È tempo di Quaresima e nella generale mestizia il pensiero si rivolge al presente e al passato – esaminando e valutando casi, persone e situazioni – per schiudersi poi ad una vaga speranza verso l’avvenire.
In quei giorni il Sindaco De Benedittis, sentendo vicina la fine del suo mandato, fu colto da profonda contrizione per i suoi peccati politici che, già grossi e spinosi come le pale del fico d’India, minacciavano di ingrandirsi ancor di più e pungere al punto tale da far venire meno la maggioranza in Consiglio. Gli sovvennero allora la strage degli innocenti elettori che avevano creduto alle sue promesse, i trenta denari offerti ai media locali affinché annunciassero la sua parola e, da ultimo, il bacio di Giuda scambiato nella notte in cui Vito Bovino fu tradito.
Sudando come Gesù nell’orto per escogitare un machiavello tale da toglierlo d’impaccio o, alle brutte, per prendere ancora tempo, addivenne alla conclusione che era opportuno effettuare un’ampia consultazione dei partiti presenti in Consiglio, scegliendoli in numero pari almeno a sette e inserendo quindi nel novero anche l’UDC.
Quando espose la sua idea ai discepoli riuniti nel cerchio magico, una donna del popolo, esprimendosi nella lingua del posto, ebbe a dire: “Ma nell’UDC non vi sono proprio alcuni di quei mercanti che dovevamo cacciare dal tempio?”. Il Sindaco sobbalzò come colpito ma prontamente si riprese e, celando il vero motivo per cui aveva scelto almeno sette “parrocchie” da visitare, così rispose: “Donna, il tuo parlare onesto mi è gradito, ma ora è il momento di calare le reti e sperare in una buona pesca, poi separeremo gli scorfani dalle spigole”.
Si dispose dunque ad incontrare le delegazioni dei Partiti, immaginando di compiere un’ideale peregrinatio. Infatti, come la pietà popolare insegna nella tradizione dei “sepolcri”, per lucrare l’indulgenza plenaria per i propri peccati è necessario visitare almeno sette chiese nella sera del Giovedì Santo: Corrado, uomo di profonda cultura religiosa, ha trasposto questa usanza nella politica, mischiando sì Santi e fanti ma con la speranza di portare a casa il risultato e, ottenuti il perdono e la generale riconciliazione, rimanere ancora saldamente in sella.
Un Corrado contrito e quasi in gramaglie, con un viso tutto parcere subiectis, ha accolto da solo le delegazioni, recando i voti di pace e bene ed auspicando mirabili intese. Il tema era chiaro: da un lato la sua primogenitura da mantenere in Consiglio, dall’altro l’eventuale piatto di lenticchie da offrire in cambio dei voti necessari. Un efficiente idraulico o un pragmatico ragioniere non credo si sarebbero cacciati in un simile budello, ma in ogni caso sono certo che – posti in situazione – avrebbero affrontato la questione e trattato il tema in 10 minuti scarsi, addivenendo al punto. Corrado, invece, tra preamboli e strascicamenti e dopo aver sfoderato le migliori arti della retorica – un lusingare fuor di segno al punto da non essere creduto, un minacciare in cerimonia, un promettere senza impegnarsi – non centra il bersaglio e non gli arriva neanche vicino: tutte le consultazioni si concludono con un nulla di fatto, confermando l’isolamento di Sindaco e Giunta mentre il bubbone nel frattempo si ingrossa.
Nessuna indulgenza per i peccati politici commessi dunque e nessun “automatismo” connesso al fatto di aver visitato almeno sette differenti siti. Ritorni il Sindaco dunque sulla via maestra e consideri che prima dell’assoluzione viene il pentimento: prenda atto che la maggioranza politica non c’è più e che il suo disegno è naufragato, scegliendo l’alternativa più utile al bene comune e portando la consigliatura ad una fine pilotata. La Città non può sostenere l’inerzia della politique politicienne in cui siamo impantanati e neppure è auspicabile un nuovo commissariamento: il Sindaco, sul modello del Governo Nazionale, apra ad un esecutivo di salute pubblica che traghetti la comunità a nuove elezioni con un calendario serrato di compiti da svolgere. Sarebbe questa un’iniziativa coraggiosa che darebbe lustro a Corrado De Benedittis, facendolo poi ritirare a vita privata tranquillo come Cincinnato e moralmente vincitore.
Il Sindaco non vorrà scegliere questa via e preferirà andare avanti con mezzi e mezzucci? La strada è già segnata e saranno i suoi stessi sostenitori a ridurlo a ecce homo, pregustando già la possibilità di poter lanciare i dadi per dividere a sorte il suo lascito, includendo anche quel che rimane della sua povera autovettura.
Bellissimo articolo, molto sarcastico ha colpito in pieno l’obbiettivo. Si capisce che oramai questa amministrazione è alla frutta (o Macedonia)