“Il Partito Democratico di Corato, sensibile al tema delle politiche sociali ed al fine di promuovere le attività programmate dall’assessorato ai servizi sociali del Comune di Corato, ha partecipato con interesse all’incontro dal titolo “Educare tra porto sicuro e mare aperto”, metafora su cui circa 250 tra amministratori, operatori sociali e sanitari, operatori del terzo settore, docenti e famiglie si sono confrontati nella giornata del 18 dicembre nella cornice del Teatro Comunale di Corato. L’iniziativa è stata organizzata dall’Ambito Territoriale di Corato, Ruvo di Puglia e Terlizzi, in collaborazione con il Distretto Socio-Sanitario n. 2 dell’ASL Bari” – è quanto si legge in una nota a firma del coordinatore circolo PD Corato, Giuseppe Quercia, che continua:
“Perché questo titolo? L’educare è l’antica arte maieutica di Socrate del “tirar fuori”, del favorire la crescita e lo sviluppo armonico dei discenti in un ambiente adatto, ma è anche allevare, prendersi cura. Questo è dunque il difficile compito di tutti coloro che intervengono nella crescita dei bambini: quello di soddisfare i loro bisogni fondamentali, quali calore, nutrimento e cure educative/affettive, ma anche quello di aiutarli ad “entrare” nel mondo attuale fatto di tradizioni, regole, leggi.
Un compito arduo le cui azioni possono causare smarrimento, isolamento, dispersione scolastica, dipendenza. Come essere quindi educatori all’altezza di questo compito nella società moderna? Come aiutare le famiglie nel prendersi cura dei propri figli, soprattutto quelle famiglie più fragili e vulnerabili?
Durante la mattina si sono così illustrate le novità introdotte dal metodo P.I.P.P.I., Programma di Intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione, che si basa su interventi di cura e protezione dei bambini, direttamente nel loro ambiente di vita, ai fini di promuovere il benessere delle famiglie e di prevenire l’allontanamento dei minori dai genitori.
Grazie ad un finanziamento PNRR di 211.500 €, il programma ha concretamente preso avvio nei mesi di settembre e ottobre 2023 con la costituzione del gruppo di lavoro, l’avvio della formazione degli operatori, l’individuazione delle prime famiglie. Complessivamente, la sperimentazione partirà su 10 nuclei familiari più vulnerabili, con figli da 0 a 11 anni, residenti nei tre Comuni.
PIPPI intende lavorare su: una maggiore alleanza fra scuole e servizi socio-sanitari; il supporto quotidiano di educatori all’interno dei contesti familiari; la promozione di gruppi genitori e bambini nell’ottica del mutuo-supporto. L’obiettivo è quello di sostenere il rafforzamento dell’alleanza tra servizi pubblici, cooperazione sociale, associazionismo e famiglie nella capacità di prendersi cura dei minori. Oltre che sostenere la crescita di genitori competenti, si tratta inoltre di creare comunità “competenti” ed educanti. Oltre che dei servizi sociali e sanitari, cruciale diventa il ruolo della scuola nel sostenere non solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche le reti ed abilità sociali, la gestione delle emozioni e il benessere psico-fisico del minore.
La nostra Carta Costituzionale afferma la pari dignità di tutti i cittadini italiani indipendentemente dalle loro diversità derivanti da sesso, religione, lingua, razza… ma affida il compito a tutti noi di rimuovere gli OSTACOLI che non consentono tale uguaglianza. Un ostacolo è la povertà economica e materiale, ma anche quella culturale e sociale su cui si fa ancora troppo poco, come ha sostenuto Elvira Zaccagnino (Edizioni La Meridiana).
Nel pomeriggio, il pedagogista sardo Lorenzo Braina, attraverso il potere delle storie, è riuscito amabilmente a raccontare la crisi educativa del nostro tempo: fra il disagio e l’insofferenza giovanile e la mancanza di bussole degli educatori: emancipati da modelli educativi obsoleti ma al tempo stesso privi di nuovi modelli solidi e condivisi.
Fra i tanti contenuti emersi, curiosi i suoi suggerimenti sulle storture educative del nostro tempo. Dalla concezione del FIGLIO PROTETTO, che deve crescere lontano da sofferenze, lutti, problemi e vivere perennemente in un “porto sicuro”: diventando però incapace di affrontare da solo il “mare aperto”. All’idea del FIGLIO PROGETTO: figlio sul quale far ricadere tutte le aspettative genitoriali, generando ansia da prestazione e conseguente senso perenne di frustrazione. Infine, la concezione della donna come DEA MADRE, figura divina che sola può prendersi cura dei figli e degli anziani, ma non della Madre Donna, portatrice di desideri, sogni e bisogni altri.
Per rispondere alla deriva educativa, occorre prima di tutto riflettere sui modelli di pensiero ed azione che, come singoli professionisti e/o organizzazioni, mettiamo in campo nel prenderci cura dei minori e dei genitori. Provando a sospendere il giudizio, compito delle comunità educanti è quello di rimettersi in ricerca: provando insieme a capire quello che si fa e quello che si potrebbe fare per rendere le nostre città più vivibili per tutti. Anche per i più fragili.
Presenti sul palco: i Sindaci Corrado Nicola De Benedittis (Corato) e Pasquale Chieco (Ruvo di Puglia), gli Assessori ai Servizi Sociali Felice Addario (Corato) e Domenico Curci (Ruvo di Puglia, il Responsabile dell’Ufficio di Piano Emanuele Università, il Vice-direttore del Distretto Socio-sanitario Antonio Papagni, la Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali Puglia Filomena Matera, Giuseppe Del Grosso (Ufficio Garante Regionale dei Minori), Valentina Palmitessa (Cooperativa Shalom), Patrizia Depergola (Cooperativa La Strada e le Stelle), Pina Modeo (Scuola Battisti-Giovanni XXIII), Annamaria Cimadomo e Carmine Desario (Servizi Sociali Corato), Angela Spinelli (Servizi Sociali Ruvo), Francesca Filannino (Consultorio)”.