In questa campagna elettorale per le elezioni del nuovo sindaco di Corato sono successe molte cose strane.
Soprattutto sul versante del Centrosinistra dove si sono manifestate diverse e incomprensibili “vocazioni al suicidio”.
Ricapitoliamo.
Per la prima volta, dopo la traumatica conclusione dell’ultima vicenda amministrativa, il Centrodestra coratino si è spaccato in più tronconi divisi in modo presumibilmente insanabile.
Da un lato vede il Centrodestra Storico, quello che ruota attorno ai partiti nazionali (Forza Italia, Lega, Noi con l’Italia), dall’altro due liste civiche peraltro ferocemente contrapposte fra loro (il gruppo che sostiene Emanuele Lenoci e quello che sostiene Claudio Amorese) e poi la lista che sostiene Massimo Mazzilli, bistrattato sindaco uscente, nonché quella che sostiene Cataldo Mazzilli, il pasdaran della Destra.
Nico Longo invece corre da solo con Movimento Cinque Stelle.
Scorie inevitabili dei veleni e dei misteri che hanno portato alla caduta della giunta uscente.
Un bel guaio per quelli che fino a ieri gestivano le sorti della Città.
Sembrava quindi che il Centrosinistra se ne potesse avvantaggiare e, invece, cosa è successo?
Si è diviso anche il Centrosinistra! Sarà genuina vocazione al suicidio? Urge comprendere quanto accaduto e indagarne le cause.
Perché questa divisione a sinistra rischia di condannare Corato a un altro decennio di dominio dei soliti centri di potere.
In particolare, occorre comprendere se questa divisione è frutto di diversità di programmi, di eccessive ambizioni personali o di altro.
Sappiamo che due dei candidati (Bovino e De Benedittis) non hanno accettato di fare le primarie.
Diventa importate esaminare le ragioni di questa scelta non tanto per esprimere valutazioni quanto per cercare di trarne elementi utili a chiarire la situazione: ed è proprio qui che il mistero si infittisce.
Prendiamo Bovino. È un candidato che guida un gruppo molto compatto espressione di alcune parrocchie coratine e in parte anche sostenuto dalla Camera del lavoro dove lavora da sempre la zia Maria, sua fervente sostenitrice.
Bovino, quindi, può contare su un’organizzazione ideale per affrontare lo scoglio delle primarie come dimostrano i suoi lusinghieri risultati elettorali quale consigliere comunale.
Egli, infatti, è certamente in grado di portare agevolmente alle urne delle primarie 500-600 persone, un numero sufficiente a Corato per vincerle a larghe mani.
Perché mai proprio Bovino, allora, è stato il primo a sfilarsi, a rifiutare le primarie, quando poteva esserne il favorito?
Le motivazioni addotte sono state deboli e contraddittorie: basta scorrere le sue dichiarazioni e quelle dei suoi sostenitori (sui social) nelle ultime settimane.
In un primo tempo, essi hanno detto che le primarie non si potevano svolgere perché Corrado De Benedittis era partito troppo presto con la sua candidatura.
Poi hanno, via via, aggiustato il tiro sostenendo che le primarie non sono un metodo affidabile e, infine, lo stesso Bovino (che di solito si espone poco), incalzato da Roberto Straniero nel corso di un’intervista su Telesveva, ha inaspettatamente dichiarato che lui le primarie le voleva fare ma che poi non sono stati più sufficienti i tempi.
Quando in politica si cambia così spesso la motivazione dei propri atti viene il legittimo sospetto che la motivazione sia altra e non divulgabile.
Anche Corrado De Benedittis, però, in un primo tempo si era dichiarato disponibile alle primarie “pur di salvaguardare l’unità del centrosinistra”. Ora, anche lui intervistato da Telesveva, ha dichiarato che del Centrosinistra non si sente parte e che le primarie non le ha mai volute fare.
Delle due l’una: o i candidati di centrosinistra hanno le idee un po’ confuse o la verità è un’altra.
A Paolo Loizzo non si può imputare di non aver voluto fare le primarie ma anche lui ha contribuito alla divisione rifiutando categoricamente di fare passi indietro (che, in realtà avrebbero risolto ben poco, visto che sarebbero rimasti comunque due candidati).
Ciò che conta è che, quali che ne siano le ragioni, il Centrosinistra si è spaccato in tre tronconi e, salvo sorprese (tutte legate al modo in cui essi sapranno condurre la campagna elettorale), rischia di non portarne al ballottaggio nessun esponente.
Analizziamo ora il ruolo svolto nella vicenda coratina dal locale circolo del PD.
A più riprese si è parlato di una sua tendenza ad allearsi con Sud al Centro, la lista che prima si richiamava al dr. Schittulli e che ora è molto vicina al Governatore Pugliese.
Poi però l’alleanza di Sud al Centro con l’UDC locale ha reso più difficile (per ora) tale alleanza e aveva spinto il PD a fare una fugace apparizione al tavolo del Centrosinistra.
Dal quale però si è alzato subito dopo aver incassato i rifiuti di Bovino e De Benedittis a partecipare alle primarie.
Il PD stranamente non ha presentato un suo candidato e non ha fatto nulla per ricucire la divisione, non ha svolto alcun ruolo di orientamento e guida del Centrosinistra (di cui dovrebbe essere il perno principale) rimanendo quasi spettatore delle mosse altrui fino a quando, a divisione divenuta ormai irreversibile, ha esplicitato il proprio appoggio proprio a Bovino, che qualche settimana prima lo aveva clamorosamente abbandonato.
Il ruolo del circolo del PD (che nelle more ha perso molti pezzi) è forse la chiave per tentare di spiegare la partita che si è giocata in questi giorni sull’asse Bari-Corato e che rischia di influire sulla vita politica cittadina per molti anni.
I Latini insegnavano che, negli avvenimenti della vita, quando le spiegazioni non convincono, bisogna porsi la domanda fatidica: “cui prodest”, a chi giova?
E la risposta a questa domanda, nella vicenda che stiamo esaminando, è molto semplice: giova indubbiamente al Centrodestra.
Allora la domanda decisiva è proprio questa: PD e Centrodestra, in Puglia sono ancora avversari?
Quanto sulla vicenda coratina hanno influito i nuovi equilibri che si stanno disegnando a livello regionale in vista delle consultazioni del 2020?
E i candidati sindaci coratini di centrosinistra si rendono conto di questi giochi, ne sono attori consapevoli o ingenue pedine?
Le risposte arriveranno nei prossimi giorni e soprattutto nelle due settimane che separeranno il primo turno dal ballottaggio, quando tutti dovranno definitivamente scoprire le proprie carte.