Non era mai successo nella sua carriera politica che Gino Perrone, candidato sindaco per il centro destra alle prossime elezioni amministrative, tenesse una conferenza stampa in piazza, forse una strategia comunicativa oltre a una necessità logistica causa restrizioni da coronavirus, approfittando anche del fattore climatico favorevole, considerando che l’ormai avviata campagna elettorale si sta svolgendo in piena estate seppur le previsioni della serata di ieri erano incerte – ma abbiamo sfidato il tempo, qualcuno alle 7 ha cominciato a dubitare che non ci fosse nessuno, non l’abbiamo fatto di sabato… l’abbiamo fatto di martedì, martedì si dice martirio…a nu è sciut bun – una delle ultime battute di Perrone prima di lasciare il palco.
Ma ad apparire ottimista e fiducioso lo è stato sin dall’inizio della conferenza partendo già dalle interviste rilasciate agli organi di stampa, tra cui la nostra, prima di salire sul palco, e non ci sarà nessun confronto con gli altri tre candidati che l’hanno richiesto – perché di solito il confronto lo chiede chi sta dietro, io non so se sto avanti o dietro ma penso che il confronto va bene farlo con la città e poi fare il confronto con persone che chiedono che io dovevo stare a casa penso che non è opportuno – risponde Perrone ai nostri microfoni a cui dal palco aggiunge, …Con chi dovrei confrontarmi? Con chi dal podio ha detto senatore avast? Avast lo dice il popolo, sono le urne che diranno se devi o non devi andare a casa, ma poi con chi devo confrontarmi? Chi sono gli interlocutori? E nell’eventualità di un ballottaggio, sempre ai nostri microfoni – ma io non mi pronunzio mi auguro che possa arrivare al primo turno, se questo è possibile, poi io sono sempre rispettoso del risultato delle urne dunque aspettiamo le urne – aggiungendo poi, sempre dal palco, forte della piazza piena – ma quale ballottaggio? Ma veramente proprio? Ma stiamo scherzando? Guardate quanta gente c’è! Anzi cerchiamo di non perdere tempo così guadagniamo 15 giorni per far ripartire la città.
Già perché è stata questa la molla che l’ha portato a riscendere in campo rinunciando alla candidatura alle regionali, come ha spiegato durante la conferenza, colto da un momento di emozione, una città che durante la sua amministrazione è stato un fiore all’occhiello della regione Puglia e che oggi è allo sbando ma di cui non si sente responsabile,…come qualcuno dice, perché tanti i risultati portati a casa durante i miei mandati e anche quando ci sono stati degli errori burocratici abbiamo sempre recuperato, non abbiamo mai perso un finanziamento e anche la questione Palazzo Gioia non sarà un problema per la città perché se dovessi diventare sindaco, con l’amico Roberto si troverà un’intesa anche pagando l’onere per il danno ricevuto, la somma sarà sempre inferiore rispetto al valore dell’immobile mentre il problema elettrodotto è una pagina chiusa, è stato fatto tutto il possibile…lì ci sono state delle responsabilità, chi quell’elettrodotto l’ha voluto tenere in testa per tanti anni, lasciamo stare…è diventato un’opera di interesse pubblico nazionale e so che è in procinto di fare la gara di assegnazione, io so questo quindi per piacere sull’elettrodotto chiudiamo – risponde dopo essersi fatto il segno della croce sulla domanda.
Ha parlato anche di cultura come occasione per la città…perché per la cultura non occorre arrivare dal liceo, io con la quinta elementare me ne sono occupato in passato e continuerò a farlo in futuro così come mi sono occupato dei giovani, anche in politica ho dato spazio ai giovani anche se a volte si sono montati la testa, per rispondere a chi dice che c’è bisogno di un ricambio generazionale, bisogna avere umiltà… – rimarca.
Perrone insomma dal palco sembra non avere nulla da rimproverarsi sul suo operato, sia in prima persone che quando è stato dietro le quinte, anzi… ed è pronto a tornare operativo a Palazzo di Città con la sua coalizione che, come lui sottolinea, ha messo da parte tutte le beghe del passato per un alto senso di responsabilità verso la città a differenza del centro sinistra che non lo ha fatto ma la sua massima fiducia è riposta nelle urne anche se c’è molto da lavorare su quel 27-30% di indecisi, come egli stesso afferma, e – non c’è da cullarsi perché la campagna elettorale si fa in questi venti giorni– è l’invito che rivolge ai suoi candidati.