco, la “catena di comando”. Ora, a parte l’ineleganza in sé dello scaricabarile, bisognerebbe invero spiegare al sindaco e agli assessori che agli organi di governo politico del comune, incombe anche quella che si chiama “culpa in vigilando”. Essi hanno infatti anche il dovere di controllare se il personale risponde o meno alle direttive ricevute e, se così non è, hanno anche il dovere di adottare gli opportuni provvedimenti (sostituzione dei responsabili, provvedimenti disciplinari) in mancanza dei quali restano pienamente corresponsabili delle inadempienze.
Ma poi, di grazia, la pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi è un adempimento piuttosto semplice, che richiede pochi secondi: possibile che gli uffici non riescano a compierlo? O sono piuttosto gli amministratori a non aver consegnato i documenti? Il dubbio resta.
Qualche consigliere ha persino cercato di giustificarsi adducendo che il termine per la presentazione della dichiarazione dei redditi non sarebbe ancora scaduto, dimenticando o fingendo di dimenticare che i redditi che tutti aneliamo veder pubblicati sono quelli della dichiarazione dello scorso anno.
Ciò che più sorprende è la veemenza con cui il primo cittadino ha reagito a una legittima richiesta di giovani cittadini politicamente impegnati. Non solo gli amministratori sono in grave difetto su un fondamentale adempimento ma si scagliano contro chi li richiama ai loro doveri. Siamo davvero all’assurdo. E sia consentito anche rilevare che un sindaco che di professione fa l’educatore dovrebbe essere più empatico proprio con i giovani.
A questo punto sorgono doverosi interrogativi fra i quali il primo che si impone è la domanda che ormai si fanno un po’ tutti in città: perché il Partito Democratico ancora permane in maggioranza, considerate le tensioni e i dissidi così forti, invero sorti già da inizio alleanza ma ormai giunti a un livello di intensità davvero eclatante?